Che si
rimanga o che si vada a casa, le segreterie dei partiti continueranno a
prendere i “rimborsi elettorali” fino al
Anche sciogliere le Camere e andare a votare
è un affare per i partiti. Infatti, in base a una legge da loro modificata
durante il governo Berlusconi, significa regalare 300 milioni di euro alle
segreterie dei nostri rappresentanti, cento milioni all'anno per i prossimi tre
anni, fino al 2011, scadenza naturale della XV legislatura. E chi ci rimette è
lo Stato, cioè i cittadini.
Quello che i cittadini non sanno, infatti, e
che nel febbraio 2006, ancora in sella il governo Berlusconi, interviene una
piccolissima modifica alla legge che garantisce "l'erogazione del rimborso
elettorale anche in caso di scioglimento delle Camere". Significa che i
partiti rappresentati nel prossimo Parlamento prenderanno due volte il rimborso
elettorale. Succederà cioè che oltre a prendere soldi fino al 2011 i nuovi
rimborsi si aggiungeranno a quelli già in essere. Insomma, votare conviene.
La "guida", in questo viaggio nello
spreco, è Silvana Mura, deputata dell'Italia dei Valori e tesoriera del partito
che per ben due volte, nella Finanziaria votata nel dicembre 2006 e in quella
approvata a dicembre scorso, ha provato a cambiare le cose, ma
Mani pulite e il successivo referendum
avevano abolito nel 1993 il finanziamento pubblico ai partiti, ma nel 1999
rispunta fuori, come un coniglio dal cilindro di un prestigiatore, sotto la
dizione "rimborso elettorale". Il rimborso viene quantificato in 800
lire per ogni voto da erogarsi ogni anno.
L'arrivo dell'euro fa raddoppiare i prezzi di
frutta e pane latte ecc., ma anche il rimborso ai partiti che, nel 2002 -
governo Berlusconi -, da 800 lire passa a 1 euro tondo per ogni voto.
Nessuno dice niente, men che mai vengono
informati i cittadini, coloro che pagano I rimborsi scattano per le Europee,
Camera, Senato e Regionali.
Gli "scandali", così li chiama
l'onorevole Mura, in questa pratica tutta italiana, sono almeno due. Il primo:
"Il fondo dei rimborsi elettorali è una cifra fissa calcolata non in base
a chi va effettivamente alle urne ma sul numero degli aventi diritto". Uno
spreco nello spreco che vale qualche milione di euro. Il badget annuale, tanto
per
Qualche esempio. Nel 2006 per
Altro sconcio è quello che tale
rimborso è valido anche nel caso di scioglimento anticipato delle Camere. Fino
al 2006 il rimborso, in caso di elezioni anticipate, veniva interrotto. Più che
logico visto che con la nuova legislatura scatta quello nuovo.
Nel febbraio 2006, secondo governo
Berlusconi, la norma viene così modificata. "In caso di scioglimento della
Camere l'erogazione del rimborso è comunque effettuata". Una riga che vale
qualche centinaia di milioni di euro a carico della collettività.
Così vanno le cose. "Una generosa
liquidazione dovuta a una norma scandalosa che incentiva la fine anticipata
della legislatura" dice Silvana Mura. Che accusa: "I partiti hanno
trovato il modo di guadagnare anche sulle crisi di governo".
Un resoconto della Gazzetta Ufficiale
documenta che Forza Italia prenderà comunque 12 milioni l'anno fino al 2011
oltre a quelli che incasserà per il rimborso della prossima legislatura.
L'Ulivo ne prenderà circa
Insomma, non si può dire che
Sul “tesoretto” è scontro diretto fra Montezemolo e Prc
Il
presidente della Confindustria vuole quei soldi per le aziende e il parziale
risanamento pubblico, Rifondazione li vuole per il popolo dell’Unione, il
ministro Damiano dice che il governo ha già le idee chiare: ci sono da
destinare solo 2,5 miliardi…
La polemica fra il presidente della Confindustria,
Montezemolo, e Rifondazione Comunista, non accenna a placarsi, anzi. Di nuovo
oggi, il capo degli industriali è tornato sull’argomento delle maggiori entrate
fiscali, il famoso “tesoretto”, come lo chiama il presidente del Consiglio,
Prodi, per ammonire che quei soldi devono essere impiegati in parte per sanare
il disavanzo statale, il resto per le aziende.
Di diverso avviso il segretario del Prc,
Giordano, che vorrebbe destinare quel maggiore gettito strutturale per una
redistribuzione a favore del “popolo dell’Unione”, cioè ai lavoratori e alle
classi meno abbienti, aggiungendo che “queste maggiori entrate devono favorire
il rinnovo dei contratti. Il Paese reale ci dice che la precarietà e il lavoro
nero sono la vera piaga dei lavoratori. Ecco perché - ha concluso - occorre un
processo di redistribuzione. Oggi è iniziata la stagione del risarcimento
sociale”.
Per quanto attiene alle indicazioni di
Montezemolo, inoltre, lo stesso segretario di Rifondazione, ha affermato, in
sintesi, che “quando si ha la pancia piena è difficile comprendere la fame
altrui”.
Nella polemica a distanza si è inserito anche
il ministro Damiano che a tale riguardo ha fatto sapere che il governo di quei
soldi, del “tesoretto”, ha già le idee chiare di come impiegarli. “Una parte
sarà utilizzata per ridurre il debito,come ci chiede l’Unione europea, una
parte sarà destinata alle infrastrutture. Resteranno circa 2,5 mld di
euro". “Risorse la cui destinazione sarà decisa ai tavoli di concertazione
aperti su sviluppo, competitività, stato sociale e pubblico impiego".
Damiano, inoltre, ha detto di condividere le
priorità già espresse da Prodi, cioè quelle delle politiche per i giovani e il
miglioramento delle pensioni. "Poi bisogna ovviamente chiudere il
contratto del pubblico impiego – ha concluso il ministro -, e poi c'è un
problema di salari legati alla produttività. Chissà, le risorse potrebbero anche
aumentare nelle prossime settimane, e allora…".
Chiuso a Bari il vertice Prodi-Putin: maggiore cooperazione sull'energia
I due
leader hanno firmato 10 accordi bilaterali: tre governativi e gli altri con
aziende - Nei colloqui discussi anche i temi dei diritti umani e della libertà
di stampa
Nell’incontro, svoltosi a Bari, fra i due
presidenti Prodi e Putin, tanti i temi toccati e tante le intese raggiunte. Si
può parlare già di un grosso successo sia politico, sia economico messo a segno
da ambedue gli statisti. Energia, industria aerospaziale ma anche i conflitti
di Afghanistan e in Kosovo, e i diritti umani: sono stati questi i principali
temi affrontati oggi a Bari nel vertice intergovernativo tra il premier Romano
Prodi e il presidente russo Vladimir Putin. Un incontro, che a detta di Prodi,
nel corso conferenza stampa congiunta tenuta al Teatro Comunale Piccinni, si è
rivelato “straordinario, la migliore testimonianza della partnership strategica
fra l'Italia e
Finito il vertice i due presidenti hanno
raggiunto a piedi il Castello Svevo, per una visita. E al Castello Svevo sono
stati siglati i dieci accordi oggetto dei vari incontri tra ministri e i
rappresentanti di diverse importanti aziende private e pubbliche, dall'Eni alle
Ferrovie.
Tra i temi principali del summit, quello
dell'energia, a partire dall'intesa tra Eni e Gazprom, appare essere il più
significativo, quello che, ha sottolineato il premier, "è un
modello". Prodi ha aggiunto che si è anche trattato con grande interesse
dell'intesa tra Alenia e Sukoi.
"Abbiamo condiviso – ha detto Prodi - la
necessità di rafforzare i rapporti tra l'Unione Europea e
Tra i temi di discussione anche i conflitti
di rilevanza mondiale. "E' impossibile risolvere con la forza i
conflitti", ha osservato Putin durante la conferenza stampa rispondendo
alla domanda di un giornalista e riferendosi a Iran, Afghanistan, Kosovo e
"altri focolai". "Abbiamo parlato lungamente dell'Afghanistan e
della necessità di uno sforzo internazionale per poter riportare la pace e
costruire una conferenza di pace", ha aggiunto Prodi.
Tre gli accordi bilaterali tra ministri.
Nella mattinata, contemporaneamente al vertice tra Putin e Prodi, si sono
tenuti numerosi summit tra i titolari italiani e russi della Difesa,
dell'Economia, della Famiglia, dell'Università, delle Attività Produttive e
degli Esteri. Toccato anche il versante delle adozioni fra Russia e Italia.
"Oggi abbiamo fatto un importante passo avanti per definire il primo
accordo con
Anche il ministro dell'Economia, Tommaso
Padoa Schioppa si è mostrato molto soddisfatto dell'incontro durato circa 50
minuti, con il ministro russo Alexey Kudrin: "Un ottimo incontro", ha
commentato sinteticamente, rispondendo alle domande dei giornalisti. Il
ministro della Giustizia Clemente Mastella ha riferito di aver discusso con il
collega russo "di come intensificare un rapporto già intenso, per quanto
riguarda la cooperazione internazionale, che tocchi aspetti particolari come la
criminalità organizzata".
Sono sono però mancate azioni di disturbo e
di contrarietà nei confronti del regime russo. In mattinata, infatti, in
coincidenza con l'arrivo delle delegazioni italiana e russa, si è svolta a Bari
una manifestazione di protesta in piazza Ferrarerse, al di là della cosiddetta
zona rossa. La manifestazione era promossa dal "Cccp", come ironicamente
si sono chiamati i "comitati che contraccolgono Putin". L'iniziativa,
con palloncini e uno striscione che chiedeva la garanzia e la tutela dei
diritti umani, è stata promossa dai giovani di Rifondazione comunista e da
alcune organizzazioni studentesche ed universitarie.
Ancora morti in
Afghanistan durante un raid condotto dagli americani - Ai reporter sequestrati
filmati e macchine fotografiche - Prodi affronta il Parlamento per rifinanziare
una missione che, senza una ridefinizione dei compiti e dei tempi, rischia di
diventare una voragine per il nostro bilancio
Dopo i morti e feriti
della scorsa settimana, prodotti da un ennesimo attentato terroristico a
Nagarhar, oggi un nuovo attacco aereo notturno a Nijrab, ha prodotto altri nove
molti e molti feriti. La rabbia della popolazione è salita alle stelle perché a
produrre questi morti è stato un attacco americano in risposta alla strade
dell’altro ieri. Infatti, come ritorsione un aereo statunitense ha bombardato
una palazzina che crollando ha causato le vittime.
Ieri migliaia di manifestanti erano scesi in
strada per protestare contro il governo Karzai e contro Washington, accusando
gli americani di aver aperto il fuoco indiscriminatamente su veicoli civili
dopo l'esplosione dell'autobomba. Un civile rimasto ferito ha detto
all'Associated Press che i soldati americani “hanno sparato contro tutti, sia
chi si trovava all'interno di veicoli, sia fra i passanti". Un ragazzo di
15 anni, inoltre, ha raccontato che le truppe hanno sparato 15 colpi contro
l'auto su cui viaggiava. Alcuni fotografi e reporter di agenzie internazionali
hanno dichiarato di essere stati minacciati da soldati americani e che in molti
casi sono state loro sequestrate le macchine fotografiche e distrutti i filmati
delle telecamere. Un bel clima, non c’è che dire. E la cosa più triste è che
non si vede nulla all’orizzonte se non quella di continuare a finanziare questo
stato di cose che, dopo anni, non ha prodotto nulla.
L’Afghanistan, terra amara e lontana dove
nessuno, da sempre, è mai riuscito a conquistarla e governarla a pieno. Un
popolo diverso? Forse. Certamente un contesto sociale, politico e culturale che
nulla a che fare con il nostro modo di intendere la società. Una terra dominata
dai signori della guerra che ora si alleano, ora tradiscono, ora appoggiano
questo progetto, domani un altro. A seconda delle convenienze, dei
finanziamenti, insomma del guadagno. Già anche lì, come in tutto il mondo,
occidentale o no, “l’argent fa la guerre”.
Naturalmente assieme agli interessi di cui
sopra, vi sono quelli dell’oppio. L’afghanistan ne produce una quantità enorme
e sembra sia il secondo o il terzo paese produttore ed esportatore, più
importante del mondo. Già ma noi che c’entriamo con tutto ciò? Noi siamo una
nazione sì, una volta, millenni orsono, potentissima, con armate invincibili, e
condottieri capaci di coinvolgere gli eserciti, e centinaia di migliaia di
soldati che conquistarono e diedero la civiltà a tre quarti di mondo. Ma non
parliamo di teatri di guerra ai giorni nostri… Vi ricordare la prima guerra
mossa a Saddam cui anche noi fummo in prima fila? Già, due nostri Tornado, con
piloti, si disse, ben addestrati, fecero appena in tempo a decollare che erano
già stati abbattuti. Fortunatamente, loro si salvarono, furono imprigionati e
poi liberati e successivamente…, promossi. Non sappiamo se per meriti o per
automatismi. E allora? Se questa è la nostra storia, la nostra indole moderna,
che ci siamo andati a fare in Irak? E che ci facciamo ancora in Afghanistan?
L’Irak, fortunatamente, l’abbiamo abbandonata grazie a una elezione interna e
il riconoscimento ormai internazionale, che quella guerra è una questione
privata dell’America, che è stata montata ad arte tutta una serie di attacchi
terroristici per giustificare l’aggressione all’Irak e al suo petrolio.
L’Italia, su mandato Onu, ha schierato, come
altri Stati, le proprie truppe, a difesa di un governo, quello di Karzai, che
in fatto di democratizzazione e di normalizzazione, lascia molto a desiderare.
Il comando statunitense di questi militari, purtroppo, ogni giorno viene messo
in discussione con continui attacchi e centinaia di morti, a Sud del Paese i
talebani continuano a organizzarsi per sferrare nuovi e imponenti attacchi. In
questo contesto,
E intanto gli attentati proseguono facendo
morti e feriti in concomitanza con la discussione al Parlamento per il
rifinanziamento della nostra missione. Una missione e un impegno internazionale
che ha prodotto una crisi del Governo Prodi e che ha lasciato strascichi
laceranti fra la coalizione dell’Unione. Una missione maledetta che ci costa
tantissimi soldi e che non offre alcuna garanzia di sbocco socio-politico a
medio termine. Si continua a mettere dentro soldi e, molte vite umane, senza lo
spiraglio di un ritorno alla normalità e alla sovranità di quella parte di
mondo.
E’ questo che fa riflettere e produce
distanze fra coloro che hanno aderito alla missione Onu. La mancanza, a
distanza di anni di impegno, di una minima soluzione politica per quella
regione. E’ questa la causa più importante di dissenso che qua e là cresce sia
in Italia, sia in Spagna e nel resto d’Europa.
A quando una ridefinizione degli impegni, dei
tempi, e degli sbocchi certi di questa crisi? Gli interventi militari non
possono cominciare per scopi nobili e consolidarsi come occupazione perpetua di
posizioni e obiettivi evanescenti, lontani, irraggiungibili. In appoggio
soltanto a questo o quel signore della guerra nominato dagli Usa presidente di
un popolo che, forse, non lo vuole, lo vede come fantoccio di Bush, e non come
proprio leader.
Governo / Berlusconi respinge l’offerta di una larga intesa per il cambio della legge elettorale - Critiche a Lega, Udc e An
Il capo di Fi
contrario a una riforma elettorale alla tedesca, basterebbe, a suo dire,
aggiustare quella attuale spostando il premio di maggioranza da regionale a
nazionale - Il leader del centrodestra non può che essere espresso da Fi che,
oggi, conterebbe oltre il 33% degli elettori - Anche le liberalizzazioni, per
l’ex premier, sono false e favoriscono le cooperative, definite “una metastasi
dell’economia”
“La legge elettorale
è un falso problema. Si potrebbe votare anche con l’attuale sistema”. Questo in
sintesi il pensiero di Berlusconi sull’invito rivolto alle opposizioni da Prodi
per una larga intesa su una nuova legge elettorale che garantisca la stabilità
dei governi e, soprattutto, la scelta dei propri rappresentanti da parte degli
elettori e non delle segreterie dei partiti.
Il cavaliere è contrario a una modifica che
dovesse ricalcare quella del modello tedesco o, ancora peggio, alla francese.
Basterebbe modificare l’attuale legge (che noi abbiamo sempre considerato uno
dei peggiori papocchi del governo Berlusconi – n.d.r.), spostando il premio di
maggioranza anziché a livello regionale a quello nazionale. Toccando poi i temi
della leadership del Centrodestra, Berlusconi ha affermato che, essendo Fi il
maggior partito della coalizione e che in questo momento può contare oltre il
33% dei consensi, tocca a quest’ultimo esprimere il capo, anche perché,
all’interno dello schieramento non vede nessuno capace e in grado di tenere
insieme
Ha criticato, infine, anche l’Udc di Casini
che con la sua distinzione dalla Casa delle libertà e con la disponibilità a
confrontarsi con la maggioranza su alcuni temi di comune interesse, come quello
della riforma elettorale, non fa che accentuare la divisione a destra.
Governo / Bersani tiene duro: dal 5 marzo niente più balzelli per le ricariche telefoniche, televisive e internet
Le pressioni di Tim,
Vodafone, Wind e 3Italia non hanno scalfito il granitico ministro che ha
confermato la validità delle misure adottate - Diversificate le date di entrata
in vigore delle nuove norme
Il Governo Prodi, e
in special modo il ministro Bersani, lo avevano annunciato fin dal varo delle
nuove norme: non ci saranno ripensamenti di nessuna natura. E così è stato.
Infatti, dal 5 marzo tutti i “contributi fissi” che gli operatori di
telecomunicazioni mobili impongono ai consumatori nel momento che acquistano
una nuova ricarica per il telefonino, deve essere annullata. La conferma da
Andrea Lulli, relatore al decreto legge sulle liberalizzazioni messo a punto
dal ministro per lo Sviluppo, Pierluigi Bersani. Con un'aggiunta: in
Commissione Attività Produttive è stato presentato dallo stesso Lulli un
emendamento che prevede l'azzeramento dei costi di ricarica anche sulle schede
prepagate per servizi televisivi e internet. Il provvedimento interesserà
dunque le smart card vendute da Mediaset per vedere le partire di calcio e i
film sulla tv digitale terrestre, così come quelle emesse da Telecom Italia per
i programmi pay per view su La7 e attraverso Alice Home Video. Lo stesso
trattamento riguarderà anche i providers internet che offrono connessioni in
Rete con carte prepagate.
Diversificate anche le date di entrata in vigore.
Mentre per lo stop agli extra-costi applicati dagli operatori telefonici è
confermata la scadenza di 30 giorni prevista dal decreto (il 5 marzo, appunto),
per le carte tv e internet si dovrà aspettare i 60 giorni entro i quali il
provvedimento sarà convertito in legge dal Parlamento, cioè entro i primi
giorni di aprile. Per le compagnie di telecomunicazioni l'impatto sarà
tuttaltro che marginale. Basta pensare che nel 2005 siano attive circa 64
milioni di linee telefoniche con carte Tim «prepagate» (su un totale di 67
milioni di linee) e il “contributo fisso” per l'acquisto assicurano a Tim,
Vodafone, Wind e 3 Italia un introito di 1,714 miliardi di euro.
I conti esatti li ha fatti l'Authority per le
Comunicazioni nella sua ultima indagine: tolti 601 milioni di euro per le
commissioni riconosciute ai rivenditori (tabaccherie e banche che vendono le
ricariche nei bancomat), 75 milioni di costi operativi e 93 milioni di
ammortamenti, è rimasto in tasca ai gestori un profitto netto di 945 milioni di
euro. Un guadagno facile facile. E molto gradito agli azionisti: basta pensare
che nel 2004, ultimo anno prima della fusione in Telecom Italia, il “balzello”
sulle carte prepagate ha contribuito per quasi il 10% agli utili di Tim.
Dunque, dal 5 marzo scompare quella che è
un'autentica anomalia italiana nel panorama europeo. Speriamo soltanto che
attorno a questo problema la vigilanza non sia quella inadeguata e
inammissibile che si verificò all’entrata in vigore dell’euro…
Prodi: “Berlusconi umilia l’Italia intera” – “La devolution e la legge elettorale non passeranno” – “La finanziaria? L’ultima spiaggia di chi fugge”
La
bella giornata soleggiata ha favorito l’affluenza di oltre centomila
manifestanti - Attorno al leader Prodi tutti i massimi esponenti della
coalizione di sinistra - Forte pressione affinché ci sia grande partecipazione
alle primarie
Una manifestazione come non se ne vedevano da tempo,
quella organizzata dall’Unione a Roma, in Piazza del Popolo, contro la
finanziaria e la legge elettorale che il Governo Berlusconi si appresta a varare
in spregio alla volontà popolare che con un referendum ha scelto questo sistema
di voto, il maggioritario. Ma si sa che quando si ha paura di perdere la
poltrona, allora ecco che si può modificare tutto, o quasi tutto. Il fatto vero
e semplice è che il Polo delle libertà, dopo oltre quattro anni di potere, ha
prodotto tanto per salvare alcuni personaggi politici dai fulmini della
magistratura, in primis il premier, e pochissimo per la società civile.
Rispetto ai programmi iniziali presentati dal cavaliere in pompa magna durante
la famosa trasmissione televisiva nella quale presentò il “patto”, i risultati
sono stati davvero disastrosi. Gli italiani si sono impoveriti ancora un po’,
la pletora di oltre 90 avvocati che Berlusconi mise in lista e fece eleggere,
hanno prodotto soltanto leggi a favore del capo. Ultima beffa all’italiana,
quella appena andata in onda alcuni giorni orsono: l’assoluzione in un
importante processo perché il falso in bilancio non è più un reato. Già,
un’altra legge che i suoi amici parlamentari hanno approvato proprio per
salvare il loro capo dai processi pendenti.
E così, dopo lo sfaldamento sempre più profondo della Cdl, a sinistra ci
si compatta sempre più. E’ un’onda di grande positività che parte dalle ultime
elezioni regionali e amministrative che ha visto la disfatta totale e senza
appello della politica del centrodestra in tutta
Naturalmente, nei partiti di governo l’acqua sale e può arrivare a un
livello tale da fare affogare tutti. Insomma la paura di perdere le elezioni
non è più una paura ma è quasi una certezza. E allora? Allora si propone di
cambiare le regole del gioco durante la partita. Si vorrebbe tornare al
proporzionale in modo che si possano garantire più voti di quanti ne
prenderebbero con l’attuale sistema elettorale. Ma dopo le critiche furiose
scatenatesi attorno alla proposta di legge sia da settori di centrodestra ma
soprattutto nella sinistra ecco che per far sentire la loro voce e la loro
volontà, l’Unione ha portato in piazza la gente. Un popolo di delusi, di
cittadini che dopo tante promesse, si ritrovano, appunto, più poveri di prima e
più arrabbiati, per dire no non solo alla proposta di cambio della legge
elettorale ma anche a una finanziaria che, come lo stesso Prodi l’ha definita
sembra fatta da una maggioranza che si rende conto di non esserlo più e tenta
la fuga.
Una manifestazione imponente che ha fatto da cornice al discorso molto
secco e molto conciso del leader dell’Unione Prodi. Che ha attaccato su tutti i
fronti e senza risparmiare l’amarezza di essere stati per anni rappresentati da
un governo che più che farci perdere onore e credibilità, altro non ha
prodotto. Gli obiettivi dell’Unione sono stati riassunti in tre grandi e
importanti no: no alla cosiddetta devolution; no al cambio della legge
elettorale; no alla finanziaria che appesantirebbe soltanto la situazione
attuale. Elezioni subito.
Lodo Maccanico: una proposta indecente
Salvare da processi a loro carico le cinque
alte cariche dello Stato, questo il principio – Favorevole il Polo, divisi a
sinistra – Una legge criticata da più parti per la carta bianca che, se usata
male, potrebbe produrre abusi soprusi di ogni genere, anche golpisti
di Nino Odorici
I cittadini, di fronte alla legge, sono tutti uguali. Meno
che per le cinque cariche più importanti dello Stato. In sintesi, la proposta
Maccanico, altro non fa che regalare l’impunità proprio a chi ha il dovere e le
responsabilità più grandi. Si torna al passato? Certamente. Ricordiamo che il
popolo italiano ha abolito con un referendum l’immunità parlamentare che oggi
qualcuno vuole reinserire a tutti i costi per proteggere se stesso e in sfregio
alla Costituzione che, invece, dovrebbe rispettare, e far rispettare, alla
lettera.
Ricordiamo ai nostri lettori che, il sen. Di Pietro, ex
magistrato, noto per essere stato uno degli artefici dello smantellamento del
sistema tangenti dei partiti, ha dichiarato in una trasmissione televisiva,
andata in onda poche settimane fa, che il Parlamento italiano è ricco di ben
oltre 90 indagati e che nella stessa Camera sono presenti molti avvocati fatti
eleggere proprio da coloro che temono i fulmini della magistratura.
Non sfugge, inoltre,
che una legge che lascia mani libere a chi ci governa, possa essere manipolata
e interpretata in modo anomalo. Infatti, provate a immaginare un premier con
mire da megalomane che, affrancato da eventuali incriminazioni e processi
immediati, con nostalgie per il passato, intrecci accordi con i grandi poteri
economici e alcune frange politiche per imporre o comunque far passare leggi
antidemocratiche in virtù del fatto che questi atti non possono essere
giudicati subito ma solo a fine mandato.
E quando mai finirà
un mandato se durante lo stesso ognuno dei beneficiati può corrompere, comprare
voti, fare accordi e stringere patti che gli assicurino la rielezione? Se poi
parlassimo di un certo signor Berlusconi, multimiliardario ai quali gli
italiani hanno affidato la loro fiducia, il quale ha interessi in ogni settore
della vita economica interna e internazionale, la cosa appare davvero assurda e
rasenta il ridicolo. Un ridicolo di cui si sarebbero resi correi coloro che lo
hanno mandato, con la sua squadra di capitani d’industria, a governare la
nostra pelle, le nostre speranze, il nostro futuro.
Siamo contrari in
modo schietto, sincero, fermo, a questa ulteriore legge che metterebbe al
riparo dai fulmini della magistratura chiunque abbia responsabilità di governo
perché, proprio per il ruolo ricoperto, queste persone devono essere, a maggior
ragione, indiscutibilmente credibili, sincere, scevre da affari sporchi.
In una piccola frase,
insomma, noi non vogliamo essere governati da uomini che abbiano qualsiasi
immunità, in special modo quella di essere sottoposti a processi nei quali
risultino essere imputati. Anzi, auspichiamo una legge che imponga le
dimissioni, o la sospensione dai pubblici uffici, di coloro i quali risultino
implicati e indagati in ogni e qualsiasi fatto giuridico. Da rilevare, infine,
il doppio gioco della sinistra che, in questi ultimi due anni, ha soltanto
piagnucolato chiedendo alla maggioranza un dialogo che sembra quasi
un’implorazione a ritrovare accordi più che ad esercitare una reale e forte
opposizione.
Una sinistra che
ormai è sempre più divisa, sempre più alla ricerca dell’accordo, sempre più
lontana da coloro i quali hanno affidato loro un compito preciso e semplice:
fare opposizione e non accordi. Salvo l’eccezione di Sergio Cofferati che in
questo contesto bene interpreta le aspettative di chi ha votato a sinistra.
Elezioni amministrative: hanno vinto tutti e nessuno!
Nulla cambia nel nostro Paese ogni volta che i cittadini
sono chiamati alle urne: il Polo e l’Ulivo cantano vittoria, ma la realtà è ben
diversa. Forza Italia, in qualche realtà, perde fino al 15% dei voti, l’Ulivo
avanza, l’Udc vince, An crolla e fa l’arrabbiata
di G.F. Carbonara
Siamo certi che nelle ultime elezioni amministrative ci sia
soltanto un vincitore: è Follini, segretario dell’Udc. Il resto è vita
politica, cioè, scaramucce e falsità create ad hoc. “Eppur si muove” disse
Leonardo Da Vinci alla Santa Inquisizione. Già, qualcosa si muove. Berlusconi
pensava di confermare le proprie posizioni e invece ha dovuto registrare cali
in po’ ovunque, in qualche caso anche grandi. Ma lui non fa una piega. Affida
ai suoi fedelissimi il compito di convincere gli italiani che tutto va bene e
che la coalizione è forte e che il suo governo non è stato scalfito da questa tornata
elettorale.
La realtà, invece, è molto diversa. Non a caso, nella
serata di lunedì scorso, subito dopo aver appreso i dati ufficiali dei vari
scrutinii, il cavaliere è stato costretto a fare in tutta fretta una riunione
della maggioranza per analizzare e mettere insieme i cocci. Cocci taglienti e
dolorosi che qualcuno, come Alleanza Nazionale, non è più disposto a subire.
Almeno, questa è l’impressione data da Fini.
Gongolante, invece, la Lega che ora attacca più che mai la
maggioranza, affinché si vada avanti con le riforme federaliste, cioè mettere
mano alla Costituzione per sfasciare l’Italia.
E Forza Italia, prona alle aspettative e ai segreti accordi
con Bossi, non dice una parola, non un cenno, nemmeno un commento. Fi affida al
buon Bondi il compito di fare apparire queste elezioni come qualcosa che nulla
ha cambiato e niente cambierà. I segnali, pur forti e innegabili, per Bondi
& Co. non esistono, non fanno testo. Ma per An, forse, le cose stanno in
modo diverso. Diciamo forse perché più volte e in svariate occasioni, sembrava
che questo partito dovesse dare un altolà deciso e fermo alle divagazioni
politiche di una maggioranza ostaggio di Bossi, salvo poi rientrare nei ranghi.
L’ultima figuraccia An l’ha fatta in occasione della diatriba per le quote
latte e le relative multe agli agricoltori sponsorizzati dalla Lega. L’hanno
vinta loro. Chi paga? Noi, naturalmente.
Alleanza
Nazionale paga uno scotto: quello di aver accettato un programma di governo in
antitesi con i valori e le aspirazioni del ceto rappresentato. Un silenzio e
un’azione di governo squallida che, oltre all’avvilimento interno, ha prodotto
uno scollamento con gli elettori della destra sociale. Una politica che mal si
conciliava e mal si concilia ancor di più oggi con i continui ricatti della
Lega. Un partito che nel ’94 determinò la caduta del primo governo Berlusconi e
che in quella occasione vide scendere in campo lo stesso presidente Fini che
disse: “Con Bossi e la Lega, mai più nessun caffè alla bouvette”. Già, il caffè
l’hanno preso altrove, forse un po’ amaro per Fini. Ma tant’è.