Rotoli di
Qumran, seminario di studio a Sesto San Giovanni - Presto a Roma molti rotoli
per il restauro
Gli
incontri, patrocinati dal Comune e dalla Facoltà avventista dell’Università di
Firenze, si terranno presso
Sotto gli auspici
della Facoltà avventista di teologia di Firenze, il patrocinio del comune di
Sesto San Giovanni e l’interessamento della locale Chiesa Cristiana Avventista,
sede degli incontri, è organizzato un importante seminario sulle scoperte dei
Rotoli di Qumran.
Come noto, questi scritti furono ritrovati
nel 1947 e negli ultimi due decenni ha visto accrescere l’interesse di studiosi
di varie discipline: storici, biblisti, filosofi e religiosi di varia
appartenenza.
L’ultima recente notizia di rilievo, è
l’accordo fra il Ministero dei Beni culturali italiano ed il governo israeliano
per trasferire temporaneamente parte di detti rotoli e frammenti per il loro
restauro presso un centro specializzato della nostra capitale. E’ un
riconoscimento importante per il nostro Paese che si attesta così come uno dei
più importanti al mondo in fatto di restauri e conservazione dei tesori
dell’arte.
Il professor William Foxwell Albright, della
John Hopkins University di Baltimora, uno dei massimi esperti nel campo
dell’archeologia medio orientale, ha definito la scoperta di Qumran: «…la più
grande scoperta di manoscritti dei tempi moderni!».
Grazie a questa scoperta è stato possibile
riscrivere la storia della trasmissione di Scritti Antichi, di rivedere la
storicità, fatti e personaggi considerati dalla attendibilità storica
discutibile, di ripensare la cronologia antica del succedersi degli eventi, ai
modi di vita, al pensiero, alla filosofia di quei tempi.
Il seminario si propone di affrontare
l’apporto di questa scoperta da più prospettive. Infatti, saranno affrontati i
seguenti temi:
1.
La storia e portata della scoperta dei Rotoli del Mar Morto;
2.
Il contributo delle scoperte di Qumran all’archeologia ed alla storiografia;
3.
La visione della storia che emerge dai Rotoli del Mar Morto;
4.
L’attesa Messianica nella comunità di Qumran;
5.
La comprensione escatologica degli scritti qumranici;
6.
Antropologia ed esistenzialismo nei Rotoli del Mar Morto.
Relatore principale sarà il pastore Paolo
Benini, professore di Teologia presso
Gli
incontri avranno luogo nei locali della Chiesa Avventista di Sesto San
Giovanni, in Via Pace 192, nei giorni 28, 29, 30 gennaio e 4, 5 e 6, febbraio,
a partire dalle ore 20,30.
A quanti ne faranno richiesta, sarà
rilasciato un attestato di frequenza valido anche per crediti formativi.
L’ingresso è libero.
I rotoli di
Qumran - Questioni aperte
Lunedì,
22 ottobre, un importante convegno, promosso
dall’Università
di Bergamo, con i massimi studiosi italiani
Da precisare che i Rotoli del Mar Morto,
ritrovati nei primi mesi del 1947 e all’attenzione di moltissimi studiosi di
fama mondiale, sono ancora al centro di molte filosofie circa le
interpretazioni da attribuire agli stessi, considerati fra i più importanti
“appunti di storia religiosa” per quanto concerne le vicissitudini delle
trascrizioni delle Scritture Antiche.
Il convegno ha lo scopo di illustrare e
informare circa l’importanza scientifica e teologica racchiusi e custoditi per
centinaia e centinaia di anni in queste pagine di storia dell’umanità, in
caverne situate sui monti di Qumran. Attraverso le relazioni di numerosi
illustri studiosi, insomma, si cercherà di fare il punto delle decifrazioni di
molti rotoli ormai trascritti e archiviati, cercando di dare risposte anche sui
tempi e le prospettive per i rimanenti, insomma, su le “questioni ancora aperte”.
Il primo appuntamento è fissato presso
l’Università di Bergamo per lunedì 22 ottobre con inizio alle ore 17, nell’aula
Il prof. William Foxwell Albright, della John
Hopkins University di Baltimora, massimo esperto nel campo dell'archeologia
medio orientale, ha definito il ritrovamento dei rotoli di Qumran “la più
grande scoperta di manoscritti dei tempi moderni”. Grazie a questa scoperta è
stato possibile riscrivere la storia della trasmissione ai posteri di Scritti
Antichi e ancora oggi misteriosi, di rivedere la storicità di fatti e
personaggi considerati di scarsa attendibilità storica, discutibile, di
ripensare o rivederne la cronologia.
Introdurrà e coordinerà il Convegno il prof.
Giuseppe Fornari, docente di Storia della filosofia presso Università di
Bergamo.
Interverranno il Prof. Paolo Benini, docente
di Teologia presso
Gravi incidenti
nella Chinatown milanese - Una ventina di feriti fra i quali 15 appartenenti
alle Forze dell’Ordine - Moratti: “Non esistono zone franche”
Una banale multa a
carico di una commerciante cinese che aveva l’auto in sosta vietata, si è
scatenata in una furiosa rivolta della comunità cinese che da anni popola la
via Paolo Sarpi,
Naturalmente, noi
crediamo che non sia stata una multa a causare la rivolta, perché di questo si
è trattato, pensiamo che il dissenso e la rabbia dei cinesi covava sotto la
cenere da tempo.
Del resto, le
giunte che si sono succedute negli anni, da Formentini a quelle di Albertini,
hanno lasciato, forse, che in quell’area tutto si autoregolasse, come una
enclave. E così è nata e cresciuta la convinzione intima che in quella via il
popolo cinese potesse fare e organizzare la propria comunità secondo le proprie
abitudini. Forse, anche al di fuori di qualche norma.
E la goccia ha
fatto traboccare il vaso attorno alle ore 11 di oggi. Infatti, allorquando una
vigilessa ha multato una signora in compagnia del figlioletto di 2 anni, è
successo il finimondo. C’è chi dice che la donna si è scaraventata addosso al
pubblico ufficiale colpendola, chi dice il contrario. Fatto sta che in un
battibaleno moltissimi cinesi hanno attorniato i vigili che a loro volta hanno
chiesto aiuto. Sono arrivate molte gazzelle sia del Comando della polizia
urbana, sia della Polizia di Stato che hanno cercato di sedare la protesta
senza successo, Alcuni di loro sono stati aggrediti, gruppi di cinesi hanno
lanciato bottiglie, sassi e altro all’indirizzo degli agenti, altri si sono
scagliati contro le auto di servizio e private procurando danni ingenti. Nei
tafferugli che ne sono seguiti una quindicina di agenti, soprattutto vigili
urbani hanno dovuto ricorrere alle cure mediche. Una decina i feriti fra
l’altra fazione. Sul posto è intervenuto anche il Console della Cina che ha
stigmatizzato l’accaduto chiedendo di fare chiarezza su quanto avvenuto e di
individuare le responsabilità.
Nel pomeriggio
anche il sindaco Moratti ha emesso una nota nella quale si dice che l’anarchia
è finita e che nessuno può pensare di non rispettare le leggi. “Non esistono
zone franche a Milano”, conclude la nota. In serata la via ha ripreso a pulsare
come sempre, come se nulla fosse accaduto. Ma la polizia ha stabilito di
presidiare la zona anche questa notte, per evitare che con il buio possano
riaccendersi focolai di altra natura.
Grandissima e
civile partecipazione degli abitanti della Zona 3 contro l’insediamento dei Rom
al Parco Lambro
Si è svolta ieri, martedì 11, la manifestazione programmata da vari
comitati di cittadini, fra i quali “Il Fronte dei Cittadini”, di cui è
presidente Giovanni De Nicola, consigliere alla Provincia di Milano, contro la
decisione del Comune di insediare presso
Come si ricorderà,
dopo le manifestazioni e le proteste dei cittadini di Opera e del Ripamonti, le
tende che avrebbero dovuto ospitare i rom furono bruciate e crearono non poche
polemiche sia all’interno della giunta comunale di Milano e di Opera, facendo
da cassa di risonanza anche a livello
regionale, provinciale e statale.
Ora, questi nomadi,
assieme ad altri che nel frattempo hanno ingrossato questo numero, sarebbero
destinati ad occupare un insediamento appositamente costruito per loro
all’interno del Parco Lambro, presso il Centro Ambrosiano di Solidarietà.
Questa decisione,
presa dalla giunta di Milano e passata sopra la testa dei cittadini, ha fatto
infuriare la gente che ha deciso di far sentire il suo dissenso in modo
corretto, ordinato, civile. Ed erano davvero tanti oggi, coloro che hanno
aderito alla protesta che è partita attorno alle ore 19 da Piazza Udine e si è
snodata come un lungo biscione per centinaia e centinaia di metri. A nostro
avviso c’erano oltre duemila persone. Molte, come non se ne vedevano da anni.
In testa al corteo Giovanni De Nicola che ha preso le distanze dalla politica
comunale e altri presidenti di associazioni attorniati da molti consiglieri di
Zona.
Molti gli
striscioni, i messaggi irradiati con megafoni, cartelli, ombrelloni, fischietti
che assieme hanno chiesto a gran voce la revoca delle decisioni addotte dal
Comune. Comune che, dicono, agisce in forza di un esproprio di una certa parte
di area destinata a parco pubblico per necessità ritenute di urgenza e
sicurezza cittadina. Ma che i cittadini, a gran voce, respingono chiedendo che
si cerchino altre soluzioni. Insomma, il messaggio chiaro e forte è che i
nomadi attorno alle loro case non li vogliono. Anche perché da quando
frequentano quella Associazione, sono stati oggetto di furti in casa. Molti
furti e moltissima la rabbia degli abitanti della zona che hanno detto a più
riprese e con fermezza che su questa strada non è possibile cedere. Si
batteranno fino in fondo contro ogni decisione che non li veda coinvolti e
protagonisti del proprio futuro, della propria serenità, della sicurezza che, a
loro dire, il sindaco dice di voler assicurare ma poi disattende con decisioni
a dir poco contraddittorie.
La manifestazione,
piuttosto sonora ma ordinata, ha raggiunto i cancelli di via Marotta, sede
della Comunità di accoglienza dove era presente anche l’assessore comunale
Moioli e altri assessori della Provincia e della Regione, e si è conclusa con
l’avviso che, se il problema non verrà risolto, i cittadini presidieranno il
Parco Lambro a difesa della vivibilità e della sicurezza delle proprie donne,
dei vecchi, dei bambini e di tutti i cittadini di Milano.
Milano,
L’Ascovigentino e il Fronte dei Cittadini sollecitano il sindaco per la
sicurezza del quartiere - Ricevuti dal vicesindaco De Corato e dall’assessore
Cadeo
Ferma protesta (oltre
500 persone), civile e ordinata, la cui compostezza è stata elogiata anche
dall’on.
Come deciso nella riunione
della settimana scorsa con un’ampia partecipazione di cittadini e alla presenza
di molti consiglieri di Zona, provinciali, e regionali, gli abitanti e i commercianti
di via Ripamonti, zona Vigentino, sono scesi in strada per chiedere a viva voce
alle istituzioni, più sicurezza e maggiore vivibilità nel quartiere che da
tempo ha posto l’accento sui molti problemi che affliggono in particolar modo
questo parte della città. Spaccio, delinquenza comune, rapine a mano armata,
scippi, furti in casa, nomadismo diffuso, ecc.
Alle 19 un lungo e
folto corteo si è incamminato al grido “sicurezza” lungo la via Ripamonti per
protestare contro i continui soprusi e la dilagante delinquenza subiti dai
cittadini del Vicentino. Giunto improvvisamente anche l’on. Ignazio
Dopo la sfilata che
è proseguita fino alla Esselunga, molti coloro i quali si sono imbarcati sui
pullman per raggiungere Palazzo Marino, dove a gran voce e con grandi fischi
hanno attirato le attenzioni di qualche consigliere comunale. Questi si sono
fatti interpreti delle esigenze dei promotori che sono stati ricevuti dal
vicesindaco De Corato e dall’assessore Cadeo. Il sindaco Moratti, non era in
sede.
Così una
delegazione comprendente anche il consigliere Loris Zolla e il presidente
dell’Ascovigentino Franco Calabrese, hanno esposto ai due rappresentanti della
giunta comunale le loro richieste che vertono soprattutto su una maggiore
illuminazione, un controllo del territorio più capillare, l’eliminazione delle
sacche di delinquenza che negli ultimi tempi si è ingrossata e reso molto più
pericolosa del passato, una maggiore e migliore vivibilità e sicurezza per i
cittadini e per i commercianti.
Dal canto loro sia
il vicesindaco, sia l’assessore, hanno assicurato che a brevissimo sarà
promosso un tavolo coordinato fra le istituzioni e le forze dell’Ordine per
coordinare e mettere in atto le decisioni che attorno a questo problema
verranno adottate. La promessa del vicesindaco è quella che nel quartiere in
questione, a breve, saranno adottati provvedimenti che dovrebbero garantire una
vivibilità diversa accompagnata da interventi tali da garantire contestualmente
anche una maggiore sicurezza.
Milano, Palazzo
Marino / Grande foto di Daniele Mastrogiacomo e una scritta: liberatelo!
Decisione condivisa da tutto il Consiglio
Reporters Sans
Frontieres denuncia: 56 giornalisti rapiti nel 2006, uno al giorno!
Una grande foto del giornalista
di “Repubblica”, Daniele Mastrogiacomo, è stata affissa alla facciata
principale di Palazzo Marino. Sotto una scritta, semplice, immediata, secca:
“Liberatelo”. L’iniziativa è stata presa dal Consiglio comunale al completo e
da Reporters Sans Frontieres che, oltre a richiedere la liberazione del
giornalista rapito alcuni giorni orsono nei pressi di Kandahar, a sud
dell’Afghanistan, vuole denunciare all’opinione pubblica come questo fenomeno
non accenni a finire, anzi. Il vicepresidente nazionale di Reporters Sans Frontieres,
Domenico Affinito, ha affermato “…che le dimensioni di questo sconcio sono
preoccupanti, nel 2006 ben 56 giornalisti sono stati rapiti qua e là nel mondo,
uno alla settimana. I dati sono allarmanti e sono la spia di una situazione che
tende ad allontanare sempre più i reporter dai teatri di guerra”.
Dal canto suo, il
presidente del consiglio di Palazzo Marino, Manfredi Palmeri, ha detto che “Con
questa iniziativa il Comune di Milano si assume la responsabilità morale di
levare un grido silenzioso. Un grido perché non possiamo non indignarci di
fronte a terroristi che hanno privato della libertà una persona, un
professionista capace di raccontare con i propri occhi altre realtà del mondo.
Silenzioso perché riguarda in primo luogo una persona e una famiglia e richiede
perciò la sobrietà da parte nostra. Il pensiero in questi momenti – ha concluso
Palmeri – è rivolto anche ai tecnici italiani rapiti in Nigeria. Il messaggio è
forte e deciso: liberateli tutti!”.
Per la cronaca,
occorre ricordare che i giornalisti uccisi nel 2006, oltre a quelli rapiti,
sono stati ben
Gli odierni industrialfurbetti (Ricucci, Fiorani, Coppola, ecc.), con amicizie potenti da ostentare e coprire di regali, che “volano” troppo in alto, come le aquile…, salvo poi sbriciolarsi dopo alcune ore di carcere e scoprirsi tutti accomunati da mille mali incompatibili con la reclusione!
Quando, in nome del
popolo italiano, un Parlamento serio, diverso da quelli che si sono avvicendati
fino a oggi, che non abbia la riverenza e la sudditanza per nessuno, men che
mai per questi nuovi messia della finanza, i finanzieri arrampicatori,
scalatori, corruttori, che aspirano a impossessarsi, oltre che delle leve della
grande finanza, anche di quelle dell’informazione per meglio condizionare i
poteri politici e quelli forti che, probabilmente, si sono in precedenza
rifiutati di accogliere nelle loro file? Forse è soltanto un’utopia, ma senza
utopia, il mondo sarebbe fermo a chissà quale anno domini…
C’è sempre qualcuno che pensa di avere un
cervello eccezionale, una situazione personale, familiare, patrimoniale, una
storia di amicizie e clientele, che ne fanno una persona completamente al di
sopra della media, che può rischiare tutto, può ottenere quello che vuole, può
condizionare tutti, può infischiarsene del potere politico e anche delle sue
leggi. Basta avere i mezzi, tanti mezzi, per pagare un collegio di avvocati
importanti. Le leggi per aggirare tutto e tutti ci sono. Le hanno messe insieme
i politici, gli stessi amici che hanno certamente pensato che qualche amico, o
loro stessi, potevano anche incappare in qualche infortunio. E allora? Ecco
alcune leggi ad hoc, ecco le norme per il trattamento carcerario, ecco alcune
agevolazioni, e via cantando.
Ieri i Fiorani, i Ricucci, Gnutti ecc., oggi
un certo Coppola, un signore a capo della Ipi e, indirettamente, a un’altra
sfilza di società create ad hoc per frodare il fisco, avere e stimolare
finanziamenti, chiuderle quando non servivano più allo scopo, crearne di altre,
ecc. Un vero ariete, un duro con i deboli e una larva con i potenti e i
giudici, ora. Uno che, improvvisamente, ha perso tutta la sua salute, come
Sansone perse la sua forza per colpa di Dalida.
Dopo poche ore di carcere con accuse pesanti,
Danilo Coppola, abbandonata la sua inconsistente coriacea veste e indossata
quella dell’ammalato, si dice pronto a rifondere fino all’ultimo centesimo il fisco
e coloro che ne hanno titolo. Nella sua infinita bontà e correttezza d’animo,
però, tiene a scagionare e appioppare loro responsabilità da scribacchini, i
suoi collaboratori Francesco Bellocci (ex cognato di Ricucci) e Alfonso
Ciccaglione.
Nel corso del primo interrogatorio in
carcere, Danilo Coppola, l'immobiliarista romano accusato di associazione per
delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, falso, appropriazione
indebita e riciclaggio, crolla davanti al gip Maurizio Caivano e al pm Lucia
Lotti, confermando di essere lui la “mente” delle società sotto inchiesta e
ammettendo la frode al fisco.
In presenza del suo legale Fabio Lattanzi,
l'immobiliarista ha ammesso d'aver costruito lui quello che i magistrati hanno
definito nell'ordinanza di custodia cautelare “sistema di bare fiscali”, ovvero
il passaggio di quote fra società infragruppo di immobili e realizzazione di
plusvalenze.
La linea di difesa di Daniela Candeloro,
commercialista di Coppola, illustrata dal suo legale, l'avvocato Giuseppe
Marazzita, è invece quella secondo cui Coppola era uno dei tanti clienti per il
quale curava l'amministrazione di alcune società, non conoscendone i movimenti
e i passaggi di proprietà immobiliari tra tutte le società del gruppo. Per
quanto riguarda Francesco Bellocchi, difeso dall'avvocato Nicola Pisani, il
coinvolgimento riguarderebbe un’unica operazione, fatta come rappresentante
della società “Finpaco Properties”, per l'acquisto di azioni della società Ipi.
Un’operazione ritenuta dall'indagato assolutamente ''trasparente e lecita''.
Coppola ha anche ammesso di essere il
titolare delle società sotto inchiesta e in particolare della “Micop” dal cui
fallimento, chiesto dalla Procura, è partita l'indagine. Danilo Coppola, per
bocca del suo legale, ha dichiarato che intende risarcire tutti i suoi debiti,
sia quelli verso il fisco, sia quelli che riguardano la posizione della società
dichiarata fallita. Per consentire tale risarcimento i fondi ricavati dalla
vendita di azioni di sue società potrebbero confluire su un conto corrente
gestito dalla Procura di Roma.
Coppola avrebbe giustificato il sistema delle
società e delle cessioni infragruppo per ottenere liquidità dagli istituti di
credito. Infatti, nella scalata alla Bnl dell’anno scorso, lui era parte del Controbatto
e perciò, i grandi gruppi bancari avrebbero visto in lui un avversario. Da qui
la necessità di creare società gestite da prestanomi in grado di poter ottenere
linee di credito.
Intanto, a detta del collegio di difesa, è
scattata la solita e ormai trita farsa. L’imputato non sta bene. Le sue
condizioni di salute mal si addicono alla detenzione, la claustrofobia è
insopportabile, ecc. La solita storia. Malattie che sono latenti soltanto in
coloro che quando stanno bene e frodano a tutto spiano, non sono avvertite per
nulla. Scoppiano non appena varcano la soglia di un carcere. Ma anche Coppola,
come tanti altri, prima o poi, uscirà. Una volta che avrà confessato e pagato,
ecco che i reati, le pene previste, i processi d’appello, le ricusazioni, e quanto
altro offrono le leggi vigenti, concorreranno alla sua libertà con buona pace
per gli onesti e stupidi cittadini che non hanno il coraggio di emularli,
Loro appartengono a un’altra razza, ai
“furbetti” ora del quatierino, ora della piazzetta, ora del circolo tal dei
tali, ora della congregazione pinco, ora dell’associazione palla. Se poi hanno
anche dalla loro l’affiliazione a qualche setta, per esempio, massonica, o di
altra natura, beh questo li aiuta e li protegge.
Ma in tutto questo gran casino di leggi ad
personam o studiate apposta per non toccare i potenti o coloro che possono, i
titoli elargiti dalle istituzioni, per esempio, pensiamo al titolo di
cavaliere, commendatore, ecc., il Capo dello Stato, non dovrebbe ritirarli
immediatamente e con grande pubblicità? Perché certi “signori”, anche dopo le
condanne, continuano a fregiarsi di tali onorificenze? A distribuire i loro
bigliettini da visita con tanto di marchi e marchietti e croci e altro, in nome
e per conto dei cittadini onesti, quelli che hanno fatto e continuano a fare
grande l’Italia con il loro lavoro, il loro sudore?
E le carceri, consigliamo noi, usiamole!
Cancelliamo le leggi che permettono ai furbi di evitarle, La certezza della
pena, insomma, che sia una volta per tutte, garantita.
Caravaggio
(Bg): mistero sull’assassinio di una commessa 63enne molto nota nel centro
storico - Oggi l’autopsia - Al vaglio degli inquirenti i nastri tv - Fermato un
pregiudicato 37enne, tossicomane, è lui l’omicida!
Era una donna
piccola, dall’aspetto giovanile, Isa Polloni, da quindici anni commessa in un
negozio di colori e nel centro, appunto dove insiste l’esercizio commerciale
era molto conosciuta. Una donna gioviale, sempre disponibile, cortese. L’hanno
trovata ieri, mercoledì, morta in circostanze ancora tutte da chiarire, anche
se si parla già di omicidio.
Ieri, infatti, la
donna deve aver aperto il negozio regolarmente ma per tutta la mattinata, la
porta è risultata chiusa. La saracinesca, invece, era stata alzata e le luci
erano accese. Qualcuno, insospettito, ha chiamato le forze dell’ordine e questi
hanno chiamato a loro volta il proprietario che si è recato subito sul posto
con le doppie chiavi. Quando gli agenti sono entrati hanno visto che la cassa
era aperta e senza soldi, poi, seguendo alcune tracce di sangue, sono giunti
alla scoperta del cadavere della donna che giaceva in una pozza di sangue con
varie ferite sparse su tutte il corpo e una di particolare gravità, alla testa.
Il corpo era seminudo, dal torace in giù e sembra che l’assassino abbia potuto
inscenare il tutto per far credere a uno stupro.
Alcuni testimoni
hanno dichiarato di aver intravisto, a una certa ora, la presenza di due
uomini, forse clienti, forse gli assassini. Gli investigatori hanno sequestrato
i nastri delle telecamere della videosorveglianza comunale che si trovano sulla
piazzetta per cercare di capire i movimenti che si sono succeduti durante la
giornata e poter risalire all’aggressore o agli assassini. Oggi sarà eseguita
l’autopsia per sapere con esattezza sia le cause della morte, sia se la vittima
è stata stuprata.
Intanto, nel
pomeriggio è stata data notizia che un pregiudicato di 37 anni,
tossicodipendente, è stato fermato con l’accusa di essere l’omicida della
commessa. Doveva essere una rapina come tante, ma la reazione violenta della
donna, forse, ha fatto perdere il controllo al rapinatore che dopo averla
colpita al capo l’avrebbe strangolata. Dopo di che la vittima sarebbe stata
spogliata, dal busto in giù, per confondere le indagini. Nel tardo pomeriggio
l’uomo ha confessato di essere stato lui a uccidere la commessa. Non si
aspettava una reazione come quella posta in essere dalla Polloni, ha perso le
staffe, l’ha colpita, poi l’ha trascinata nel bagno. Un racconto frammentario
ma che fa ritenere già risolto il caso.
Inquinamento
atmosferico: al Nord tutti a piedi - Intanto piove e nevica, una beffa?
Fra non poche polemiche, automobilisti da una parte, Comune di Milano e Regione
Lombardia dall’altra, dall’Emilia al Piemonte, oggi domenica 25, vietata la
circolazione a tutti i mezzi con poche esclusioni - Ogni anno gli automobilisti
costretti a pagare la tassa di circolazione anche per le molte giornate in cui
lo stesso ente che ne introita i proventi, obbliga il fermo auto - Le
associazioni consumatori, di solito attente e battagliere, nicchiano, anzi sono
latitanti
E’ la prima volta in
Europa. Mai si era vista cosa simile. Una decisione scaturita dalla volontà
della Regione Lombardia, in assonanza con le altre regioni del Nord, che
vietasse la circolazione a tutti i mezzi e in tutte le regioni aderenti,
esclusi i veicoli Euro4 e i diesel con filtro antiparticolato. Intanto, piove
in Lombardia e nevica in montagna. Sembra una beffa. Di solito, se piove, il
Pm10 viene abbattuto e gli indici di inquinamento scendono al di sotto della
soglia di attenzione e di allarme. Ma ormai la decisione è in atto e non è
prevista alcuna automatica sospensione, appunto, come in caso di pioggia.
Niente da eccepire sulla bontà della
decisione delle istituzioni regionali che auspicano con questi provvedimenti la
salvaguardia della salute pubblica, anche se su tale finalità, aleatoria e
inefficace per molti, utile per altri, il mondo scientifico e sociale è, come
sempre, diviso. Nulla da aggiungere sulla querelle nata fra l’assessore all’ambiente
della Regione Lombardia, Croci, e il sindaco di Milano, Moratti, per le mancate
comunicazioni e coordinamento lamentate da quest’ultima.
Fatti istituzionali di lesa maestà che ai
cittadini utenti delle strade poco importa. Rimane una constatazione: allorquando
si limitano le libertà individuali dei cittadini, le questioni diventano
importanti e delicatissime. Occorre, secondo il nostro modesto parere, che
unitamente a decisioni di questa portata vi siano condizioni di equa e
condivisa accettazione. Quello che ogni volta, manca. Infatti, sono ormai anni
che questo sistema di vietare la circolazione per alleggerire l’atmosfera dagli
inquinanti, viene posto in essere e, ogni volta appunto, si scatenano forti e
contrastanti prese di posizione a favore o contro.
Ripetiamo, noi non abbiamo la facoltà, né le
competenze, per opporre ogni qualsivoglia obiezione tecnico-scientifica a
queste decisioni. Però, da anni, peroriamo una causa che, a maggior ragione
oggi, ci sembra giusta ma non meritevole delle attenzioni sia delle
istituzioni, quanto meno dalle associazioni dei consumatori che attorno a
questo tema, in un recente passato, avevano accennato a forme di proteste poi
improvvisamente e definitivamente sopite.
Forse contro i cosiddetti poteri forti
(banche, assicurazioni, apparati dello stato, grandi holding industriali), non
vale la pena combattere. Insomma, è la resa. Noi no! Siamo sempre più convinti,
e invitiamo i cittadini, che poi sono anche gli automobilisti appiedati, una
categoria pluritartassata, vessata, a ribellarsi non tanto per i blocchi,
quanto per le limitazioni alla libertà di movimento, previste dalle norme
europee, nonché al pagamento per intero delle tasse di circolazione
automobilistiche
Infatti, ribadiamo ancora una volta, ammesso
che le limitazioni abbiano una qualche minima possibilità di essere
costituzionalmente ineccepibili, occorre che assieme alle limitazioni
predisposte siano chiare le disposizioni relative a una minore imposizione
della tassa di circolazione decurtando questa ultima delle giornate di forzato
fermo. Insomma per ogni giornata in cui un automobilista viene appiedato, deve corrispondere un minore
e proporzionato gettito nelle casse delle regioni. Punto e basta.
Processo Sme,
Berlusconi di nuovo imputato
Incostituzionale la legge Pecorella -
La Sesta sezione
penale della Cassazione ha disposto la trasmissione degli atti relativi al
processo Sme, in relazione alla vicenda Sme, alla corte d'appello di Milano,
annullando senza rinvio l'ordinanza con cui i giudici milanesi avevano
dichiarato inammissibile l'appello proposto dalla procura contro la sentenza di
primo grado. Pertanto, riaprendo ufficialmente il processo d'appello a carico
di Silvio Berlusconi.
Nel dispositivo della sentenza i giudici
della Cassazione hanno dichiarato inamissibili sia i ricorsi proposti dal
procuratore della repubblica e dal procuratore generale di Milano, che quello
presentato dalla difesa di Silvio Berlusconi relativo all'ammissione della
costituzione delle parti civili. Hanno anche ritenuto “non rilevante in questa
sede” la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 593 del codice
di procedura penale, sollevata dalla difesa dell'ex premier.
Il processo d'appello si svolgerà sulla base
dei ricorsi dei pm e della difesa, unendosi così a quello, l'unico dichiarato
ammissibile in aprile, della parte civile Cir, per il quale il processo è già
iniziato e la cui prossima udienza è fissata per il 22 febbraio prossimo.
Milano / Expo
Italia Real Estate: un successo
Per Antonio Intiglietta, presidente di
Ge.Fi Spa un Salone che conferma la vivacità del settore unitamente alla
qualità elevata dei servizi e dei materiali. La prossima Expo dal 22 al 25
maggio 2007
Si è chiusa venerdì 26 maggio, nel
nuovo Polo di Fiera Milano di Rho, la seconda edizione di Expo Italia Real
Estate, il Salone immobiliare che si è svolto dal 23 al 26 maggio, appunto. Circa
340 gli operatori che hanno esposto ad EIRE. Nei quattro giorni si sono svolti
100 convegni, oltre a seminari ed eventi organizzati presso i singoli stand.
Una prima stima indica che sono stati oltre 13mila i visitatori professionisti
accreditati, significativa anche la presenza di operatori internazionali
provenienti da ogni parte d’Europa e in particolar modo da Germania,
Inghilterra e Francia.
Durante la cena di Gala del Salone sono state premiate le amministrazioni
pubbliche vincitrici della seconda edizione del concorso di marketing
territoriale “Promuovere, Valorizzare e Riqualificare la città e il
territorio”, promosso dal Comitato Scientifico di Expo Italia Real Estate, da
Ge.Fi. SpA e dal Politecnico di Milano e sponsorizzato da Pirelli RE, una delle
società leader del settore immobiliare.
Hanno consegnato i premi Giulio Ballio, Rettore del
Politecnico di Milano, Antonio Intiglietta, Presidente di Ge.Fi. Spa e Oliviero
Tronconi, del Dipartimento BEST del Politecnico di Milano. Ecco l’elenco dei
premiati.
Premi attribuiti alle Amministrazioni sotto 50.000 abitanti:
Amministrazione Comunale di Comiso (RG); Amministrazione Comunale di Jesolo
(VE); Amministrazione Comunale di Lugo (RA).
Menzioni speciali attribuite alle Amministrazioni sotto
50.000 abitanti: Amministrazione Comunale di Casale Monferrato (AL);
Amministrazione Comunale di Pontedera (PI).
Premi attribuiti alle Amministrazioni sopra 50.000 abitanti:
Amministrazione Provinciale di Belluno (BL); Azienda Speciale Promo Firenze
(FI); Consorzio per lo Sviluppo del Polesine-Consvipo (RV).
Menzioni speciali attribuite alle Amministrazioni sopra
50.000 abitanti; Amministrazione Provinciale e Comunale di Milano.
Soddisfatto Antonio Intiglietta, Presidente di Ge.Fi. Spa,
società organizzatrice dell’evento, che fra le altre cose ha detto: “Il Salone
ha confermato la vivacità del settore del Real Estate nel nostro Paese,
dimostrando in particolare l’elevata qualità nell’offerta di prodotti e
servizi. Sono fiducioso e certo che questa qualità sarà l’elemento determinante
anche per la prossima edizione di Expo Italia Real Estate che si svolgerà dal
22 al 25 maggio 2007, sempre nel nuovo polo di Fiera Milano”.
Simulazione di
attentato: tutto come da copione; ora verranno esaminati i filmati, Pisanu: è
andata bene.
Milano /
L’esercitazione antiterrorismo: esito positivo
Le urla di disperazione dei feriti si
mescolano alle risate divertite dei curiosi che assistono impassibili
all’inferno scatenato dall’esplosione di due bombe. E’ l’apocalisse? No, è una
fiction e quello non è sangue, ma è salsa di pomodoro. Lo scopo? Prepararsi a
un eventuale attacco terroristico, esorcizzare le paure, misurare le capacità
di coordinamento tra i vari enti preposti al mantenimento della sicurezza e
dell’ordine pubblico.
A Milano, venerdì, si è svolta la grande
esercitazione antiterrorismo. E’ andata bene dice il prefetto Bruno Ferrante.
Giudizi positivi arrivano anche dal ministro dell’Interno Pisanu, che in linea
con la politica antiterrorismo adottata dopo l’attacco di Londra, ha già in
progetto altre esercitazioni simili a questa nelle città di Roma, Torino e Napoli.
Il bilancio della finta strage conta 24
morti, 37 feriti gravi, 65 feriti leggeri, altri 100 accompagnati in ospedale
per accertamenti. Un kamikaze arrestato e un sindaco evacuato.
Albertini,
prelevato da Palazzo Marino e accompagnato in tutta fretta alla sala
operativa dei vigili, ha potuto comodamente guardare l’esercitazione sui
monitor collegati con le numerose telecamere fisse sparse nelle stazioni della
Metropolitana e all’aeroporto, coinvolti nella prova.
Le immagini raccolte verranno esaminate in
futuro per studiare piani di soccorso più efficienti tenendo conto anche delle
difficoltà riscontrate durante l’operazione. Il traffico, come si era
annunciato nei giorni scorsi ha subito rallentamenti in tutta la zona del
centro.
Insomma, un vero successo. Unica domanda da
porsi è questa: se le zone e i punti caldi non fossero stati conosciuti
anzitempo, sarebbe stato lo stesso?
Milano oggi teatro della
più imponente simulazione di attentato mai realizzata in Italia
Tre gli
scenari: La stazione delle ferrovie Nord; Metropolitana di Cadorna; Aeroporto
di Linate
Più di
1800 uomini coinvolti nelle operazioni - Anche Palazzo Marino verrà evacuato.
Alle dodici in punto scatterà oggi nel
capoluogo lombardo l’operazione “Mezzogiorno di fuoco”, che vedrà impegnati
mezzi e uomini della protezione civile, dei vigili del fuoco, delle forze
dell’ordine, della croce rossa nell’esercitazione antiterrorismo, che servirà,
spiega il questore Paolo Scarpis, a testare i meccanismi di intervento e
reazione in caso di attentato.
Saranno circa duecento gli attori che reciteranno la parte delle vittime che
verranno soccorse, sotto il coordinamento di prefettura e questura in
collegamento col Viminale a Roma. Candelotti fumogeni posizionate sui convogli,
simuleranno le bombe e un uomo nel ruolo di kamikaze sarà a Linate per prendere
in ostaggio l’autista e i passeggeri di un bus per poi essere fermato e
ammanettato dalle teste di cuoio dei carabinieri.
Il sindaco Albertini parteciperà in prima
persona, venendo dapprima trasportato da palazzo Marino a piazza della Scala
per poi raggiungere il bunker del Comando della Polizia locale, in Piazza
Beccarla, dove dalla Sala crisi seguirà lo svolgersi degli eventi
Ci saranno disagi minimi, promette il
prefetto Bruno Ferrante: traffico aereo a Linate interrotto per circa 15 minuti
intorno alle 12.50 (le operazioni di check-in non subiranno variazioni); tra le
12 .00 e le 12.20 ritardi per i treni che transiteranno nella stazione Cadorna;
dalle 12.00 alle 13.15 le linee Atm 1-50-57-58-61-94 saranno deviate; la linea
uno del Metrò interrotta per dieci minuti a partire dalle 12.20, e la linea due
per quindici minuti a partire dalla stessa ora.
Non mancano gli scettici: la rappresentanza
sindacale dei vigili del fuoco dice che è “Una sceneggiata per i mass media. In
realtà noi non abbiamo così tanti mezzi e uomini”.
“Milano di moda”: in
programma a Milano, dal 23 settembre al 2 ottobre con oltre cento grandi firme
Dalle
passerelle alla piazza: la moda scende in strada
Sfilate,
mostre, happy hour, concerti dal vivo - Oltre 120 eventi
L’amore che intreccia la tradizione con
l’innovazione, a cui generazioni di stilisti in tutto il mondo hanno dedicato
la loro vita, è sempre stato un sogno lontano e
irraggiungibile dalla grande maggioranza di quelli che, non rientrando
nella ristretta nicchia di vip a ingresso riservato, hanno condiviso scandali e
meraviglie della moda attraverso le voci e le immagini dei media.
Ma la moda, si sa, è un mondo in continua
trasformazione culturale, tecnologica e politica. Così il prêt-à-porter, con lo
spirito di chi dopo un periodo di crisi ha voglia di tornare in prima
linea, sceglie di avvicinarsi al grande
pubblico con una formula nuova di approccio, una nuova grande manifestazione
che, guarda un po’, si svolgerà nella città culla del design: Milano.
Dal 23 settembre al 2 ottobre, dunque,
“Milano di moda” sarà nei musei, nelle boutique, per le strade e nelle piazze
principali della città, con un programma ricco di sorprese: sarà possibile,
infatti, farsi immortalare con splendidi gioielli prestati da Damiani in
Montenapoleone, assistere alla mostra di Missoni e alla sfilata di Roberto
Scarpa ai Caselli di Porta Venezia o, ancora, bere champagne nei negozi di
Louis Vuitton e partecipare al party in occasione dell’apertura di una nuova
boutique di Iceberg.
Insomma ce n’è per tutti i gusti. Per aiutare
i cittadini a orientarsi, gli organizzatori, hanno pensato di installare in
tutti i punti interessati dai 120 eventi, dei Totem, prodotti da Cappellini.
L’associazione panificatori distribuirà gratis le michette a forma di cuore,
mentre Zara stamperà le borse con il logo di Milano di moda.
Omicidio-suicidio
in viale Fulvio Testi
Forse motivi di gelosia il
movente del folle gesto messo in atto da Emilio Cudrano che ha prima fracassato
la testa alla sua convivente e poi si è lanciato nel vuoto dal nono piano del
suo appartamento
di Gaetano Fabio Carbonara
E’ accaduto ieri in viale Fulvio Testi 174. Teatro della
tragedia, un appartamento situato al nono piano dello stabile dove vivevano
Emilio Curano, 62 anni, e Olivia Salvucci, di 60 anni, conviventi da oltre
dieci anni. La dinamica dell’omicidio-suicidio è ancora oscura e al vaglio
degli organi inquirenti. Una vicina di casa ha detto di aver visto, nella
mattinata di ieri, l’uomo che, in bilico sul proprio ballatoio sembrava cercare
qualcosa, poi, d’improvviso ha spiccato un volo lasciandosi cadere di schiena.
Quando sul posto sono arrivati i carabinieri,
nell’appartamento è stato rinvenuto il cadavere della sua convivente, Olivia
Salvucci, che presentava una vasta ferita al cranio. Sul posto è stato
rinvenuto un manubrio per attrezzistica sporco di sangue. Evidentemente l’uomo,
in preda a un folle raptus, deve aver usato il bilanciere per uccidere la
propria donna, poi, si è recato sul balcone e dopo un attimo di incertezza si è
lanciato nel vuoto finendo la sua vita sul selciato del cortile interno.
Naturalmente sui motivi del folle gesto nessuno, al
momento, può dare alcuna spiegazione logica. Sembrerebbe che fra i due, negli
ultimi giorni, qualcosa si fosse incrinata a tal punto da dormire in letti
separati. Forse motivi di gelosia. Sembra anche che, a detta di alcuni vicini
di casa, l’uomo fosse cordialissimo e non avesse mai dato alcuna impressione
che in famiglia qualcosa non funzionasse.
Anche l’ex marito della donna uccisa, ha dichiarato che
intratteneva normali rapporti di amicizia con l’ex moglie e che non aveva mai
avuto l’impressione che qualcosa fra la coppia non funzionasse. Le indagini
proseguono per accertare la causa del folle gesto dell’uomo.
Albertini si candida alle Europee e dice: “farò il sindaco di Milano”
Soltanto ieri aveva
criticato chi, invece, tiene le doppie cariche: “Un sindaco è già al top delle
normali 24 ore”
Il Salsero
Soltanto ieri il sindaco di Milano, Gabriele Alberini, aveva dichiarato
al “Corriere della Sera” che, un uomo impegnato nelle istituzioni nella sua
veste di sindaco di una grande città, non può avere il doppio incarico di
sindaco e parlamentare europeo. Oggi, dopo ventiquattr’ore, ecco che la sua
versione cambia, sostanzialmente.
Se sarà eletto al Parlamento Europeo, se qualcuno lo candiderà, lui farà
il sindaco di Milano. Ma allora…, cosa vuol dire?
Semplice, crediamo che il buon Albertini ci tenga molto a fregiarsi del
titolo di parlamentare europeo (oltre 25milioni mensili di vecchie lire, più
vari gettoni) e che però si dedicherebbe di più alle faccende interne del
Comune di Milano. Un Comune che, sotto la sua guida, e quella del suo vice, non
ha avuto nulla di cui vantarsi se non di una rete fittissima di telecamere
montate per punire solo e soltanto gli automobilisti. Una guida, la sua, che
sarà ricordata come la più manageriale di tutta la storia comunale milanese.
Un sindaco che ha svenduto gli averi dei cittadini milanesi a enti e
società private e che ha fatto in modo che il popolo meneghino non abbia più
nulla da cui attingere in caso di necessità. Un personaggio che nulla aveva da
spartire con la politica, che però si è prestato al gioco e ha assecondato i
suoi sogni di favorire ora questa, ora quell’altra società, nell’acquisto dei
cosiddetti “gioielli di famiglia” dei quali era proprietario la comunità
milanese.
Un sindaco espresso dal suo amico Silvio Berlusconi e che, con il
passare degli anni, si è rivelato più amico dei leghisti che di chi lo aveva
candidato. Un personaggio poliedrico e stranissimo che si è fatto dare una
delega governativa per il traffico e che non è stato in grado di fare altro che
istituire gli ausiliari della sosta. Un altro corpo, forse elettorale, che
anziché essere di ausilio per gli automobilisti sono divenuti i loro aguzzini
grazie alle continue pressioni fatte al Comando dei Vigili Urbani di Piazza
Beccarla. Pressioni esercitate affinché
si “producesse di più” in fatto di multe. Una gestione, comunque, legittima,
dal momento che i milanesi, forse inconsci, o delusi da tutto e da tutti, lo
hanno eletto e, peggio, riconfermato. E gli altri partiti della cordata?
Niente, stanno a guardare e perdono consensi. In special modo An.
Obiettivo
del Polo nelle ultime elezioni: “distruggere” il Leoncavallo. Ora si tratta
Era uno degli obiettivi
elettorali, poi, la cosa si è affievolita, e poi, ancora, la struttura è stata
finanziata, ed ora? Ora si tratta
di Nino Odorici
L’assessore Giovanni Brandirali,
in vista dello sfratto esecutivo del palazzo occupato dai giovani del Leoncavallo,
scrive al Questore pregandolo di essere “ragionevole” e aggiungendo che “il
Leoncavallo non si tocca e che lo sgombero è impensabile”.
Eppure di questa questione se ne era fatta una bandiera elettoralistica, uno slogan, un obiettivo comune della coalizione, da raggiungere ad ogni costo. Promesse di marinai, o meglio, elettorali, tanto per spillare voti da coloro i quali mal tollerano certe realtà.
Realtà che, con il passare degli anni, è divenuta vera e propria realtà associativa dei giovani meneghini, che hanno saputo gestire il malcontento, a volte con manifestazioni non ortodosse, altre volte in modo legittimo e civile. Promuovendo e suscitando dibattiti e interesse per quelle manifestazioni e le molte rappresentazioni culturali che sono stati in grado di offrire in un deserto culturale mortificante.
Giovani che, a mano a mano che crescevano, si sono messi di buzzo buono per esprimere una realtà giovanile molto diversa da quella dei benpensanti o da coloro che culturalmente sono su altre posizioni. Posizioni diverse e variegate ma tutte rispettabili e tutte opinabili, come democrazia vuole.
La breve storia del Leoncavallo può essere sintetizzata in poche righe. Dal ’94 i giovani “rivoluzionari”, occupano la palazzina di via Watteau, di proprietà dell’imprenditore Cabassi. Dopo varie peripezie e una rivoluzione culturale interna, questo centro sforna arte e cultura tanto validi da essere riconosciuti e finanziati dallo stesso “nemico” Comune di Milano.
Oggi l’amministrazione comunale dice che il primo obiettivo per il Centro Leoncavallo è quello di regolarizzare il contratto di affitto con la proprietà dell’immobile occupato, e rendersi garante della mediazione dell’entità del canone da pagare. Lo stesso Brandirali auspica un interessamento di altri gruppi consiliari per appoggiare la sua idea e per risolvere una volta per tutte la questione degli spazi dedicati ai giovani. Non ci si poteva arrivare prima, e senza troppi aut aut?
Una
direttiva sempre attuale - Vigili sotto pressione: “Fare più multe ai
milanesi”, ordine del capo – Ponte della Ghisolfa off limits
Se continuerà così, forse
saranno fermate, ancora una volta, le auto vecchie - Una circolare del
comandante per “strigliare” i Comandi e ordinare di fare più multe – Ausiliari
della sosta: uno strano modo di essere al servizio dei cittadini
di Rosanna Carbonara
Continuano senza sosta a piovere
multe per divieti vari agli automobilisti milanesi. Il commissario governativo
per le questioni del traffico di Milano, Gabriele Albertini, continua nel suo
intento di punire più che intervenire sui reali problemi della viabilità
metropolitana.
Alcune settimane fa, il comandante di Piazza Beccarla, Antonio Chirivì, ha scritto una circolare ai propri comandi di zona, nonché al responsabile dei cosiddetti ausiliari della sosta, di aumentare la produzione delle sanzioni contro gli automobilisti.
Motivo? Nell’anno 2001 i vigili urbani di Milano hanno elevato 191mila contravvenzioni, l’anno scorso, invece, tale numero è sceso di oltre 20mila unità, cioè i ghisa hanno fatto meno multe. Noi crediamo che i vigili urbani sia un corpo di polizia urbana che non ha, e non deve avere, come primo obiettivo quello di comminare sanzioni ma che, oltre a questi compiti, abbiano soprattutto quello di prevenire, aiutare la popolazione sia nella circolazione, sia a risolvere quei problemi di sicurezza di cui tanto se ne sente il bisogno.
Invece, a Milano, i ghisa sono soprattutto, col tempo, divenuti dei semplici scribacchini che devono comminare multe a più non posso contro una popolazione, quella degli automobilisti, indifesa, e in qualche caso, vilipesa.
Le strade di Milano sono quelle che sono, i divieti sono davvero tanti, ogni due-tre metri di strada contiene in media un cartello, i parcheggi, questa amministrazione, li ha trasformati tutti in un grande business. Non c’è più una strada nella quale la sosta è consentita a turnazione attraverso quei cartelli che consentivano la sosta con disco orario.
Gli ausiliari della sosta non sono altro che ausiliari del Comandante dei vigili e del sindaco Albertini per appioppare soltanto altre multe. Altro che ausiliari, di cosa…, della sosta? Ma andiamo… Non si è mai visto uno di questi signori consigliare o aiutare a trovare un parcheggio, al contrario, li abbiamo sempre incontrati con il bollettario in mano mentre fanno quello che gli hanno ordinato: Multe e basta. Dal punto di vista della pressione coercitiva esercitata sull’automobilista, non possiamo che pensare e affermare che queste “direttive” hanno trasformato la città in uno stato che ricorda molto quello del Cile di Pinochet, uno stato di polizia. Circolare e parcheggiare a Milano è divenuta una concessione previo pagamento di una ulteriore tassa, quella delle contravvenzioni che colpisce più volte all’anno chi usa i propri mezzi. E la media è piuttosto alta.
Ed ora, da alcune settimane, altre telecamere spiano i soliti automobilisti sul ponte della Ghisolfa dove sono state montate altre telecamere che continuano, sensa sosta, ad appioppare multe agli automobilisti che superano i 70 km. orari. Già, il sindaco vorrebbe che il guidatore anziché guardare la strada o i vari pericoli improvvisi, guardino costantemente il tachimetro. Che noia avere un sindaco che di circolazione e di patente non ne vuol sentir parlare, né può dire la sua dal punto di vista di utilizzatore. Ricordiamo che questo ponte cittadino, inoltre, non è percorribile a partire dalle ore 22 e fino alle 6 di ogni giorno.
Tutte ciliegine che crediamo non siano molto gradite dal popolo motorizzato e che prima o poi, anche su questo, sarà chiamato a dare un giudizio elettorale.
STOP AUTO PER SMOG E INQUINAMENTO – Numeri utili:
Informazioni sullo stop/auto: dalle 8 alle 20, 0267087474; Televideo Rai3, pag. 619, Internet, www.ambiente.regione.lombardia.it (emergenza aria).
L’Unione
inquilini contro l’Aler: “Si sgombrano famiglie bisognose”
L’Aler è diventata
bravissima ed efficientissima nelle procedure di sgombero – Perché non fa
altrettanto per le assegnazioni?
il salsero
Problema sempre in primo piano
quello delle case a Milano. Parliamo dell’edilizia pubblica che da anni
languisce e che da sempre è accusata da più parti di lungaggini burocratiche da
Terzo mondo. Eppure, nonostante la stasi, la mancanza di manutenzioni, la
mancanza di assegnazioni, un consiglio di amministrazione contestato, la
struttura pubblica ha trovato la forza di mettere a punto procedure davvero
strabilianti per la loro celerità, per consentire lo sgombero delle case
occupate abusivamente da bisognosi e non.
E’ successo più volte, infatti, che la professionalità messa in campo dai responsabili dell’Aler, non guardando in faccia a nessuno, ha sbattuto fuori dai propri appartamenti alcune famiglie davvero bisognose di un aiuto pubblico. Nella maggioranza dei casi, invece, l’ente ha fatto bene a liberare locali e appartamenti occupati.
Però, questa procedura efficiente e velocissima si scontra con un’altra procedura, quella delle assegnazioni. Sempre molto farraginosa e lunghissima, quest’ultima. Sempre un terno al lotto per chi da anni è in graduatoria per case che non vengono costruite nonostante il gettito continuo di una montagna di soldi che ogni mese i lavoratori versano obbligatoriamente a questo ente.
Così, ieri, è avvenuto l’ennesimo tentativo di sgombero di una famigliola con due bambini, uno di 4 anni e l’altro di appena un anno, che soltanto per l’intervento di un medico è stato rinviato. Infatti, a giudizio del professionista, non era possibile eseguire lo sfratto di quella famiglia proprio perché il bimbo più piccolo non è stato ritenuto idoneo per un trasporto.
Da premettere che questa famiglia, in graduatoria e in attesa di una regolare assegnazione, è seguita da molti anni dai servizi sociali comunali che, perciò, conoscono bene la situazione economica, famigliare, e delle condizioni mediche di ognuno.
Ci chiediamo: non era il caso di essere altrettanto solerti nella definizione della pratica di quella famiglia per risolvere con altrettanta sollecitudine il problema dell’assegnazione di una casa per quel nucleo familiare?
Ci chiediamo, anche, se dopo tanto chiacchiericcio, la Mgistratura milanese non ritenga di aprire una inchiesta per conoscere un po’ con più trasparenza cosa è avvenuto e cosa avviene nel palazzo di viale Romagna, e negli uffici assegnazioni del Comune. Del resto, l’invito nasce dalle molte contestazioni mosse contro l’Aler dagli stessi sindacati degli inquilini che più volte, anche ieri, hanno contestato i vertici e l’organizzazione dell’ente in questione che sembrerebbe fare acqua da tutte le parti. E siccome è un ente che gestisce moltissimi soldi pubblici, crediamo che debbano rispondere del loro operato in modo e con procedure più trasparenti.
Troppi
amministratori, ingegneri, architetti ex Aler, ora impegnati in molti complessi
dello stesso ente – Prefigurabile un “cartello”?
Ex dipendenti o
professionisti dell’ente di viale Romagna, oggi amministrano molti palazzi e
quartieri di edilizia popolare
di Kykka
Sono un vero e proprio piccolo
esercito coloro i quali, professionisti, dirigenti, ingegneri, architetti,
geometri ecc., tutti ex dipendenti dell’Aler, oggi amministrano in proprio
alcuni quartieri e molti complessi di proprietà, mista o totale, dello stesso
ente milanese. Negli ultimi anni si è verificato un vero e proprio boom delle
figure professionali investite a ricoprire ruoli di responsabilità gestionale
nei complessi di edilizia pubblica o in quelle realtà dove esistono ex
inquilini che hanno poi acquistato le proprie abitazioni, e altri che sono
rimasti in affitto, le cosiddette proprietà miste.
Ora, se dal punto di vista professionale nulla può essere mosso a carico di costoro, è legittimo, però, domandarsi: come mai questi ex dipendenti hanno trovato conveniente lasciare il proprio lavoro per fare concorrenza allo stesso ente dal quali si sono dimessi? Perché alcune aziende specializzate in ristrutturazioni vincono quasi sempre le gare che questi ultimi bandiscono di volta in volta? E perché, guarda caso, i direttori dei lavori, nella quasi totalità dei casi, risultano essere architetti o ingegneri che sono usciti dall’Aler e sono stati ripescati dagli ex dipendenti oggi amministratori?
Forse, da un punto di vista legale, tutto ciò è normale e non vi sono cavilli per dire o fare nulla. C’è comunque da rilevare che alcuni di questi professionisti, oltre ad aver aperto uno studio di consulenza e amministrazione degli immobili, sono anche titolari di imprese di costruzione, finanziarie ecc. Così, in alcuni casi, può verificarsi che l’amministratore faccia approvare alle varie assemblee lavori per svariati milioni e che le imprese, che poi eseguono i lavori dei vari capitolati approvati, siano le stesse aziende degli amministratori, o collegate ad altre. Anche per i finanziamenti e le dilazioni, non è difficile riscontrare che entri in ballo una finanziaria dello stesso amministratore che cura tutta l’operazione finanziaria dall’inizio alla fine con buona pace per le leggi della concorrenza e della trasparenza.
Che dire, infine, di quei complessi nei quali l’Aler non si è mai sognato di fare alcun lavoro di manutenzione, sia ordinaria, sia straordinaria, e poi, per incanto, solo perché questi amministratori riescono a far approvare ristrutturazioni ingenti, i rappresentanti dell’ente milanese inseriti per millesimi nelle varie assemblee, danno prontamente il loro benestare?
Anche su questo ipotetico, e per certi versi anomalo, “cartello”, crediamo che la Magistratura dovrebbe avere i riflettori puntati affinché non si verifichino turbative di aste, abusi e soprattutto chiedano conto all’Aler di certe fulminee approvazioni per ristrutturazioni mai eseguite in passato, oggi, invece, diventate così impellenti e urgenti da offrire prontamente il loro consenso, che non pare sia stato negato mai.