Antisismica:
la Nidyon tra le prime aziende in Italia e a San
Marino ad applicare la nuova norma finalmente divenuta Legge
Le nuove linee guida ministeriali
per la classificazione sismica e il “sismabonus”
Primo intervento nel Comune di Poggio Torriana
(RN) che, grazie all'impiego della tecnologia Nidyon,
vedrà ricostruita una struttura con le nuove asseverazioni della
classificazione sismica - Sorpresa dell’ufficio tecnico che non era al corrente
delle nuove modalità di una nuova legge entrata in vigore in quasi assoluto
silenzio
Da un rapporto del Cresme,
associazione di geologi italiani, in caso di terremoti o frane è imperativo
evitare scuole e ospedali. A rigor di logica
dovrebbero essere gli edifici-rifugio, quelli più sicuri. Invece risultano tra
quelli più a rischio. Un paradosso in un Paese che dal 1944 a oggi ha speso la
cifra monstre di 245 miliardi di euro - 3,5 miliardi all'anno - per riparare i
danni derivanti da catastrofi naturali, ritrovandosi 80 anni dopo all'anno zero
della messa in sicurezza del territorio. Quasi la metà della Penisola (il 44%)
si distribuisce in aree a elevato rischio sismico interessando un Comune su tre
(2893 in totale) e 21,8 milioni di persone. Mentre le zone a elevata criticità
idrogeologica occupano il 10% della superficie, riguardando l'89% dei Comuni e
5,8 milioni di abitanti. Eppure terremoti, frane, alluvioni sono considerati
ancora oggi eventi eccezionali cui porre riparo con meccanismi di emergenza,
invece che fenomeni ciclici che è possibile ridimensionare - almeno nelle
conseguenze - con una buona politica di prevenzione.
La mappa italiana del rischio sismico-idrogeologico è
contenuta nel primo rapporto Ance-Cresme su «Lo stato
del territorio italiano. Rischio sismico e edifici industriali». I dati
fotografano l'esplosione della spesa per interventi post-calamità: dal 2010 a
oggi si contano 20,5 miliardi, considerando i 13,3 miliardi per il terremoto in
Emilia Romagna. Nonostante ciò, lo stato del patrimonio edilizio e del
territorio rimane largamente a rischio. Basta pensare che tra gli edifici
esposti a un elevato rischio sismico ci sono 24.073 scuole e 1.822 ospedali.
Oltre a ben 95.044 capannoni industriali. Negli ultimi 20-30 anni il territorio
è stato lasciato in uno stato di incuria eccezionale quando, invece, la prima
infrastruttura del Paese dovrebbe essere la manutenzione diretta e la
prevenzione del pericolo sismico e idrogeologico. Inutile, inoltre, opporre
l'alibi delle risorse.
A nostro parere, un falso problema.
A tale proposito oggi ci occupiamo di una legge entrata
in vigore il 1° marzo del 2017 e passata, come spesso incomprensibilmente
accade in Italia, senza alcuna pubblicità e clamore sia istituzionale, sia per
quanto attiene agli organi di stampa, eppure è una legge importantissima per
aggredire tale situazione di grandissima attualità e gravità.
Da qualche tempo era sulla bocca di tutti gli “addetti
ai lavori”, e cioè che con la Legge di stabilità 2017 si sarebbero finalmente
emanati provvedimenti volti alla incentivazione della prevenzione in campo
antisismico, compresi gli aiuti economici riferiti al cosiddetto Sismabonus, che comprende detrazioni fiscali premianti a
seconda della qualità dell’intervento del miglioramento sismico messo in atto.
Tuttavia questo provvedimento per poter essere incisivo,
necessitava dell’atteso documento sulla “Classificazione Sismica” delle
strutture, che non è stato pubblicato assieme alla Legge di bilancio, ma
soltanto da pochi giorni e senza alcuna pubblicizzazione tanto da ricordare di
striscio le tre scimmiette di Simenon.
In questo lasso di tempo, caratterizzato da una
limitatissima fuga di notizie, non è stato possibile per i professionisti
preposti documentarsi per potersi adeguatamente preparare “all’evento”.
Infatti, si tratta (Classificazione Sismica), di una novità assoluta sia per
l’Italia, sia per l’estero.
Abbiamo voluto saperne di più, pertanto per fare cosa
gradita sia ai lettori di questo giornale, sia agli operatori del settore
affinché ne fossero informati, rivolgendoci direttamente alla Nidyon, una delle aziende leader del settore (Nidyon® da 30 anni opera autorevolmente nel settore delle
costruzioni impiegando l'omonimo metodo costruttivo sismoresistente
- n.d.r).
Ed ecco quanto dichiarato dall’ing. Daniele Malavolta.
La premessa:
“Quando il 1° marzo mi sono letto per la prima volta
queste Linee Guida, le ho divorate come se si trattasse di un best-seller
inedito. A dire il vero, ero interessato anche per il fatto che avevo un
progetto di ristrutturazione edilizia pronto per la presentazione al Comune di Poggio
Torriana, allorché sul Decreto (all’art. 3, comma 3) ho letto che
l’Asseverazione della Classe di rischio sismico deve essere allegata al
progetto strutturale. Così mi sono messo al lavoro per effettuare la
classificazione del rischio sismico dell’edificio esistente, nonché effettuare
la nuova classificazione del rischio sismico dell’edificio ricostruito
(trattasi nel mio caso di un intervento di demolizione e ricostruzione a parità
di volume). In un paio di giorni - continua l’ing. Malavolta - sono venuto a
capo della procedura, mettendo a punto una schematica relazione illustrativa e persino
approntando secondo i parametri ora noti, un semplice file excel
con il quale disegnare il grafico delle perdite annue medie (PAM) e calcolare
velocemente la corrispondente area da associare alla classe di rischio.
Insomma, una procedura schematica, snella e di immediata applicazione”.
Il primato:
"Il Comune presso cui ho presentato il progetto il
7 marzo 2017, è quello di Poggio Torriana (prov. di Rimini). All’ufficio protocollo hanno controllato che la
pratica fosse completa di tutti gli elaborati previsti. Quando hanno notato la
presenza della Relazione illustrativa e in aggiunta l'Asseverazione della
Classificazione sismica, ne hanno preso atto senza problemi, ma ho capito che
non ne avevano ancora vista una! Allora gli ho spiegato che il progetto
riguardava la Ristrutturazione edilizia di un edificio esistente mediante
demolizione e ricostruzione a parità di volume. Il progetto è stato poi
protocollato e trasmesso al Servizio Tecnico regionale competente (ex Genio Civile),
per la relativa istruttoria. Noi in Nidyon (l'ing.
Malavolta è anche Responsabile Tecnico dell'azienda n.d.r) sosteniamo da tempo che
progettare una struttura con un sistema modulare, caratterizzato da particolari
costruttivi in qualche modo ‘ripetitivi’ e, soprattutto, con uno schema
portante a pareti con comportamento scatolare, faciliti notevolmente la
difficile attività di calcolo strutturale in zona sismica. Infatti, una struttura
a scatola possiede un'intrinseca rigidezza che la rende più idonea a sopportare
gli scuotimenti orizzontali, come quelli conseguenti ai terremoti, con
risultati di sismo-resistenza senza precedenti. La progettazione strutturale
avviene secondo la strategia di resistenza, prevista dalle nostre norme
tecniche per le strutture ‘non dissipative’. All’atto pratico, le verifiche di
resistenza vengono effettuate considerando un comportamento ‘elastico lineare’ e
l'elevata resistenza delle pareti Nidyon consente il
più delle volte di utilizzare quantitativi di armatura contenuti; in ogni caso,
una volta verificate le pareti più sollecitate, tutte le altre possono essere
armate allo stesso modo, poiché i dettagli costruttivi risultano standardizzati
e semplificati. Ultimo dettaglio, ma non meno importante: il reale
comportamento di una struttura siffatta corrisponde perfettamente al modello di
calcolo teorico; invece, una tradizionale struttura “dissipativa” viene calcolata
attraverso l’adozione di ipotesi convenzionali (il fattore di struttura q è
uguale per tutte le strutture della medesima tipologia; si trascura il
contributo determinante dei tamponamenti), che di fatto danno luogo ad un
edificio reale che non è detto si comporti esattamente come da calcolo teorico.
La struttura per la quale ho effettuato la classificazione sismica è prevista
con l'impiego del pannello doppio e solai Nidyon. I
dettagli costruttivi sono risultati essere quelli standard, senza armature
aggiuntive particolari. Una volta modellata la struttura (in questo caso
avevamo le pareti perimetrali più un pilastro interno), il procedimento di
verifica è andato immediatamente a buon fine, senza ulteriori iterazioni. E in
questo modo si è ottenuta una struttura sicura”.
Ricordiamo che nella nuova legge è previsto un Sismabonus rafforzato per chiunque adotti la nuova
normativa, ripetiamo, sconosciuta a molti operatori del settore e ai tanti
cittadini che vorrebbero mettere in sicurezza le loro strutture abitative. Approfondimento
su Sismabonus: le detrazioni per la prevenzione
sismica aumentano notevolmente qualora si migliori l’edificio di una o due
classi di Rischio Sismico.
Per abitazioni, prime e seconde case ed edifici
produttivi
• detrazione
al 70% se migliora di 1 classe di rischio
• detrazione
all’80% se migliora di 2 o più classi di rischi
Per condomini parti comuni
• detrazione
al 75% se migliora di 1 classe di rischio
• detrazione
all’85% se migliora di 2 o più classi di rischio
È evidente come la previsione di tali percentuali
maggiorate, unitamente all’elevato limite massimo di spesa previsto soprattutto
per gli interventi su parti comuni di edifici condominiali, renda la misura
estremamente appetibile.
Chi può valutare la vulnerabilità degli edifici per
l'ottenimento del Sismabonus?
Tutti i professionisti tecnici iscritti agli Ordini e ai
Collegi professionali. Il provvedimento è stato dopo breve tempo corretto ad
opera del D.M. 07/03/2017, n. 65, che ha rettificato la parte relativa ai
professionisti abilitati e corretto alcuni refusi. É cancellato il riferimento
alla competenza esclusiva di architetti e ingegneri quali le uniche figure
professionali competenti e nella nuova versione, il D.M. abilita tutti i
professionisti tecnici iscritti agli Ordini e ai Collegi professionali.
Ciascuno potrà operare in base alle rispettive competenze per le operazioni di
classificazione sismica degli edifici. Ad essere stato modificato è infatti il
comma 1 dell'articolo 3 del decreto ministeriale: secondo la versione
aggiornata del testo: «L'efficacia degli interventi finalizzati alla riduzione
del rischio sismico è asseverata dai professionisti incaricati della
progettazione strutturale, direzione dei lavori delle strutture e collaudo
statico secondo le rispettive competenze professionali, e iscritti ai relativi
Ordini o Collegi professionali di appartenenza.»
Come si accede a questi contributi?
“Leggendo attentamente il decreto - conclude l'Ing.
Malavolta - e predisponendo il progetto affinché lo stesso rientri nei
requisiti per accedere al Sismabonus. Applicando
altresì le nuove Linee Guida e l’asseverazione della Classificazione sismica,
sono previsti contributi dallo Stato in misura proporzionale al tipo di
intervento e alla qualità dei materiali, oltre alla nuova conformazione della
struttura da recuperare”.
Concludendo: considerato che nel nostro Paese i
terremoti sono, purtroppo, soventi e devastanti (vedi ultimo nel Centrosud), questa
è una legge che doveva essere divulgata immediatamente e con grande risalto sia
dal Governo, sia dagli organi d’informazione. Siamo certi di fare cosa gradita
sia agli organi di stampa, sia alle aziende e a tutti i cittadini rendendola
nota, approfittando che la stessa è stata adottata e messa in atto da un ingegnere
italiano su territorio romagnolo, con un primato forse assoluto, grazie alle
possibilità altamente performanti date dalla tecnologia costruttiva Nidyon che da decenni produce soluzioni all’avanguardia nel
mondo delle costruzioni sismo-resistenti. Ricordiamo infatti che la tecnologia Nidyon, per le sue notorie caratteristiche di sicurezza
antisismica e di rapidità esecutiva (in opera), fu già impiegata con successo
per la ricostruzione di 180 appartamenti, dopo il terribile terremoto in Abruzzo
del 2009.
Adelina 112, una donna formidabile - Più di
cinquecento donne, schiave del mercato del sesso, salvate grazie a lei e le
forze dell’Ordine
Una Odissea durata
tanti anni e conclusasi felicemente grazie alla sua grinta e alla costanza di
carabinieri e polizia - Il riscatto della dignità umana raccontata in un libro
di
Marica Longini
Una storia tristissima quella raccontata oggi dal “Guardian”
inglese che illustra le vicissitudini di una ragazza nicaraguense, Natasha, che
a 16 anni vinse il suo primo concorso di bellezza, una premessa importante per
lanciarsi nel campo della moda, della pubblicità e dello spettacolo. Una storia
che è simile, per certi versi, alla nostra, ma che ha un inizio diverso e una
conclusione umanamente e moralmente migliore.
Infatti, Natasha,
oggi, diciannovenne, a causa della guerra civile che pervade quel Paese, è
finita male. Per sopravvivere, fa la prostituta in un bordello di Managua. Un
sogno spezzato, infranto sul nascere e una miserevole fine di una emancipazione
cercata e agognata a lungo.
La nostra storia,
invece, è cominciata malissimo, con la tratta delle schiave del sesso ma,
grazie alla fiducia di questa eroina nelle forze dell’Ordine, e soprattutto
alla sua costanza e fermezza, è finita benissimo, consentendo, peraltro, di
sgominare una banda di delinquenti che sono stati assicurati alla giustizia e
liberando molte donne dalla schiavitù e dal mercato del sesso.
Ne hanno parlato giornali e televisioni nei
mesi scorsi. Noi ce ne occupiamo ancora una volta perché la nostra “eroina”,
dopo essere divenuta, finalmente, un essere libero, ha scritto un libro molto
interessante nel quale narra la sua storia. E’ un incitamento e un appello alle
tante ragazze che vivono la sua passata esperienza, a reagire, a riscattarsi,
ad anelare di essere persone normali. Oltre cinquecento donne sono state tolte
dalla strada grazie all’azione combinata di Adelina e di carabinieri e polizia.
Un successo straordinario, un esempio concreto di come fare per uscire dal
racket del sesso.
Adelina nasce a Durazzo, in Albania, 33 anni
fa. Figlia di una famiglia in contrasto
con il regime stalinista di Enver Hoxho, conduce una vita grama e di stenti a causa delle
idee familiari. Era una ragazzina quando, alla fermata di un bus, viene rapita
da una banda di malviventi. Viene segregata in un bunker, torturata, violentata
e avviata al mercato del sesso. I suoi aguzzini la vendono
ripetutamente ora a una banda, ora all'altra. Adelina più volte
riesce fuggire e tornare in Albania dove la polizia locale invece di
proteggerla, abusa di lei e la riconsegna più volte alle bande del sesso.
Avviata alla prostituzione in Italia, trova la forza di ribellarsi e
assume un nuovo nome, Adelina 112, divenendo una confidente dei carabinieri e
della polizia. Con l'aiuto delle forze dell'ordine italiane, che lei
chiama angeli, e con il lavoro encomiabile del capitano Mario Tusa, oggi
maggiore dei carabinieri, del generale Sergio Sorbino, supporter e grande
stimolatore e coordinatore delle sue squadre, la collaborazione della polizia
di Stato e della caserma dei carabinieri di Tricarico, dopo ben
quattro anni di indagini e pedinamenti, si riesce a strappare dalla morsa
del racket della prostituzione oltre 500 giovani donne tra cui molte
minorenni con i conseguenti arresti e fermi delle persone coinvolte e
responsabili dei fatti. Insomma, una disfatta per la malavita.
Al centro congressi Mondo Migliore, in
località Rocca di Papa (Roma), ha avuto luogo come ogni anno
(quest'anno a Capodanno), un raduno di circa 200 giovani, oltre agli
invitati, per condividere momenti di fede spirituale e divertimento per le
feste di fine anno. Insieme soprattutto per riflettere ed elaborare alternative
alle problematiche di carattere sociale. Ospite applauditissima della
serata, Adelina 112, che ha raccontato la sua drammatica odissea come
schiava della tratta delle ragazze nel giro della prostituzione. I
ragazzi, all'unanimità, hanno preso posizione e stilato un documento,
cosiddetto d'intesa, identificandosi nella lotta contro tali crimini e
rendendosi disponibili a supportare tali azioni di pulizia civile. Da
evidenziare il valore etico e morale di questi giovani che si
schierano dalla parte degli emarginati, giovani che credono e si
adoperano per divulgare con la fede e in prima persona, l'affermazione
del rispetto per la dignità umana.
Nel suo primo libro “Libera dal racket della
prostituzione”, Adelina descrive minuziosamente fatti a dir
poco “raccapriccianti”. Lei porta sul suo corpo i segni di torture
atroci subite quale punizione alla sua ribellione. Oggi è
libera e dichiara che, così come madre Teresa di Calcutta riteneva di
essere la matita di Dio, anche i carabinieri di Tricarico, in primis
il colonnello Giacomo Vilardo e il maggiore Mario Tusa, sono stati uno
strumento nelle mani di Dio perché cessasse la sofferenza di oltre cinquecento
donne fra le quali essa stessa.
Nel suo secondo libro intitolato “Dio e le stelle del cuore” (riferendosi alle stellette
della divisa), ripercorre i quattro anni leggendari contro il traffico di
esseri umani, guidati dalla forza di Dio, cioè dai rappresentanti delle forze
dell’Ordine italiani.
Nel convegno di fine anno, che ha visto la
partecipazione di moltissimi giovani e che ha avuto quali ospiti speciali come,
Adelina 112 e il pastore Daniel Esposito, conferenziere, è stato preso un
solenne impegno a difesa delle persone più deboli e che sono sottoposte alla
sofferenza determinata dalla schiavitù sessuale organizzata da bande criminali
che sempre più, negli ultimi anni, hanno vita dura grazie al coraggio e al
sacrificio, qualche volta pagato con la vita, di donne come Adelina, un fulgido
esempio di riscatto e di rettitudine morale e della dignità umana, nonostante
tutto.
Presentato a
Milano Saro Salemi un imprenditore-cantante che in Moldavia ha ottenuto il
doppio successo - La nazione moldava, dopo l’entrata in Europa della Romania, è
al centro delle attenzioni di molte imprese estere - Una nuova porta per il
mondo asiatico, una Repubblica tutta da scoprire e raccontare
Un evento
canoro, ma non solo, quello di ieri che ha avuto come proscenio
di
Marica Longini
Storia di un italiano
all’estero ma anche di uno Stato, quello moldavo, che forse molta parte degli
italiani non conoscono, o conoscono poco. Storia di un giovane geometra che
inizia a lavorare nell’azienda di famiglia e poi in Moldavia, della quale si
innamora. Saro Salemi, con la sua professione e la sua serietà conquista le
simpatie e le attenzioni di molte persone e istituzioni. Infatti, il suo lavoro
è quello di costruire, su progetto della Comunità europea, una intera
cittadina, satellite della capitale Chisinau, in grado di ospitare circa 35mila
abitanti. Un’impresa grandissima che vede joint-venture di aziende importanti
come Italcantieri, Caprini e tante altre, e che in Italia si può paragonarla
soltanto in parte a quella che molti anni fa realizzò Berlusconi, quando
costruì ex novo Milano2.
Intanto il giovane cresce e dà sfogo alla sua
passione, che coltiva fin da bambino e trasmessa dal suo papà, musicista.
Cimentarsi con il canto. Quasi per gioco e con l’aiuto dell’allora ministro
della Cultura Ghenadie Ciobanu,
presidente dei compositori e musicisti della Moldavia, scrive alcuni testi e li
incide. Il successo è inaspettato quanto graditissimo. I dischi si
commercializzano sia in Moldavia, sia in molti Stati ex Urss. Si unisce a loro,
nel frattempo, il pianista Alexandru Brasovean e un fonico eccezionale, Sergiu
Teaca. In breve i suoi dischi “volano” e le radio e le televisioni di quei
Paesi non fanno che proporre i suoi successi. Si vendono in breve oltre 500mila
copie. E’ un successo strepitoso quanto inatteso. In quegli anni, dal 2002 al
2005 diviene consulente del ministro della Cultura, Nicolae Dudeu,
ora ambasciatore a Roma, con accreditamento diplomatico. Insomma, il
personaggio si delinea sempre più come
persona e professionista di grande talento internazionale.
Ora, dopo il successo consolidato negli ex
Stati sovietici, Saro rivolge le sue attenzioni al Paese natio. Stringe accordi
con Franco Caminiti, della Suonimmagini, una società molto rinomata e seria,
dotata di mezzi tecnici e promozionali di primissimo piano, una società snella,
professionalmente valida e soprattutto con un deus-machina, Caminiti, che crede
molto in lui. Il titolare della Suonimmagini è il classico talent-scout, una
professione appannata e che poche persone, invece, dotate di capacità e
professionalità, sono in grado di svolgere, un importante ruolo che assicura
nuova linfa in ogni campo, soprattutto canoro. Una persona dal fiuto
eccezionale e infallibile.
Per sfociare, appunto, ritornando a bomba,
nella serata di lancio svoltasi al Circolo della Stampa, alla presenza di molte
personalità politiche, culturali e socioeconomiche della grande Milano. Una
serata davvero piacevole, allietata dalle musiche e dalle immagini di questo
figliuol prodigo che vive con sua moglie e il figlio, fra Arona e Chisinau.
Così la serata è filata liscia e allietata
dalle sue interpretazioni, accompagnato dalle scenografie del sontuoso salone
che del Palazzo Serbelloni, che fu residenza
dell’imperatore Napoleone Bonaparte, e un pubblico distinto e raffinato che ha
seguito con molta attenzione ed entusiasmo le sue performance. Naturalmente
l’artista ha presentato le sue ultime “creature” dell’Album “Non sono questo
Dio”, e dal suo ultimo cd “Sei tu”. Il pubblico e i molti giornalisti presenti
non hanno potuto fare a meno di complimentarsi con Saro Salemi per
l’interpretazione, e con gli organizzatori, leggasi “Mediawatch”,
nella persona di Carlo Vittorio Giovannelli, Radio Italia Network con il suo
direttore Tony Vadoni, e le personalità intervenute,
per l’ottima organizzazione e la riuscita della serata. Inoltre, ha preso parte
con piacere e interesse, il Console della Repubblica moldava, dott. Maria
Vittoria Jonutas Puscasiu,
che non ha mancato di complimentarsi con tutti a nome del suo Governo
auspicando che questi scambi culturali abbiamo seguito e riscuotano sempre più
il successo che meritano.
Uno Stato, quello moldavo, come tutti quelli
lontani, sconosciuti, venuti fuori all’improvviso come punti di un mappamondo o
di una cartina geografica, soltanto perché fino a qualche anno fa, facente
parte di una grandissima confederazione: parliamo, naturalmente, dell’ex Unione
Sovietica. Dalla caduta del Muro di Berlino, determinata dalle volontà
politiche dell’occidente ma soprattutto dalla necessità di una nuova svolta
nelle relazioni politiche mondiali immaginata e voluta dall’allora presidente
Gorbaciov, si sono affacciate sullo scenario mondiale Stati e regioni fino ad
allora facenti parte di un impero immenso che non lasciava spazio a nessuno per
divenire entità univoche, reali, sostanziali. Insomma popoli e civiltà sociali
ed economiche ai molti sconosciuti. Anche noi, che oggi scriviamo di questo
popolo, di questa novella nazione che faticosamente cerca di farsi strada nel
novero dei grandi Paesi mondiali, non ne sappiamo molto.
Per scrivere qualcosa sulla loro realtà ci
siamo letti qualcosa in Internet, sull’enciclopedia, qua e là su qualche libro.
Ma, come tutti gli Stati che si affacciano sulla scena democratica soltanto da
qualche anno, quelle notizie ci sembrano vecchie, non veritiere. Almeno
obsolete. E allora, abbiamo deciso di allacciare un più stretto contatto con il
Console dello Stato moldavo in Italia, la dott. Puscasiu
che si è detta ben lieta di aiutarci su questo nostro obiettivo: saperne di più
di uno dei Paesi che, dopo l’ingresso della Romania nell’Europa dei 25, è
divenuta
Una nuova America europea, uno Stato che
strategicamente si trova ad essere cerniera fra l’Europa e l’Asia, un Paese al
centro delle attenzioni di tutto il mondo economico e commerciale del Vecchio
Continente ma anche del Giappone, della Cina, e di molti altri Stati che
vogliono arrivare per primi a conquistarsi un posto di favore negli scambi
commerciali, culturali, imprenditoriali, economici ecc.
Parliamo di una regione
che è situata fra i Monti Urali e la catena dei Carpazi. Una “vallata” che
proprio per la sua connotazione orografica ha ancora la fortuna di conservare
un clima “normale”, cioè con le quattro stagioni ben distinte, con un clima
temperato, mite, soprattutto pulito. Una notizia che ci ha sorpreso non poco è
stata quella, verificata, che in Moldavia, si produce tanto vino. Un vino
buonissimo che non tutti hanno avuto la fortuna di assaggiare, non tutti
conoscono. Se ne produce tanto e soltanto da poco tempo si esporta. Ma quello
che rende interessante la notizia e che secondo noi non ha uguali al mondo è
che, questo vino, una volta imbottigliato, o lasciato invecchiare in botti di
legno pregiato, viene immagazzinato in cantine-gallerie lunghe oltre 350km.
Quando abbiamo appreso questa notizia, stentavamo a crederci, ma i fatti e la
conferma di quanto scriviamo è stata inequivocabile. La cosa è vera!
Pertanto, se tanto mi dà tanto, per dirla alla
milanese, le informazioni future dovrebbero essere una vera e propria fonte di
conoscenza a noi ancora ignote del tutto. Insomma, costumi e società, abitudini
e modi di vita, produzioni, commercializzazioni e manufatti scomparsi da tempo
per colpa della rivoluzione industriale, che dal
Rimandiamo i nostri lettori ai prossimi
articoli che, ne siamo certi, non mancheranno di stupirci ancora.
(Nelle
foto, momenti della simpatica serata di Saro Salemi al Circolo della Stampa di
Milano, e l’ex ministro Enrico
Stefano Ferragamo: un
astro della moda che risplende di luce propria
Presentata a
Milano
In una
cornice raffinata ed elegante molti gli operatori italiani ed esteri che hanno
potuto ammirare le nuovissime creazioni mozzafiato
di
Marica Longini
Le
collezioni di un certo livello non hanno bisogno di alcun giornale, né di
appuntamenti fieristici dove il sacro si confonde con il profano. Ferragamo,
Stefano Ferragamo, ha scelto uno Show Room particolare: quello di Staff
Servici, via Decembrio
Una collezione mozzafiato, dicevamo, per
l’eleganza, la ricercatezza, i materiali di prima grandezza e qualità, il
design, l’arte della creatività combinata alla calzabilità
e all’ostentazione di un vero e proprio podogioiello.
Scarpe, saldali, calzari, veri e propri lampi
di luce che attanagliano chi cerca raffinatezza e buongusto coniugato con la
comodità e la calzabilità dei pezzi d’arte
contemporanea che in ogni scarpetta, in ogni sua particolarità, si
contraddistingue da altre pur importanti collezioni.
Quella di Stefano Ferragamo è senza dubbio un omaggio
al bello e al raffinato che non può assolutamente essere né imitato, né
uguagliato.
E’ per questo che le sue creazioni le definiamo
un tocco di altissima arte. E l’arte è arte.