La pandemia Covid19 ha messo in luce
tutte le storture di aver affidato alle Regioni una Sanità che, invece, deve
tornare immediatamente in capo al Governo
Il più grande e potente centro di
potere del Paese, la Sanità pubblica, ha fatto traboccare il vaso e scatenato i
presidenti di Regione, in special modo quelli del centrodestra, per una corsa
alle aperture in contrasto con le direttive del Governo
Provincia di Bolzano, Piemonte, Calabria, Sicilia, Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e via cantando, tutti per la liberalizzazione della fase 2 con largo anticipo scavalcando il Governo del Paese.
Che dire, non tutti i mali vengono per nuocere? Vecchia frase che in questi giorni ha ripreso tutto il suo vigore e che mette a nudo il rischio che quel potere, la Sanità, da decenni affidato alle Regioni, deve tornare nelle mani del Governo centrale. E’ un grande potere dove girano centinaia di miliardi, e che ha mostrato malumori, nonostante i grandissimi scandali di politici pizzicati con le mani nella marmellata, in special modo in quelle Regioni governate dal centrodestra, una insofferenza nei confronti del Presidente del Consiglio Conte, come mai prima era accaduto con i passati governi.
Infatti, da mesi, a turno o in coro, sia Salvini, sia, Meloni, e, in modo più defilato, il condannato di Arcore, si lamentano del fatto che questo Governo non ascolta i loro desiderata, i loro consigli, non apprezza la loro disponibilità a sedersi a un tavolo comune. Tutto ciò, secondo noi, ha portato a sondaggi che oggi come oggi, sono bel lungi da quelli di novembre o dicembre dello scorso anno quando la Lega era data al 32% dei consensi. Oggi la stessa gode ancora di un consenso attorno al 21%! Una batosta inattesa per il legaiolo e una conferma che, se il Governo del Paese sta con i cittadini, le spinte secessioniste e i distinguo fra Regioni, Comuni e Province, si assottigliano sempre più rientrando nell’alveo di una normalissima dialettica politica non più enfatizzata sia dai risultati elettorali, sia dai fatidici sondaggi.
A nostro parere, l’Italia tutta deve ringraziare questo Governo e, in special modo il Presidente del Consiglio Conte, per come è gestita la situazione rispetto alla pandemia, per come si è imposto in Europa e, soprattutto per aver ritrovato d’incanto la fiducia in un uomo dapprima sconosciuto, oggi apprezzato e stimato sia in Italia, sia all’estero. Mai avremmo immaginato che una persona chiamata per la prima volta a gestire il massimo potere dello Stato, si sarebbe rivelato l’uomo più abile, più idoneo a risolvere i problemi dei cittadini che altri non hanno mai saputo fare.
Il cosiddetto “uomo della divina provvidenza”? Forse!
Speriamo che nessuno pensi a strane manovre per soppiantarlo. Ci sarebbe una rivolta sociale e morale mai vista in questo Paese!
Buona fortuna, Italia!
Dopo i Riva, l’Ilva, la
più grande e importante acciaieria d’Europa, venne “affidata” a una cordata
stranissima, Arcelor, francese, e Mittal, indiana, con dentro interessi della
Marcegaglia - Calenda e la sua licenza di uccidere
Dopo aver firmato un regolare contratto con il Governo italiano dell’epoca renziana, la società franco-indiana, ha gestito la grandissima acciaieria con metodi da terzo mondo e con uno scudo giuridico voluto e regalato loro dall’allora ministro Calenda: una robetta tipo M6 inglese che agli agenti con lo 00 dava licenza di uccidere!
Infatti, crediamo che una simile clausola, in effetti altro non sia che una licenza di immunità rispetto ai disastri che la dirigenza avrebbe potuto mettere in atto sia sotto il profilo delle bonifiche, sia sotto il quello produttivo.
In questi giorni si sta assistendo all’ennesima crisi di una delle fabbriche d’acciaio più importanti d’Europa che, dopo il ritiro di tale nefanda clausola da parte del governo, ha dichiarato prima che senza quella garanzia di immunità giuridica era impossibile continuare con il contratto in essere, poi, invertendo la rotta di 180° ha detto che quel piano industriale non era più possibile rispettarlo e che c’erano esuberi pari a 5000 lavoratori rispetto ai loro ridimensionati piani produttivi.
Insomma, un nuovo piano che sembrerebbe creato ad hoc per mettere questo Governo in difficoltà e approfittare del momento per chiedere lo scioglimento del contratto e dileguarsi senza pagare alcun pegno.
Naturalmente, lo Stato ha già dato mandato per chiamare in causa giuridica i responsabili dell’azienda per procurato dissesto finanziario e altri reati inerenti il contratto in essere ma quello che a noi preme sottolineare non è tanto l’iter giuridico della vicenda, quanto il destino sia dei lavoratori, sia dell’indotto, sia dell’acciaieria che, a detta dei dirigenti, dovrebbe cessare l’attività con lo spegnimento degli alti forni entro il gennaio prossimo.
Vorremmo soltanto dire una cosetta piccola piccola: se questi signori se ne andranno, in attesa che la magistratura celebri i processi, noi siamo dell’avviso che questa acciaieria sia gestita dallo Stato in attesa di eventi che ne sblocchino la situazione in cui si è venuta a trovare la struttura che, ricordiamolo, non è soltanto produttiva ma è anche distributrice di morte.
Pertanto, vanno contemperate due esigenze davvero difficili: l’esigenza di lavoro e quella della salute della città di Taranto, ma non soltanto di quest’ultima…
Dal presidente Conte a
tutti i vecchi tromboni della politica famelica, si dicono d’accordo per
completare quella struttura che nel tempo ha fruttato milioni e milioni ai
partiti, soprattutto a Galan (Fi). Sarebbe cosa saggia svuotare i piani terra
di tutte le abitazioni e sopralzare i negozi… Forse, così facendo, per un po’
di anni non si avrebbero molti danni! Comunque, urge ricordare anche che, per
tutti gli scienziati del clima, Venezia, prima o poi sarà sommersa dalle acque
In questi giorni stiamo vivendo, forse, la vendetta della natura che si riprende, come sempre, quello che l’uomo ha strappato a essa: cioè, il territorio dove l’uomo ha eseguito scempi, insediamenti scandalosi, deviazioni innaturali, dighe, deforestazione selvaggia, inquinamenti inauditi e autorizzati da una classe politica mondiale a cui preme soltanto mantenere la propria poltrona, garantirsi una agiatezza sconsiderata e offensiva nei confronti dei comuni mortali, favorire le molte mafie esistenti, soprattutto in Italia, dove, naturalmente, ve ne sono ben cinque! Sì, signori miei, la ‘drangheta, la camorra, cosa nostra, mafia capitale e la sacra corona unita.
E, di fronte a tali sciagure, lo Stato, le Regioni, i Comuni, i partiti in genere, cosa chiedono? Soldi! A cominciare da Barabba (Salvini) che, assieme all’amico Zaia, e per bocca dei capigruppo di Camera e Senato (Tito e Dimaco), si sono affrettati a chiedere uno stanziamento immediato di 100milioni a Conte. Già, questi signori non sanno nulla di geologia, di cambiamenti del clima, dell’inquinamento in ogni sua forma… Loro, leghisti ignoranti, chiedono soldi soltanto per uno scopo: il mantenimento dello status quo e del pacchetto di voti. Sulle soluzioni, o meglio, sugli studi che potrebbero indicare qualche soluzione tampone o definitiva al problema, loro nulla sanno e niente vogliono sapere.
Da ricordare che il Veneto, per quindici lunghi anni è stato governato da un certo Galan, uno dei fondatori di Fi assieme al pregiudicato di Arcore e fece approvare la costruzione del Mose, la più grande struttura di quel tipo esistente al mondo, la stessa per la quale si volatilizzarono mazzette milionarie a destra e a manca e per le quali lo stesso bravissimo Galan è stato condannato ed è agli arresti domiciliari. Già, arresti domiciliari, non in carcere dove dovrebbe, a nostro parere, dimorare.
Inutile, comunque, ricordare anche che attorno a questa struttura ormai obsoleta, arrugginita, inutile e che quasi tutto il potere politico vorrebbe “completare”, continuano a girare molti soldi che, forse, continuano ad alimentare le casse di molti partiti. Si spiega, infatti, soltanto così la voce all’unisono che in questi giorni vuole il completamento di una struttura fatiscente e che non funziona!
Domanda semplice, semplice: qual è il chiromante che ha predetto che completandola tutto funzionerebbe a dovere e risolverebbe il fenomeno dell’acqua alta veneziana? E, soprattutto, quante altre mazzette l’impresa amica degli amici, dovrebbe mettere a bilancio per foraggiare ancora i vecchi partiti?
Per non parlare poi della magistratura che, nonostante tutto, sembra non essere interessata o, meglio, addormentata da decenni. Infatti, dopo il processo Galan tutto è stato dimenticato, quasi cancellato dalle loro attenzioni. Il Mose, insomma, aveva sì prodotto le solite cosette (tangenti milionarie), ma l’unico responsabile era stato processato e condannato. Il resto del trenino poteva procedere come prima.
Buona fortuna, Italia!
Ecco i nomi dei massoni
golpisti che hanno creato la crisi mondiale
e l’impoverimento dell’Italia, ma non soltanto
del nostro Paese…
Puoi chiamarli neoliberisti. Monopolisti. Privatizzatori. C’è chi li ha
definiti, anche, golpisti bianchi. Ma sono essenzialmente massoni. Attenzione:
le obbedienze nazionali non c’entrano. Si tratta di supermassoni in quota alle
Ur-Lodes, le oscure superlogge sovranazionali. Precisamente: quelle di segno
neo-aristocratico, che detestano la democrazia e confiscano
il potere dei cittadini,
rimettendolo nelle mani di un’élite pre-moderna, pre-sindacale,
ultra-padronale. E’ così che hanno costruito il nuovo medioevo in cui viviamo,
il neo-feudalesimo regolato dall’Ue e dalla sua Commissione di non-eletti.
Giochi di specchi: laddove si parla di finanza e
geopolitica, citando banche centrali e governi, si omette sempre di scoprire
chi c’è dietro. Sempre gli stessi, sempre loro: un club ristrettissimo di
padreterni, di “contro-iniziati” che si credono onnipotenti e autorizzati, come
per diritto divino, a manipolare in eterno il popolo bue, ridotto a bestiame
umano. Lo ricorda Patrizia Scanu, segretaria del Movimento Roosevelt, sodalizio
fondato dal massone progressista Gioele Magaldi proprio con l’intento di
smascherare l’attuale governance europea finto-democratica, dopo la clamorosa
denuncia contenuta nel saggio “Massoni”, edito nel 2014 da Chiarelettere. Una
rivelazione: dietro ai principali tornanti della nostra storia recente ci sono sempre
gli stessi personaggi, i medesimi circoli occulti: grazie a loro, in fondo, poi
in Italia crollano anche i viadotti autostradali.
«Se l’obiettivo era il ripristino del potere di
classe delle élite, il neoliberismo era senz’altro la risposta giusta»,
premette il politologo britannico David Harvey nella sua “Breve storia del neoliberismo” (Il
Saggiatore). Il neoliberismo come clava: privatizzazioni selvagge,
attraverso una martellante propaganda ideologica esplosa negli anni ‘90:
libertà d’impresa, Stato minimo, liberalizzazioni, deregulation. Certo,
neoliberismo e democrazia non possono
stare insieme: da sola, però, la “teologia” neoliberale non spiega tutto, come
ricorda Patrizia
Scanu sul blog del Movimento Roosevelt: se siamo stati globalizzati
“a mano armata” lo si deve, anche e soprattutto, al «forte nesso esistente fra
massoneria neoaristocratica e neoliberismo da una parte e fra neoliberismo e
monopoli privati dall’altra». Un legame nascosto, non facile da individuare. «A
prima vista, si direbbe che la libertà del mercato predicata dalla teoria
neoliberista sia in contraddizione con i monopoli privati». Ma come si fa a
predicare il libero mercato fondato sulla concorrenza, per poi cedere i beni
pubblici come le autostrade «regalate agli amici della Casta»? La risposta la
fornisce Magaldi nel suo bestseller: la vernice ideologica è servita essenzialmente
come cosmesi, per coprire l’immane, brutale restaurazione di potere
architettata da loro, i signori delle Ur-Lodges neo-oligarchiche.
Nulla a che vedere con le massonerie ordinarie, come il Grande Oriente
e la Gran Loggia d’Italia, regolarmente registrate e dichiaratamente fedeli
alla Costituzione. Il problema è il mondo, coperto e sovranazionale, delle
Ur-Lodges, «un network di superlogge che rappresentano l’élite massonica
mondiale, alla quale aderiscono i membri più ragguardevoli della massoneria
ordinaria e persone di prestigio (moltissimi i politici di governo) “iniziate”
per particolari doti individuali esoteriche e sapienziali, e provenienti da
ogni angolo del pianeta». Club super-esclusivi, «la cui esistenza è sconosciuta
ai più». Come agiscono, questi circuiti-ombra? Attraverso «i vari club
paramassonici, quali la Trilateral Commission o il Bilderberg Group, che ne
sono solo l’espressione più visibile e aperta». Ma la massoneria settecentesca
non era stata il motore della modernità democratica? «La democrazia non l’ha portata
in dono la cicogna», ricorda Magaldi: furono proprio le logge massoniche a
incubare, cominciando dalla Francia, lo Stato di diritto e il suffragio
universale. A qualcuno, poi, l’Ottocento e il Novecento hanno dato alla
testa: se sai di essere l’architetto del mondo nuovo, può succedere che tenda a
considerarlo di tua proprietà, sentendoti autorizzato a compiere qualsiasi
manipolazione, dai golpe alle crisi finanziarie.
Se non si capisce questo, sottolinea Magaldi, non si riesce ad
afferrare la vera natura – profondamente oligarchica – del potere (prima occidentale, poi
globale) che dagli anni ‘80 ha assunto il dominio del pianeta, ricorrendo
sistematicamente all’abuso e alla violenza. Mai dimenticare, quindi, il ruolo
decisivo delle superlogge, «che costituiscono il back-office del potere a livello
internazionale». Magaldi ne fornisce una mappa completa: ci sono quelle
conservatrici (si chiamano “Edmund Burke”, “Joseph De Maistre”, “Compass
Star-Rose”, “Pan-Europa”,
“Three Eyes”, “White Eagle”, “Hathor Pentalpha”) ma non mancano quelle
progressiste, di stampo rooseveltiano e keynesiano, che sostennero i leader
progressisti del dopoguerra, fino ai Kennedy e alla stagione dei diritti civili
negli Usa, aiutando paesi come l’Italia a non
cadere sotto le trame golpiste. Il frutto più palpabile del loro lavoro,
in Europa? Il sistema del welfare:
ideato dall’inglese William Beveridge. Chi ne effettuò la più spettacolare
applicazione? La Svezia di Olof Palme, altro supermassone progressista.
Poi, dalla fine degli anni Settanta, le Ur-Lodges democratiche (“Thomas
Paine”, “Montesquieu”, “Chistopher Columbus”, “Ioannes”, “Hiram Rhodes Revels”,
“Ghedullah”) hanno perso terreno, di fronte allo storico attacco delle
superlogge rivali, con le quali – a nostra insaputa – stiamo tuttora facendo i
conti, ogni giorno. L’obiettivo dei neo-aristocratici? «Invertire il corso
della storia,
trasformando coloro che erano cittadini in neosudditi e schiavizzando sempre di
più quelli che sudditi erano sempre rimasti». Lo stesso Magaldi ricorda che i
supermassoni oligarchici hanno voluto «aumentare a dismisura il proprio potere materiale, mediante
colossali speculazioni ai danni di popoli e nazioni». Il loro piano: «Assurgere
essi stessi, nell’incomprensione generale di quanto va accadendo, alla gloria
di una nuova aristocrazia iniziatico-spirituale dell’era globalizzata». Dopo
gli anni del boom economico e l’affermazione dei diritti sociali, ricorda
Patrizia Scanu, la micidiale riscossa neoaristocratica è stata meticolosamente
programmata negli anni ‘70. Le prove? «Gli economisti Friedrich Von Hayek e
Milton Friedman, principali teorici del neoliberismo, nonché Robert Nozick,
filosofo politico e teorico dello “Stato minimo”, erano tutti massoni
neoaristocratici; Von Hayek e Friedman erano affiliati alle Ur-Lodges “Three
Eyes” ed “Edmund Burke”, e dal 1978 anche alla “White Eagle”».
Fu proprio grazie all’impulso di queste superlogge, spiega Patrizia
Scanu, che Von Hayek e Friedman ottennero, rispettivamente nel 1974 e nel 1976,
il Premio Nobel per l’Economia
(«che, detto per inciso, non viene assegnato dagli accademici di Svezia,
ma dai banchieri svedesi»). Il progetto era semplice: «Far diventare il
neoliberismo – teoria allora marginale e ininfluente – il mainstream in economia». Ostacoli politici,
all’avanzata dei restauratori? «Il nemico apparente era il socialismo, ma
l’obiettivo vero era il keynesismo», ovvero la teoria del massone progressista
inglese John Maynard Keynes, “cervello” del New Deal di Roosevelt che risollevò
l’America dalla Grande Depressione, fino a creare – di riflesso – il boom
economico anche in Europa.
Come? Espandendo in modo formidabile il deficit, il debito pubblico strategico,
per creare lavoro, fino a realizzare la piena occupazione. Di qui la reazione
dell’élite, spaventata da tutto quel benessere piovuto sulle masse: «Si voleva
abbattere il “capitalismo dal volto umano”, che si era consolidato specie
in Europa, con l’intervento regolatore
dello Stato in economia e
la diffusione del welfare», scrive Patrizia Scanu. «Fu l’ideologia neoliberista
ad ispirare la globalizzazione così come la conosciamo, con tutti i suoi
tremendi squilibri e le sue enormi disuguaglianze, che fu programmata a
tavolino dalle superlogge reazionarie».
Politica, economia e
geopolitica. Sempre “loro”, in azione. Ovunque: «Erano massoni neoaristocratici
i leader politici che applicarono le ricette neoliberiste in economia nei loro paesi». Per
esempio Augusto Pinochet in Cile: «Il colpo di Stato del 1973 fu promosso dalle
Ur-Lodges “Three Eyes, di cui era membro Henry Kissinger, fra le menti
dell’operazione Condor, e “Geburah”. E che dire di Margaret Thatcher (in quota
alla “Edmund Burke”), spietata madrina del neoliberismo nel Regno Unito? Ma la contro-rivoluzione
non coinvolse il solo occidente: Deng Xiao Ping, che introdusse l’economia di mercato in Cina,
era affiliato alla “Three Eyes”. Ronald Reagan? A sua volta membro della
Ur-Lodge “White Eagle”, «di cui facevano parte due presidenti della Federal
Reserve, Paul Volcker e Alan Greenspan, artefici delle politiche monetarie
neoliberiste». Nella “White Eagle” anche William Casey e Antony Fisher, i
fondatori del Centre for Economic Policy Studies, importante think-tank
neoliberista. «Fra i consiglieri economici di Reagan vi erano numerosi
economisti neoliberisti provenienti dalla paramassonica Mont Pelerin Society»,
fondata dall’austriaco Von Hayek e poi retta, a lungo, dal futuro ministro
berlusconiano Antonio Martino.
Riletta così, la nostra storia recente
risulta più comprensibile: fu un’iniziativa neoaristocratica anche la pubblicazione
del celebre volume “The Crisis of Democracy”, avvenuta nel 1975 a cura di
Samuel Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki («massoni reazionari tutti e
tre, affiliati alla “Edmund Burke” e alla “Three Eyes”», annota Patrizia
Scanu). Il volume «concluse un lungo periodo di attività e di elaborazione di
strategie da parte di numerose Ur-Lodges neoaristocratiche», iniziato negli
anni 1967-68 con la fondazione della potente “Three Eyes”. «Fu il manifesto
pubblico e propagandistico con il quale si voleva attirare il consenso dei
massoni moderati», raccontando che la “crisi della democrazia” era dovuta – tu
guarda – a un “eccesso di democrazia”. Troppi diritti,
troppa uguaglianza, troppa partecipazione da parte dei cittadini. Il saggio
«sosteneva l’importanza dell’apatia delle masse verso la politica, da raggiungere mediante
il consumismo e il disgusto verso la corruzione». Al tempo stesso, «proponeva
la ricetta per riportare il governo saldamente nelle mani di un’élite,
trasformando la democrazia in oligarchia».
Questo era il progetto: svuotare di contenuto la democrazia, usando – come
strumento – la diffusione del “credo” neoliberista.
Un’epidemia, riassume Patrizia Scanu, diffusasi a macchia d’olio sulle
due sponde dell’Atlantico: nel 1978 fu creata la super-segreta “White Eagle”
«per portare Margaret Thatcher al governo nel Regno Unito e Ronald Reagan
negli Usa». Poi, a ruota, sempre alla “White
Eagle” furono affiliati gli italiani Carlo Azeglio Ciampi e Beniamino
Andreatta, «che nel 1981 furono gli artefici del primo clamoroso passo verso la
liquidazione dell’Italia come potenza economica, attraverso la mai abbastanza
vituperata separazione fra Banca d’Italia e Tesoro, che privò il nostro paese
della sovranità monetaria, rendendoci schiavi delle banche private». Una svolta
sciagurata, «che avviò la perversa spirale del debito». Lo documenta in modo
perfetto l’economista post-keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del
Movimento Roosevelt: «Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le
quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico».
Ciampi, Andreatta e De Mita avevano un obiettivo preciso: «Cedere la sovranità
nazionale, pur di sottrarre potere a
quella che consideravano la classe politica più
corrotta d’Europa».
Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese si trovò
in crisi finanziaria: prima,
infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza”
comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata
all’investimento pubblico.
Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipitò: con
l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori”
privati) il debito pubblico esplose, letteralmente, fino a superare il Pil. Non
era un “problema”, un infortunio. Al contrario: era esattamente l’obiettivo
voluto. Cioè: «Mettere in crisi lo
Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero
per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione». Degli
investimenti pubblici da colpire, ricorda Galloni, «la componente più
importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali,
l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale».
Tutti d’accordo, ai vertici dell’élite neoliberale: al piano anti-italiano,
sottolinea Patrizia Scanu, partecipò anche la grande industria privata, a
partire dalla Fiat, che di colpo smise di investire nella produzione delle auto
e preferì comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquistava
più, i tassi erano saliti alle stelle. Amputando lo Stato, la finanza pubblica si era
trasformata in un ghiottissimo business privato. Du così che, di colpo, l’industria
passò in secondo piano: da lì in poi, sarebbe dovuta “costare” il meno
possibile.
«In quegli anni – riassume Galloni – la Confindustria era solo presa
dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi
avrebbero prodotto la precarizzazione». Aumentare i profitti: «Una visione poco
profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di
valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive
di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 –
racconta ancora Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più
importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la
stessa politica,
cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma
nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato
italiani rendevano tantissimo. E quindi si guadagnava di più facendo investimenti
finanziari, invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio
della nostra deindustrializzazione». Avevano fatto un ottimo “lavoro”, i nostri
Ciampi e Andreatta, manovrati dalla “White Eagle” reaganiana e thatchriana,
avanguardia dell’élite occulta che, in capo a un decennio, avrebbe poi
licenziato – usando Mani Pulite – i “ladri” della Prima Repubblica, per
prendersi l’Italia in blocco, lasciando lo Stato in bolletta e i cittadini in
mutande.
E’ abbastanza deprimente, scrive Patrizia Scanu, scoprire – oggi – che
i campioni delle storiche privatizzazioni degli anni ‘90 erano, tutti, massoni
neoaristocratici. Le famigerate e scandalose dismissioni e privatizzazioni
all’italiana furono supervisionate dalla regia del massone neoaristocratico
Mario Draghi, «affiliato alle Ur-Lodges “Pan-Europa”,
“Edmund Burke” e in seguito anche alla “Three Eyes”, alla “Compass
Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum” e alla “White Eagle”». Draghi agiva in qualità
di direttore generale del ministero del Tesoro, carica-chiave che rivestì dal
12 aprile 1991 al 23 novembre 2001. Quelle privatizzazioni selvagge furono
quindi inaugurate «per conto terzi» sotto il primo governo di Giuliano Amato
(1992-93), poi proseguite dal governo Ciampi (1993-94), dal primo governo
Berlusconi (1994-95), quindi dal governo di Lamberto Dini (1995-96), dal primo
esecutivo guidato da Romano Prodi (1996-98), infine dal governo D’Alema
(1998-2000) e poi dal secondo governo Amato (2000-2001). «L’immarcescibile e
granitico Mario Draghi – scrive Magaldi – diresse le operazioni
ininterrottamente per un decennio, mentre a Palazzo Chigi si avvicendavano
ministri e premier del tutto compiacenti (da destra, centro e sinistra) al
piano di doloso smembramento e immotivata (sul piano dell’interesse pubblico)
svendita a potentati privati di beni e aziende di proprietà del popolo
sovrano».
Tutto cominciò
nel 1992. Vogliamo ricordare che cosa fu privatizzato? Lo illustra Francesco
Amodeo su “Scenari Economici”. Il ‘92, scrive Amodeo, «è l’anno in
cui in soli 7 giorni cambia il sistema monetario italiano, che viene sottratto
dal controllo del governo e messo nelle mani della finanza speculativa». Per
farlo «vengono privatizzati gli istituti di credito e gli enti pubblici,
compresi quelli azionisti della Banca d’Italia». Sempre il ‘92, è l’anno in cui
«viene impedito al ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il
tasso ufficiale di sconto (il costo del denaro alla sua emissione), che viene
quindi ceduto a privati». Non solo: «È l’anno della firma del Trattato di
Maastricht e dell’adesione ai vincoli europei. In pratica è l’anno in cui un
manipolo di uomini palesemente al servizio del Cartello finanziario internazionale
ha ceduto ogni nostra sovranità». A continuare il suo lavoro di smembramento
delle aziende di Stato «ci penserà Massimo D’Alema, che nel 1999 favorirà la
cessione, tra le altre, di Autostrade per l’Italia e Autogrill alla famiglia
Benetton, che di fatto hanno, così, assunto il monopolio assoluto nel
settore del pedaggio e della ristorazione autostradale. Una operazione che farà
perdere allo Stato italiano miliardi di fatturato ogni anno». Se invece di
“cartello finanziario internazionale” leggiamo, con Magaldi, “massoneria
aristocratica sovranazionale” – avverte Patrizia Scanu – capiamo di colpo il
nesso chiarissimo che tiene insieme privatizzazioni, neoliberismo e cessione di
sovranità monetaria: prima con la separazione fra Tesoro e banca centrale e poi
con il sistema dell’euro. Non manca il legante politico: il Trattato di Maastricht
è un capolavoro neoliberista. Risultato voluto e puntualmente ottenuto:
deindustrializzazione, crisi della democrazia e del welfare.
Cervello dell’operazione? Loro, le Ur-Lodges neoaristocratiche. «Soprattutto,
appare chiaro che l’Europa dei
tecnocrati e dell’euro, che fu realizzata da Maastricht in poi, lontanissima
dall’Europa dei popoli vagheggiata
da Altiero Spinelli, era stata progettata fin dall’immediato dopoguerra (dai
massoni neoaristocratici Richard Coudenhove-Kalergi e Jean Monnet) per portare
al potere un’élite economico-finanziaria a
danno delle democrazie europee». Il neoliberismo, sottolinea Patrizia Scanu,
era un’ideologia costruita appositamente per questo fine, «cioè per travasare
ricchezza dai poveri ai ricchi e asservire gli Stati alle banche private
mediante il debito, secondo il più tradizionale sistema imperialista, tenendo
buone le masse con la favoletta del debito pubblico, della crisi, dei vincoli europei, del
rapporto deficit-Pil, dell’austerity e infine dello spread».
Micidiale, la “teologia” neoliberista: basata su dogmi di cartapesta,
ma perfettamente funzionale al piano di restaurazione oligarchica. «Fu diffusa
capillarmente finanziando università, centri di ricerche, think-tank, per
soppiantare il “capitalismo dal volto umano” e dei diritti sociali che era
stato delineato da Keynes e che vedeva come scopo delle politiche economiche la
piena occupazione e il sostegno alla domanda interna». Mentre esalta a parole
il libero mercato e lo “Stato minimo”, l’ideologia neoliberista «lavora per
costruire monopoli, rendite di posizione, consorterie di privati che si
arricchiscono a spese della collettività e assurdi vincoli all’espansione
economica, come il pareggio di bilancio». Una sua caratteristica? «La continua
confusione di pubblico e privato, con le “sliding doors” fra cariche
istituzionali e incarichi privati e con i complessi conflitti di interesse».
Ogni paese applica la ricetta a modo suo, ma con lo stesso risultato:
«Disuguaglianze, povertà, disoccupazione, compressione dei diritti e
insicurezza». Non sono “effetti collaterali” del neoliberismo, applicato alle
politiche degli Stati: sono il loro vero obiettivo. «Per conseguirlo, occorre
comunque la complicità dei governanti locali, che restano quindi i veri
responsabili di questo scempio criminale».
Una controrivoluzione inesorabile, catastrofica: il progetto è
continuato anno dopo anno, con lo smantellamento pezzo a pezzo del welfare e delle
tutele del lavoro, del settore pubblico, della scuola, della classe media, «per
culminare con il governo Monti nel 2011 e con quel terribile tradimento
bipartisan del popolo italiano (votato dal Pd di Bersani e dal centrodestra di
Berlusconi, sotto lo sguardo vigile di Giorgio Napolitano, massone
neoaristocratico affiliato alla “Three Eyes”), che fu l’introduzione
dell’equilibrio di bilancio (supremo dogma neoliberista) nella Costituzione,
che ci condanna per sempre al dissanguamento economico, almeno finché non verrà
rimosso». Fu allora che Monti (anche lui, dice Magaldi, massone affiliato a una
Ur-Lodge, la “Babel Tower”) si disse soddisfatto per aver distrutto la domanda
interna. L’eterno supervisore, Mario Draghi – ormai seduto sulla poltronissima della
Bce – osservò che tutto stava andando per il meglio: l’inaudito piano di
sequestro della sovranità nazionale dei paesi europei a beneficio delle
potentissime lobby finanziarie di Bruxelles procedeva a tappe forzate. Prima
mossa: dare ossigeno alle banche ma non alle aziende, per indebolire l’Europa del Sud. Seconda:
impedire agli Stati, attraverso il Fiscal Compact, di spendere a deficit per i
propri cittadini, rilanciando l’occupazione. Obiettivo finale, testualmente:
«Riforme strutturali per liberalizzare il settore dei beni e dei servizi e
rendere il mercato del lavoro più flessibile».
L’unica soluzione? Privatizzazione quel che ancora c’èra da razziare.
Il declassamento dello Stato, secondo l’uomo che la Germania ha voluto alla
guida della Bce, avrebbe assicurato più «equità» al sistema, aprendo spazi meno
precari ai giovani attualmente privi di garanzie: per Draghi, la causa della
disoccupazione non è stata la crisi mondiale
della crescita, ma l’eccesso di tranquillità di chi invece il posto fisso ce
l’ha (e se lo tiene stretto). Tutto da rifare: «Il modello sociale europeo è
oggi superato», disse il super-banchiere di Francoforte. In una intervista al
“Wall Street Journal”, l’ex dirigente strategico della Goldman Sachs gettò alle
ortiche oltre mezzo secolo di “pax europea”, cresciuta al riparo del miglior
sistema mondiale di welfare. D’ora in poi, ciascuno avrebbe dovuto lottare
duramente, per sopravvivere, perché gli Stati – in via di smantellamento,
neutralizzati con l’adozione della moneta unica da prendere in prestito a caro
prezzo dalla Bce – non avrebbero più potuto garantire protezioni sociali:
attraverso il Fiscal Compact, i bilanci sarebbero stati prima validati
a Bruxelles e, dal 2013 in poi, nessuno Stato europeo avrebbe più potuto
investire un euro per i propri cittadini, al di là della copertura del gettito
fiscale.
«Occorre dunque andare a fondo e guardare dietro la superficie per
comprendere chi ci ha derubati della nostra ricchezza, chi ha tradito la
Costituzione e ha svenduto la nostra vita e il nostro paese per arricchire
un’élite spietata e immeritevole», conclude Patrizia Scanu. «Sarà la storia a giudicare questa
sciagurata operazione di rapina ai danni di tutti noi, perpetrata sotto il
nostro naso e sotto tutte le bandiere politiche, mentre i mass media
compiacenti ci parlavano d’altro». Ora è il momento di aprire gli occhi: «La
tragedia di Genova è un terribile monito per tutti noi», scrive la segretaria
del Movimento Roosevelt: «O ci riprendiamo diritti, democraziae sovranità, oppure saremo
schiavi per sempre». Non ci credete? Seguite i soldi: «Le incredibili
concentrazioni di ricchezza e di potere che
esistono adesso, ai livelli più alti del capitalismo, non si vedevano dagli
anni Venti. Il flusso dei tributi verso i maggiori centri finanziari del mondo
è stato stupefacente». Quello che però è ancora più stupefacente, aggiunge
Scanu, è l’abitudine a trattare tutto questo come un semplice – e magari in
qualche caso deprecabile – “effetto collaterale” della neoliberalizzazione. «La
sola idea che questo aspetto possa invece costituire proprio l’elemento
sostanziale a cui puntava la neoliberalizzazione fin dall’inizio – la sola idea
che esista questa possibilità – appare inaccettabile».
Certo, il neoliberismo «ha dato prova di molto talento presentandosi
con una maschera di benevolenza, con parole altisonanti come libertà, indipendenza,
scelte e diritti, nascondendo le amare realtà della restaurazione del puro e
semplice potere di
classe, a livello locale oltre che transnazionale, ma in particolare nei principali
centri finanziari del capitalismo globale», afferma David Harvey. Ma, appunto,
dire “neoliberismo” non basta, così come non bastano le espressioni élite,
oligarchia, vero potere.
Qui ci sono anche nomi e cognomi: quelli del gotha supermassonico reazionario.
«Leggendo il libro di Magaldi, si possono trovare i nomi di tutti i politici
italiani e stranieri coinvolti nella distruzione della democrazia in Europa». Così, chiosa Patrizia
Scanu, «può esserci più chiaro quali responsabilità abbiano i rappresentanti
del popolo (di destra, di centro e di sinistra) che abbiamo votato, ignari e in
buona fede, per tanti anni». Ma possibile che Magaldi non sia stato querelato
da nessuno? Assolutamente sì: lo rivela l’autore stesso. La “congiura del
silenzio” è proseguita anche in Parlamento, dove la senatrice Laura Bottrici
(M5S) ha inutilmente citato il libro di Magaldi, il 12 gennaio 2015. «La
senatrice chiedeva conto a Giorgio Napolitano della sua affiliazione alla
massoneria internazionale. Il che vorrà ben dire qualcosa…».
Buona fortuna, Italia!
E’ un vero attacco
quotidiano
a chi vuole cambiare sia l’Italia,
sia questa Europa - La Corte di giustizia
UE archivia la richiesta del pregiudicato - Urge cancellare queste leggi!
Finché questo governo non cancellerà tutte le leggi che il condannato si fece approvare durante la sua azione di governo, l’Italia non sarà mai ripulita a fondo dalle ignobili differenze rese famose dal marchese del grillo…
Credo non ci siano tanti giri di parole per
condividere lo sdegno che aleggia fra i cittadini tutti quando si pensa agli
sfracelli giuridici che da oltre 30 anni hanno sconvolto la certezza del
diritto per i cosiddetti potenti, oggi gentaglia ridicola e pur sempre in
libertà nonostante tutto.
Ecco, tanto per ricordare agli eventuali smemorati che ancora seguono, a
dire il vero pochi, l’ex cav., nonché condannato definitivamente per frode
fiscale nei confronti dello Stato, cioè, di noi tutti!
Ecco i più significati provvedimenti ad personam
varati dal 1994, cioè dall’entrata in politica di Silvio Berlusconi, contando
soltanto quelli di cui si sono giovati personalmente il premier o una delle sue
aziende.
Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Pier Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con Berlusconi.
Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purchè riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”.La neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.
Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è incostituzionale: la terza, presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed eventualmente passare sul satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge “di sistema”. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la legge Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così Rete4 potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta.
D’Alema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete4, essendo “eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 una “abilitazione provvisoria” a seguitare a trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7 si vedrà negare le frequenze a cui ha diritto per legge.
Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossa-to, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta a Rossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999. Su proposta dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (poi, su ricorso della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche).
Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C. Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunale di Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancano i numeri di pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro di conformità,o perché sono stati inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli italiani senza passare per il ministero della Giustizia. Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato. Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati” con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta.
Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governo di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione-lampo.
Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione . Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia otterrà di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004.
Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso” presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidente della Corte d’appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in Tribunale fino a fine anno.
Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché, sostengono, a Milano l’intero Tribunale è viziato da inguaribile prevenzione contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono il vecchio concetto di “legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico, vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei “porti delle nebbie” per riposarvi in pace. E’ la legge Ci-rami n. 248, approvata definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.
Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori si avvicinano. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140, primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia il “lodo”.
Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Cdl vara la legge ex Cirielli (misconosciuta dal suo stesso proponente), che riduce la prescrizione per gli in-censurati e trasforma in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per compierli). La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15, ma in 10 anni).
Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena 1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.
Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta “interpretazione autentica” del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate.
Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme, grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la scadenza della legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare (legge n.46) nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.
Frattini (2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la legge Frattini sul conflitto d’interessi: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il premier:deve lasciare la presidenza del Milan.
Gasparri-1 (2003). In base alla nuova sentenza della Consulta del 2002, entro il 31 dicembre 2003 Rete4 deve essere spenta e passare sul satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparri sulle tv: Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorché priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del 20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, che include un panel talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Confalonieri calcola che Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardi di euro l’anno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mittente: è incostituzionale.
Berlusconi salva-Rete4 (2003). Mancano due settimane allo spegnimento di Rete4. Alla vigilia di Natale, Berlusconi firma un decreto salva-Rete4 (n.352) che concede alla sua tv l’ennesima proroga semestrale, in attesa della nuova Gasparri.
Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il 29 aprile 2004, molto simile a quella bocciata dal Quirinale, assicura che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italiani capteranno il segnale del digitale terrestre, che garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze.
Decoder di Stato (2004). Per gonfiare l’area del digitale, la finanziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004 prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuova tecnologia televisiva. Fra i principali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad).
Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato nero delle tessere taroccate: prontamente, il 15 gennaio 2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni con 30 milioni di multa la pena massima per smart card fasulle per le pay tv.
Salva-Milan (2002). Col decreto 282/2002, convertito in legge il 18 febbraio, il governo Berlusconi consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, di ammortizzare sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro.
Salva-diritti tv (2006). Forza Italia blocca il ddl, appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e di sinistra, per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso “collettivo” per non penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema resta dunque “soggettivo” , a tutto vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan.
Tassa di successione (2001). Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi abolisce la tassa di successione per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata abrogata dall’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni stimati in 25mila miliardi di lire.
Autoriduzione fiscale (2004). Nel 2003, secondo “Forbes”, Berlusconi è il 45° uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza al 25° posto con 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, “L’espresso” calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno.
Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene subito utilizzata dal premier nell’aprile 2005 quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340 milioni di tasse.Villa abusiva con condono (2004). Il 6 maggio 2004, mentre «La Nuova Sardegna» svela gli abusi edilizi a Villa Certosa, Berlusconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione del piano nazionale anti-terrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo». Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in Costa Smeralda. Poi nel 2005 il ministro dell’Interno Pisanu toglie il segreto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in tutta fretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003 anche alle zone pro-tette: come quella in cui sorge la sua villa. Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze private del Cavaliere, presenta dieci diverse richieste di condono edilizio. E riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300mila euro. Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento per gli abusi edilizi perchè in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal mero proprietario della villa.
Ad
Mediolanum (2005).
Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni, Forza Italia
impone una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative nella riforma
della previdenza integrativa e complementare (dl 252/2005), fra cui lo
spostamento di 14 miliardi di euro verso le assicurazioni, alcune norme che
forniscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale (a beneficio anche
di Mediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris) e soprattutto lo slittamento
della normativa al 2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli
assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila). Intanto, nel gennaio del
2004, le Poste Italiane con un appalto senza gara hanno concesso a Mediolanum
l’utilizzo dei 16mila sportelli postali sparsi in tutta Italia.
Ad
Mondadori-1 (2005).
Il 9 giugno 2005 il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti stipula un accordo
con le Poste Spa per il servizio «Postescuola»: consegna e ordinazione – per
telefono e on line – dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria.
Le case editrici non consegneranno i loro volumi direttamente, ma tramite la
Mondolibri Bol, una società posseduta al 50 per cento da Arnoldo Mondadori
Editore Spa, di cui è mero proprietario Berlusconi. L’Antitrust esamina il
caso, ma pur accertando l’indubbio vantaggio per le casse Mondadori, non può
censurare l’iniziativa perché a firmare l’accordo non è stato il premier, ma la
Moratti.
Ad
Mondadori-2 (2005).
L’8 febbraio 2005 scatta l’operazione “E-book”, per il cui avvio il governo
stanzia 3 milioni. E a chi affidano la sperimentazione i ministri Moratti
(Istruzione) e Stanca (Innovazione)? A Monda-dori e Ibm: la prima è di
Berlusconi, la seconda ha avuto come vicepresidente Stanca fino al 2001.
Indulto
(2006). Nel
luglio 2006 centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella
(contrari Idv, An, Lega, astenuto il Pdci): 3 anni di sconto di pena a chi ha
commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale anche per i
reati contro la Pubblica amministrazione (che sul sovraffollamento della
carceri non incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria, altrimenti
Previti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova legge ad personam che
regala anche al Cavaliere un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui
fosse condannato in via definitiva.
Lodo
Alfano (2008).
Nel luglio 2008, alla vigilia della sentenza nel processo Berlusconi-Mills, il
Pdl tornato al governo approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi
ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio.
Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la Consulta boccerà anche quello
in quanto incostituzionale.
Più
Iva per Sky (2008).
Il 28 novembre 2008 il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di Rupert
Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%.
Tutti, Europa in testa, bocciano la
manovra del governo gialloverde anche se nel recente passato altri premier
hanno fatto altrettanto! E’ un attacco
ignobile a un governo del popolo, M5S-Lega, che dà fastidio?
Continuano le schermaglie a tutti i livelli affinché sia lo
spread a piegare gli italiani, come recentemente auspicava Moscovici, e che
però non ha mai avuto picchi preoccupanti. Un’Europa con a capo, un giorno sì e
l’altro pure, un signore a cui piace molto bere e che fra pochi mesi subirà, a
nostro parere, una sconfitta sonora sia sotto il profilo politico, sia per la
sua stessa esistenza
Tutti insieme appassionatamente a denigrare il governo italiano che ha abbandonato le vecchie logiche, in fatto di finanziarie, per osare, per cambiare il tipo di sviluppo fin qui seguito e che ci hanno portato allo sfracello economico e sociale grazie ai passati “fenomeni” di baracconi di cui pubblichiamo una foto eloquente (fonte Il Fatto Quotidiano), con persone e numeri non contestabili da nessuno.
Questi i signori che, spalleggiati (e in qualche caso membri), dalla Trilateral, la Bildenberg, la massoneria, il Fmi, la Bce e alcune grandi banche (Leman, Fitch, Goldman, ecc.), grazie alla loro competenza ed esperienza, hanno portato il Paese, un tempo solido, sull’orlo del disastro.
Ma, ci si chiede qua e là, se sono noti i nomi di coloro che ci hanno affondato, perché non si mettono sotto processo loro medesimi e gli altri responsabili, quelli occulti? Cioè coloro dai quali è partito l’ordine? Chi sono fisicamente? Dove sono? Quanti sono? Perché prima la Grecia e ora l’Italia?
Un processo popolare per quanto accaduto non è soltanto utile ma appare indispensabile per porre paletti fermi affinché nessuno mai possa fare così tanti danni al Paese impunemente.
Ad ogni azione deve corrispondere una reazione che, nel nostro caso ci auguriamo sia esemplare e chiuda ogni possibilità ad altri “competenti” di spendere e spandere come meglio credono pensando che quei soldi gli appartengano e, soprattutto, senza temere processi per le loro malefatte.
Pertanto, non ci resta che attendere che qualche giudice trovi i cavilli giusti per aprire una nuova stagione di giustizia incriminando e portando a processo coloro che hanno agito come fossero i padroni d’Italia e poi, una volta decaduti o non più eletti, si ritengono esenti da fulmini giuridici di ogni qualsivoglia genere.
Noi non siamo di questo avviso! Esiste una moralità e un onore che occorre sempre tenere presente in ogni decisione e in ogni momento dell’azione politica. Lo prevede la Costituzione italiana che indica come il compito del politico debba essere svolto con onore. I vari presidenti del Consiglio che si sono avvicendati alla guida della nazione, hanno fatto di tutto, nefandezze a iosa, sperperi ignobili, elargizioni ad amici e parenti e ai soliti comitati elettorali per lo scambio di voti, nomine di personaggi indicati dalla BCE o da altre banche di rating, in posti importanti dello Stato affinché controllassero meglio e da vicino l’operato del loro cavallino da cosa messo lì per sfasciare i conti dello Stato e favorire i propri, dimenticandosi dell’onore!
Insomma, oggi che sappiamo che questa Europa altri non è che un’accozzaglia di persone che rispondono alle logiche dei grandi finanzieri internazionali, di massoni, di agenzie di rating, di grandi banche e di gruppi fantasma che fanno il bello e il cattivo tempo a seconda dei loro interessi immediati o a lungo termine e che, soprattutto, sono lontanissimi dai bisogni e dalle esigenze di oltre 500milioni di persone, ci auguriamo che in primavera i vecchi tromboni europei, siano trombati!
Buona fortuna, Italia!
Riuniti in Europa, Merkel, Holland e Renzi che pensano
di essere il nuovo direttorio contro Junker, dopo il terremoto inglese -
Dichiarazioni strabilianti con molte diversità - Ma nessuno mette in
discussione la presidenza di questa Europa che si incammina verso il baratro -
Intanto, il Ttip preme: Renzi favorevole
Cameron alla Camera dei Lord boccia eventuali altri referendum di Scozia e Irlanda che dalla Ue non vorrebbero uscire. In Spagna, Podemos bocciato per la sua scellerata alleanza, mentre Racoj appare debolissimo per una improbabile investitura a formare un nuovo governo. Intanto, cresce negli altri Paesi europei la rabbia contro un’Europa dei banchieri e delle lobby economiche, massoni e banchieri sotto accusa
Un ennesimo incontro di struzzi che mettono la testa nella sabbia per non mandarsi a quel tal paese a vicenda mentre monta la rabbia sia in Italia, sia in Francia, sia in molti altri piccoli Stati dell’Unione
Ormai, i cittadini europei, dopo anni e anni di assuefazione, cominciano a ripensare alla loro sovranità persa grazie a qualche scellerata firma su trattati che sono la negazione della democrazia in senso lato. Hanno subito per decenni il predominio delle banche e dei grandi gruppi economici che attraverso la Trilateral, la Bilderberg, la massoneria, il Fmi, la Bce e alcune grandi banche (Leman, Fitch, Goldman, ecc. e la grande finanza internazionale occulta o in parte palese, hanno ridotto a sudditi popoli con storie democratiche di prima grandezza. Ora, tremano tutti.
La domanda frequente che i cittadini si fanno è: come se ne esce? Quali rimedi? Cosa fare? A chi credere, soprattutto?
Infatti, questo è il vero problema: a chi credere? Certamente non a coloro che in questa situazione ci hanno precipitato! E, allora? A nostro parere l’Europa va azzerata. Vanno riscritti tutti i trattati e, se non esiste la volontà di avere un’Europa organica e rispettosa dei popoli, allora, il nostro parere è che ognuno si riappropri della sua sovranità e della sua moneta. L’euro, infatti, dal 2001 ha procurato tali sconquassi che nessuno Stato membro è stato in grado di contenere. Ha favorito soltanto la Germania che a quell’epoca si vide rivalutare il suo marco (valore 900 lire), in un euro, ben 1.936,27 delle vecchie carissime lire!
E l’Italia? Come vanno le cose nel nostro Paese? Malissimo! Per fortuna, con il referendum costituzionale di ottobre, anche noi potremo liberarci di un governo non eletto da nessuno e che pretende spudoratamente di cambiare la nostra Costituzione. Sarà l’occasione per liberarci di un individuo nato da primarie truccate, nominato, come gli altri due predecessori (Monti e Letta) da un presidente traditore della Carta costituzionale, e attorniato dagli amici della Leopolda con la complicità dei cosiddetti sinistri. Ultima novità: Renzi si è detto entusiasta del Ttip: Lui e il suo governo di illegittimi, sono pronti a firmare un ennesimo scellerato patto voluto dall’America.
Buona fortuna, Italia!
Sorpresa! Renzi&Co., i peggiori della storia
d’Italia. L’Europa aveva già segnalato al governo quelle banche e pertanto
anche la Boschi sapeva. Il decreto approvato da un Cdm informato e complice di
interessi familiari, di amici e parenti. Gli italioti ne prendano atto!
A mano a mano che le
indagini, sia giornalistiche, sia giuridiche, mettono a nudo gli intrecci e le connivenze
del premier e della signora Boschi con i loro parenti stretti e i loro amici
leopoldini, appare sempre più chiaro che di nuovo in questo governo c’è
soltanto la spregiudicatezza a spendere soldi pubblici per i loro interessi di
bottega: 80 euro a 10mln di elettori (Eu) e ora anche per le FFAA, 500 ai
giovani per le future elezioni amministrative, e via cantando
Costituito un fondo da 100mln che rifonderà, in parte,
i truffati dalle banche - Alla Leopolda, in scena l’autocelebrazione del capo e
della sua banda. Bersani: “esagerate le dimissioni Boschi” - Francia al voto
dopo l’allarme Valls contro milioni di elettori della Le Pen
Padoan mette 100
milioni per rifondere soltanto coloro che hanno subito la truffa, non per
tutti. In quel di Firenze Renzi fa l’elenco delle riforme fatte tralasciando di
citare le cifre di quanto le stesse hanno prodotto, cioè, nulla. Fuori li
attendono coloro che hanno perso tutto mentre la sinistra salva la ministra
dalle richieste di dimissioni. Il premier francese: “se vince la destra, sarà
guerra civile”, oggi il responso del ballottaggio dirà se ci sarà un’altra
Rivoluzione!
Crack delle banche: nessun colpevole. Bankitalia:
avevamo tre strade, abbiamo scelto quella meno disastrosa - Il governo? La
mente è alla Leopolda - L’Europa: o si rifonda con la riscrittura di tutti gli
accordi, oppure il suo declino è ormai inarrestabile
Tutti gli attori in
campo per lo scempio dei risparmiatori, si chiamano fuori, “noi abbiamo fatto
ispezioni”, “noi siamo legati alle norme europee”, “noi avevamo segnalato che
quegli investimenti erano inadatti”, “volevamo percorrere il salvataggio con il
fondo interbancario, ma la Ue ce lo ha vietato”. Insomma, i complici di questo
sistema bancarottiero, per ora, non sono neanche indagati, girano liberamente
e, forse, stanno inquinando le prove a loro carico
La Ue: “le decisioni dell’Italia sono in contrasto con la legislazione e le
decisioni della Commissione”. Intanto, sulla questione, ci scappa un suicidio -
La Banca d’Italia è responsabile con il suo maggiore azionista Padoan e agli
altri componenti autorizzati al furto!
La politica da quattro soldi, quella
corrotta, vuole la testa di Marino - La manovrina becera per sviare le attenzioni
da quello che avviene al Senato è servita, per gli stolti - Ormai, si spera
soltanto nell’intelligenza dei cittadini che diranno sì o no al referendum
Mentre passano tranquillamente tutti
gli articoli di una legge infame voluta dai poteri forti, complice l’ex
presidente Napolitano, si escogita un piano per sviare le attenzioni dei
cittadini con il caso Marino - Noi crediamo che questa scelta si trasformerà in
un boomerang per il renzino e i suoi accoliti. Infatti, da tempo, i cittadini
chiedono alla politica di andare al voto, invano. Speriamo che questa volta il
partito dei non votanti li mandino a casa!
Nel mezzo di una
annunciata nuova guerra, del rinnovato e insperato aiuto di Fi per
l’approvazione di una legge che tutto il mondo ritiene becera, inutile,
autoritaria, da regime dittatoriale, dai soliti annunci di riduzione delle
tasse, di rilancio dell’economia, di nuove fiducie da parte di coloro che ci
hanno affossato in passato (agenzie di rating) che, invece, oggi decantano
l’Italia come una nazione in ripresa che gode nuovamente di fiducia, che fa le
riforme dettate dagli stessi potentati economici, che è assente quando Merkel e
Holland si riuniscono e dettano i loro diktat agli altri servi di una Unione
europea che, a nostro giudizio, prima si scioglie, meglio è per tutti, oggi,
qualcuno si ricorda e rispolvera il caso Marino.
Giustamente,
aggiungiamo, è propedeutico a distogliere dai grandi pastrocchi dei soliti
indegni personaggi che pullulano sia alla Camera, sia al Senato. Gente nominata
dai partiti e non scelti tramite libere e legittime elezioni. Esclusi
naturalmente i parlamentari dei M5S che, almeno loro, sono stati scelti ed
eletti da cittadini che hanno espresso il loro voto in rete.
Ricordiamo che
questi ultimi nominati sono stati dichiarati illegittimi da una sentenza della
Corte Costituzionale che ha cancellato la vecchia legge elettorale (porcellum)
e che i nostri politici, anziché rivolgersi al popolo con elezioni per ottenere
un nuova investitura ufficiale, hanno preferito, con l’aiuto imperioso di un ex
presidente della Repubblica che sui fatti di mafia-stato, ha chiesto la
distruzione di tutto il materiale, sono rimasti attaccati alle loro poltrone
per affossare, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, quel poco di dignità che
i cittadini hanno conservato gelosamente.
Unica
consolazione, anche se misera, è quella che tutte queste leggi infami, estorte
con la consueta minaccia di portare anticipatamente il Paese alle elezioni,
comunque, saranno oggetto di referendum popolare. E’ questa l’ultima spiaggia
che ci dirà se siamo in una Paese di ignoranti e stolti o in un Paese la cui
base non ha perso del tutto la sua dignità.
Per ciò che
attiene alla vicenda Marino, infine, riteniamo che pur di sfuggire alle
elezioni (il grande rischio è il M5S che farebbe man bassa di voti), si dia
mandato a Gabrielli, già controllore di Marino, affinché tutto rimanga come
prima. Già, Gabrielli, quello che dal nulla è assurto a grande affabulatore e
che ha rimesso dritta la Concordia con soli… un miliardo e mezzo spesi
allegramente sul conto degli italiani. Un miliardo e mezzo per una ammasso di
ferraglia che potevano essere impiegati per creare posti di lavoro, aiutare le
imprese, i pensionati, le casalinghe, i giovani. Invece no. Gli amici, oltre ad
essere premiati, devono avere anche un po’ di visibilità. Che diamine!
Buona fortuna,
Italia!
Vittoria del M5S che conquista 5
sindaci! Il renzino non piace più - L’Europa umilia l’Italia, la Francia anche.
Ormai ognuno fa quello che crede in una Comunità governata da beceri al
servizio di massoni, Bildenberg e altri accoliti che dei propri cittadini se ne
fregano
Vittoria del Movimento 5 Stelle e
altra sconfitta bruciante per il partito democristiano di Renzi che perde
Venezia e Arezzo, mentre si riprende dal lungo letargo la compagine di destra -
E’ giunto il momento di badare più al nostro orticello e non ai diktat dei
cosiddetti “governanti” europei che, ormai è noto a tutti, ci trattano come
cittadini di serie B, dopo un semestre a guida italiana da dimenticare grazie
al nostro presidente democristiano
Un’altra amara
battuta d’arresto, dopo quella regionale, anche nelle comunali, per il Pd
renziano. Unica vera forza politica vincente, è il Movimento 5 Stelle che
conquista ben cinque città: Quarto, Venaria, Porto Torres, Augusta e
Gela! E’ il segno che gli italiani si
stanno avvedendo dell’unica alternativa possibile per riconquistare un minimo
di dignità. Ormai, il “voto d’affezione” funziona male e soltanto nella prima
fase. Al ballottaggio, l’elettore vota M5S! Del resto, nelle elezioni
conclusesi ieri, il bilancio per gli ex comunisti, oggi democristiani,
confermano i dati calanti, anzi preoccupanti, per quella forza che nelle
Europee di alcuni mesi orsono, grazie agli 80euro regalati a circa 10milioni di
persone, aveva messo a segno un balzo vistoso dei propri risultati elettorali:
41,8%. Avevamo scritto che quei risultati erano il frutto di quella regalia
fatta ad alcuni a spese di tutti e così è stato. Infatti, in queste ultime
tornate, non essendoci stati regali, ecco che il Pd del renzino, è tornato alle
cifre normali. Anzi, sotto i valori delle elezioni che portarono Bersani a mollare
la presa. Noi crediamo che dopo queste elezioni che, a nostro parere, hanno
ridimensionato nel giusto equilibrio la forza vera dell’odierno Pd, non resti
altro che andare velocemente ad elezioni per dare legittimità a un governo che
da anni è retto da nominati senza legittimazione alcuna.
Ci auguriamo che
il capo dello Stato ne prenda atto e che agisca di conseguenza e con
sollecitudine. La situazione è gravissima, lo stallo inaudito se confrontato
agli altri Stati membri, il debito che ormai, grazie alle scellerate politiche
dei delegittimati, sfiora i 2200miliardi!
E a proposito di
Europa, c’è da registrare un ulteriore schiaffo ricevuto dall’Italia sulla
questione immigrati. Infatti, oltre a non essere stati per nulla incisivi
nell’arco del semestre a guida italiana per cambiare alcuni trattati stupidi,
dannosi, contro gli interessi del nostro Paese, sulla questione degli sbarchi
l’Europa si sfila grazie al trattato di Dublino e di Shengen con un ridicolo
24000 immigrati che potrebbero essere accettati (soltanto siriani ed eritrei)
quale “quota parte”. La Francia, inoltre, ha bloccato le frontiere e invitato
l’Italia a riprendesi gli immigrati in ottemperanza dei trattati sottoscritti
da alcuni nostri governanti acefali del recente passato. Ma non è tutto! Alcuni
Paesi europei, non rispettando gli stessi trattati da loro firmati, sforano
allegramente i vincoli del Pil, mentre ad altri vengono imposte manovre e tasse
per non uscire dagli stessi, con buona pace dei nostri governanti idioti che
non sanno fare altro che annuire ai diktat di Junker, della Merkel, della
Bildenberg, delle logge massoniche e via cantando.
Insomma, siamo
l’unico Paese fondatore di questa Europa di ladri che supinamente accetta il
controllo ferreo di coloro che proteggono le banche e che dei cittadini europei
se ne fregano altamente.
Ma, attenzione:
non crediate che dopo questi risultati elettorali, qualcuno cominci a
riflettere. Pensare è un’arte e una caratteristica di ogni umano che ai nostri
politicanti da quattro soldi non appartiene, non ci arrivano. Loro pensano alla
loro personale sussistenza, al loro “galleggiamento”, alle loro tasche. Loro
sono pronti da sempre ad eseguire gli ordini dell’Europa con un “signorsì”.
Semplicemente!
L’unica nostra
salvezza da tutto ciò, rimane, forse, un ex democristiano, anche lui imposto da
Renzi, sbarcato al Quirinale. Il nostro presidente della Repubblica. Speriamo
che in un impeto di ritrovato orgoglio, voglia riprendere in mano i destini del
popolo italiano per rimescolare un andazzo che Napolitano aveva avviato e che
non accenna a finire.
La restituzione
della democrazia agli italiani, cioè, l’esercizio legittimo del proprio destino
attraverso libere elezioni da tenere al più presto!
Buona fortuna,
Italia!
I grillini spagnoli vincono le
elezioni, in Polonia vince l’euroscettico Duda, in Inghilterra referendum per rimanere
in Europa, la Grecia in bilico, l’Italia, invece, sugli sbarchi, ancora una
volta presa in giro dalla Ue. Questa Europa, in mano a banche e massoni, non
piace più!
Vittoria attesa quella di Podemos e che sorprende
soltanto gli sprovveduti che non vogliono vedere lo sfacelo in cui l’Europa ha
precipitato i Paesi della Ue, esclusa la Germania - La Polonia in mano a Duda,
un contestatore della Ue, mentre gli inglesi andranno a referendum sulla
permanenza o meno nell’Europa dei massoni - Oggi la Ue sugli sbarchi ha detto
che prenderanno 24mila eritrei e siriani in 2 anni. E gli altri? In Italia,
naturalmente!
Podemos, il
movimento paragonabile a quello grillino italiano, ma proveniente dagli
“indignados” iberici, guidati dal giovane Iglesias, hanno vinto le elezioni
regionali spagnole e ora si accingono anche loro a cambiare la storia della
Spagna che, dal dopo Franco è stata governata, a fasi alterne da formazioni
socialiste e conservatrici. Un bipartitismo che ora, con la vittoria
schiacciante dei grillini spagnoli, vede ricrearsi uno spiraglio concreto per
il cambiamento delle politiche spagnole (in autunno si vota per le politiche),
unitamente a un nuovo corso di legalità che in Spagna è equiparabile, in fatto
di corruzione, scandali, sprechi, privilegi e via cantando, soltanto all’Italia
che però, a nostro parere, è precipitata in una situazione ben più grave e mai
verificatasi dal dopoguerra ai giorni nostri.
Anche la nuova
Spagna mette sotto accusa l’Europa e le sue scellerate politiche, in primis quella
dell’austerità voluta e imposta dalla Merkel, che ha messo in ginocchio tutte
le altre economie,esclusa quella tedesca che ne ha
tratto i maggiori benefici. E proprio per dare un segnale che ormai il
fallimento di questa Europa è eclatante, ecco che anche la Grecia,
l’Inghilterra, la Polonia, la stessa Italia, porranno in essere o la revisione
ferrea di questa pseudo politica portata avanti attraverso i loro fantocci,
Junker&Co., dai poteri forti, America con il cosiddetto Ttip, banche,
agenzie di rating, Fmi, Bce, Bildenberg, e via cantando. I padri costituenti
dell’Unione Europea, certo non pensavano a una Europa asservita alla finanza
mondiale.
E’ ora di dire
basta a questo andazzo che ha prodotto soltanto povertà e infiniti sacrifici a
tutta l’Europa, escluso qualche rarissimo caso. Bene sta facendo il leader del
Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che sta raccogliendo le firme per indire
anche in Italia un referendum con il quesito Europa sì, Europa no. Del resto è
quello che sta avvenendo un po’ dappertutto. Gli unici a non accorgersi di
nulla sono soltanto i manovratori di questa nefanda cosiddetta Europa.
Quando il terzo
presidente del Consiglio, il giovane boy scout democristiano Renzi, anche lui
non eletto da nessuno, come Monti e Letta, ma nominati dal monarca Napolitano,
approdò nelle stanze dei bottoni, disse che con l’Europa avrebbe fatto una
battaglia aspra affinché le politiche volute dalla Merkel fossero abbandonate
per una ripresa economica e dell’occupazione. Poi, da presidente del semestre
europeo, andò in quell’assise con il cappello in mano e ritornò dicendo che
avremmo rispettato tutti i trattati firmati dall’Italia.
Bene, proprio
per questa sudditanza che ormai dura da decenni, ieri la Ue ha fatto sapere che
le quote relative agli immigrati, non ci sono più, che il resto d’Europa
prenderà 24000 emigranti in due anni e che questi ultimi dovranno essere o
eritrei o siriani. Dei restanti, non gliene frega nulla.
Cioè, agli altri
ci pensi l’Italia.
Questa è
l’Unione Europea, una combriccola di fantocci in mano ai massoni e alla finanza
mondiale che se ne infischia di tutto e di tutti, Men che mai di uno dei Paesi
fondatori di quella istituzione e che non ha mai contato nulla.
Prima se ne esce
da questa maleodorante accozzaglia, meglio sarà per l’Italia e per tutti coloro
che, ormai, hanno toccato con mano la ferocia pagandone un prezzo altissimo,
anche in termini di vite umane. Noi siamo per uscirne subitissimo!
Buona fortuna,
Italia!
La Ue boccia l’Iva dei supermercati,
buco da oltre 700milioni. Padoan: “la salvaguardia sulle accise, non scatterà”
- Commemorando la strage di Falcone e Borsellino, Mattarella dice che “la mafia
la elimineremo”. Le leggi per contrastarla, però, sono ridicole e lasciano
perplessi
Se davvero il nuovo presidente è intenzionato a sconfiggere
il malaffare mafioso, mandi messaggi ferrei alle Camere affinché approvino
leggi severe e aggiunga che, se non sono tali, non le firmerà e le rimanderà
indietro per gli inasprimenti del caso. Questo comportamento sarebbe, per la
prima volta, parlare chiaro al Paese e ai parlamentari che continuano a essere
contigui, a volte, con questa piaga che procura danni enormi all’economia
E domenica
prossima si vota in sette regioni senza che nessuno, al momento, abbia fatto
nulla per cancellare gli impresentabili delle varie liste. Anzi, il premier ha
voluto essere a Napoli per incoraggiarle, insieme al suo compare De Luca. Siamo
all’incredibile epilogo di una barbarie politica che non conosce limiti e
dignità, in spregio ai cittadini e alle norme più elementari che dovrebbero
governare simili atti politici. Infatti, noi crediamo che, se è vero per i
comuni mortali che un soggetto sia considerato innocente fino al terzo grado di
giudizio, nel caso dei politici, lo abbiamo scritto più volte, non può essere
così. Infatti, in Italia siamo oltre 60milioni di abitanti e non è possibile
che nelle liste di quasi tutti i partiti, vengano immessi nomi di indagati o,
addirittura, condannati a rappresentare gli interessi del popolo. Lo capirebbe
anche uno scolaretto delle classi elementari. Loro no. I politici contano i voti
che questo o quel delinquente può portare. Che siano mafiosi, delinquenti
comuni, malavitosi, assassini, non importa molto, anzi niente.
Del resto loro
hanno sposato da sempre il detto che “i soldi non hanno odori”, e lo applicano
tal quale ai voti.
Ad aumentare la
nostra incredulità per quanto attiene alle dichiarazioni fatte oggi dal nostro
presidente della Repubblica, sono gli intenti per annientare la mafia. Ha detto
che la elimineranno. Bene. Ma in che modo? In fondo lui ha appena firmato una
legge anticorruzione che è ignobile e che lascia intatte alcune garanzie per
chi vuole continuare imperterrito a perseguire fini mafiosi al di là delle
leggi ridicole che impone il governo sia alla Camera, sia al Senato. Se avesse
voluto dare un segnale forte, avrebbe dovuto rimandare la legge indietro con un
messaggio chiaro, inequivocabile, ferreo. Invece, come il suo predecessore di
cui non abbiamo voglia di ricordarne neanche il nome, è supino al volere dei
nuovi democristiani. Figli di quegli altri che, con la mafia, non erano proprio
nemici. Anzi, la storia ci insegna che la vecchia Dc, e noi crediamo anche la
nuova, siano da sempre continui. Pertanto, caro presidente, se proprio vuole
affrancarsi da questi collusi, prenda le sue misure e si esponga in prima
persona con atti concreti. Il Popolo italiano, quello con la P maiuscola perché
rappresenta gli onesti, ormai, grazie ai politicanti da quattro soldi che
nessuno ha votato, ne ha piene le palle e ad ogni proclama, tipo il suo,
purtroppo, non crede più.
Faccia qualcosa
di eclatante: mandi a casa il terzo governo di gente non eletta dai cittadini,
dia dimostrazione del suo essere integerrimo con una svolta epocale. Non firmi
più nulla che non rispecchi i suoi principi espressi in pubblico. Forse questo
gesto potrebbe essere di aiuto ai cittadini per ritrovarsi accomunati in una
nuova speranza: quella di un nuovo orizzonte di onestà per tutti. Si faccia
promotore della cancellazione dei vari sconti di pena, creati ad hoc dagli
stessi politici a difesa di se stessi e dei loro amici, che garantiscono chi
delinque con il risultato di inasprire sempre più l’odio contro la classe
politica, imponga al Parlamento di legiferare per garantire nei fatti una
ripresa economica vera e non quella propagandata dal suo amico di partito (Dc)
Renzi, imponga a tutti i manager e i politici un tetto che non offenda
l’intelligenza dei cittadini sulla falsariga, ma più seria, di quanto ha fatto
per la sua repubblichetta quirinalizia. Insomma, dia lei, dall’alto della sua
carica, un nuovo orizzonte credibile di onestà. Il contrario aprirebbe la
strada a probabili conflitti di settecentesca memoria.
Questa è la
strada che noi ci auguriamo lei intraprenda per ristabilire un minimo di
legalità e di fiducia nel Paese. Le ricordiamo che ogni giorno scoppia uno
scandalo e che ogni giorno vengono arrestati politici corrotti, non cittadini
comuni.
Del nuovo corso
la riteniamo personalmente responsabile!
Intanto, la Ue,
boccia la legge che imponeva che l’Iva dei supermercati ricadesse in toto sul
cliente finale, cioè i compratori. Una ulteriore legge fatta ad hoc e in
malafede, in quanto era più che certo che l’Europa l’avrebbe bocciata. E’
proprio per tale motivo che si era posta la ormai celeberrima “clausola di
salvaguardia”. Cioè, se questa legge fosse stata cassata da qualsiasi organo
interno o esterno, i soldi, comunque, li avrebbero presi ai cittadini
attraverso un tassazione da definire. Ora, che i nostri beceri amministratori
se ne fottano del Popolo, è un fatto ormai di ventennale assuefazione, che gli
italiani continuino a credere in questa Europa, è altro fatto, ben più grave.
Infatti, ricordiamo che nelle ultime europee, al cosiddetto Pd (partito
democristiano) è stato attribuito ben il 40,8% dei voti. Pertanto, se siamo
sudditi, anzi schiavi, non ce ne meravigliamo più di tanto. Un guizzo di
dignità e di orgoglio nazionale potremmo ritrovarlo attraverso un referendum
che stabilisse se in questa Europa di banchieri e massoni, noi italiani
vogliamo rimanerci o no.
Noi pensiamo che
non ci siano mai state le condizioni politiche ed economiche per entrarci. Men
che mai per continuare a rimanerci. Noi siamo per riappropriarci della nostra
sovranità svenduta a gruppi e potentati economici, a sette di ogni specie, in
cambio della nostra povertà che da tempo, complici i nostri politici da quattro
soldi, questa Europa, ci ha assicurato a grandi messe.
Buona fortuna,
Italia!
Pensioni: qualche disturbato mentale
inneggia al fatto che nel 2011, con lo spread a oltre 500, è stato giusto
toccare, ancora una volta, i pensionati - Dopo le polemiche di Padoan contro la
Consulta, il premier pensa di ricalcolare le pensioni retributive con il
sistema contributivo
Rivedere le pensioni del passato, quelle cosiddette
retributive, per derubare, ancora una volta coloro che, rispettando le norme
che gli stessi politici avevano varato, hanno deciso della loro vita e che oggi
qualche ritardato di mente vorrebbe ricalcolare adeguandole al sistema
contributivo, è un’altra genialata gravissima che potrebbe incendiare il Paese
e che vedrebbe di nuovo la Consulta costretta a bocciare ancora questo governo
incapace
“I pensionati,
nel 2011, pagarono per salvare gli stipendi e le pensioni di tutti”. Queste le
dichiarazioni di qualche cretino che ricorda come per effetto delle
speculazioni delle banche estere, e non soltanto europee, ai pensionati, ancora
una volta, vennero chiesti sacrifici per salvare stipendi e pensioni e
rimettere a posto, come voleva la Merkel, i conti del nostro Paese. Insomma
che, aver messo le mani in tasca ai pensionati, è stato giusto. Che la
Consulta, con la sua sentenza che annulla quella riforma idiota, avrebbe dovuto
tenere conto dell’economia e dei problemi che creava a un esecutivo di
dipendenti dei poteri forti al servizio dei grandi gruppi finanziari e
speculatori di ogni genere.
Parlare
dell’eliminazione degli sprechi, delle migliaia di partecipate create ad hoc
per piazzare i politici trombati, dei tetti agli stipendi dei manager, della
riduzione delle missioni militari estere, degli F35, del riordino del comparto
pubblico, della caccia seria all’evasione fiscale, di leggi ferree contro
coloro che portano soldi nei paradisi fiscali, della ripresa economica che
accompagni una ripresa delle assunzioni, e via cantando, neanche l’ombra. Si
colpiscono sempre i più deboli e, soprattutto, coloro i quali in una crisi
ormai decennale, con i loro pochi soldi riescono a mantenere i figli e i nipoti
divenuti disoccupati grazie alle politiche scellerate di un gruppo di stupidi
pupazzi mossi dai fili della finanza mondiale.
Il governo,
invece, ha pensato a leggi che gettano fumo e che con la realtà socioeconomica
del Paese, non hanno nulla a che vedere. L’Italicum, che serve ad assicurare al
renzino di vincere eventuali elezioni, il job act che non ha prodotto un solo
posto di lavoro in più, una riforma della scuola che ha scatenato l’inferno nel
mondo scolastico, di una leggina anticorruzione che non serve a nessuno visto
che è stata annacquata e snaturata in base alle esigenze dei partiti e dei loro
“pizzicati” con le mani nella marmellata, insomma cosette ridicole che servono,
come sempre, in primis ai politici e ai loro amici.
Noi crediamo che
questa volta, se davvero il premier dovesse toccare ancora una volta i
pensionati, si potrebbe scatenare l’inferno. Infatti, chi è andato in pensione
con il sistema legittimo di allora, quello retributivo, oggi non può subire il
sopruso di vedersi decurtare la sua pensione ancora una volta. Cioè, una
riduzione determinata da un ricalcolo che qualche deficiente vorrebbe fare
adattando l’emolumento alle attuali norme in materia, quelle che prevedono il
sistema contributivo. Una mossa pericolosissima che, forse, questa volta
incendierebbe il Paese.
Buona fortuna,
Itala!
In Italia non c’è un settore “sano”,
ogni giorno scandali e arresti. Anticorruzione ridicola - Pensioni: il rimborso
parziale di Renzi è contro la sentenza - Alfano con le mani nella marmellata,
Toninelli (M5S) porrà la sfiducia - Le regionali, rebus per Pd & Co.
Arresti e sequestri giornalieri in barba a leggi e norme che
non hanno scalfito per nulla il malaffare, nonostante l’ultima legge
anticorruzione. Una legge, come molti l’hanno definita, leggera, stupida,
inutile. Il premier, infischiandosene della Consulta, propone un mini rimborso
a una parte dei pensionati e la Consulta chiarisce: “Noi giudichiamo leggi non
i governi”. Gli impresentabili? Ormai le votazioni sono alle porte…, amen!
Lo diciamo da
anni: decenni di leggi cretine, inefficaci, di liberismo e connivenza con il
malaffare, hanno inquinato ogni angolo della società civile inculcando nella
mentalità degli italiani il morbo pericolosissimo che tutto si può fare, che
tanto lo fanno tutti, a partire dai politici, che le leggi si possono aggirare
perché sono scritte apposta male, che il cancro si è così esteso che ora non è
più possibile estirparlo o, almeno, appare difficilissima impresa. Non c’è un
solo settore nel quale non ci sia corruzione, affari poco puliti, connivenze
con politici, con coperture mafiose, con le autorità in genere. Di leggi
severe, infatti, non ce ne sono state e dunque, il germe si è infiltrato
ovunque con la stessa identica convinzione: si può fare tutto, nessuno può
punire nessuno. Tutti rubano e perciò, nessuno ruba. Ogni giorno qualcuno viene
arrestato, ma dopo c’è il patteggiamento. Se proprio va male e si va dentro,
tranquilli con i tanti sconti di pena mai aboliti da nessun governo, si starà
al fresco alcuni mesi o anni, a seconda dei reati, ma poi, si esce e ci si
tiene il malloppo.
Un ultimo
esempio di mala politica? La “riduzione degli emolumenti” da parte del nuovo
presidente della Repubblica. Una farsa che, peraltro, vale soltanto nel palazzo
del Quirinale, una repubblichetta a sé stante. Insomma, ancora una volta,
questi cosiddetti politici, prendono per il naso gli italiani che, comunque, ad
aprire gli occhi e le orecchie, manco ci pensano.
Analoga stupida
e arrogante trovata, quella del renzino che, “interpretando” la sentenza della
Consulta sul maltolto ai pensionati per effetto della riforma forneriana, ha
deciso di restituire soltanto spiccioli e soltanto ad alcuni, nel mese di
agosto, infischiandosene della Corte Costituzionale. Dopo le polemiche
sollevate dagli stessi politici contro la sentenza (la corte, secondo i nostri
geni della poltica, avrebbe dovuto tenere conto della economicità di tale
decisione), Il presidente della Consulta ha chiarito con una breve
dichiarazione che la Corte ha il dovere di giudicare le leggi e non i governi.
Secca e incisiva. Speriamo che i politici capiscano. Noi abbiamo seri dubbi.
Ultima polemica
governativa quella scoppiata ieri tra Alfano e il deputato Toninelli (Movimento
5 Stelle) circa alcune consulente milionarie che il ministro avrebbe affidato a
un amico avvocato che a sua volta ha affidato alla moglie del ministro. Insomma
un bancomat, una partita di giro a favore della famiglia Alfano. Naturalmente
il M5S ha già annunciato che presenterà una mozione di sfiducia contro il
ministro. Vedremo come finirà anche questa volta. Noi crediamo come sempre,
cioè, in nulla.
E intanto le
votazione per le 7 regioni si avvicinano. Bindi aveva annunciato che la sua
commissione avrebbe esaminato i cosiddetti carichi pendenti degli
impresentabili. Forse nei suoi pensieri c’era sì l’impegno sincero ma, come
sempre, i tempi della politica sono lunghi e pertanto avremo, forse, qualche
altro eletto che proprio non farebbe onore alla stessa politica, né alla
dignità degli italiani onesti. L’unica possibilità che l’elettore ha a
disposizione per cambiare il Paese, è il voto. Speriamo che domenica e lunedì,
prima di segnare le schede elettorali si ricordino degli sfracelli che i vecchi
partiti hanno determinato alle loro famiglie e che puniscano ferocemente la
loro arroganza e la loro idea di potere, mandando a casa i responsabili delle
loro pene e della infinita povertà in cui hanno precipitato il Paese.
Buona fortuna,
Italia!
La
Consulta “asfalta” il renzino che ora deve trovare circa 15mld per restituire
il maltolto della Fornero ai pensionati, mentre in Trentino e in Val d’Aosta il
Pd flette e crescono soltanto Lega e M5S (+24 consiglieri!). Fi al 4%! - La
scuola, spina nel fianco per il governo
Flessione preoccupante per l’affluenza alle urne di due regioni,
segnale di un ulteriore lontananza con questo governo che per il rilancio non
ha concluso nulla. Fi punito pesantemente, mentre M5S e Lega ottengono ottimi
risultati. Banco di prova con tristi avvisaglie anche per le altre regioni che
si apprestano al voto. Ignobile la lista campana sulla quale il premier tace.
La Consulta sancisce la stupidità dei nostri governanti e delle loro leggi
E’ il risultato
della scelleratezza dei nostri parlamentari che pochi anni fa, credendo ai
report delle banche dei soliti noti, descrissero l’Italia come un Paese del
terzo mondo e si strinsero a coorte nel votare tutte le nefandezze che un uomo,
Monti, rappresentante di quel potere, complice il presidente della Repubblica
che lo nominò prima senatore a vita e poi premier, propose loro con la spada di
Damocle pigiata sulle loro stupide teste. Loro votarono tutto pur di rimanere
attaccati alle poltrone, loro hanno dato un colpo mortale alla credibilità
della politica in aperta collusione con quel tal Napolitano anche egli schiavo
e suddito di quei poteri.
Oggi lo scenario
è diverso ma altrettanto grave: su una di quelle scellerate leggi, quella della
Fornero, i giudici della Corte Costituzionale ne hanno decretato la nullità.
Una legge che determinò grandi sofferenze sia ai pensionati, sia alle migliaia
di esodati che ancora oggi non trovano risposte da un governo che pensa
soltanto a rafforzare il suo potere per il divenire. Dei cittadini, se ne
fregano!
I danni che ne
provengono sono ingenti. Infatti, mentre qualche supino fans di Renzi, menava
il can per l’aia dicendo di avere un tesoretto di circa 1,4mld da distribuire
in occasione delle vicine elezioni regionali per accaparrarsi voti, la tempesta
scatenata dalla Consulta dice, in pratica, che occorre trovarne oltre 15 di
miliardi da restituire a chi, ingiustamente, si era visto taglieggiato da una
legge infame, quella della signora in lacrime. Le lacrime ora sono tutte del
governo che non trovando ancora il come e il da farsi, si è affannato a
dichiarare che la Ue ci controlla, che la Ue non vuole, che la Ue ha forti
dubbi sullo sforamento dell’Italia per quanto riguarda i trattati, e via
cantando…
Tutte idiozie ad
hoc che hanno sempre funzionato in Italia e che, forse, funzioneranno ancora.
Ormai questi signori hanno tastato il polso agli italiani che, purtroppo
sembrano addormentati, anestetizzati, che ormai amano soltanto i fans, che non
hanno più nerbo, se mai lo hanno avuto in passato. Insomma, usano la solita
arma: l’Europa ci tiene nel mirino. Come dire che si vedrà come fare a
restituire i soldi rapinati ai pensionati, che per ora nulla è stato deciso,
che i soldi non ci sono, che occorre fare un distinguo fra pensioni e pensioni,
che, insomma, stanno per fare un ulteriore pastrocchio che fra un paio d’anni
sarà, ancora, ritenuto anticostituzionale.
E mentre si
cercano soldi in tutte le direzioni, in Val d’Aosta e in Trentino, ieri, si è
votato. Il risultato per il Pd non è lusinghiero. E’ in netta flessione e i
partecipanti al voto anche. Un segnale che qualcuno comincia a riflettere e a
non gradire più oltre un governo di bamboccioni incapaci di vedere oltre i loro
interessi di bottega, lontanissimi dalle esigenze di un’Italia stremata per
colpa della politica. E a pagare il conto è stato, infatti, oltre al Pd che qua
è là ha contenuto i danni, soprattutto Fi, il partito del condannato. Infatti
per questa formazione la débacle è significativa: 4%! Crescono, invece, Lega e
Movimento 5 Stelle con 24 consiglieri eletti. Volkspartei in forte declino.
Nei pensieri di
Renzi, fra l’altro, pesa lo sciopero imponente degli operatori della scuola che
non vogliono la cosiddetta riforma della “buona scuola”. Un’altra di quelle
stupide trovate che vorrebbe, anche in questo comparto, un uomo solo al comando
e dà soldi pubblici alle scuole private violentando la Costituzione che prevede
per queste ultime la libertà di esercitare il diritto all’istruzione con soldi
propri.
Insomma, è un
continuo tradimento dei dettati Costituzionali da parte di una compagine di
governo che più che applicare la Carta pensa soltanto a favorire gli amici
convinti che tanto gli italiani sono stupidi e drogati da altre necessità
impellenti che loro stessi hanno creato ad hoc.
Buona fortuna,
Italia!
Bonaparte,
sulla sua legge elettorale, pone la fiducia. Tutto previsto! Ora, i cosiddetti
piddini dissidenti si accorgono che hanno consegnato il partito a un dittatore.
Gli imbecilli sono quelli che hanno regalato il Pd ai democristiani! Bene
Civati che ha lasciato
In radio, in tv e sui giornali le varie interpretazioni,
ognuno per la sua parte, che argomentano come attraverso questa legge il
controllato può nominarsi i controllori, come con i capilista si assicura un
ventennio di potere. Qualcuno paragona il renzino a Napoleone o a De Gaulle per
giustificarne la deriva, altri menano vanto perché è una legge che “vuole il
popolo italiano?”. La voleva lui e il condannato. E c’è chi afferma che saranno
gli italiani a giudicarli…
Così, quello che
avevamo previsto ieri, puntualmente si è verificato oggi. Il premier ha posto
la fiducia sulla “sua” legge elettorale, dimenticando volutamente che
quest’ultima è il pilastro di tutte le democrazie unitamente ai richiami della
Corte Costituzionale. Il nuovo duce, insomma, invece di occuparsi delle povertà
crescenti, dell’occupazione, del rilancio dell’economia e del lavoro, della
dignità del popolo italiano, vuole assicurare per sé e i suoi accoliti, ancora
un ventennio di potere assoluto, una dittatura parlamentare, anzi no. Una
dittatura e basta. E la pletora di nominati da Bersani? Già, perché i
parlamentari Pd oggi in Parlamento, sono stati nominati dall’ex segretario e
pertanto, in teoria, dovrebbero essere rispettosi verso colui che gli ha
cambiato la vita e le entrate economiche. Invece, si sono immediatamente
allineati, visto che comunque avremo un Parlamento di nominati sempre dal
segretario del partito, che in questo caso è Renzi. E la paura di non essere
messi in lista è troppo forte…
Così, la legge
primaria della democrazia è divenuta un agglomerato di ignobili “cosette” che
garantiscono chi in questo momento è al governo, la fa in solitario la
pattuglia di un solo partito, la maggioranza, nemmeno tutto. Patetici i
commenti dei Cuperlo e di altri che, oggi, parlano della loro casa senza
accorgersi che da quella ditta sono stati licenziati, messi in mobing,
costretti ad andarsene dopo essere stati protagonisti nella svolta che mandò a
casa Letta e incoronò il ducetto. Patetici o complici occulti? Perché, a questo
punto viene legittimo questo dubbio. I dissidenti, noi crediamo che abbiano un
patto con il premier: all’esterno difendono la democrazia, criticano,
sbeffeggiano il segretario, gridano allo scandalo per una legge truffa peggiore
del Porcellum, ma nelle segrete stanze, in cambio della garanzia per la loro
nomina, sono allineati e, soprattutto, coperti. Sono davvero delle persone
senza dignità alcuna, a nostro parere.
La lettera di
Renzi, che apre ad alcune modifiche per la legge che elimina il Senato e istituisce
un altro carrozzone con i poteri in contrasto con la Costituzione, è un altro
esempio di come attraverso qualche caramella, un amo per pesci morenti, Renzi
pensa di smorzare i fuochi fatui che da ieri sembrano più vividi ma non è che
una farsa.
E su questa
farsa si consumano le speranze e le aspettative degli italiani tutti. Cioè, di
coloro che da questo nuovo corso si aspettavano concreti atti di coraggio per
invertire le tendenze del passato. Siamo precipitati dalla padella alla brace.
E quelle iniziali speranze, a mano a mano che Buonaparte si consolidava, con
colpi d’ascia sono state demolite, ritirate, ridimensionate. Sono divenute
perfino ridicole. Ridicoli come, appunto, la minoranza Pd (Bersani, Speranza,
Cuperlo, Fassina, ecc.), cioè coloro che con il loro consenso hanno creato il
piccolo duce e che oggi sembrano calati da Marte e parlano di forzature. Cioè,
tutti non vogliono uscire dal “loro partito” non accorgendosi che sono già non
fuori ma cacciati di fatto. Guardano ancora la pagliuzza e non si avvedono
della trave. Del resto da una pattuglia di stupidi furbi cosa ci si poteva
aspettare? Unico a salvarsi, Civati che, in uno sprazzo di lucidità, ha trovato
il guizzo per andarsene…
Buona fortuna,
Italia!
L’Italicum,
la legge elettorale di Renzi&Co, anticostituzionale, approda alla Camera in
un’aula deserta, dopo la sostituzione forzata dei 10 commissari - Il governo
porrà la fiducia anche se al momento smentisce. L’Europa ignora l’Italia
L’ulteriore strappo con i cosiddetti non allineati al
premier, si è consumato all’insegna dell’imperio di una compagine governativa
che ricorda molto e in toto i regimi peggiori che qua e là nel mondo agiscono
in modo dittatoriale: sono stati cacciati i 10 commissari della minoranza che
non avrebbero garantito il voto favorevole in commissione. Una fretta assurda,
visto che lo stesso premier continua a dire che si vota nel 2018. E allora,
perché queste forzature?
Continuano le
beghe interne al Partito democristiano guidato dal boy scout autoritario e dai
suoi compari di cordata mentre la legge elettorale, il cosiddetto Italicum,
approda in una Camera con circa 20 deputati presenti. Un vuoto che dovrebbe far
riflettere tutti e che, invece, è passato sotto silenzio dei soliti tromboni
accoliti del premier. Questa ennesima legge anticostituzionale, voluta dal
renzino e dal pregiudicato con l’aiuto di Verdini, autori degli incontri del
Nazareno, blindata e intoccabile a detta dell’inquilino di Palazzo Chigi, è
divenuta una fissazione del premier che, pur raccontando a più riprese che si
voterà nel 2018, vuole con ogni mezzo che la si approvi subito, così com’è!
Naturalmente, le
persone di buonsenso si chiedono il motivo di tale urgenza visto che di
elezioni non se ne parla a breve, anzi… E allora, perché Renzi in questo lasso
di tempo si è occupato di tutto fuori che delle condizioni reali del Paese? Se
si vota fra tre anni, perché non si è occupato del rilancio dell’economia,
dell’occupazione, degli esodati, della corruzione di cui gli esponenti del Pd
pare siano divenuti i protagonisti in assoluto, dei tagli dei costi della
politica, della creazione di posti di lavoro anche pubblici, dell’eliminazione
del migliaio di commissari per i centri di spesa sparsi qua e là nel Paese, di
una seria battaglia all’evasione e alla corruzione con l’eliminazione di ogni
sconto di pena, delle migliaia di cosiddette partecipate pubbliche? A nostro
parere sono queste le cose prioritarie di cui ha bisogno l’Italia. Ai cittadini
non interessa, in questo momento, la legge elettorale. Interessa uscire da
questo stato di povertà in cui ci hanno precipitato i nostri lungimiranti
politici da strapazzo succedutisi al timone da un ventennio ai giorni nostri.
Non ci resta che
aspettare l’epilogo di questa ennesima sceneggiata che una compagine mal
assortita di fidi cagnolini ci propinerà nei prossimi giorni, sperando che prevalga
il buonsenso e che questa legge venga adeguata ai dettati della Corte
Costituzionale.
Intanto, nella
riunione della Ue, chiesta e ottenuta dall’Italia per affrontare i problemi dei
“barconi”, ancora una volta, l’Italia è stata sbeffeggiata forse perché, ormai,
gli altri partner sanno che siamo rappresentati da un premier che in casa urla
e lancia anatemi ma che al loro cospetto fa il paggetto. Infatti, quello che ne
è venuto fuori è soltanto un impegno europeo a spendere 9 milioni di euro al
mese per tamponare i naufragi. Cioè, quello che l’Italia spendeva da solo fino
a poche settimane orsono. Una beffa immane, visto che secondo alcuni calcoli
questi soldi sono assorbiti quasi totalmente dal Frontex per i propri stipendi
e le proprie sedi e servizi logistici. Insomma, ancora una volta, il renzino è
stato ignorato come è giusto che sia.
Fin quando in
Europa l’Italia andrà con il cappello in mano e non con proposte, queste sì,
prendere o lasciare, finché non minacceremo di trattenere dai nostri versamenti
il corrispettivo che spendiamo per i soccorsi ai profughi, finché non
costringiamo con minacce concrete di uscire da questa accozzaglia di
rappresentanti delle banche e delle lobby segrete, saremo sempre trattati come
sudditi un po’ stupidi. Del resto questi sono strozzini travestiti da politici
ai quali non frega assolutamente nulla dei propri popoli.
Buona fortuna, Italia!
ANTICORRUZIONE
DA SCEMI. NON UN DECRETO, MA UN DISEGNO DI LEGGE, ECCO LA GENIALATA PER
PROTEGGERE I BANDITI - NAPOLITANO RESPONSABILE DI 3 GOVERNI NOMINATI DA LUI E
NON LEGITTIMATI DA UN VOTO POPOLARE. VIVA LA DITTATURA!
Doveva essere un provvedimento che stroncasse, una volta per
tutte, la corruzione e la connivenza fra politica e scambio di voti ma il
nostro renzino ha ammorbidito il tutto a un disegnino di legge. Se ci fosse
stata la volontà di incidere seriamente, avrebbe fatto uno dei tantissimi
decreti legge, invece, qualcuno o gli interessi degli amici degli amici, glielo
hanno vietato. E’ l’ennesimo governo ignobile voluto da Napolitano, correo, che
andrebbe processato
Oggi, brevi considerazioni
per non tediare i nostri pochi lettori. Il renzino, ancora una volta, fa finta
di presentare i pugni, poi, nei fatti, nel Cdm se ne esce con un disegno di
legge criticato da tutti, perfino da don Ciotti. Troppo debole, quasi innocuo,
non tempestivo ed efficace da subito! Da domandarsi se questa “scelta” è
determinata dalla sua imbecillità o da un calcolo preciso per non incidere e
non disturbare il “manovratore”, in questo frangente, la mafia e coloro i
quali, dietro parvenze di false “garanzie” lo hanno ammansito.
“E qual dei numi
inimicolli?” In questo caso, il litigio fra Renzi e gli italiani è da ascrivere
al nostro peggiore presidente del Colle che il Paese abbia mai avuto. Quello
stesso signore che, ignorando la Costituzione di cui avrebbe dovuto essere
garante, per ben tre volte, l’ha tradita “NOMINANDO” i suoi governi. Una
persona che, d’accordo con Grillo, andrebbe processata e condannata per alto
tradimento. Ma, per fortuna, gli italioti, dormono.
Dormono da anni,
drogati, sedati, loro non sanno nulla. Loro, quando sono chiamati a dire la
loro con un voto, prendono il pacco di pasta, come ai tempi della Dc, e via,
per altri lidi. Del fatto che siano stati licenziati, che non ci sia più
lavoro, che i potentati economici ci impongano cose assurde, che tutto ciò ha
fatto crescere il nostro debito a oltre 2200 mila miliardi, sembra cosa che non
li riguardi. Eppure, i debiti sono di tutti!
Ma gli italioti,
si sa, dormono da anni. Convinti che, comunque, qualcuno li salverà dal
baratro. Un baratro, invece, che dovremo affrontare tutti noi. Ma non tutti si
rendono conto della gravità della situazione.
L’unica via di
uscita è quella di ripudiare questa Europa che, dal 2001 a oggi, ci ha ridotti
in miseria. Doveva essere una grande opportunità! Lo è stata! Per i banchieri,
i potentati economici, per i massoni e per i politici da quattro soldi…
Stanno
portandoci diritti alla dittatura della troika europea. Ma nessuno se ne rende
conto, esclusi coloro che di questo disegno ne fanno parte integrante.
Ormai, crediamo
che non ci siano vie alternative per risalire la china che ci attanaglia da
oltre 20 anni!
L’unica via per
riscattare l’orgoglio di ogni nazione, in primis la nostra, è quella di mandare
affanculo l’Europa, Quella che pensa soltanto ai banchieri, ai grandi interessi
dei potentati economici, alle mafie, alle sette massoniche, e via cantando.
Invitiamo tutti
a firmare IMMEDIATAMENTE l’iniziativa del Movimento 5 Stelle cosiddetto “NO
EURO!”. Sarà un segnale fortissimo per riprenderci la nostra sovranità
monetaria e politica in un mondo di ladri e corrotti!
Noi siamo per il
ritorno alle sovranità nazionali! La Grecia (viva Tsipras!), e la Bulgaria,
dove recentemente ha sancito la vittoria di una partito antieuropeista, sono
segnali concreti di un disagio che non può più essere ignorato!
Buona fortuna,
Italia!
La
corruzione dilagante? Colpa dei governi e dei politici a tutti i livelli. Ora,
dopo gli scandali regionali senza sosta, quelli del Mose, dell’Expo, di Roma,
dell’Umbria, ecc., si corre ai ripari. Ricordiamo che alcuni mesi fa, Renzi ha
imposto una scellerata legge antiriciclaggio
E’ il risultato di decenni di leggi che, anziché punire,
autorizzano a delinquere viste le cifre da capogiro (120miliardi di euro)
relative alla sola corruzione. Il premier continua a menar il can per l’aia
senza mettere realmente mano al falso in bilancio, a leggi molto più severe e,
soprattutto nel legiferare sulle stesse associazioni politiche, ai propri
statuti, al mondo ormai ramificato delle cosiddette fondazioni che ogni
politico ormai ha messo in piedi ad hoc
Decenni e
decenni di rapine da parte dei partiti e dei loro solidali ai danni dei
cittadini e del Paese con gravi conseguenze sia sull’economia interna, sia per
l’immagine e le storture che una situazione come quella italiana, produce in
termini i immagine nel mondo, e di attrazione di investimenti in Italia.
Eppure, soltanto alcuni mesi orsono il nostro governo ha imposto in fretta e
furia, fra le proteste del Movimento 5 Stelle e l’applicazione della
ghigliottina (prima volta in Italia), affinché quella stupida e scellerata
legge andasse in porto spedita. Da ricordare che l’interesse del governo e dei
soliti soci in affari /Pd-Fi-Ncd), era quello di salvare i loro intrallazzi
proprio con quella parte della delinquenza organizzata in fatto di scambio di
voti. Della reintroduzione del reato di falso in bilancio, nulla. Si disse che
quel problema sarebbe stato oggetto di altro provvedimento.
Intanto, oggi,
in Umbria, altro ennesimo scandalo dove sono stati eseguiti numerosi arresti e
scoperto, guarda caso, un intreccio simile a quello romano. Cioè, a nostro
avviso, hanno scoperto poco, visto che le varie mafie italiane sono ormai
infiltrate ovunque. Dunque, c’è da chiedersi, se questi signori in decenni di
potere non hanno mai messo seriamente mano alle leggi per contrastare questa
avanzata dei mongoli, è perché sono stupidi, inetti, incapaci, oppure sono
complici? Noi propendiamo per la seconda.
Però, se si
arrivasse a conclusioni accertate di questa natura, allora la cosa si fa molto
più grave di quanto emerga da tempo con indagini e conclusioni che la
magistratura da anni, da Mani pulite ai giorni nostri, si sforza di arrestare
pur nel bailamme di leggi e leggine studiate ad hoc dai politici per la difesa
della propria casta e, in molti casi, in aperto contrasto con i magistrati.
Stamane, ancora
una volta, il sindachino si è avveduto che, forse, ci vogliono norme più
severe. Confisca dei beni, allungare la prescrizione, aumentare le pene, e
qualche altra idiozia renziana che comunque prevede tutto ciò al terzo grado di
giudizio, cioè, dopo anni di processi che consentono nel frattempo di
trasferire tutti i beni a parenti e amici degli amici.
Naturalmente,
nulla sul fronte politico. Cioè, nessun intervento che modifichi profondamente
le leggi che istituiscono i partiti e le loro cosiddette associazioni
collaterali. Nessun accenno per quanto attiene alle responsabilità delle
proprie candidature e delle scelte dei candidati o dei responsabili del
sottopotere (partecipate), nessun accenno a queste stramaledette fondazioni di
cui ormai tutti i parlamentari sembrano averne una per i loro loschi traffici.
Nulla. Per il ronzino, la politica non c’entra nulla con il degrado vergognoso
in cui è stato precipitato il Paese da oltre un ventennio di alterni governi di
consociativismo attivo, in special modo in affari sporchi a scapito degli
italioti che, comunque, hanno continuato anche recentemente, a votarli.
E’ vero che le
nostre leggi prevedono che una persona, fino a quando non è condannata
definitivamente, rimane imputato e basta. Però, cari signori, non prendiamoci
in giro. Questa norma, a nostro avviso, deve valere per la gente comune. Per i
politici, per coloro che devono rappresentarci e legiferare in nome e per conto
del popolo italiano, occorre seguire un altro principio visti i risvolti
socio-mafiosi che si sono sviluppati e consolidati dal dopoguerra a oggi. Per i
politici deve essere prevista l’inibizione perpetua dai pubblici uffici e
l’arresto immediato per chi, ignorando questa condizione di questo o quel
politico, intrattiene con lui rapporti istituzionali, di amicizia o, peggio, si
rende disponibile a favorire in ogni qualsivoglia pratica, il condannato (vedi
caso Greganti, Frigerio & Co.) negli affari Expo. Inoltre, chiunque
all’atto delle candidature, risultasse indagato, comunque, per cautela e
nell’interesse dei cittadini, deve essere tolto dalle liste. E’ vero che questo
si presterebbe a molte obiezioni. La più importante, prevede il caso che un
candidato inviso ad alcuni gruppi di interesse, potrebbe essere denunciato
preventivamente, senza aver commesso quel fatto per il quale è denunciato, ma
al solo scopo di inibirne la sua candidatura. E’ vero. Però, proprio per questo
occorre una corsia preferenziale e di urgenza da parte della magistratura che,
accerti immediatamente se ci sono elementi tali da prevederne la non
candidatura o meno. E’ un modo per evitare che ci si ritrovi in lista di questo
o quell’altro partito nomi che, una volta eletti, possano fare danni immani sia
all’economia, sia alla dignità degli italiani.
Concludendo, è
meglio che qualcuno, per errore, non venga candidato che, lasciare il sistema
delle scelte in mano ai pochi segretari di partito che mettono in lista gli
amici e, fra questi, soprattutto coloro che sono portatori di voti. Di quei
voti che, nella stragrande maggioranza dei casi, provengono da gruppi
affaristici che dopo presenteranno il conto.
Oppure siamo
scemi e non capiamo perché uno va a cena da Renzi e paga 1000 euro?
La politica non
ce la fa a riformare sé stessa e proprio per questo, ormai in tutti i settori
marci del Paese, ci mettono la faccia e, qualche volta la vita, i magistrati.
Fate memoria a voi stessi, A cominciare dal calcio truccato, Finmeccanica e
finire con le regioni, le mafie, le grandi opere ecc., sono dovuti intervenire
loro per scardinare poteri e imbrogli giganteschi, non i politici che, anzi, in
qualche caso, hanno difeso quei delinquenti da loro piazzati lì apposta.
Buona fortuna,
Italia!
La
cupola e il Cupolone. Ennesimo e scontato scandalo romano: mafia, i resti della
Magliana e, naturalmente, i politici. E’ sempre la solita storia, il rimedio?
Metterli in galera tutti, cancellare tutte le delibere e i finanziamenti dati
all’organizzazione, azzerare il Comune di Roma
Siamo, finalmente, il primo Paese europeo in fatto di
corruzione, assieme alla Romania. Pensate bene, alla Romania! Ma il governo del
ronzino ha appena azzerato i reati cosiddetti minori, cosette da cerebrolesi o
decisioni ad acta per favorire le cosche? - I grillini, a nostro parere
giustamente, chiedono al prefetto di sciogliere per mafia il governo di Roma,
mentre la Lega vuole l’abrogazione immediata della legge Fornero - Gozi: non sa
quel che dice a La7
Di scandalo in
scandalo senza che nulla cambi nella coscienza degli elettori. Cittadini che,
nonostante l’evidenza di una decadenza senza fine, hanno affidato a un mister
Bean in versione pupazzetto, i propri destini. Destini che si misurano nelle
piazze e nei risultati ufficiali di molte autorevoli agenzie interne ed estere.
Ma tutto ciò, pare non scalfire la moralità degli italioti che continuano
imperterriti ad affossare ancora di più la dignità collettiva, se mai ne
abbiamo mai avuta una!
Non meraviglia
più di tanto l’ennesimo scandalo romano nel quale, ancora una volta, ci cascano
i politici in combutta con la mafia, la delinquenza comune e i soliti
fiancheggiatori che, in cambio, chiedevano voti e stipendi a parte: da 5 a
15mila euro mensili in una Paese con il più alto tasso di disoccupazione, di
corruzione, di evasione, di esportatori di capitali in paradisi fiscali, di una
macchina dello Stato che fa acqua da tutte le parti e che, proprio per gli
interventi urgenti individuati da Cottarelli, oltre a non farne nulla, lo
stesso è stato immediatamente licenziato. Guai a toccare la Casta! Così, sotto
il Cupolone famoso in tutto il mondo, da anni, prosperava anche l’altra cupola,
quella della mafia nostrana che ci ha reso ridicoli in tutto il mondo. La magistratura
sta facendo il suo lavoro. Speriamo che non succeda, come sempre, che i tempi
siano lunghissimi, speriamo che, una volta per tutte, mettano in galera tutti i
“commensali” di questa ennesima “grande abbuffata” a spese dei soliti idioti, i
cittadini, che come sempre, in caso di elezioni, ormai è assodato, dimenticano
le proprie miserie e, soprattutto, le responsabilità di coloro ai quali è stata
affidata l’amministrazione della propria città o del Paese intero.
Non ci sentiamo
di parlarne diffusamente perché le indagini sono in corso ma, comunque andrà a
finire, questi personaggi loschi potranno contare sulle leggi che lo stesso
Stato ha approvato, salvo il Movimento 5 Stelle, a loro favore e a loro
protezione. A loro protezione, inteso come, interesse della Casta politica.
In questo
bailamme in embrione, noi non possiamo che auspicare che la magistratura,
ammesso che in questi fatti ne sia esente, provveda immediatamente a mandare a
giudizio tutti gli indagati con procedura urgente, nonché ad azzerare tutto il
Consiglio comunale. Ma non solo. Sembra, infatti, che anche per l’elezione del
Consiglio regionale, gli stessi attori abbiano avuto un ruolo determinante scegliendo alcuni nomi
che, sembra, siano i referenti scelti sempre dalla cupola mafiosa e non dai
partiti. Partiti che hanno ceduto alla delinquenza organizzata i destini dei
cittadini amministrati sotto false spoglie. Infatti, si scopre, tardivamente,
che nelle istituzioni, ormai, c’è sempre qualche infiltrato degli interessi
mafiosi. Cose che la Casta non ammetterà mai ma che i fatti smentiscono
abbondantemente.
Del resto, se ci
siamo conquistati il titolo ambito del primo Paese europeo con la più alta
corruzione, assieme alla Romania, un motivo ci sarà! E quale potrebbe essere se
non le leggi scellerate e permissive che permettono a queste organizzazioni di
essere addirittura nelle istituzioni? E perché le istituzioni varano leggi che
depenalizzano tutto? E perché i governi passati e questo in particolare, non
hanno inciso nel punire severamente questi reati, cioè nella commistione fra
affari sporchi e politiica?
Non viene un
dubbio legittimo? Perché nelle istituzioni, loro, hanno piazzato coloro che gli
procurano voti e soldi! Che diamine! Solo i cittadini fans, addormentati,
stupidi, non si sono
accorti di nulla! Che,comunque, convinti della loro
intelligenza pecorina, continuano a votare i soliti ladri e collusi.
Se lo meritano,
questi stolti!
Non se lo
meritano assolutamente, chi ha capito da tempo che l’Italia è allo sbando e chi
in tutti i modi (vedi il M5S), in tutte le piazze, in tutti i meetup d’Italia,
tenta di informare i cittadini denunciando e portando dati ufficiali di decenni
di collateralismo fra politica e malaffare. I libri di autorevoli autori,
giornalisti del Corriere della Sera, come Stella e altri, non hanno insegnato
nulla, non hanno scalfito le coscienze degli elettori che si vendono molto
spesso per una cena offerta, guarda caso dai mafiosi in accordo con i propri
“cavalli”.
Sul fronte delle
dichiarazioni televisive, da registrare la presa di posizione, ormai nota,
della Lega che vuole la cancellazione della legge Fornero e di un certo Gozi,
personaggio assurto all’onore delle cronache senza alcun merito se non quello
di essere amico del premier, che fa finta di non sapere nulla. Ottimi i colpi
d’incontro con Scanzi che, come sempre, da questo confronto ne esce “vincente”.
Già, ma lui è
giovane, fa finta di non sapere quello che è stato fatto nel passato dai
partiti. Crede ancora nei balocchi!
Ultimissima annotazione:
tutti insieme appassionatamente, parliamo della commissione autorizzazioni,
hanno respinto la richiesta dei magistrati per l’incriminazione di due suoi
adepti. Gli unici a votare per la messa sotto accusa sono stati quei
disgraziati dei “grillini”.
Meditate gente,
meditate e, una buona volta, cominciate ad aprire almeno uno dei vostri due
occhi!
Buona fortuna, Italia!
Grillo:
“sono stanchino”, e nomina 5 suoi fedeli i cui compiti sono indefiniti,
misteriosi, da setta - Il pregiudicato esordisce con Amato al Colle, le
riforme, poi - Il premier elogia gli industriali e li chiama eroi scatenando
l’ira della Camusso che replica: “gli eroi sono i lavoratori!”
Un fine settimana movimentato, quello del leader del M5S,
Beppe Grillo che, dopo aver fatto sapere di essere un po’ stanco, nomina 5
parlamentari come suoi referenti con compiti ancora oscuri. Base in subbuglio e
distante da Grillo - Il condannato fa sentire la sua voce per il Colle e dice
che le riforme possono aspettare - Renzi parla di 18 miliardi di sgravi fiscali
mentre la disoccupazione precipita sempre più - Junker, indagato, l’uomo delle
tre carte
“Sono un po’
stanchino”. Con questa frase il leader del Movimento 5 Stelle, ieri, ha mandato
in onda l’ennesimo post per votare 5 suoi fedelissimi quali coordinatori suoi
referenti. Una votazione anomala che non lasciava spazio: o sì o no. E proprio
per questo, contestatissima, sui social network da moltissimi “grillini” che
vedevano in questo modo il tradimento della democrazia diretta sancita dal non
statuto del Movimento. I nomi erano quelli e stop, prendere o lasciare,
insomma. Da ricordare che soltanto ieri un’ennesima votazione online ha
decretato con oltre il 90% di consensi, l’espulsione di due ulteriori
parlamentari, Pinna e Artini per i quali il mondo pentastellato si era diviso
vistosamente.
Insomma, oggi,
c’è chi vede in questo gesto un inizio di democratizzazione, chi pensa che non
cambierà nulla visti i nomi dei fedelissimi ch lui ha voluto attorno a sé, chi
è più irritato di prima per il solito metodo adottato.
Ma c’è anche chi
guarda al raduno lanciato da Pizzarotti, sindaco di Parma, per aggiustare
meglio il tiro della democrazia interna al Movimento e in contrapposizione ai
diktat di Grillo e Co.
Da sottolineare
che, nella riunione svoltasi ieri fra i deputati e senatori a cinque stelle,
sono stati allontanati, prima dell’inizio dell’assemblea, i portavoce imposti
da Casaleggio e Grillo. Che dei 15 parlamentari insofferenti e in odor di
espulsione non se ne è parlato, che Cecconi, attuale capogruppo, a domande
incalzanti su tale argomento, ha risposto con fare evasivo, come del resto
sulle recentissime cacciate di Artini e Pinna, che sul significato politico di
questa svolta (direttorio) non ha saputo dare visioni politiche chiare, che gli
stessi nominati, non sanno bene quale sia, o sarà, il loro ruolo.
Insomma, forse è
una svolta importante, forse no. Staremo a vedere.
Sul fronte
governativo, solite enunciazioni renziane che elogia gli industriali regalando
loro il titolo di eroi che la Camusso rintuzza prontamente dicendo che se ci
sono eroi, quelli sono i lavoratori. Mentre sul piano economico Renzi ha
ricordato a tutti che ci saranno 18 miliardi di tasse in meno. Per rimanere sul
problema economico Junker, presidente europeo indagato, se la canta dicendo che
ci saranno 315 miliardi per il rilancio e l’occupazione da distribuire in
Europa. Ma è un falso clamoroso, un gioco delle tre carte napoletano. Infatti,
la Ue metterà, forse, attorno ai 20 miliardi con i quali sperano di avviare un
indotto di circa 315 miliardi. Cioè, gli acefali che stanno a Bruxelles
pensano, anzi ne sono certi, che per ogni euro messo lo stesso ne generi 16 in
ricchezza. Questi signori andrebbero mandati a casa urgentemente e curati
adeguatamente. L’Europa, finalmente senza di loro, rivisitata e, nel caso,
cancellata, visti i gravissimi danni fatti sia all’economia, sia
all’occupazione, sia alle casse di ogni Stato membro. Mai c’è stata tanta
povertà nel Vecchio continente se non dall’avvento dell’Europa unita.
Ultima chicca:
il pregiudicato è per Amato al Colle. Già proprio topo gigio, quello che prende
decine di migliaia di euro di pensione ogni mese a spese degli italiani. Quello
che, per primo, mise le mani in tasca ai pensionati mentre lui, già a quell’epoca
aveva una pensione di 8.500 euro mensili, poi conglobate con altre fino ai
numeri da capogiro di quella attuale. Comunque, per il condannato, a Milano un
giudice ha depositato appello chiedendo l’annullamento della sentenza per il
processo Ruby che ha visto assolto l’ex cavaliere disarcionato.
Passa
il jobs act alla Camera con i soli voti dei renziani mentre Fi, Ncd, M5S e Lega
escono dall’aula in compagnia di 25 piddini, 2 votano a favore, 2 si astengono
- Parlamentari del M5S vanno in tv e Grillo si arrabbia, molti i meetup in
fibrillazione per il risultato deludente
Il premier continua a menare il can per l’aia dicendosi
soddisfatto delle elezioni (ignorando il vistoso calo di partecipazione) e del
voto alla Camera che approva il jobs act e torna al Senato perché in parte
modificato - Dopo l’apparizione in una tv del deputato Rizzetto (M5S), si
riaccende la polemica sulla partecipazione o no dei portavoce nelle
trasmissioni televisive. Molti i meetup in subbuglio per il vistoso
arretramento dei consensi al M5S
Così, il
cosiddetto jobs act, con piccole modifiche recepite dal governo, è andato in
scena alla Camera e ha ottenuto 316 voti a favore. Ora quella legge tornerà al
Senato che dovrà ratificare quelle modifiche o correggerle e, al limite,
cambiarle. Al momento del voto e in aperto dissenso con Renzi e i suoi fans,
Fi, Ncd, M5S e Lega sono usciti dall’aula insieme a 25 piddini di cui altri 4,
invece, erano presenti nell’emiciclo. Due di essi lo hanno votato, gli altri
due si sono astenuti.
Da sottolineare
le dichiarazioni di Bersani che ha dichiarato “ho votato sì perché una parte le
condivido, le altre per disciplina di partito”. Mah, davvero inconcepibile
l’atteggiamento politico di questo signore. Noi pensiamo che se una legge è
contorta, scritta male, che non risolve il problema della ripresa dell’occupazione,
che toglie diritti e protezione ai lavoratori, bene, in questi frangenti, non
vada presentata senza perfezionamenti. Che fretta c’era? Quella di presentare
ai padroni europei il compitino? Comunque, il cammino di questa riforma al
Senato non sarà facile come lo è stato per la Camera perché in Senato i numeri
sono esigui e molti senatori, silurati da Renzi che gli ha imposto l’eutanasia,
hanno l’amaro in bocca e la rabbia dentro.
Dopo le elezioni
della Calabria e dell’Emilia-Romagna, Renzi si è detto soddisfatto e felice di
aver preso altre 2 regioni. Infatti, ha detto ieri, oggi governiamo in 17
regioni su 20. Glissando sul fatto che il vistoso calo degli elettori ha
ridotto al lumicino i votanti e ingrossato in modo preoccupante il partito del
non voto, passato al 61%! Un dato mai registrato dal dopoguerra ai giorni
nostri.
Sempre ieri e,
proprio per gli stessi motivi, alcuni parlamentari hanno infranto il diktat di
Grillo in fatto di partecipazione alle trasmissioni televisive. Infatti, l’on.
Rizzetto, abbandonando, appunto questa norma non scritta, ha partecipato a una
trasmissione per illustrare il punto di vista del M5S relativo alle ultime
elezioni. Pronta la polemica aperta immediatamente sul blog di Beppe Grillo con
un post che stigmatizzava l’accaduto e che prendeva le distanze dal portavoce
parlamentare dichiarando che lo stesso parlava a titolo personale. Peccato che
quel post, però, non era firmato da nessuno e che, in punta di diritto, sia una
posizione stupida e fuori da ogni logica. Infatti, al contrario, gli unici
portavoce del M5S sono proprio gli eletti e nessun altro!
E allora, che è
quel signore che ha scritto quel post? Secondo la nostra opinione i deputati e
i senatori del M5S dovrebbero buttarlo fuori a calci. Noi non possiamo che
essere d’accordo con i portavoce. Ormai, lo abbiamo già scritto altre volte,
dopo tanti mesi di esperienza fatta nelle istituzioni, noi crediamo siano in
grado perfettamente di affrontare qualsiasi interlocutore e ogni trasmissione
nella quale loro decidono di dire la loro.
La batosta presa
anche da questa forza politica, prima in Italia, deve immediatamente dare la
stura a un’autocritica interna, al ruolo di Grillo e Casaleggio al superamento
immediato dei cosiddetti staff che godono della loro fiducia in contrasto con
le norme. Una su tutte: uno vale uno. E’ urgentissimo indire una grande assise
nazionale dove, oltre ad analizzare il voto e gli errori di comunicazione
commessi anche in queste elezioni, si dia avvio a un minimo di organizzazione sui
territori, individuando i referenti locali attraverso libere elezioni interne.
Diventare una forza politica dialogante sia con il territorio in cui opera ma
anche non una struttura centrale che non siano più né Grillo, né Casaleggio.
Tantomeno i personaggi dei cosiddetti staff che, forse, sono i veri
responsabili del crollo dei consensi e che comunque non sono stati eletti da
nessuno.
Grillo,
dal “Vinciamo poi” delle europee, a “L’astensione non ci ha toccato” delle
elezioni regionali: è un declino dell’estro di Beppe, e dei suoi “staff”?
Rimini salva le percentuali e tiene alto il baluardo del meetup migliore
d’Italia, a nostro avviso - Aumentano gli astenuti!
Il successo del Partito democristiano, sia in Calabria, sia
in Emilia-Romagna, illude Renzi che “interpreta” questi successi come un
assenso a perseguire quegli annunci di tante cose, la lega gli soffia sul
collo, Fi annientato, mentre il Movimento 5 Stelle di Rimini, per la prima
volta nella storia, piazza un suo candidato nella Regione rossa - Il partito
del non voto raggiunge il record - Putin appoggia Le Pen: si profila una
convergenza Ue a destra?
Si sono svolte,
in Calabria e in Emilia-Romagna, le elezioni regionali. Il risultato più
importante, per noi, è l’allontanamento dalla politica di ulteriori fette di
cittadini stufi dei politici e delle loro ruberie. Infatti, l’affluenza alle
urne, in special modo nella regione rossa, è stato vistosissimo e preoccupante.
Naturalmente, il ronzino si è subito affrettato a dichiarare che anche questo è
un voto che lui interpreta come un pungolo ad andare avanti con le sue
enunciazioni stupide. Di un ex presidente, Errani, condannato per aver dato un
milione di euro al fratello (circa due miliardi delle vecchie lire), e dei 43
rinviati a giudizio del vecchio consiglio, nulla. Non è successo nulla. Avremo
i processi e dopo diranno la loro. Intanto, nelle liste, adottando questo
principio cretino, sono finiti molti di coloro che sono in attesa di processo,
alla faccia della pulizia e della nuova decantata moralità dei partiti.
Ha avuto un
successo previsto ma inatteso come proporzioni, la Lega che, dopo i fatti di
Milano, di Genova, di Roma e chi più ne ha più ne metta, ha raccolto i voti
degli esasperati da una politica che vede preoccuparsi di più degli
extracomunitari che dei propri cittadini. Un risultato che era nell’aria e che
le politiche nazionali e regionali non hanno saputo arginare con interventi
seri. Tanto per citare lo scandalo più grande di questi ultimi mesi, citiamo
soltanto quello dell’Expo sul quale noi non diciamo altro.
Sul fronte
europeo, da segnalare soltanto una notizia un po’ ambigua che però fa pensare a
qualcosa che assomiglia sempre più a un preciso disegno. In Italia, abbiamo un
Renzi che usurpato il potere agli ex comunisti, è riuscito ad appropriarsi di
una platea che raccoglie nel suo seno il peggio che ci sia in giro: i
democristiani. In Europa non va tanto meglio. E’ noto, infatti, l’inciucio che
da anni regge questa struttura europea fra il Ppe e i socialisti a cui Pd ha
subito aderito. Oggi, arriva la notizia che un amico di Putin, banchiere,
metterà a disposizione della campagna elettorale della signora Le Pen la cifra
di ben 9 milioni di euro, circa 18 miliardi delle vecchie care lirette. Cioè,
in sintesi, un premier russo, si immagina di sinistra, che aiuta con molti
soldi a mettere alla guida della Francia, quella della Rivoluzione del 14
luglio 1789, una persona di ultradestra!
Ma che mondo
infame è questo? Già, forse è la nostra memoria che fa cilecca: infatti, è
assodato che la globalizzazione ha irretito anche i partiti. Noi pensavamo di
no, ma dobbiamo ricrederci!
E’ stato invece,
ancora una volta, stoppato, l’entusiasmo del mondo grillino. Infatti, dopo la
battuta d’arresto delle europee che Grillo concluse con un laconico “Vinciamo
poi”, invitando Casaleggio a prendere anche lui un Malox, c’è da registrare il
crollo del Movimento in Calabria dove con il 4.9% rimane fuori dal consiglio,
mentre in Emilia-Romagna, pur conquistando 5 seggi, purtroppo non è andata
oltre il 13% e rotti. In una regione che ha visto nascere e affermarsi la prima
formazione politica del Paese nelle passate elezioni politiche.
C’è da
aggiungere che quel 13% cento e rotti, sono merito di un meetup, quello di
Rimini, che da sempre è pancia a terra per affermare la propria azione politica
nel rispetto del regolamento e del programma del M5S. E viene spontanea una
domanda, allora? Se quelli di Rimini non avessero lavorato bene, quale sarebbe
stato il risultato finale di una forza politica nella quale ancora molti
cittadini ripongono la loro fiducia pur con molti mal di pancia?
Beh, il dato che
ne sarebbe uscito, se la pattuglia riminese avesse “dormito” sarebbe stato
deleterio. Forse attorno all’11%!
E di chi le
colpe? Noi crediamo che, come sempre accade all’indomani di una sconfitta
elettorale, le responsabilità maggiori siano di Beppe Grillo e di Casaleggio.
Ma oltre a loro, un ruolo deleterio crediamo sia stato esercitato dal
cosiddetto staff di cui Grillo si fida. Infatti, questi personaggi, oscuri,
distanti, che si sentono come Gesù nel tempio, che favoriscono, anche loro,
purtroppo, ora questa, ora quell’altra candidatura non tanto per le qualità e
le competenze, per non parlare dell’azione personale sui vari territori in cui
operano, ma soltanto per simpatie o scelte del gruppetto.
Scelte
scellerate, visto il risultato del voto. Qualcuno, ad esempio un certo signore
che non conosciamo e che si fa chiamare nick il nero, ex camionista con tutto
il rispetto per la categoria, o un altro, questo “conosciutissimo” per avere in
mano il “verbo”, un politico di lunghissima esperienza, competente quanto basta
come scendiletto del proprio capo, unitamente a un altro esponente della
politica del Movimento in quel di Bologna, un certo Piazza, bene, noi riteniamo
che siano la causa del crollo di questa forza in Emilia-Romagna.
Noi riteniamo
che tutti i meetup di questa regione debbano indire al più presto una grande
assise nella quale questi personaggi vengano denudati delle loro investiture
dettate da Grillo e che si votino liberamente, con la famosa democrazia
diretta, nuovi coordinatori che tolgano di mezzo le “amicizie” e che sappiano
valorizzare al meglio le peculiari capacità dei molti attivisti presenti su
tutto il territorio.
A Rimini, si va
alle elezioni nel 2016! Sembra una data tanto lontana, ma se non si comincia
ora a lavorare per vincere quelle elezioni, se non si mettono da parte i
personaggi ciitati, nella ex capitale del divertimentificio, si mancherà ancora
una volta l’obiettivo: governare con intelligenza e attenzione per i propri
cittadini, anziché per interessi personali. Parma è un fulgido esempio di buona
amministrazione. Complimenti a Pizzarotti che, oltre ad amministrare al meglio
la sua città, è un esempio per tutti i sindaci del Movimento 5 Stelle!
Buona fortuna,
Italia!
Napoli,
Landini a Renzi: “Gli onesti non ti votano!”, ed è bagarre - Napolitano va a
raccomandarsi l’anima dal Papa, forse, per le tante leggi anticostituzionali
promulgate - Emilia-Romagna e Calabria con tanti indagati in lista, eccetto
quelli del Movimento 5 Stelle
Dopo le durissime parole di Landini, pronunciate durante lo
sciopero nel napoletano, l’ira dei fans del premier che hanno fatto fare marcia
indietro al leader della Fiom - Domani si vota per le regioni di Calabria ed
Emilia-Romagna, molti partiti, senza alcun ritengo e a corto di dignità, hanno
infilato molti candidati indagati - Gli unici ad avere le mani pulite e,
soprattutto, i titoli per governare queste regioni, sono i “grillini” di Beppe
Grillo
Durante lo
sciopero generale della Fiom, a Napoli, durante un comizio di Landini, sono
state pronunciate parole durissime all’indirizzo del premier. Il leader della
Fiom, infatti, ha detto che “la gente onesta e perbene non avrebbe votato mai
Renzi”. Naturalmente, si è subito levato lo scudo, da più parti ma soprattutto
fra i fans del sindachino, a sua difesa. Una difesa altrettanto accesa anche se
registriamo, invece, il tono sommesso dello stesso politico tirato in ballo. A
distanza di poche ore, comunque, Landini ha chiesto scusa per le parole dette
in un contesto di estrema rabbia per le sofferenze che i cittadini italiani
stanno attraversando mentre il potere pensa a cose che non servono a rilanciare
l’economia e l’occupazione.
Ieri, si dice a
sorpresa, Napolitano ha fatto visita al Papa. L’incontro, fanno sapere dal
Colle, è stato chiesto dallo stesso presidente della Repubblica. Il colloquio è
durato circa un’ora e non è stato rilasciato alcun comunicato. Non serve un
mago per capire che il nostro presidente si sia recato da Bergoglio per
accomiatarsi in vista delle sue dimissioni previste nel mese prossimo o, al
massimo nei primi mesi del 2015. Eppure, in quella visita, noi intravvediamo anche
una richiesta mai esplicata, di un perdono per le tante leggi
anticostituzionali promulgate da egli stesso e che hanno più volte fatto
gridare allo scandalo, Parliamo dei vari lodi, delle leggi ad personam, di una
legge elettorale ignobile che lui ha approvato e che la Corte Costituzionale ha
bocciato, e tante altre scelte e decisioni davvero discutibilissime. Come
l’aver nominato per ben tre volte, governi non votati da nessuno. Mah, tant?è. Speriamo che ora se ne vada davvero.
Sul fronte
politico, domani si vota in due regioni importanti del Paese, in Calabria e in
Emilia-Romagna. Il test più atteso, naturalmente, è quello della regione rossa
per antonomasia. C’è un piccolo grande neo: in regione Emilia-Romagna, dopo
anni di ruberie e, dopo la condanna di Errani per aver favorito il fratello
regalando alla sua “azienda” ben un milione di euro dei contribuenti, sono
stati rinviati a processo ben 42 consiglieri su 50 per sperperi pari a due
milioni di euro.
Questa regione,
fino a pochissimo tempo fa era considerata una delle regioni meglio
amministrata d’Italia. Considerazione semplice: figuriamoci le altre!
Comunque, queste
elezioni anticipate per fatti gravissimi di sperpero di denaro pubblico,
potrebbero rappresentare una resa dei conti in termini politici fra coloro che
si dicono “garantisti” e coloro che, a seconda se gli indagati sono i suoi, o
di altri schieramenti, hanno rimesso in lista coloro i quali dovrebbero
affrontare a breve i processi per i reati a loro ascritti. La solita manfrina
che serve soltanto alla Casta, non ai cittadini che vogliono chiarezza.
Pertanto, in
questo contesto, noi pensiamo che, nonostante tutti i media abbiano messo la
sordina su questo ennesimo scandalo, il Movimento 5 Stelle abbia l’opportunità
di conquistare quei consensi che merita, soprattutto per un semplicissimo e
apprezzabilissimo metodo: nessuna candidato chiacchierato, indagato o, peggio,
rinviato a giudizio! Tutte persone perbene prestate alla politica e provenienti
da esperienze dirette con i propri cittadini. Più garanzia di queste…?
Noi siamo per
cambiare finalmente politica, quella antica del don Camillo e Peppone. E’ ora
di restituire un ruolo morale e civile alla politica Italiana. Cominciare dalle
regione cosiddetta rossa, non sarebbe male. Sarebbe un segnale importante per
tutti i vecchi tromboni e per ripristinare quella dignità che ormai si è
ridotta al lumicino.
Buona fortuna, Italia!
Processo Eternit: sentenza annullata perché prescritta! Migliaia di morti, nessun colpevole. L’ira dei parenti delle vittime, la beffa per gli enti truffati, Inps, Ssn e Inail - Le prescrizioni vanno annullate tutte! - Il 12 dicembre sciopero generale di Cgil e Uil, Renzi: vado avanti!
Ancora una beffa, quella andata in scena ieri: la Cassazione
ha annullato le sentenze contro il magnate svizzero per i tantissimi morti
d’amianto. Motivo? Reato prescritto. Cioè, è vero che c’è stata una strage ma
le leggi italiane prevedono la prescrizione… - Mentre i sindacati, escluso la
Cisl che è filogovernativa, si preparano allo sciopero generale, il premier
dichiara che non terrà conto delle piazze e che andrà avanti a modo suo
Ancora una
volta, per effetto delle tante leggi e dei tantissimi cavilli giudiziari, un
imprenditore delinquente al quale era noto fin dagli Anni ’70 che di amianto si
moriva, è stato prosciolto dalle accuse perché nel frattempo il reato è
prescritto. Ci sono stati migliaia di morti non solo in Italia ma anche in
molti Paesi europei e d’oltre oceano, i cui avvocati di questi ultimi erano,
insieme a quelli italiani, presenti per far valere le loro tesi e il rispetto
della sentenza pronunciata l’anno scorso. Con loro anche gli avvocati degli
enti che hanno quantificato i danni economici di cui, in caso di conferma della
sentenza, il magnate svizzero avrebbe dovuto farsi carico.
Ma i giudici di
Piazza Cavour hanno deciso che quella sentenza andava annullata perché il reato
è stato prescritto. Prescritto, tutti quei morti e quelli che moriranno per
effetto di quelle polveri malefiche, non hanno alcun responsabile. E perché?
Perché da noi, oltre che in tanti altri Stati del mondo, esiste la
prescrizione. Nessun risarcimento a nessuno.
E perché i reati
vanno in prescrizione? Perché i processi sono lunghissimi. Perché la
magistratura è lenta, Perché gli avvocati degli imputati sono bravi a tirare
per le lunghe l’iter processuale proprio tenendo ben presenti i tempi di
scadenza e arrivare pertanto non tanto all’assoluzione o alla condanna ma alla
tanto agognata prescrizione.
I giudici sono
esenti da colpe personali relative alle lungaggini? A nostro parere sì. Sono
responsabili, quanto gli avvocati delle parti in causa, di aver “dormito” anche
loro, di non aver controllato i giorni che avvicinavano quel processo ritenuto
il più importante del secolo, alla prescrizione, cioè in una grandissima
licenza di uccidere.
Ora, alla luce di questa decisione della Cassazione, Guariniello, che ha seguito da subito questo processo, ha dichiarato che forse c’è una strada per aprire altri processi per omicidio contro l’imprenditore svizzero, insomma un cavillo giuridico che riaprirebbe la speranza di avere giustizia contro l’imprenditore svizzero Schmidhein. Speriamo bene.
Sul fronte
politico, invece, da rilevare che mentre la Cisl, sindacato filogovernativo, si
sfila, la Cgil e la Uil hanno deciso per lo sciopero generale che si farà il 12
dicembre. A tale riguardo il ritornello del premier è stato il solito. Della
piazza non ne terrà conto, le leggi le fa il Parlamento, lui andrà avanti.
Buona fortuna,
Italia!
Madia:
“queste riforme sono il biglietto da visita per l’Europa” - Di cosa parla? Di
una legge elettorale anticostituzionale? Di quella sul lavoro che non serve? -
Le uniche leggi urgenti contro la corruzione, le mafie, l’evasione fiscale, le
regioni, gli enti inutili? Zero!
Il ritornello stupido che non ci sono soldi, è una balla
colossale, non si vogliono mettere le mani dove di euro ce ne sono a iosa: nel
malaffare, negli sprechi enormi, sugli introiti delle mafie, sulla corruzione
che, recentemente ha visto approvata una legge che depenalizza questi reati,
sull’evasione, sui paradisi fiscali italiani ed esteri, le mani lunghe delle
regioni che si occupano di tutto - Renzi: “se mi buttano giù vengo in Australia”,
speriamo bene!
Basta con le
menzogne, gli italiani, anche se stufi, addormentati da un imbonitore da
quattro soldi, che soffrono da decenni per una classe politica corrotta e
incapace, che sopportano sacrifici sempre più crescenti, che assistono ogni
giorno a scandali e scempi dei territori, che non riescono più a tirare avanti,
con un Paese succubo di un’Europa di strozzini e altrettanto gremita di
incapaci e corrotti (vedi Juncker), che ogni giorno assistono ai balletti che
un trio (premier indagato, un pregiudicato e un altro, Verdini, indagato anche
lui per gravissimi reati contro lo Stato), davvero ignobile, impresentabile e
che hanno le maggiori responsabilità per quanto attiene alla nostra inesistente
economia e allo sfacelo della dignità della politica italiana, questi italiani
ne hanno pieni i cosiddetti.
I soldi ci sono
eccome! Questa non è una notizia sconvolgente, le persone perbene, e in Italia
ce ne sono tantissime, lo sanno benissimo. Come anche i nostri cosiddetti
politici che altri non sono che al servizio di alcuni poteri.
I soldi ci sono,
e sono tantissimi. Noi stimiamo che siano oltre i 300 miliardi di euro! Una
cifra astronomica che se incassata, ci ridarebbe sì dignità europea, peso
politico diverso, rimetterebbe in moto non soltanto l’economia del Paese ma,
soprattutto l’occupazione. In sintesi, il benessere diffuso. Come mai non se ne
fa nulla?
Beh, toccare gli
evasori è come toccare sé stessi, togliere dalle mani delle varie mafie dai 150
ai 180 miliardi, è come rubare alle proprie tasche, senza contare che anche
questi votano, toccare le regioni, i veri centri anomali dei nostri guai,
neanche a parlarne, delle società partecipare e dei migliaia di enti inutili
con consigli d’amministrazione e un solo dipendente, nulla. E la lista potremmo
farla lunghissima… Ma il sindachino illusionista ha cominciato da quelle
“riforme” stupide e che non servono a rimettere in moto l’Italia. Ha voluto
mettere mano a una legge elettorale che prevede soltanto il mantenimento del
potere racchiuso nelle mani dei partiti, anticostituzionale, più dannosa del
cosiddetto “Porcellum”, alla “riforma” del lavoro, che oltre a togliere diritti
anziché estenderli a tutti, non potrà portare nessun posto di lavoro in più se
non c’è una ripresa. E che la ripresa non ci sarà soltanto perché si tolgono
diritti. I posti di lavoro si creano se c’è l’abbandono delle vecchie logiche
e, appunto, si prendono i soldi da quei comparti ,
legali o meno, dove da decenni nessuno vuole mettere le mani.
Ma nulla è
perduto. Infatti, da Brisbane (Australia), il nostro sindachino ha fatto una
dichiarazione: “Se mi buttano via, vengo a vivere in Australia”. Ecco, questo
ci rincuora molto.
Noi ce lo
auguriamo fortissimamente e faremo di tutto per esaudire il suo desiderio.
Anzi: lotteremo affinché il suo sogno si avveri.
Buona fortuna, Italia! I soldi ci sono, ci sono. E sono tantissimi. Non
lasciatevi prendere per i fondelli, come sempre!
Se
l’Expo fosse già aperto, visitatori in gommone per Rho, Milano e le
esondazioni: quei lavori non portano voti, ecco i motivi dell’incuria - A
Brisbane gelo fra i grandi e altri Paesi, accordi fra Cina e Usa per
l’inquinamento - Parlamento inutile e costoso: chiudiamolo!
Putin ha già annunciato che lascerà l’Australia in anticipo,
forse in polemica contro le sanzioni - All’expo, se nei giorni dell’apertura
dovesse piovere, daremmo al mondo intero una visione di come siamo conciati
male, in cambio ci sarebbero affari per gli scafisti - Ormai il Parlamento
possiamo chiuderlo, serve soltanto a siglare i patti fra il premier, indagato,
il pregiudicato e l’altro indagato per reati gravissimi Verdini: fra gente
“perbene”, insomma
Fantastichiamo.
Si inaugura l’Expo, a Milano piove da giorni, esondano, come sempre da decenni,
il Seveso e il Lambro, strade allagate, altro che le vie d’acqua, alcune
stazioni anche, periferie in tilt, tassisti e servizi pubblici anche, milioni
di visitatori bloccati. Una flotta di scafisti organizzati per l’occasione
pronti a riempirsi le tasche per trasportare i turisti a Rho, dove è allestita
la grande mostra mondiale che ha fruttato alle mafie e ai ladri soliti
(politici, aziende amiche, studi di progettazione dei soliti noti, e tanti
altri mazzettari), miliardi. Dopo un primo smarrimento, tantissimi visitatori,
ammirato lo scempio di una città che dovrebbe essere lo specchio del Paese,
riprendono i mezzi di fortuna, raggiungono gli aeroporti, ammesso che siano
agibili, e fuggono via.
Naturalmente è
uno scenario immaginario. Comunque, resta il fatto che Milano, la grande
Milano, nella quale personalmente ci ho vissuto per 45 anni, nei decenni, non
ha mai voluto risolvere molti problemi compresi quelli dei due corsi d’acqua
che immancabilmente, dopo piogge più o meno abbondanti, esondano sempre e comunque.
Perché? Come mai?
Perché questi
interventi, importantissimi per la popolazione, ai politici non portano voti.
E’ semplicissimo. Non si è fatto nulla. Punto e basta!
La politica,
quella internazionale, si è spostata in Australia, a Brisbane, per discutere di
moltissime cose. L’unica intesa raggiunta ieri, è stato l’accordo per abbattere
l’inquinamento, raggiunto fa Obama e il premier cinese. Accordo che in America
ha fatto irritare gli esponenti democratici del Congresso, contrari
all’abbattimento degli inquinanti. Fra Obama, Putin e la Merkel, comunque, gelo
assoluto. Divergenze si stanno verificando attorno alla questione delle
sanzioni imposte contro la Russia e, a tale proposito, neanche la signora
tedesca è stata in grado di mediare nulla al proposito. Putin, da parte sua, ha
dichiarato che lascerà il summit con anticipo senza dare ulteriori spiegazioni.
E lui, ricordiamo, ha le chiavi dei rubinetti del gas europeo!
Per quanto
attiene casa nostra, invece, dopo la riunione di ieri a Milano, i dissidenti
piddini hanno messo in evidenza che gli accordi del Nazareno o quelli di
Palazzo Chigi fra un indagato, Renzi, un pregiudicato, e un altro indagato per
gravissimi reati contro lo Stato, Verdini, hanno determinato l’inutilità del
Parlamento. Infatti, i deputati e i senatori amanti dell’eutanasia, sono
chiamati soltanto a siglare gli accordi del trio. E quando c’è il rischio di
fronde ostili, sempre, si mette la fiducia. Insomma, ormai, l’Italia è
governata soltanto da uno stranissimo triumvirato di indagati e condannati.
Sono i danni che procurano i cosiddetti parlamentari che anziché rispondere ai
cittadini, devono ossequiare il capo, pena l’esclusione dalle liste nelle
future elezioni. Più che parlamentari, fans con la testa protesa a conservare
le simpatie del leader e ai propri interessi di bottega. Dei cittadini non
frega nulla a nessuno, esclusa la prima forza politica del Parlamento, il
Movimento 5 Stelle, che la triade ha messo fuori gioco con le nefande intese.
Dunque, verrebbe
da pensare che, in questo contesto, le funzioni di Camera e Senato si limitano
soltanto ad avallare le decisioni del trio. Dopo questa funzione, noi non ne
vediamo altre. Pertanto, perché non chiudere anche il Parlamento?
Buona fortuna, Italia!
I
nuovi patti con il condannato e l’indagato Verdini: torna l’art. 18, premio
alla lista (40%), soglia ai piccoli partiti al 3%, 100 collegi in 8 dei quali
capilista scelti dai partiti - L’ira di Ncd che vuole un summit, ma Renzi
nicchia - In 25 città sciopero sociale per l’occupazione
Il giorno dopo l’incontro, anche questo, escluso un foglio
striminzito, segreto, il Pd si ritrova con 4 fazioni in rivolta, gli esponenti
dell’Ncd arrabbiati, uno sciopero generale annunciato per il 5 dicembre dalla
Cgil e le piazze di 25 città importanti invase dai precari e dai disoccupati e
cassintegrati che chiedono provvedimenti che rimettano in moto il Paese mentre
Fi gongola per l’ipoteca messa sul Quirinale - Di ripresa, neanche l’ombra,
-2,9%!
Dopo le voci
attorno alle difficoltà di Fi rispetto al patto del Nazareno, l’incontro avuto
a Palazzo Chigi, l’ennesimo, con il pregiudicato e l’indagato Verdini, ha
prodotto nuovi accordi che vedono il ritorno dell’art. 18 per quanto attiene ai
licenziamenti discriminatori, una revisione al ribasso per le soglie dei
piccoli partiti, riduzione a 100 collegi con la possibilità dei capilista di
presentarsi in ben 8 collegi, un premio di maggioranza se una lista raggiunge
il 40% che porterebbe ben 340 deputati al vincitore, preferenze soltanto per
quelli fuori dal “listino bloccato” dei partiti, soglia del 3% ai piccoli
partitit (si era partiti dall’8% chiesto dal condannato), la partecipazione di
Fi per quanto attiene ai destini della sede del Colle, e altri accordi di cui
non si parla, forse perché indicibili.
Naturalmente,
questo accordo ha fatto saltare i nervi al partito di governo di Alfano che, in
una nota chiede un incontro al vertice con il premier per discutere il tutto.
Renzi, per il momento è gelido, nessuna risposta. Da premettere che Sacconi, padrino
dell’impianto della riforma del lavoro in tempi passati, vede in questo accordo
un suo stravolgimento e perciò è violentemente critico. Infatti, lui aveva
previsto la cancellazione dell’art. 18, non la modifica.
Rimane un fatto
importante: questo nuovo accordo ha spaccato in quattro tronconi il Pd, coloro
che, dopo aver consegnato il partito ai democristiani, oggi non contano un
cavolo, si sentono umiliati e offesi. Comunque, come ormai consuetudine, il
premier e segretario democristiano, tira dritto per la sua strada e non se ne
cura. Lui ha in mente il partito della nazione, di questi rompini pensa, forse,
che sia meglio se togliessero il disturbo.
Oggi molte città
importanti italiane sono invase dai precari, disoccupati, cassintegrati,
lavoratori di aziende in crisi e tantissimi studenti. Tutti in piazza per
protestare contro lo sprint del premier per alcuni aspetti, mentre per quelli
che dovrebbero invertire la tendenza di questa crisi ormai decennale, nulla. Si
pensa a cose che non sono poi così urgenti, senza che si metta mano in modo
serio alle soluzioni per rilanciare l’occupazione e la ripresa nazionale.
E il mese
prossimo, il 5 dicembre, la Cgil ha proclamato lo sciopero generale contro il
governo e le sue chiacchiere. La Cisl, come ormai da un ventennio, si è
sfilata, la Uil non si sa cosa farà. Una cosa è certa, lo sciopero generale ci
sarà e porterà milioni di persone a manifestare contro un governo che ha messo
tanta carne al fuoco e, per il momento, non ha realizzato nessun obiettivo di quello
prefissato. Nessuno. Soltanto fumo!
Domani, a
Milano, summit dei dissidenti piddini, Cuperlo, dalemiano: “non sono stato
invitato”. Mah, giudicate voi!
Buona fortuna,
Italia!
Fi
ricompattata? Oggi, ennesima riunione fra il condannato e il premier per le
riforme, in primis quella elettorale - Plenum della Cgil per decidere le azioni
contro il governo - Scompare il tetto agli stipendi d’oro: chi è stato? -
Juncker (mini tasse illegali), non più credibile!
Dopo l’ultimatum dato al delinquente, Fi sembra essersi
compattata ma l’incontro con Renzi non sembra in discesa, anzi! Non è piaciuto
l’accordo fra il premier e Alfano che abbassa al 3% la soglia di sbarramento –
Nessuno vuol fare il nome del responsabile della cancellazione delle tre righe,
eppure dovrebbe essere facilissimo - La Ue fa finta di ignorare lo scandalo
(Luxleaks) del presidente che, ha fatto sapere, non si dimetterà
Ieri,
nell’incontro con Alfano, Renzi ha dovuto cedere alle richieste di quel
partitino che sostiene il suo governo, cioè, ha dovuto abbassare al 3% la
soglia di sbarramento prevista nella sua riforma elettorale. Una riforma che,
ripetiamo, anch’essa è incostituzionale e che lui continua a decantare e
imporre a destra e a manca sapendo di mentire. Infatti, finché l’impianto
rimane quello attuale, è certo che la Corte costituzionale non potrà che
bocciarla. Ma siccome il sindachino è oltre che arrogante, testardo e
infingardo, pur sapendo di raccontare balle, continua imperterrito a imporre la
propria visione della democrazia senza curarsi degli avversari politici e, cosa
ancora più grave, ignorando la sua stessa minoranza interna, nonché i vari e
molteplici interventi di noti giuristi e opinionisti italiani e stranieri che
attorno a questa ipotesi hanno espresso, nella stragrande maggioranza, giudizi
negativi. Ma lui, il condottiero folle, non sente ragione. Infatti, oggi, con
questo accordino Renzi-Alfano, incontra, ancora una volta producendo la nostra
indignazione, il pregiudicato e il suo braccio destro Verdini, anche lui
indagato per gravissimi reati contro lo Stato, lo stesso Stato che insieme al
premier vuole riformare. Una cosa assurda di per sé che soltanto in una Paese
scassato come il nostro può realizzarsi.
Non sarà un
incontro in discesa. Infatti, ieri il condannato ha incontrato i suoi
marescialli di Fi per ricompattarne le file. Sembrerebbe che ci sia riuscito
viste le dichiarazioni di Romani, di Fitto e di Brunetta. Però, come è noto
ormai da tempo, le anime inquiete in quella formazione politica noi crediamo
che non siano tornate per nulla calme. C’è un po’ di bonaccia in attesa
dell’incontro di stasera, dopodiché si potrebbe scatenare nuovamente una
burrasca dovuta soprattutto al cambio di passo e alle variazioni che il premier
ha pattuito con Alfano e che illustrerà oggi a Fi
Da ricordare che
il pregiudicato aveva chiesto la soglia di sbarramento all’8%, poi mediata con
Renzi al 5%. Oggi si discuterà attorno alla riduzione voluta da Alfano al 3%.
Cosa indigesta a Fi ma che in fondo contraddice lo stesso sindachino che
anziché ridurre la frammentazione dei parititini, in questo modo rinuncia a
questo scopo e permette ai piccoli schieramenti di rigiocare un ruolo
ricattatorio nella formazione dei governi del Paese. Un pasticciaccio, insomma,
come tutta l’azione renziana.
Sul fronte
sindacale, dopo le critiche al jobs act e alla cosiddetta legge di stabilità,
riunisce li stati generali per decidere le azioni di contrasto al governo
Renzi. Ricordiamo che nei giorni scorsi Sia Camusso, sia Landini, sia il neo
segretario della Uil, hanno parlato di inevitabile sciopero generale. Staremo a
vedere quali azioni decideranno di intraprendere.
Se ne è parlato
ieri, oggi nessuno ne parla più. Sergio Rizzo, del Corriere della Sera, ha
scoperto che per quanto attiene al tetto degli stipendi voluto dal governo e
sbandierato a destra e a manca, qualcuno, in fare di stesura definitiva, ha
cancellato le tre righette che sancivano questa volontà governativa. La cosa è
rimbalzata sui giornali, alle radio e alle televisioni. Nessun commento da
nessuno, men che mai dal governo. Insomma, quel tetto è stato decantato e
cancellato in un battibaleno. Chi è stato? Non si sa, o meglio non si vuole
approfondire. Basterebbe risalire a chi ha fatto gli ultimi ritocchi a quella
legge, insomma chi è stato l’ultimo a manipolarla. Una cosa semplicissima per
accertare le responsabilità o, viceversa, le connivenze. Invece, a oggi, nulla.
Nessuno ne parla e, cosa peggiore, nessuno sta verificando cosa e come è potuto
accadere.
Un muro di
gomma, insomma. Come quello attorno allo scandalo Juncker, il presidente Ue, ex
premier del Lussemburgo, uno dei paradisi fiscali nel cuore dell’Europa.
Nonostante le
molte pagine a riprova dei suoi interessi privati e pubblici messi in atto
all’epoca in cui era primo ministro, che riguardano tasse di favore per oltre
350 imprese importanti, fra le quali decine di italiane, questo signore ha
fatto sapere che non si dimetterà. Aggiungiamo noi: ma le dimissioni sono state
richieste? Quale gruppo del Parlamento europeo le ha richieste? Eppure questo
scandalo è di una gravità assoluta. Mentre i cittadini di tutta Europa
continuano ad accrescere la loro delusione per questa istituzione, hanno
scoperto che alla guida della stessa hanno un imbroglione che andrebbe
processato immediatamente e, se colpevole, messo in galera a suon di calci.
Invece, è raccomandato dalla signora Merkel che, con questa copertura, abbassa
ancora di più la fiducia nell’Europa e nella sua politica monetaria. Un
ulteriore colpo che accresce sempre più lo scollamento fra le istituzioni sia
nazionali, sia europee. Una sfiducia, ormai, irreversibile, a nostro giudizio.
Buona fortuna,
Italia!
La
scemenza renziana contro l’art. 18, l’Istat: produzione industriale -2,9%! -
Napolitano, finalmente, se ne va senza il varo delle riforme da lui intimate -
Emilia-Romagna: 41 indagati, e il 23 si vota! - Il condannato vuole “giocare”
anche per il
Colle
- M5S determinante!
La guerra scatenata dal premier contro l’art. 18 appare
stupida in tutta la sua articolazione dopo i dati dell’Istat che calcola un
calo vistoso della produzione industriale, quasi il 3% in meno - Napolitano,
che ha nominato ben tre governi incostituzionali, dice che a dicembre molla e
scatena il toto-Colle mentre i giudici mandano 41 avvisi di garanzia ai
consiglieri della rossa Emilia-Romagna - Le trattative sulle riforme in “mano”
al M5S
Dopo la pubblicazione odierna dei dati Istat, che calcola
un -2,9% la produzione industriale nel nostro Paese, appare in tutta la sua
stupida e insulsa battaglia l’ostinazione del premier e dei suoi compari
avverso all’art. 18, una guerra di Pirro, una scemata che mette a nudo quanto
siano “preparati” gli attori di questo governo nel valutare scientemente il
valore di tale testardaggine che rasenta l’idiozia. Eppure, molti commentatori,
politici, industriali, operatori del mondo del lavoro, attorno a questo
provvedimento avevano espresso le loro preoccupazioni e le sintesi reali a
tutti i livelli. Inascoltati! Le loro motivazioni, in estrema sintesi, erano
quelle che oggi appaiono in tutto il loro dramma: al centro dell’attenzione non
poteva esserci l’eliminazione delle garanzie ma il lavoro. Cioè, sforzarsi per
trovare il modo di rimettere in moto la produzione e, di conseguenza, la
crescita. Nulla da fare. I nostri intelligentoni, hanno seguito come pecore il
capo branco in una idiozia di drammatica gravità.
E oggi, i dati, danno ragione a coloro i quali erano
scettici o contrari a mettere mano alle garanzie, una sciocchezza costata molte
manifestazioni e tantissime lacerazioni inutili. Resta la gravità di un’azione,
quella di Renzi e i suoi fans, che ha fatto perdere a tutti tempo prezioso da
dedicare, se mai, a soluzioni più incisive per la ripresa.
Dopo la dichiarazione di Napolitano, relativa alla sua
fine del mandato, forse, in dicembre, si sono ufficialmente aperte le
candidature per la sua successione. Da ricordare che il presidente aveva
accettato l’elezione a un secondo mandato soltanto dietro l’impegno dei governi
illegittimi da lui nominati, a fare le riforme istituzionali e una nuova legge
elettorale. Dopo circa due anni, nessuna di queste leggi è stata portata a
compimento. Eppure, lui se ne va lo stesso. Ma allora, non era meglio che lui
non si rimettesse in gioco, conoscendo la classe politica italiana e i suoi
molti difetti e lungaggini?
Dal canto suo,
il sindachino, dopo aver dato l’ultimatum al pregiudicato, si è trovato
spiazzato. Infatti, dopo aver appreso che Napolitano se ne vuole andare, il
delinquente ha immediatamente “avvisato” il premier che, anche per il Colle,
occorre un patto, un altro Nazareno.
Non sappiamo se
Renzi si siederà ancora con un pregiudicato e un signor Verdini, indagato per
gravissimi reati contro lo Stato. Speriamo che questa volta ne faccia a meno e
che dia più credito al Movimento 5 Stelle che, lo ha dimostrato recentemente
con le votazioni per la Consulta e per il Csm, è una forza politica seria,
affidabile, di gente perbene, Tutte caratteristiche assenti negli altri
schieramenti politici.
Dal fronte
giustizia, è di oggi la notizia, per la verità attesa, del rinvio a giudizio di
quasi la totalità del governo regionale dell’Emilia-Romagna, la rossa. Infatti,
ben 41 consiglieri sono stati ufficialmente rinviati a giudizio per le spese
pazze che, come in quasi tutte le regioni, anche in questa sono emerse. Altro
che buona gestione, questa è una regione come tutte le altre, non si è distinta
in nulla rispetto alle altre. E a breve si vota! Il 23, infatti, questa regione
va al voto e questa notizia certamente avrà il suo peso, certamente avrà un
peso negativo per il Pd che governa indisturbato da circa 70 anni.
E in questo
nuovo scenario, i favoriti saranno, secondo noi, i cosiddetti “grillini” che
presentano, come sempre, candidati puliti, cittadini comunissimi che danno
garanzie circa l’onestà personale carta alla mano (fedine penali pulite) e che
si impegnano a governare in nome e per conto dei cittadini, di quel popolo
italiano che da anni è soltanto vilipeso e infangato da una marea di politici
corrotti, in odor di mafie, gli stessi che, nonostante tutto, non hanno mai
abrogato le leggi ad personam, i vari e infiniti lodi, non hanno ripristinato
il falso in bilancio, hanno ridotto le pene per il voto di scambio e per i
reati di corruzione eccetera, eccetera.
Buona fortuna,
Italia!
Incontro
ignobile fra Renzi e il condannato e l’indagato Verdini che insieme decidono
per gli italiani - Grasso incontra i familiari di Cucchi e invita chi sa a
parlare - Mentre la gente fa la fame, lo Stato, prima con Monti, poi con gli
altri nominati, regala alla Chiesa 4 mld!
Si scrivono le leggi con chiunque ci stia ma la dignità
sembra essere cosa del passato per il premier che oggi ha invitato a pranzo sia
il condannato per frode fiscale, sia Verdini (P3), indagato per gravissime accuse
di attentato contro lo Stato. Ciò non è avvenuto in un ristorante ma in un
palazzo istituzionale, cioè una sede che rappresenta la nazione. Insomma, Renzi
è “disattento”? oppure, ha la vocazione a incontri con gentaglia?
E gli italiani?
Sono complici! La storiella che i nostri governanti sono tutti ladri, che fanno
quello che vogliono, che, dal dopoguerra ad oggi hanno ridotto il Paese in una
cloaca, che agli occhi degli europei e del mondo non abbiamo più alcuna
credibilità per colpa loro, che tutti i governi che si sono avvicendati non
hanno fatto altro che pensare alle loro tasche, mai a quelle dei cittadini se
non per svuotarle ancor di più, insomma, la barzelletta che la colpa sia tutta
dei politici di ogni ordine e grado, non regge più. Gli italiani sono complici
e artefici del loro declino.
Della loro
povertà, sia intellettuale, sia di quella determinata, per esempio, da alcune
leggi volute da Monti e poi non abrogate da Letta e men che mai dall’attuale
premier, riguardanti i cosiddetti benefit concessi alla Chiesa. Già, proprio a
loro! Infatti, con le leggi di Monti si fece in modo che la Chiesa non pagasse
l’Imu allo Stato italiano, Per questa ragione, fra l’altro, l’Italia è stata
presa di mira dalla commissione europea che intravvede in questa decisione un
aiuto di stato illecito in contrasto con le norme europee. E per le quali oggi
l’Unione europea interviene dicendo che l’Italia ha abbuonato oltre 4 miliardi
di euro agli enti ecclesiali e che ha infranto le leggi dell’antitrust europea.
Vedremo come andrà a finire la faccenda che è all’attenzione di Juncker e della
signora Vestager, danese, commissario dell’antitrust europea, appunto.
Non vi pare una
vergogna anche questa? Mentre non si riescono a trovare soldi per gli
ammortizzatori sociali, per le aziende in crisi, per ogni settore in declino
della nostra povera Italia, qualcuno si “dimentica” di cancellare quelle norme
che hanno favorito, come sempre, gli amici degli amici. In questo caso il mondo
ecclesiale.
C’è stato anche
un altro incontro, questo sì importante, fra il presidente del Senato Grasso, e
la famiglia di Stefano Cucchi. Già ieri, con una dichiarazione forte, Grasso
aveva stigmatizzato la sentenza aggiungendo l’invito a coloro che sapevano di
farsi avanti. Stamane ha ripetuto alla famiglia Cucchi che si aspetta che chi
ha taciuto per quello che è accaduto al povero Cucchi, parli al più presto.
Speriamo bene.
Comunque, questa
sentenza assurda un effetto positivo l’ha generato. Ieri, infatti, sono state
emanate le nuove misure di ingaggio per quanto attiene alle regole delle forze
dell’ordine. In special modo per quelle manifestazioni di protesta nelle quali
si è stabilito che la polizia non debba entrare in contatto con i manifestanti
ma deve stare a distanza di sicurezza. E’ un primo passettino significativo
verso questa ulteriore vergogna di Stato, quella di picchiare i cittadini
deliberatamente.
Già,
deliberatamente. Infatti, da un video girato di cameraman di una nota
trasmissione televisiva, viene forte la smentita per le menzogne raccontate dal
ministro degli Interni, Alfano, che durante le sue dichiarazioni alla Camera,
aveva, invece, asserito che non c’era stato alcun ordine, nessuno, insomma,
aveva impartito la “carica”. Insomma, si cercava di far ricadere la colpa su
qualche stupido funzionario esaltato e non sul prefetto o altri ben più alti
papaveri.
La solita
storia.
Buona fortuna,
Italia!
Napolitano:
“ci furono tutte le caratteristiche di un colpo di Stato” - Agli esteri ancora
un democristiano, Gentiloni - Passa la legge di stabilità con i voti dei
compari e quelli contrari del Movimento 5 Stelle e
Lega
- Caso Cucchi, tutti assolti, è morto
di freddo. E’ giustizia?
Pubblicato l’interrogatorio
che la Corte d’Assise di Palermo ha acquisito al Quirinale il 28 scorso e dal
quale traspare chiaramente che nel luglio del ’93 ci fu un tentativo di isolare
Palazzo Chigi per un tentativo di colpo di Stato. Infatti, in quella notte
tutte le comunicazioni furono interrotte e ch furono tutte le caratteristiche
del classico colpo di Stato di sudamericana memoria. Quello che nessun
giornale, però, si chiede è l’interrogativo che da queste dichiarazioni ne
scaturisce. Chi furono i responsabili di quel tentativo? Sono stati individuati
e puniti? I nostri cosiddetti “Servizi segreti” erano al mare oppure ebbero un
ruolo in tutto ciò? Le cose si risolsero perché qualcuno strinse accordi con
altri ignoti personaggi?
Speriamo che
questo processo, trattativa Stato-mafia, arrivi a rapida conclusione e che,
soprattutto, siano assicurati alle patrie galere coloro che hanno tentato di
sconvolgere la Repubblica. Speriamo che a questi signori sia applicata la
condanna di alto tradimento, oltre agli altri reati.
Intanto,
Napolitano, incontrando il sindachino per la nomina a ministro degli Esteri per
sostituire la signora Pesce europea (Mogherini), ha silurato la candidata
renziana, Quartapelle imponendo una figura di alta professionalità. Nominato
Gentiloni, insomma un fiore di persona con esperienze, appunto, specifiche e di
lungo carrierismo all’ombra della Democrazia cristiana. Più garanzie di queste?
Così il governo si è arricchito di un altro democristiano lasciando a bocca
asciutta sia il Renzino, sia gli ex cosiddetti comunisti che da tempo hanno
abdicato ad avere un ruolo in quel partito che continuano a ritenere anche il
loro. Sono sicuramente stupidi o, almeno in malafede. Infatti, questo, ormai, è
un partito in mano ai democristiani e ai fans di Renzi, mentre loro continuano
a ritenerla la loro casa. Se non sono da manicomio, sono certamente soggetti da
curare urgentemente.
Alla Camera nei
giorni scorsi è passata la legge cosiddetta di stabilità. Qualcuno si chiederà:
quale stabilità? Questa, come ormai siamo abituati da questo governo, è un
ulteriore pastrocchio che genererà molti sfracelli. A proposito, è passata con
i voti dei soliti compari mentre M5S e Lega hanno votato contro.
Sul caso Cucchi,
invece, siamo alle solite nefandezze della giustizia, infatti, nel secondo
grado di giudizio il tribunale ha mandato tutti assolti. Insomma, Cucchi è
morto di freddo!
Buona fortuna,
Italia!
Violenza
di Stato contro chi protesta: mai più manganelli! Che civiltà è quella delle
botte ai cittadini? - Alfano deve andare a casa, il M5S firmi compatto la
sfiducia - Gli agenti devono essere riconoscibili, come la catena di comando -
Il volto di un governo
contro i cittadini
E’ ora di abbandonare per sempre questo modo barbaro di
“controllare” i cittadini che a vario titolo protestano nelle piazze e nelle
città, luoghi di tutti! - Le forze di polizia devono indossare caschi con
numeri identificativi e, comunque, non devono usare la forza contro i
manifestanti - Un brutto segnale per le Caste: a un prossimo errore, si
potrebbe scatenare un vero e proprio inferno, un inizio di rivoluzione mai
vista in Italia!
Dopo le cariche
della polizia contro i manifestanti dei lavoratori delle Acciaierie di Terni,
si è aperta una pericolosa falla fra le istituzioni e il mondo del lavoro, ma
non soltanto quello. Abbiamo il sospetto che questa insofferenza, ormai, è
diffusissima fra i cittadini in genere, vessati da decenni dai politici
corrotti di turno. Questo ultimo atto di violenza gratuita da parte delle forze
dell’ordine, apre scenari nuovi e che occorre urgentemente superare con una
civiltà diversa dal recente passato, una nuova umanità sociale e politica.
Infatti, noi
pensiamo che lo Stato non possa più, per nessun motivo, picchiare in modo
gratuito e violento chi, per una ragione, o per altre ragioni, scende in piazza
e nelle città per protestare. Non ne ha alcun diritto, è un atto di violenza, è
un sopruso, è una provocazione che può accendere la miccia per ben più gravi
sommosse popolari. In special modo dopo che, anni e anni di crisi e di crollo
dell’occupazione, ha portato acredine e disgusto nelle coscienze di milioni di persone
ormai alla disperazione.
E la
disperazione è pericolosissima: può trasformarsi in un attimo in tragedia!
E’ giunta l’ora
che in Italia si smetta immediatamente con questa barbarie della libera e
impunita prassi di picchiare i cittadini. E’ da beceri e da imbecilli
prendersela con coloro i quali gli stessi governanti hanno reso poveri,
disoccupati, disperati, per responsabilità gravissime dei politici che nei
decenni si sono avvicendati alla guida del Paese, favorendo i poteri forti a
discapito della dignità dei cittadini tutti. Questi signori, senza distinzione
alcuna, a nostro parere, vanno arrestati e processati per alto tradimento da
tribunali popolari. Se, infatti, l’Italia è ridotta in braghe di tela, le
responsabilità sono da ricercarsi solo ed esclusivamente nella classe politica
di ieri e di oggi che, hanno favorito l’evasione fiscale, il malaffare
economico, la corruzione, le mafie varie, le società off shore, l’arricchimento
proprio e degli amici degli amici, cambiato le leggi con pene meno severe
proprio per dare mano libera a chi rubava a più non posso dalle tasche degli
italiani. Basta! Lo Stato in generale deve urgentemente, cambiare le regole del
gioco e mettere i cittadini al centro delle proprie azioni per una nuova
civiltà. I manganelli stanno per ritorcersi contro gli stessi autori degli
ordini di carica dati ai poliziotti.
Il vaso è colmo!
Mai più agenti senza casco numerato per il loro riconoscimento! Mai più
manganellate gratuite sulle teste di chi protesta nelle strade del Paese! Mai
più segretezza di chi impartisce gli ordini! Questa cortina fumogena alla quale
ci siamo abituati da tempo, deve essere messa da parte da subito!
Gli italiani
devono riprendersi la propria dignità e cercare di riappropriarsi di quel poco
benessere conquistato in lustri e lustri di lotte che gli ultimi governi di
nominati gli hanno tolto. Ne hanno tutto il diritto. Come quello di cacciare
coloro i quali, chiamati al governo del Paese, si rivelano oltre che incapaci,
correi e complici di coloro che, invece, hanno tutto l’interesse a perseguire
l’obiettivo di mettere in ginocchio quello che ancora rimane, dell’orgoglio e
della dignità ormai labili o persi del tutto.
Nelle prossime
ore, alcuni deputati raccoglieranno le firme per la sfiducia al ministro
dell’Interno, Alfano. Invitiamo le opposizioni tutte e, in special modo il
Movimento 5 Stelle, ad aderire compatto affinché questo ministro, già implicato
nel caso Shalabayeva, lasci finalmente quel posto e venga posto sotto accusa
per abuso di ufficio e lesioni gravi contro alcuni cittadini.
Attenzione,
ormai il vaso è colmo! La gente ne ha piene le scatole! La rabbia aumenta di
pari passo con la povertà e l’indigenza! I cittadini non sono sudditi medievali,
sono stanchi di essere picchiati! Una rivoluzione in Italia non c’è mai stata,
occhio che questa scintilla non scoppi all’improvviso e violentissima!
Buona fortuna,
Italia!
Napolitano
e la trattativa Stato-mafia: “Con le bombe si capì che Cosa nostra dava un
segnale, sugli accordi fra pezzi dello Stato, Violante ebbe una richiesta di
audizione da Vito Ciancimino…”. Insomma, ci sono alcune novità ma molti fatti
sono ancora oscuri
La Corte d’Assise di Palermo ha ascoltato il testimone presidente il quale, alla fine, ha chiesto la pubblicazione immediata dell’interrogatorio - Rimangono molte ombre sui rapporti con D’Ambrosio e per quanto attiene agli “attori” che avrebbero stretto patti con la mafia pur di far cessare le stragi e se queste ultime favorirono la nascita della seconda Repubblica con l’aiuto delle cosche e le garanzie dei nuovi
soggetti politici
Dell’udienza
andata in onda nella sala del Bronzino in quel del Colle, se ne sa poco, solo
voci e sintesi di qualche avvocato presente. Il testo della registrazione di
tutto l’interrogatorio sarà reso noto nelle prossime ore, come espressamente
chiesto da Napolitano alla fine dell’audizione. Sembra che durante la fase
dell’interrogatorio siano emerse certezze riguardo al segnale che Cosa nostra
volle dare attraverso l’uccisione di Falcone, di Borsellino e delle bombe che
nel ’93 insanguinarono molte città d’Italia. Si sa che a tale proposito il
presidente Napolitano abbia risposto che sì, capimmo che quelli erano segnali
affinché lo Stato allentasse le attenzioni nei confronti della mafia e
annullasse per molti mafiosi il regime del 41bis.
Sulle
preoccupazioni del consigliere della Presidenza della Repubblica, D’Ambrosio,
inerenti al fatto che si dimise perché si sentiva l’utile scriba di indicibili
accordi, Napolitano avrebbe dichiarato che fu per lui un fulmine a ciel sereno,
rimase sorpreso, ma avrebbe aggiunto che se il suo consigliere avesse avuto
qualcosa di importante da raccontare, certamente si sarebbe rivolto ai
magistrati. Poi, come si ricorderà, D’Ambrosio morì di li a poco per un
infarto.
Fra le tante
cose raccontate, significative le affermazioni che il presidente avrebbe
proferito circa la richiesta di Vito Ciancimino, a quel tempo potente sindaco
di Palermo e ambasciatore della mafia, che chiese a Violante, a quel tempo
presidente dell’Antimafia, un incontro in seno a quella commissione. Ci fu poi
l’incontro? Non se ne sa nulla. Del resto, lo stesso Violante, per anni, e
ancora oggi, non ha mai chiarito nulla in proposito.
Da ricordare
anche che, in quella stagione di stragi c’era in atto il cambio istituzionale
da prima a seconda Repubblica e che in quel periodo persone come Dell’Utri,
Berlusconi e altri soggetti poi entrati a far parte della vita politica
italiana, riuscirono ad affermarsi e a prendere il potere di una nazione
lacerata da processi e ruberie che diedero la stura a Mani pulite.
Furono aiutati
dalla mafia? Forse, visto che in uno stadio siciliano apparvero, dopo, cartelli
che ricordavano a Berlusconi il “patto” per abrogare il 41bis e che lo stesso
aveva come stalliere ad Arcore, un certo Mangano, mafioso doc. E che poi, dopo
anni di processi vari, Anche Dell’Utri è stato condannato definitivamente per
associazione mafiosa.
Insomma, il
quesito se ci fu una trattativa fra le istituzioni e Cosa nostra, in sintesi, è
rimasto inevaso. Mezze parole, nessuna certezza, soltanto dubbi e molti indizi.
Napolitano ha
ricordato che una notte di luglio del ’93, ci furono tutti i segnali di un
colpo di stato imminente. Infatti, il presidente ha ricordato come i telefoni
erano muti e che si respirava un clima pesante e di incertezze estreme.
Dalla
trascrizione della deposizione, che, ripetiamo, avverrà nelle prossime ore, si
potranno trarre, forse, altre e più importanti “verità” su quegli anni. Noi lo
speriamo.
Buona fortuna,
Italia!
Incontro
“surreale” fra Governo e sindacati, si va allo sciopero generale? Renzi: “le
leggi le fa il Parlamento non le discuto con loro” - Padoan: “non possiamo
affrontare un altro anno di recessione” - Strumentalizzate le parole di Grillo
contro la mafia a Palermo
Un nulla di fatto assoluto, l’incontro con Ggil, Cisl e Uil
di ieri, che il premier ha volutamente fatto naufragare aggiungendo che le
leggi non le discutono con altri soggetti che non siano i deputati - Il
ministro Padoan, nelle lettere con la Ue, ribadisce la necessità di uscire
dalla crisi già da quest’anno, ma mancano ancora le risposte di Katainen e
combriccola - Tutti contro Grillo che a Palermo ha avuto parole dure contro
Crocetta e il Pd
Come
preannunciato nei giorni scorsi, l’incontro fra il governo e i sindacati è
stato un fiasco voluto e messo in atto dal premier che ieri, dopo il fallimento
dell’assise ha dichiarato che le leggi lui le discute con i deputati e non con
i sindacati. Nessuna apertura, nessuna possibilità di mettere mano al jobs act,
nessuno spiraglio di cambiamento per la cosiddetta legge di stabilità. Niente
di niente. Naturalmente, questo atteggiamento messo in atto da Renzi, apre la
via a un probabile sciopero generale. Infatti, dopo l’incontro con il governo
ora ogni organizzazione dei lavoratori indiranno gli stati generali per decidere
il da farsi. E’ ormai certo che si vada verso lo sciopero generale.
Sul fronte
politico da registrare le dichiarazioni del ministro Padoan che si dice
preoccupato per un permanere della recessione e della ormai endemica crisi che
impedisce la crescita o, almeno, una inversione di tendenza. Ma le sue
preoccupazioni sono soprattutto rivolte alla Ue per quelle lettere che, oltre
all’Italia, sono giunte anche in altri quattro Paesi dell’unione. Le risposte
italiane sono state, ancora una volta, di tono sommesso, timido, da sudditi,
come sempre. Lo sforamento previsto dal nostro governo si sarebbe dello 0.3%
ma, per il momento, da Juncker e banda bassotti, nulla, muti!
Intanto, sia i
politici, sia i media, si accaniscono, come sempre, contro il M5S e, in special
modo, con Grillo per le parole pronunciate in quel di Palermo contro il
governatore Crocetta e le “coperture” date a questo personaggio dal Pd e colo
compagni di merende.
Estrapolare da
un discorso una frase a loro uso e consumo, ecco quanto accaduto a Palermo dove
fra fiumi di parole dette all’indirizzo di un’amministrazione regionale
discutibilissima, condita in molti casi da interessi di dubbia trasparenza, una
frase, appunto riferita a un codice d’onore dei mafiosi, è stata immediatamente
distorta fino a farla divenire un tentativo di catturare voti di provenienza
mafiosa. Era, invece, un chiaro riferimento che almeno Cosa nostra ha, o aveva,
un codice, i nostri politici, a ogni livello, no. Non lo hanno mai avuto. Il
loro onore lo misurano da quanto entra nelle loro tasche e la lotta per il
mantenimento delle loro poltrone. Eppure, attorno a questa facile
interpretazione del pensiero di Grillo, si sono scatenati prontamente tutti,
accomunati da un unico desiderio: distruggere quel Movimento di cui tutti hanno
paura.
Una specie di
silenziosa sacra alleanza contro quello che potrebbe diventare un Movimento di
proposta e di governo che spariglierebbe le carte in loro sfavore. Che
nefandezze, è questa la politica in grado di mettere in campo Pd, Ncd, Fi e
compagnia bella? Mah, non siamo certamente sorpresi, siamo indignati ancora una
volta.
Buona fortuna,
Italia!
Lettere
segrete della Ue, patti segreti con gli Usa, annunci fumosi del premier, ma che
Paese è questo? Altro che sette occulte, questa è mafia! - Coloro che hanno
determinato le varie crisi, grazie alla stoltezza degli elettori, sono ancora
quelli che ci governano!
Siamo accerchiati: fra massoni, banchieri, Usa, Pentagono,
sette segrete, poteri occulti, lettere segrete, patti segreti (fra cui quelli
del Nazareno), leopolde varie, Barroso ex, Juncker, Katainen, Merkel, e i vari
e occulti trattati europei, firmati dai nostri condottieri che se ne fregano
degli italiani, come possiamo pensare che questi signori possano fare gli
interessi degli italiani? Viva il referendum di Grillo. Basta con questa Ue!
Gli italiani
hanno “scoperto”, finalmente, che gli accordi con i potenti, erano
copertissimi, da lettere “riservate” che si scambiano fra loro almeno da 20
anni! C’è da chiedersi: coloro che da oltre un ventennio hanno governato nel
nostro Paese, non sono correi di reati di alto tradimento verso i cittadini che
avrebbero dovuto, invece, proteggere e difendere? E, in primis, che cavolo di
ruolo ha avuto e continua ad avere, il nostro migliorista Napolitano, che
accettò la spartizione delle tangenti dell’era Craxi, e che su quella falsariga
si è sempre posizionato anche ai giorni nostri difendendo e, qualche volta,
imponendo, i “suoi” salvatori della Patria? Gente che in 24 ore, da essere
inutili e sconosciuti, sono assurti ai massimi livelli politici e che ne hanno
determinato un ulteriore disfacimento?
Da dove sbuca un
sindachino alquanto stupido che in un battibaleno silura un altro nominato, e
ne prende il suo posto con il beneplacito del presidente della Repubblica che,
tradendo la Costituzione, affida a costui i destini di una nazione? Avevano
ragione quelli del Movimento 5 Stelle quando hanno chiesto che il nostro
presidente Napolitano, dovesse essere incriminato del alto tradimento? Ai
dubbiosi ricordiamo soltanto una semplice e prerogativa costituzionale: il
Popolo è sovrano. Pertanto non aver garantito libere elezioni, cambiando il
Porcellum bocciato dalla Corte Costituzionale, ma da lui, promulgata all’epoca,
non presuppone una responsabilità gravissima e da perseguire penalmente?
Eppure, in tutto
questo bailamme ignobile e che avrebbe dovuto svegliare le coscienze dei
cittadini, abbiamo registrato, nelle ultime elezioni europee, un balzo
inaspettato dei consensi per coloro che da anni tramano ai nostri danni, il Pd,
ossia, il Partito democristiano ai quali gli ex Pci, se mai ve ne fossero
ancora stati, hanno svenduto i propri principi e il proprio partito. Lo hanno
dato al boy scout Renzi, democristiano di lungo corso.
Questa l’analisi
decennale. Ai giorni nostri registriamo le ennesime enunciazioni di questo
governicchio e scricchiola dappertutto e che, attraverso le sue azioni, sta
demolendo ancor più le poche certezze che gli italiani erano abituati a
considerare come intoccabili. A partire, ancora, dalle pensioni che, nella
mente bacata del nuovo corso politico, andrebbero pagate con scadenza diversa
dal passato, generando un supplemento di stress e preoccupazioni per coloro che
ne saranno colpiti. Ma, fosse soltanto questo!
Questa, cari
italiani addormentati, è una manovra di 70mila miliardi delle vecchie lire! Con
una chicca in più: se i risultati non saranno raggiunti, saranno aumentate le
tasse. Ormai è un ritornello che ha stancato tutti, meno i più attenti. Si
chiama “clausola di salvaguardia”. Auguri stolti!
Sulle ultime
dichiarazioni del pregiudicato, da rilevare che oggi ha dichiarato che nelle
future elezioni lui si ricandiderà. Anche questa estemporanea affermazione non
è, per caso, da ricollocare negli ormai frequentissimi e segretissimi patti con
il condannato con il figlioccio? Noi crediamo di sì.
E’ un governo ignobile,
dei peggiori che si ricordino da 30 anni a questa parte. Un governo che,
anziché essere formato da gente libera e che risponde al Popolo, risponde solo,
e appecorinato, al proprio leader renzino. Una squadra di accoliti che per
tenere le proprie poltrone sta svendendo da mesi quel poco che rimaneva delle
garanzie, se così si possono definire, che gli italiani avevano e sulle quali
potevano contare. Un governo che, salvo risveglio degli elettori, potrà
governare tantissimi anni.
Per essere
franchi e sinceri, se coloro che detengono il potere di cambiare i propri
destini (gli elettori), non diventano homo abilis cacciando dal potere questi
gnomi al servizio dei potenti e non riprendono in mano il proprio futuro, beh,
per dirla alla Grillo: che vadano affanculo!
Un dato finale:
siamo a 2200 miliardi di deficit. 200 miliardi in più soltanto dall’avvento del
sindachino! Tutti debiti nostri, non loro!
Fuori da questa
Europa!!!
Buona fortuna,
Italia!
Genova:
dal ’98 sperperi e appalti per milioni di euro ai soliti amici degli amici,
nessuna opera portata a termine, fiumi e torrenti continuano a fare vittime e
disastri - Ultimo giorno di grande festa al Circo Massimo, all’insegna di una
migliore organizzazione
Centinaia di milioni di euro e ricorsi a iosa al Tar, hanno
determinato una lunga scia di fermo dei lavori, e successivo abbandono, che nel
giro di un anno e mezzo ha rinnovato il dramma dei genovesi, è bastata una
pioggia intensa ed è stato uno sfracello che ha prodotto anche una vittima.
Danni ingentissimi ma chi sarà incriminato? Nessuno, come sempre - Circo
Massimo gremito a dispetto della solita informazione di regime
Così ci risiamo! Soltanto dopo circa un anno e mezzo dall’ultima
alluvione, Genova va di nuovo sott’acqua e anche questa volta il bilancio è
ingente e le vittime, per fortuna, soltanto una. L’altra volta, nel 2011 i
morti furono 6. Gabrielli è preoccupato per i danni gravissimi che gli
straripamenti del Bisagno e altri tre torrenti, i soliti, hanno causato
deturpando, ancora una volta, la città di Grillo. Come sempre, adesso tutti si
rimpallano le responsabilità. Dall’Arpa al Comune, dalla Provincia alla
Regione. Le accuse a una classe politica che dovrebbe essere processata e
condannata per alto tradimento, ormai non si contano. Ogni volta che accade una
simile sciagura, in qualsiasi posto d’Italia, si levano alte, oltre alle grida
di dolore per le vittime e i danni subiti, anche le solite accuse ai politici
che sperperano denaro pubblico con finti appalti, subappalti, appaltini,
appaltoni, sospensioni, ripresa dei lavori, ricorsi ai vari Tar, riammissioni,
nuove sospensioni e, finalmente, abbandono delle opere con pagamento dei
relativi danni alle imprese. Questi sono i politici che governano la Liguria.
Da accomunare senza se e senza ma a tutti gli altri e a tutti i livelli.
Genova, in questo momento, è soltanto la cartina di tornasole della realtà
italiana. Una realtà che si rinnova grazie soprattutto alla scarsa intelligenza
politica degli italiani che, una volta passata la memoria del disastro subito,
continuano a votare queste indegne persone.
Ora, mentre sono tornati a spalare fango i cosiddetti angeli, ragazzi
che si sono rimboccati le maniche e stanno facendo del loro meglio per ripulire
la città, assisteremo certamente alla solita manfrina dei rimbalzi di
responsabilità ma poi, fra alcuni mesi, tutto si dimenticherà e nessun politico
pagherà per le sue becere non scelte politiche, o meglio dire, per la sua
inettitudine dolosa atta a favorire soltanto i propri amici per depredare i
cittadini e, aggiungere la beffa al danno, di non avere avuto terminate quelle
opere costosissime che avrebbero evitato sia un’ulteriore vittima, sia i danni,
anche questa volta ingentissimi. Questi sono i politici italiani, in genere. E
questi i risultati di votarli, non tanto sondando la loro onestà, la loro
professionalità, la loro correttezza morale e civile, ma votando, come sempre,
perché fans che rasentano l’idiozia.
L’Italia, lo ripetiamo per gli stolti, ha avuto la sua grande occasione
nelle recenti elezioni europee, di cambiare questo modo barbaro di trattare la
dignità e la classe politica italiana. Ha scelto di dare il proprio voto a
coloro che, togliendo soldi qua e là alla spesa pubblica e prendendone altri a
debito dei soliti stupidi, hanno fatto un vero e proprio scambio elettorale:
voti in cambio di soldi, in media €45,78. Eppure, lo scambio di voti dovrebbe
essere un reato. Ma non per il nuovo Partito democristiano. Per loro dovevano
servire a rilanciare l’economia! Che balle stratosferiche che gli italiani
hanno sempre una grandissima propensione ad accettare. O, forse, questi signori
conoscono bene quanto siano idioti gli elettori?
L’unica forza politica formata da cittadini comuni, gente perbene, di
buona volontà, con esperienze politiche non scarse ma, diremmo, di rottura con
la vecchia politica italiana, cioè quella succitata, dove nessuno paga e con
qualche stratagemma inventato un paio di mesi prima delle tornate elettorali,
riescono sempre a farsi rieleggere, gli italiani lo hanno stoppato al 22%. Gli
italiani non hanno compreso che quella battuta d’arresto non è stata deleteria
per il Movimento 5 Stelle, lo è stato, soprattutto per loro stessi. Quello che
il governo sta “annunciando” da mesi, infatti, è sotto gli occhi e le tasche di
tutti. Il Senato eliminato? Ma va là! Le Province eliminate? Ma va là! Più
posti di lavoro togliendo di mezzo lo Statuto dei lavoratori? Ma va là! Il
semestre a guida europea che doveva essere la svolta per cambiare i trattati
della Ue! Ma di cosa parliamo! Renzi in ogni dove continua ad assicurare a
Juncher e alla Merkel, ma anche a Katainen, che i parametri non saranno sforati
e che si ottempererà a ogni trattato firmato finora. La sudditanza, insomma,
continua con buona pace di chi, dando il proprio voto al Pd, aveva sì preso
quatto lire ma aveva anche avuto la speranza che questa nuova figura politica
poteva schiodare un’Europa dei poteri forti a favore degli interessi italiani.
Tutte balle, balle su balle, balle a non finire.
Nei giorni scorsi, come al solito, tutta l’informazione ha stigmatizzato
l’affluenza in quel di Roma le presenze al Circo Massimo in occasione della
Prima festa nazionale del M5S sminuendo in malafede e con il solito modo
becero, sia l’affluenza, sia speculando su alcuni dissidi interni che il
Movimento 5 Stella, come tutti gli altri partiti, ha. Alcuni, addirittura,
hanno “contato” non più di qualche centinaio di persone. La matematica e i
numeri in generale non sono il loro forte. Ma sono le direttive comuni a tutta
l’informazione, quelle che loro “contano”. Cioè, i finanziamenti all’editoria
che nessuno vuole perdere e nessuno vuole togliere, salvo il Movimento di Beppe
Grillo. Pubblichiamo una foto eloquente in modo che siano i cittadini, gli
italiani, a giudicare se l’affluenza descritta da giornali e televisioni, sia
da giudicare falsa o, peggio, numeri da regime totalitario. Il M5S verso una
migliore organizzazione? Noi lo auspichiamo da tempo. Speriamo sia giunta
l’ora!
Buona fortuna, Italia.
Circo Massimo: speriamo in una kermesse che definisca, una volta per tutte, le linee guida per una democrazia più ampia e una più incisiva azione politica per il Paese - Draghi in sintesi: gli italiani non votino coloro i quali li hanno ridotti poveri, la Casta!
Si apre la Prima assise nazionale della prima forza politica italiana, si spera che sia una specie di direzione politica nazionale che definisca meglio il ruolo dei cosiddetti “Attivisti” affinché questi, a livello locale, abbiano poteri per destituire coloro che, eletti, risultino in contrasto col M5S e che, gli stessi siano guida nazionale per l’applicazione delle politiche “grilline” . Anche a Pizzarotti (sindaco di Parma) sia dato fiato!
La prima festa
nazionale del Movimento 5 Stelle, che si apre oggi pomeriggio al Circo Massimo,
a Roma, sarà senza dubbio una grandissima kermesse nella quale, speriamo, non
si verifichi la solita passerella di personaggi più o meno noti, ma si mettano
a fuoco le future azioni politiche che questo grandissimo movimento politico
può e deve garantire, non tanto a sé stesso, ma ai cittadini italiani tutti.
Infatti, dopo la
débacle delle elezioni europee, dove un Partito democristiano ha ottenuto il
40,8% grazie agli 80 euro elettorali, ora, a nostro parere, il Movimento ha
l’assoluta necessità di riorganizzare le proprie forze sia a livello locale,
sia regionale, sia nazionale. Inutile prendersi in giro. Così, non va più bene.
Grillo e Casaleggio devono prenderne atto. Occorre urgentemente coordinare i
cosiddetti meetup locali, provinciali, regionali e nazionali, con nuovi assetti
politici, nonché il ruolo, a nostro modo importantissimo, degli “Attivi”, cioè
coloro che sul territorio coordinano e hanno portato al successo il M5S a
livello cittadino. E’ impensabile, infatti, che la prima forza politica
italiana, oggi, dopo molti mesi dalla vittoria, sia ancora una realtà guidata
da Grillo e Casaleggio, come fosse un’associazione padronale.
Occorre fare un
salto di qualità politica che possa corresponsabilizzare i tanti attivisti
sparsi ormai in tutta Italia e che soffrono della mancanza di un ruolo ben
preciso. Si sente forte la necessità di costituire Gruppi di lavoro politici
che abbiano il ruolo di filtro e di indirizzo politico nei territori di
appartenenza, affinché possano garantire la guida e la scelta delle politiche
che gli eletti devono portare avanti nei rispettivi consigli comunali. Serve
anche la costituzione dei Gruppi di lavoro politico provinciali e regionali
che, raccolgano le istanze e coordino le politiche sia locali, sia provinciali,
sia regionali, per armonizzare al meglio l’incisività e le prerogative del M5S.
Naturalmente,
una volta creati questi organismi, su tutti, servirebbe creare una specie di
direzione nazionale che coordini tutti e possa essere il depositario delle
istanze delle varie realtà italiane affinché, si possa rapportare con i
senatori e i deputati per restituire le aspettative dei vari attori della
politica del Movimento 5 Stelle.
Noi crediamo sia
giunto il momento di organizzarsi un po’ meglio di quanto fatto finora. Abbiamo
assistito a scelte sconsiderate e molte volte errate, da parte di G&C, sia
nell’individuazione dei vari cosiddetti staff della comunicazione, sia per
quanto attiene alle polemiche interne che hanno fatto abbassare i consensi. Non
ultimo, il caso della sconfessione dello staff comunicazione capitanato da un
certo Messora&C., che la dice lunga sul metodo e sulle scelte fatte dalla
Casaleggio & C.
E’ ora che a
questo grande movimento creato dal duo G&C, sia data libertà finora
giustamente tenute sotto controllo. Ormai nella coscienza degli italiani il M5S
c’è, eccome! Nessuno potrà ridurlo a percentuali basse e insignificanti. Anzi,
la propensione della gente comune è quella che finché ci sarà la “cappa” dei
fondatori, questo Movimento non riscuoterà la piena fiducia dei cittadini.
Pertanto, in
conclusione, un più ampia libertà e una organizzazione migliore, da veri
protagonisti della nuova politica italiana, è imperativo per chi ha a cuore una
crescita di questa forza politica. Il resto, è fuffa, restare immobili, non
avere alcun peso, vista la grande alleanza fra il Partito democristiano e
quello del pregiudicato, oggi giudicato senza onorabilità.
Da
stigmatizzare, infine, il messaggio del capo della Bce, Draghi, che invita gli
italiani a non votare più per coloro che, negli anni, se ne sono allegramente
fregati delle politiche per l’occupazione e che, invece, con le loro ruberie a
tutti i livelli, hanno ridotto l’Italia in braghe di tela, anzi, neanche
quelle, nudi! Lo capiranno gli italioti? Mah, noi crediamo di no. Gli italiani,
da anni, hanno portato i loro cervelli all’ammasso, nonostante tutto,
recentemente hanno dato il 40,8% a coloro i quali sono i primi responsabili del
declino italiano e della loro povertà!
Buona fortuna,
Italia!
Governicchio della paura: 21 richieste di fiducia in pochi mesi, Napolitano cosa ne pensa dell’esautorazione delle Camere? Muto!
Job
acts passa con 165 voti e fra molte sospensioni per le intemperanze delle
opposizioni - 26 senatori (dissenzienti?) del Pd stilano un documento e
promettono battaglia alla Camera - Tutto pronto al Circo Massimo per la Prima
festa nazionale del M5S
Dopo la bagarre avvenuta fra i banchi del Senato, passa la cosiddetta riforma del lavoro con moltissimi punti oscuri e l’incognita della delega in bianco - Anche la minoranza del Pd, al contrario di tutto il fumus degli ultimi giorni, ha votato questa “riforma” ignobile dichiarando che stileranno un documento e che daranno battaglia nell’altro ramo del Parlamento. Mah, questi o sono stupidi o vivono
nel mondo dei balocchi
Adesso, i 26
senatori che ieri hanno votato la fiducia a Renzi, parlano di dare battaglia
alla Camera su quei punti che loro hanno da sempre osteggiato e poi, d’incanto,
abbandonato votando la fiducia. E’ ridicolo che quello che non sono riusciti a
fare al Senato questi signori, possano pensarlo di fare alla Camera, dove, in
base alla legge scellerata chiamata Porcellum, il Pd può contare su una
maggioranza bulgara. Se avevano la convinzione che questa fiducia nasconde,
come in effetti noi crediamo, lo scopo di cancellare le norme stravolgendo lo
Statuto dei lavoratori, quale occasione migliore di dare un segnale forte al
sindachino che ogni giorno di più mostra il suo vero volto di democristiano con
visioni e accordi con delinquenti vari?
L’unica strada
percorribile per questi eccelsi senatori, politici da quattro lire e una
pagnotta, è quella di andarsene da quel loro partito che una volta era tale,
ora è un’associazione di personaggi di centro e di destra. Ma loro ne hanno
l’altezza morale e la dignità per una scissione, non tanto di un partito quanto
delle responsabilità di fronte al Paese? Noi crediamo di no. Del resto lo
stesso capo della cosiddetta Casa, Bersani, subito dopo la direzione farsa di
alcuni giorni orsono, si era affrettato a dichiarare che lui conosce la Casa e
che non avrebbe fatto mancare il suo voto a Renzi. Una opposizione che non è
più tale da anni e che si rinnova ogni giorno ormai a scapito di una politica
più trasparente, soprattutto, per le posizioni politiche e la serietà delle
proprie idee.
Nel giudicare i
voti 165 a favore della fiducia, infatti, se ne deduce che se i 26 dissidenti
avessero voluto punire il sindachino e ridimensionare il proprio ego, avrebbero
ottenuto un successo politico non di poco conto. Infatti il governo sarebbe
andato sotto e avrebbero sì, in questo caso, costretto a più miti consigli e
meno arroganza e piglio il fenomeno fiorentino. Ma loro di politica ne sanno,
ne sanno, eccome, per conservare ognuno il proprio posto e i propri privilegi.
Quelli che le Caste, appunto, non molleranno mai, se non con l’uso dei bastoni.
E, questo rischio, si avvicina sempre più.
Sul fronte
sindacale, oltre alla manifestazione della Cgil, prevista per il 25, ieri le
piazze erano piene di metalmeccanici della Fiom con in testa il loro leader,
Landini, che oltre agli slogan contro la fiducia che andava in onda al Senato,
hanno avvertito che a presto potrebbero occupare le fabbriche. Un monito ben
più forte delle finte scaramucce dei 26 senatori piddini.
Al Circo
Massimo, intanto, tutto è pronto per la Prima assise nazionale de l’Italia a 5
stelle che il Movimento ha in programma da domani al 12. Non si è ancora spenta
la polemica che riguarda il sindaco di Parma, Pizzarotti che, come noto, non
prevede la sua presenza sul palco degli oratori. Noi auspichiamo, lo ripetiamo,
che il duo Grillo-Casaleggio abbandonino questi metodi poco democratici e diano
la possibilità anche a chi in parte dissente, di dire la sua. Sarebbe una
grande vittoria della democrazia!
Buona fortuna,
Italia!
Cgil,
Cisl e Uil delusi dall’incontro col premier, si rivedranno - A Milano, incontro
fra capi di Stato e di governo sulle diverse “visioni” fra flessibilità e il
rigore della Merkel - Italia a 5 Stelle: al Circo Massimo fervono i preparativi
per la manifestazione
nazionale dei grillini
Dopo l’incontro con i sindacati, delusione della Cgil, timide
aperture di Cisl e Uil. Si rivedranno il 28 - Renzi dice di aver trovato convergenze
sul job act con i dissenzienti del Pd ma annuncia la fiducia - Un difficile
summit quello di Milano che vede Holland e il premier schierati per la
flessibilità e la cancelliera tedesca ferma sul rigore - Stallo per l’elezione
dei giudici della Consulta - La questione del Tfr in busta paga, ancora in alto
mare
Dopo l’incontro
con i sindacati Renzi si è affrettato a dichiarare che “vi sono punti di
intesa”, subito smentito dalla Camusso che ritiene, invece, deludente
l’incontro, mentre da Cisl e Uil c’è una timidissima apertura sui temi
trattati. Si rivedranno il 28 per approfondire gli argomenti sul tappeto.
Intanto, domani al Senato si vota la fiducia sulla quale il premier ha
dichiarato, in conferenza stampa delle ore 12, che quella parte critica del Pd,
ne è certo, la voterà. Del resto, se il Pd “vuole andare avanti vota la fiducia
al governo”. Come dire che se dovesse mancare la fiducia si va a casa tutti. Il
solito noioso ricatto. Siamo molto interessati al voto dei cosiddetti
dissidenti: voteranno no per sfidare, finalmente, il loro
segretario-presidente, o si comporteranno come pecore, e non sarebbe una grande
novità, ai diktat del capo?
A Milano,
intanto, sono attesi nelle prossime ore i capi di governo e di Stato dei Paesi
dell’Unione per discutere dei problemi economici della Ue e delle eventuali
politiche future da adottate per rilanciare sia l’economia, sia il lavoro.
Naturalmente si aspetta con interesse di conoscere la posizione di Holland, del
nostro premier e, soprattutto della signora Merkel che, come noto, non si
schioda dal rigore, nonostante i dati della Germania siano di evidente
stagnazione. All’incontro mancherà Cameron, il leader inglese ha fatto sapere
che per “ragioni interne” non sarà presente. Un brutto segnale? Non lo sappiamo,
ma è legittimo pensarlo.
Al Circo
Massimo, intanto, i grillini si danno da fare affinché per venerdì sia tutto
pronto e si dia il via alla Prima grande manifestazione nazionale del Movimento
5 Stelle capeggiato da Beppe Grillo. In questi giorni si sono accentuate le
polemiche contro il sindaco di Parma, Pizzarotti, che, sembrerebbe non gradito
sul palco assieme agli invitati. Non sappiamo se questa storia sarà appianata
prima dell’inizio della festa, ma noi ce lo auguriamo. Infatti, un Movimento come
quello di Grillo, non può permettersi di vietare a chicchessia il diritto di
dissentire. Assicurare la più ampia libertà di pensiero è condizione
imprescindibile per una forza politica democratica che è anche il primo
“partito” in termini di percentuale assoluta presente in Parlamento.
Buona fortuna,
Italia!
Napoli:
senza il sindaco, si apre il summit dei capi delle banche europee, di coloro,
cioè, che difendono i poteri forti e che hanno ridotto i Paesi in miseria - La
Francia fuori dai vincoli fino al 2017, trainerà anche altri? - Bersani:
“voterò la riforma”, evviva la coerenza!
I fantocci dei poteri forti e molte volte occulti, riuniti a
Napoli per affinare i metodi per impoverire di più gli Stati membri, eccetto la
Francia, con la paura di emulazione di molti altri Paesi - Nel Partito
democristiano, dopo la direzione, molti coloro che si sono allineati
dimenticando che nella Dc esistevano molte correnti mentre loro sono ancora
alle fazioni e, quando fa comodo, invocano il centralismo democratico al quale
si è uniformato Bersani
Napoli è in
rivolta mentre la Bce ha riunito nella loro reggia i rappresentanti delle
banche europee che discuteranno il nuovo da farsi. Sono gli stessi attori che
da anni, difendendo i poteri forti e in molti casi occulti, devono predisporre
la politica monetaria in base agli interessi di chi li manipola. Il tutto senza
De Magistris che, come noto, è stato sospeso in base a una sentenza di condanna
per abuso di ufficio. Una condanna che fa venire molti dubbi in quanto si
riferisce ai fatti notissimi dell’inchiesta denominata why not e che vedeva al
centro delle sue indagini personaggi di primo piano che ancora oggi detengono
posti di assoluto potere. Ma questa è l’Italia, dove i pregiudicati scrivono le
leggi e la P2, P3, P4 e sette di vario genere piazzano i loro rappresentanti
dappertutto.
La bomba esplosa
ieri, con le dichiarazioni del governo francese che si sottrae dagli “accordi”
europei fino al 2017 e che prevede sforamenti dal 4,4 al 4,8% del famigerato 3%
europeo, rimescola le carte e preoccupa questi signori e, soprattutto, la
signora Merkel che si vede sfuggire di mano il suo rigore in tutte le altre
nazioni aderenti. Inoltre, la decisione francese potrebbe scatenare l’effetto
domino di molti altri Stati pronti a seguirne l’esempio e mandare all’aria
tutti, o in parte, gli accordi capestro che i banchieri europei vorrebbero
rispettati.
E’ una fase
delicata e interessante. I cugini francesi, gli stessi che per primi al mondo,
hanno fatto una rivoluzione, mettono sul piatto europeo le loro esigenze con il
pugno forte e chiuso. E’ una decisione unilaterale e non discutibile. L’Europa
può pensarla come vuole, loro hanno scelto la strada di difendere i loro
cittadini vessati, gli altri no. E questo potrebbe fare svegliare, dal lungo
letargo, molte altre nazioni!
Sul fronte
interno niente di nuovo. Dopo la direzione del Partito democristiano e la pur
encomiabile presa di distanza di alcuni personaggi in dissenso, ieri Bersani ha
dichiarato che “conosce la casa” e che voterà la riforma del lavoro renziana.
Mah, forse l’ex segretario è ancora malato o non ha compreso il significato di
quella riforma. Forse pensa di essere ancora nel Pd ex Pci dove, alla fine
delle discussioni valeva il centralismo democratico cui tutti si adeguavano una
volta uscita la linea del partito da seguire. Caro Bersani, sveglia, non si è
accorto di aver consegnato il Pd ai democristiani? A una congrega di toscani?
Almeno si riservi la dignità del rispetto delle sue idee non tradendo se stesso
e l’Italia! Questo Pd è una nuova democrazia cristiana diversa dal passato che
almeno riservava posti di potere alle proprie anime a differenza di Renzi che,
se non sono toscani, non “so boni” e soprattutto, non sono fedeli cagnolini.
Adesso, come
lei, caro Bersani, sono in molti ad aver cambiato pelle, cioè, persa la
battaglia tutti sono pronti ad “aprire”. Aprire cosa? Adeguarsi forse, come
lei, ai diktat dell’ex sindachino indagato che, assieme al suo “papà” putativo,
pregiudicato, stanno scrivendo la storia contemporanea d’Italia in un clima da
tempo di dilagante dittatura morbida. Non vi siete accorti di nulla?
Buona fortuna,
Italia!
Direzione
Pd: Bersani, D’Alema, Cuperlo, Civati e alcuni altri, umiliati da un voto
bulgaro al servizio dei democristiani renziani - Dell’unica riforma vera,
quella della creazione dei posti di lavoro, nulla se non i soliti “faremo” - 1,5miliardi per gli ammortizzatori? Ridicolo!
Dopo la resa senza onore degli ex comunisti e la consegna del
Pd ai nuovi boy scout democristiani, ieri, la vecchia guardia ha subito un
ulteriore affronto e una sconfitta cocente - Oggi, riunione dei gruppi
parlamentari per mettere a punto i documenti da far approvare - Scissione? Se
servisse a scindere i ruoli e le responsabilità, sarebbe benvenuta, ma gli ex
pci non ne hanno né l’altezza morale, né la convinzione, dopo anni di inciuci
con le destre
Come ampiamente
previsto, la riunione della direzione del cosiddetto Pd, è andata nella
direzione voluta dal segretario. A nulla sono valse le molte sfumature, a volte
sferzanti, che i vari personaggi di un passato recente hanno sciorinato con
dovizia oratoria e stilettate al calor bianco. Contro un’ammucchiata di nuovi
democristiani, non c’è stata storia. Neanche i conti relativi agli
ammortizzatori sociali ipotizzati dal premier, 1,5 contro i 30 miliardi
necessari, a detta di D’Alema, hanno trovato una benché minima riflessione da
parte dei compari di Renzi. Erano tutti allineati e coperti, come si suol dire.
A farne le spese? Come sempre gli italiani. Infatti, dietro la menzogna dell’estensione
delle tutele per tutti i lavoratori, si nascondono i fatti che se una legge, la
300 del 20 maggio 1970, deve essere cambiate, lo deve essere in meglio, cioè
estendere quei diritti a tutti i lavoratori. Invece, per fare prima e subito,
si tolgono a tutti e stop. Del resto, lo stesso premier ha più volte detto che
bisogna restituire al padrone il diritto di licenziare.
Già, ma se
questo valesse per tutti, noi potremmo anche, a malincuore, essere d’accordo.
Il fatto è che questi democristiani se la prendono sempre con i più deboli
mentre il pubblico impiego, guarda caso, ha un’altra legislazione in fatto di
lavoro. Una legislazione che ai più è sconosciuta, misteriosa. Nella pubblica
amministrazione, infatti, non si riesce a licenziare nessuno, neanche in
presenza di gravissime manchevolezze. Al massimo, si trasferisce ad altri
uffici e ad altre mansioni. E’ questa la visione di Renzi che, in malafede,
sventola la bandiera dei pari diritti. Per tutti o per alcuni? Di cosa parla
uno che non ha mai lavorato in vita sua? E poi, come si permette un indagato di
pensare al mondo del lavoro cancellando una conquista del mondo del lavoro e
che, nonostante quello che lui pensa e dice, ha assicurato all’Italia di essere
il sesto paese più industrializzato del Mondo? E il suo gregge, queste cose le
sa? Oppure ha ragione D’Alema quando, durante la direzione, ha invitato il
segretario a non raccontare bugie perché qualcuno che la storia la conosce c’è
ancora in giro?
Infine: perché
soltanto un mese fa il premier affermava che l’art.18 non era all’odg in quanto
i contenziosi aziendali riguardavano appena 3000 casi all’anno e non
interessava molto né a Confindustria né alle aziende che invece premevano per
un piano industriale serio?
Perché, questa
“invenzione” renziana, varrebbe soltanto per il lavoro privato e non per
milioni di laboratori pubblici? E’ questa la sua visione della uguaglianza dei
diritti per tutti i lavoratori?
A tutti coloro i
quali questa deriva democristiana non piace, resta soltanto una strada: fondare
un nuovo partito che sappia raccogliere coloro che ancora credono a valori che
non siano quelli dei democristiani!
Buona fortuna,
Italia!
E se
cominciassimo ad ascoltare i cittadini anziché i cosiddetti “poteri forti”? -
E’ ora di cambiare sì la Costituzione, ma per dare voce agli italiani. In
Svizzera lo fanno da centinaia d’anni! - Le forze politiche, per una volta,
siano coese: mandino a casa il fantoccio!
Referendum propositivi, già previsti dal M5S e mai accettati,
ma che darebbero il potere al popolo, queste sono riforme! - “Poteri forti” in
rotta di collisione col renzismo, Chiesa, idem, e domani una direzione farsa
che, grazie ai democristiani, darà di nuovo ampia manovra al premier,
nonostante le ambigue e finte opposizioni interne - E’ scaduto il tempo: questo
ragazzino, ambizioso come nessun altro, va cacciato, è imperativo per l’Italia!
Siamo stufi di
annunci e di false “riforme”, a partire dall’eliminazione delle Province e del
Senato, per finire al job act, un ennesimo regalo ai cosiddetti “poteri forti”
(in special modo al mondo delle cooperative che ha in uno sconosciuto e ambiguo
Poletti, il suo rappresentante), gli stessi che il premier, a parole, dice di
non considerare ma, che nei fatti, frequenta e ne è suddito. L’ultima? Il suo
incontro con Marchionne non in una sede istituzionale ma recandosi con il
cappello in mano a elogiare questo modo di fare impresa. Cioè, spostare all’estero
la sede storica di un’azienda che ha spremuto gli italiani e che dai loro soldi
ha potuto affermarsi in America. Eppure, c’è qualcuno che loda e si imbroda di
questo manichino in mano ai potentati economici a sua insaputa. Mah, lo
sappiamo da tempo: gli italioti sono italioti. Non cambiano mai, neanche quando
ne hanno avuto la possibilità con il loro voto. Forse meritano questo
trattamento. Del resto,se si è stolti, con chi
prendersela se non con sé stessi?
Una riforma
valida e che ridarebbe peso e voce ai cittadini, sarebbe quella di prevedere
referendum propositivi per tutto quello che il governo intende mettere in atto.
Proprio come fanno in Svizzera da sempre. Questo sarebbe un modo di coinvolgere
direttamente la popolazione attorno alle scelte che i vari governi intendono
mettere in campo. Con un consenso popolare o no. Semplificherebbe non poco
l’azione dei governi eliminando gli eventuali contraccolpi oggetto di decisioni
non condivise dalla maggioranza dei cittadini. Lo ha proposto più volte il
Movimento 5 Stelle, ma la sua proposta, come da copione, è sempre stata
osteggiata da chi professa la democrazia e non ne conosce neanche lontanamente
il significato.
Al suo ritorno
da tour di sudditanza, il nostro premier ha trovato tre grandi novità che
certamente lo avranno infastidito ma senza preoccuparlo più di tanto. Lui, in
direzione, quella direzione che i vecchi tromboni cosiddetti ex comunisti gli
hanno regalato, non teme sgambetti: ha la maggioranza! Quella maggioranza che
nulla ha a che vedere con la visione della cosiddetta ex sinistra, una
maggioranza democristiana di boy scout e di gente di destra. Leggasi Alfano,
pregiudicato, Verdini & compari.
La seconda è
quella che anche la Chiesa si è accorta degli slogan del premier e della
nullità della sua azione e che, pertanto, lo invita a cambiare la sua agenda
per fare quelle cose di cui la gente ha bisogno, non altro.
La terza è
quella che per ciò che attiene alla farsa della riformetta del lavoro, c’è una
levata di scudi generale, compreso uno sciopero generale che la Cgil, rediviva,
ha preannunciato, forse, forse, forse. In sintesi, nessuno ritiene che la
mancanza di investimenti e di un piano serio per il lavoro dipenda dall’art.
18. E’ un falso problema e il premier lo sa benissimo. Solo che il suo essere
tronfio e la maggioranza del Partito democristiano, di cui è segretario, lo fa
sentire forte, fortissimo, quasi un dio con la d minuscola.
Se poi la gente
volesse informarsi di come questo ragazzo vede la “sua” politica, ricordiamo
che l’eliminazione delle Province, vede l’accoppiata destra-Pd in moltissime
realtà italiane che, nonostante la falsa eliminazione, a breve sono chiamate al
voto! E meno male che le Province sono state “eliminate”!
Cia chiediamo:
sono mesi che questo ragazzo ci propina falsi obiettivi, ci vende cose già
fatte che invece sono state soltanto annunciate, non c’è un provvedimento
attuato che rilanciare il lavoro, non c’è un piano industriale da nessuna
parte, ha trasferito ai Comuni la facoltà di inasprire la tassa sulla casa che
questi ultimi hanno applicato alla grande portando la stessa a livelli ben
oltre l’Imu, ha tolto risorse utili a tappare qualche buco importante per
mettere in atto un volgare “voto di scambio” con gli 80 euro che hanno
determinato il successo del Pd nelle recenti europee, e chi ne ha più ne metta,
eppure, questi ignobili partiti si ostinano ad appoggiare una grandissima
nullità per non perdere i propri privilegi e le proprie poltrone. Questa è
l’Italia contemporanea…
Buona fortuna
Italia!
Il
premier: “faccio le riforme indipendentemente dalle reazioni, alla direzione di
lunedì, li frego tutti, l’accordo con l’opposizione forzista regge” - Grillo,
dopo l’offerta ai dissidenti Pd per cacciare Renzie, crea imbarazzo e divisioni
- Intanto, l’Italia affonda sempre più
Delle considerazioni di De Bortoli, nemmeno un cenno, se ne
parla a iosa, invece, nei talk show fra i contro e gli allineati - I soldi per
le riforme non si sa dove trovarli ma nessuno parla di mettere mano,
finalmente, agli sprechi e alle partecipate, al falso in bilancio, a leggi più
severe per spezzare una volta per tutte gli introiti delle mafie, alla
corruzione, agli scandali del mondo politico che ormai per i cittadini e per
l’Europa, non sono più prorogabili
Dal suo tour
americano, il sindachino continua imperterrito con la sua pantomina ormai logora,
stanca: le riforme le farà a prescindere dalle posizioni di tutti, conta
soltanto la sua e quella del suo alleato segreto, il pregiudicato: della fronda
di minoranza interna, aggiunge che lunedì, in direzione, li fregherà tutti, con
i sindacati, forse, parlerà, ma non indietreggerà di un centimetro, le
associazioni sono portatrici di conservatorismo e pertanto non le incontrerà;
che alle elezioni si andrà nel 2018; insomma, salverà l’Italia da solo.
Dopo la mossa
politica del leader del Movimento 5 Stelle, che nei giorni scorsi, incontrando
a una festa alcuni esponenti del Pd, aveva lanciato l’idea di una alleanza per
mandare a casa il premier, molti nel Pd cominciano a valutare seriamente questa
possibilità, in special modo coloro i quali ogni giorno sono sbeffeggiati e
umiliati dal ragazzino insolente che ritiene di poter fare e disfare a suo
piacimento pur di procurarsi sempre più gloria. Ora, sembra, che alcuni di
questi eccellenti personaggi politici che, non più di un anno fa hanno
consegnato un vecchio partito comunista ai democristiani, si stiano rendendo
conto dell’errore commesso e vogliano recuperare quel peso perduto per la loro
lungimiranza encomiabile avuta nell’autodistruzione. Vedremo cosa ne scaturirà
durante il dibattito in direzione in programma lunedì prossimo.
Dall’America,
inoltre, il premier fa sapere che per le riforme non prevede nuove tasse. Che
sia la volta buona per cancellare le migliaia di partecipate inutili? Che abbia
in mente di eliminare le Regioni? Che voglia mettere mano alla corruzione con
leggi vere e non camuffate? Che voglia davvero abbandonare questa nuova
fiammata di garantismo e cacciare a calci nel sedere coloro che siano
“soltanto” chiacchierati o indagati? Che pensi di fare urgentemente nuovi
decreti per arginare gli introiti delle quattro mafie “unico Paese al mondo”?
Oppure, finalmente, pensa di dare seguito immediato alla spending review di
Cottarelli? Mah, anche questi sono misteri simili agli accordi del Nazareno con
il pregiudicato, o peggio, come ipotizzato dal direttore del Corriere della
Sera, da poteri occulti di tipo massonico?
Noi pensiamo
che, nonostante tutto il bailamme creato forse ad hoc, gli ex comunisti,
dovrebbero prendere atto che il Pci è finito anni orsono, che è ora di ricreare
una loro identità precisa di chi sono e cosa si propongono di fare, di
adeguarsi al renzismo o di scegliere altre strade, compresa una eventuale
scissione con la creazione di una nuova forza politica. Oppure, in alternativa,
accettare la sfida lanciata da Beppe Grillo per una unione di intenti e cercare
di mandare a casa questo governo insulso, inconcludente, che ogni giorno ci ha
raccontato di cose fantasmagoriche e che a oggi, come ormai tutti rilevano
giorno per giorno, non ne ha realizzate ancora una. Un bluff ignobile che il
Paese non meritava e che proprio per questo, coloro che hanno regalato a questa
nuova pattuglia il potere, hanno il dovere di ravvedersi e porre in essere i
rimedi con ogni mezzo e con ogni alleanza pur di raggiungere l’obiettivo.
Speriamo bene.
Buona fortuna, Italia
Katainen
a Renzi: “dove sono le riforme?” - Il pregiudicato, unico caso al mondo,
incontrerà le forze di polizia: “ghe pensi mì!” - Grillo batte Marino - Per
l’uccisione di Daniza, i responsabili devono essere processati subito! - Grave
calo dei consensi per Renzi e il suo governo
Il nuovo “controllore” europeo al premier: “le riforme?, basta con gli annunci, fatele!”, ed è lite - Il
condannato vuole risolvere i problemi delle forze dell’Ordine, una robetta
all’italiana, mentre Fi è sempre più allo sbando e Catricalà si ritira - Il
Trentino nella bufera per Daniza, boicottare la regione e mandare a processo
chi ha ucciso l’orsa Daniza per favorire il turismo e alcune costruzioni - Il
premier perde smalto e consensi, il suo governo di più
Il nuovo
“mastino” europeo, Katainen, nominato da Juncker con il beneplacito della
signora Merkel, nei giorni scorsi ha ricordato a Renzi che le riforme i Paesi
devono farle e non annunciarle, pena la ferrea applicazione dei dinieghi a
sforare per nessun motivo. Naturalmente il nostro sindachino ha subito
ribattuto coinvolgendo altri Paesi che versano nelle nostre stesse difficoltà e
ambiguità e la polemica non si è ancora sopita. Polemica che si è spostata in
Parlamento per altri motivi. L’elezione dei giudici della Consulta che sta
dilaniando il Pd, Fi e l’Ncd. Dopo varie votazioni, infatti, il candidato
voluto dal condannato, Catricalà, è stato silurato in modo definitivo e lo
stesso ha dovuto ritirare la propria candidatura mentre Grasso contingenta la
Camera per votare senza sosta i sei giudici ancora da eleggere.
Lo stesso ex
cavaliere, sempre nei giorni scorsi, si è detto pronto a ricevere una
delegazione delle forze dell’Ordine per tentare di risolvere, lui, i problemi
relativi al mancato rinnovo dei contratti annunciato dalla ministra Madia. Una
cosetta inaudita tollerata soltanto in Italia. E’ come se un carcerato
chiamasse a sé i secondini per risolvere i loro problemi. Cose che succedono
soltanto da noi e in nessun altro Paese al mondo. Il signor “ghe pensi mì”, del
resto, non lo ha stoppato nessuno, salvo il Movimento 5 Stelle, da questa
iniziativa estemporanea e intollerabile dal punto di vista morale, politico e
istituzionale. A proposito del leader del M5S, Beppe Grillo, da rilevare che il
braccio di ferro con il sindaco di Roma, Marino, sì è risolto con la vittoria
del cosiddetto comico. “Italia a 5 stelle”, dunque, si farà al Circo Massimo
dal 10 al 12 ottobre.
Sul fronte delle
cosette ignobili, anche oggi, qua e là sulla stampa e gli organi di
informazione in generale, sale l’indignazione per l’uccisione dell’orsa Daniza
e delle responsabilità, a partire dal ministro competente, che hanno portato
alla sua uccisione. Già, perché cominciano ad affiorare risvolti inquietanti
attorno a quella che doveva essere la “cattura” dell’animale. Infatti, dopo le
dichiarazioni dei presidenti della Regione e di quello provinciale, affiorano
contraddizioni e risvolti da codice penale. C’è chi afferma che la bestia sia
stata eliminata per “liberare” quella zona dalla presenza degli orsi in quanto
destinata a un nuovo insediamento urbano, chi dice che l’uccisione è stato un
atto di vendetta, chi, ancora, dubita degli operato intervenuti per la
“cattura”. Insomma, i dubbi e le certezze si scontrano a più non posso ma
rimane un insostenibile amaro in bocca e un comune sentire: l’osa è stata
uccisa volontariamente, forse non ci sono stati errori ma freddo e pianificato
calcolo. Dell’altro orso trovato ucciso in Abruzzo, non se ne sanno ancora le
cause. Con buon pace per la nostra scarsissima civiltà.
Infine, da un
sondaggio molto attendibile, risulterebbe che il consenso attorno al premier è
in caduta libera, mentre quello per il suo governo, invece, è addirittura
preoccupante. Che la stagione dell’amore sia finita è noto da un pezzo, ma che
avesse cali così vistosi non ce lo si aspettava. E l’autunno è vicino…
Buona fortuna,
Italia!
Per
i dipendenti pubblici niente rinnovo del contratto e loro annunciano sciopero -
Bersani: ho smacchiato io il leopardo - Lo stato produrrà la marjiuana, guarda
caso, a Firenze - Il premier alla Ue: non possiamo fare tutte le riforme in un
mese! Ma quali sono? Mistero!
FF.AA, in testa e dipendenti pubblici in generale, hanno
appreso che la ministra Madia, sia per l’anno in corso, sia per il prossimo,
non rinnoverà i contratti di lavoro con la conseguenza che, per la prima volta
nella storia d’Italia, gli interessati sciopereranno in massa contro il governo
- Bersani, oltre alle battute, dice che le due cariche, segretario del Pd e
premierato, sono un problema - Lo stato produrrà cannabis, naturalmente, a
Firenze
Oggi, lo stesso
Bersani ha voluto rafforzare le sue critiche fatte a Milano, ricordando a Renzi
che “il giaguaro” lo ha smacchiato lui nelle elezioni dell’anno scorso. Da
parte del sindachino, nulla.
In compenso il
governo ha fatto sapere che produrrà marjiuana a scopo terapeutico e che
Veronesi ha dichiarato che meglio una canna che una sigaretta. Fa meno male. E
chi produrrà la droga di Stato? Naturalmente una struttura fiorentina, che
diamine! Ormai in Italia, se non si è toscani non si va da nessuna parte. Vi
siete accorti che perfino qualche pubblicità si è adeguata a usare il
linguaggio toscano? E’ il momento di Firenze e degli amici. Del resto, l’ex sindachino,
quando governava Firenze, usava già questo metodo: tutti fiorentini e tutti
suoi sudditi. Guai a chi si metteva di traverso: era fuori! Fedeltà assoluta
oppure alla larga!
Il premier ha
rifiutato l’invito in quel di Cernobbio per essere presente in Lombardia presso
una fabbrica. Mentre a Barroso e ai nuovi governanti Ue avverte: “le riforme
non le possiamo fare in un mese!”. Ma quali riforme ci ha chiesto di fare
l’Europa? Mistero! Ormai è consuetudine del premier fare accordi non scritti
con tutti. Forse è un modo furbesco per uscirsene alla grande in caso di
fallimento o impossibilità nel realizzare quanto promesso segretamente? Già,
forse. Del resto, qualcuno conosce gli accordi scaturiti dagli incontri fra il
pregiudicato, l’indagato Verdini e lo steso premier? Qualcuno sa cosa gli hanno
chiesto a livello europeo? Che cosa ha promesso ai potenti protettori del
capitalismo non soltanto europeo? Se mai in cambio della carica fasulla di lady
Pesc Mogherini?
Intanto, sembra
finita anche la stagione degli amori nei confronti di Del Rio. Ora Renzi lo
vorrebbe fuori dalle scatole e in quel di Bologna, se mai alla guida della
Regione Emilia Romagna. Anche perché, forse, lo stesso Del Rio non è mai stato
assolutamente affidabile, sottomesso, fedele, suddito. Ma forse non sarà il
solo a fare la stessa fine. C’è un rimpasto a breve e si potrebbero verificare
altre epurazioni sotto la stessa falsariga.
Buona fortuna,
Italia!
Oggi,
ennesima presentazione dei tagli per garantire investimenti nella scuola, nella
ricerca, lavoro e altro - D’Alema sferzante, definisce il premier ormai un
bluff - Tutti i ministeri dovranno tagliare il 3% della spesa - Ma dove
prenderà i 55miliardi per il Fiscal compact?
Altre linee guida che il premier ha anticipato al Sole 24Ore
attorno alla riforma della scuola, e al problema del lavoro. Previsto il
superamento dell’art. 18 con le assunzioni a tempo indeterminato flessibile con
preferenza per il sistema tedesco - I tagli comporteranno servizi minori per i
cittadini con la conseguenza che i comuni aumenteranno le tasse per i minori
trasferimenti con il risultato che i cittadini saranno i soliti tartassati
Hanno depredato
e reso ridicolo il nostro paese agli occhi del mondo e oggi, gli stessi loschi
figuri, grazie soprattutto all’amnesia italiota che dimentica spesso chi ne ha
determinato la loro povertà e una dignità di popolo sempre più evanescente, si
affannano a garantire questo governicchio tutto l’appoggio possibile per
“scelte dolorose, e sacrifici ulteriori” che portino l’Italia fuori da una
morsa economica che, a mano a mano che il 2015 si avvicina, si annuncia sempre
più grave, anzi, gravissima.
Ma i partiti,
escluso il Movimento 5 Stelle, sono tutti accomunati nel sostenere questo
governo condotto in modo berlusconiano e con gli stessi programmi: quelli di
risanare a nostre spese gli sfracelli prodotti da una classe politica infame,
incapace, ladrona, una cosca di affaristi che della dignità non conoscono
nulla.
Ed ecco, allora,
l’ennesimo annuncio renziano: tutti i ministri dovranno presentare lunedì
prossimo, alla presenza del ministro Padoan e del premier, dove tagliare il 3%
delle proprie spese ministeriali per raccogliere 20 miliardi da investire nella
scuola, nella ricerca, nel lavoro. Buona fortuna. Noi crediamo che anche questo
intento non sia altro che un altro specchietto per le allodole, un modo ormai
consueto di presentare le cose in modo scorretto, falso, che non inciderà
granché nelle reali condizioni del paese. Anche perché se i tagli dovessero
incidere, ad esempio, sui trasferimenti di risorse ai comuni, ebbene, questi
ultimi si rifaranno, come d’uso, aumentando le tasse comunali. Cioè, per i cittadini
sono previsti sempre e comunque aggravi in fatto di tasi, tari, pinco e palla.
L’anomalia di
avere un capo del governo che è anche il capo di un partito, comincia a
stufare, si sta rivelando una dittatura del Pd alla quale danno forza gli altri
aggregati, dall’Ncd a Fi e via via fino a formazioni dello 0,qualcosa.
Soltanto che i soci non se ne sono accorti. Oppure, peggio, sono correi. Alla
festa cosiddetta dell’Unità, ieri, D’Alema ha definito il premier l’uomo degli
annunci, degli show e delle slides, invitandolo ad abbandonare questa strada e
a mettere in essere le scelte annunciate. Insomma, finirla con queste pantomine
e incidere seriamente nelle riforme. Sulla stessa falsariga anche un altro
fenomeno della politica italiana degli ultimi anni: Monti, che nei giorni
scorsi ha detto che lui le riforme non le annunciava, le faceva, mentre Renzi,
non ne ha ancora fatta una.
E con il 2015 si
avvicina il momento in cui occorre trovare 55miliardi all’anno per effetto del
cosiddetto Fiscal compact. Ora, se per trovarne 20 occorre limare un po’
dappertutto, per trovarne 55 oltre a quei venti che andranno a regime, cosa
dovremo venderci? Forse qualcuno pensa di cominciare a vendere la Sardegna o la
Sicilia, se mai aggiungendo la Campania e la Calabria come fosse una vendita
straordinaria sulla falsariga delle Coop tanto care al Pd, facendo una vendita
2x3?
In questo
bailamme di scempiaggini immani Renzi dice che sta facendo di tutto per
trattenere Cottarelli al suo posto e che i tagli previsti da quest’ultimo
saranno senz’altro fatti, anzi si dovranno trovare non soltanto quei soldi ma,
appunto, 3miliardi in più per arrivare ai venti annunciati.
Buona fortuna,
Italia!
Grillo
contro Marino, per l’uso del Circo Massimo chiama i Rolling Stones - Mogherini
ministro degli esteri Ue, una carica farsa se gli Stati non cedono sovranità
per questa funzione - Renzi & Co. insistono nel raccontare frottole ai
“grulli” - Oggi altra “presentazione”
Grillo chiama a
raccolta il popolo grillino per ottobre in quel di Roma, precisamente al Circo
Massimo. E si apre immediatamente una polemica con il sindaco Marino che non
vorrebbe concedergli l’uso di questa bellissima struttura romana. Già, il
sindaco si è messo di traverso con il leader del M5S in modo incomprensibile.
Infatti, alcune settimane orsono la stessa struttura è stata data in uso al
famoso complesso dei Rolling Stones e non si capisce il motivo del diniego per
una manifestazione ben più importante di uno spettacolo canoro. Insomma, c’è
molta frizione e, probabilmente, una volontà di negare il Circo Massimo alla
prima forza politica italiana più per una questione politica che altro. Beppe
Grillo, sul suo blog ha invitato il famoso gruppo a tornare a Roma, in tono
polemico, per dare un segnale a Marino. Vedremo come andrà a finire questa
faccenda che appare davvero sconcertante e punitiva nei confronti del Movimento
5 Stelle.
Sul fronte
europeo, finalmente, la Mogherini, espertissima ministro degli esteri italiano,
è stata eletta quale alto rappresentate della politica estera europea. Mah,
tutti osannano questo “successo” italiano, soprattutto la stampa e le tv
appecorate, salvo qualche rara eccezione. E invece, anche questo sbandierare un
incarico che in sé vale pochino, se non nulla, appare una vittoria di Pirro.
Occorre ricordare che un ministro degli esteri europeo conta se tutti gli stati
membri cedono sovranità per quanto attiene a quel ministero. Cioè, se ognuno in
casa propria, rinuncia a fare le stesse cose in peggio, cioè, ognuno per sé.
Insomma, Mogherini, al massimo, potrebbe assumere il ruolo di coordinatore dei
28 ministreri degli esteri che ognuno comunque non smantellerà. E allora, di
cosa parliamo? Di successo dell’Italia nell’aver imposto il proprio candidato?
Sì, è stato un vero successo, un risultato strabiliante. Ma la domanda è: Renzi
ha voluto a tutti i costi togliersi dai piedi una espertissima ministra perché
crede fortemente nelle favole, o per metterci al suo posto un altro toscano?
Noi propendiamo per la seconda.
Il mondo dei
“grulli”, come chiamerebbe il toscano gli italiani, oggi riceveranno l’ennesima
pozione di promesse, di indirizzi, di cose che si faranno, di molte cose allo
studio, dei decreti in scadenza, di quelli confezionati, dei disegni di legge
onnicomprensivi, delle promesse per i 100.000 insegnanti prima illusi e poi
delusi, delle tante riforme delle quali non se ne è realizzata neanche una.
Eppure gli italiani sono convinti che Renzie le abbia fatte o le stia portando
a compimento grazie a una comunicazione falsa, compromessa, complice
dell’ennesimo imbroglio all’italiana. Già, proprio oggi, dicevamo, ci sarà una
nuova lista di cose che si faranno… Già, si faranno…, si faranno.
Buona fortuna,
Italia!
Riforma
della Giustizia: Grillo la boccia in toto “l’hanno scritta un pregiudicato e un
ministro manichino, serve soprattutto ai ladri e il M5S non presterà il fianco”
- Pressioni e telefonate ai senatori grillini per averli al tavolo ma il leader
chiude: “Orlando è senza dignità”
Il governo ha messo a punto la riforma della Giustizia dopo i
vari incontri con i compari della doppia maggioranza e ne viene fuori un
pastrocchio ad hoc per gli interessi sia dei molti condannati, sia per le tante
idiozie contenute. Infatti, oltre alla responsabilità dei giudici, alla
divisione delle carriere, alla prescrizione più breve, alla proibizione della
pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, sembra un’altra legge ad
personam
In effetti,
questa bozza è nata da un input del sindachino che, dopo il Nazareno2, con il
pregiudicato ha stretto patti anche su una riforma delicatissima e necessaria.
Ma questo patto, purtroppo, il nostro premier lo ha stretto, guarda caso, con
un pregiudicato e non con persone perbene. Poi, il ministro Orlando, che Grillo
chiama manichino di Renzi, ha chiamato i suoi compari della doppia maggioranza
e sulla falsariga di quanto pattuito dal suo capo e dal condannato, hanno messo
giù una bozza che, a nostro parere, appare più una riforma ad personam per gli
indagati e i condannati e non per una nazione diciamo, civile. Del resto, se le
cose pubblicate sono tali, non sfugge a chiunque che si tratta di un vero e
proprio aborto e non di una legge degna di questo status.
In queste ore,
comunque, molte le telefonate fatte da vari personaggi delle maggioranze, all’indirizzo
di molti senatori del M5S per assicurarsi la loro presenza a un tavolo.
Pressioni di ogni sorta, pur di dare agli italiani una parvenza di unità
attorno a una riforma studiata a tavolino dall’indagato Verdini, dal
pregiudicato e da un nugolo di altri cervelli sopraffini.
E Grillo, a proposito di queste “sirene” aggiunge: “è una riforma fatta su misura per i ladri e preceduta da leggi ignobili di Berlusconi durante i suoi governi. Se Renzie vuole parlarci insieme sono fatti suoi, non nostri. Questo nonostante appelli continui di sirene istituzionali avvenuti in questi giorni con telefonate private ai nostri senatori” E conclude affermando “Sirene astenetevi! Noi non siamo in vendita né siamo un call center del soccorso Piduista. Sedersi al tavolo con il manichino Orlando vorrebbe dire riconoscerne la dignità, ma lui l'ha persa nel momento in cui ha scelto di negoziare la giustizia con un condannato in via definitiva per truffa fiscale. Che credibilità può avere un ministro del genere? Da chi prende ordini e, soprattutto, cosa c'entra con la giustizia?"
Buona fortuna, Italia!
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miliardi di debito e ci permettiamo, ancora, di aiutare gli altri? - Di
Battista accusato dal solito coro di favorire i ribelli. Grillo solidale: “se
ci sono gli estremi, denuncio l’ebetino in nome mio e del Popolo italiano” - E
nei conti dello Stato appare anche la voce droga
E’ ora di chiedersi se non sia giunto il momento di badare ai
bisogni interni e ritirare immediatamente le missioni estere di ogni
qualsivoglia natura. Dopo le dichiarazioni dell’esponente grillino, che ritiene
una ferocia scatenata da un’altrettanta mancanza di umanità da parte Usa, un
coro di nefandezze all’indirizzo del M5S . Interviene
anche Grillo che sta valutando se denunciare Renzi - Si vorrebbe calcolare nel
Pil anche l’affaire droga…
Dopo
l’approvazione della vendita di armi ai cosiddetti ribelli curdi da parte del
Parlamento, e le parole pronunciate dal deputato Di Battista (M5S), oggi
reiterate aggiungendo che l’odio scatena odio, che gli americani con Abu Grabi
hanno toccato il fondo e che queste reazioni, violente quanto si vuole, sono
figlie di quelle atrocità, non si placano le polemiche e le accuse di essere
fiancheggiatore dei terroristi da parte di Pd, Ncd e Fi, naturalmente. Soltanto
che il deputato Di Battista non ha mai detto, né giustificato i terroristi, ha
dichiarato che le risposte estreme sono l’effetto di fatti estremi. Sulle
polemiche e il coro contro il proprio deputato interviene anche Beppe Grillo
che accusa Renzi di orchestrare a ogni piè sospinto una vera e propria campagna
denigratoria contro la prima forza politica italiana e dichiara che se i propri
legali troveranno cavilli validi, denuncerà, in nome proprio e del Popolo
italiano, l’”ebetino”, chiedendogli un risarcimento
cospicuo.
C’è da
chiedersi, ancora una volta, che cosa ci facciamo noi italiani, nelle molte
missioni estere che ogni anno costano ai contribuenti tanti miliardi in nome di
un’alleanza che oggi è divenuta, per alcuni versi, inutile, non più tollerabile
per le nostre tasche, un vero e proprio salasso che aggrava sempre più il nostro
debito pubblico. Ma non solo. Queste cosiddette missioni coprono molti aspetti
oscuri e qualche volta addirittura privati. Per esempio, il traffico di droga
in Afghanistan, la vendita di armi per le quali fu uccisa la collega Ilaria
Alpi, le briciole dei giacimenti petroliferi dell’Irak. Ma l’affare più
redditizio sembra essere sempre quello; la vendita di armi di tutti i tipi,
convenzionali o no. Attorno a questi traffici, infatti, il silenzio e le
informazioni fuorvianti sono infinite. Nessuno sa nulla, noi non c’entriamo
niente, non siamo qua e là nel mondo che per fare delle guerre umanitarie. Una
idiozia di questa natura, ormai diventata una vera e propria barzelletta,
accettata dai più sprovveduti. Noi che in base alla Costituzione che qualcuno
ha fatto a pezzi, abiuriamo la guerra, noi che abbiamo quasi raggiunto i 2200
miliardi di debito, noi che abbiamo un premier che sventola riforme delle quali
non se ne è ancora vista una, noi che abbiamo il primato di avere ben quattro
organizzazioni mafiose (‘ndrangheta, mafia, sacra corona unita, camorra) che
lucrano per oltre 120miliardi all’anno, noi che abbiamo migliaia di
partecipate, altra invenzione per aggirare le strettoie alle spese pazze di
stato, comuni, regioni e province, facendo posto ai vari silurati o trombati.
Che razza di Paese siamo diventati?
Del Rio oggi
conferma che non ci sarò alcuna manovra e che basteranno i 16 miliardi
individuati da Cottarelli attraverso la spending review. Mah, chi vuole ci
creda pure, Ormai, non c’è limite, né pudore nel mentire. E nei conti pubblici
stanno per finirci anche voci come quella della droga. Tanto per correggere un
po’ il Pil…
Renzi:
“Non esistono patti segreti del governo”, ma nessuno ci crede - Bossi: 900mila
euro annui, quale contributo della Lega al senatur, ora “ridotti” a 450mila -
Padoan: le riforme daranno benefici fra due anni. Mah, sono marziani o hanno
turbe psichiche? Quali riforme?
“Excusatio non petita, accusatio manifesta”, quella del
nostro sindachino che continua a fare lo stupido con grande professionalità
mentre i suoi ministri, o menestrelli, cantano le odi della setta toscana e nel
Pd non esiste più il veto ad essere massoni, si scopre che Bossi, per il suo
stato di salute, riceveva quasi un milione l’anno (ora 450mila), naturalmente
soldi degli italiani, e il nostro ministro del Tesoro prevede una ripresina
soltanto fra due anni
Quando si sente
la necessità di smentire qualsiasi accordo o patto segreto che ogni giorno
tutta l’informazione si pone e pone al governo, e a Renzi in particolare, è
certo che quegli ipotetici patti o accordi che dir si voglia, segreti, ci siano
eccome. Del resto, caduto in disgrazia il pregiudicato, la massoneria deve
sostituire in fretta il suo interlocutore privilegiato, che prima era Fi. E
allora, forse, è in Renzi e la sua setta toscana che la massoneria ha rivolto
le proprie attenzioni? Forse no, ma anche sì. Chissa? Almeno nei metodi, questo
governo sembra essere “guidato” dal vezzo dei segreti, quelli di Pulcinella.
Infatti, nonostante i patti 1 e 2 del Nazareno, gli accordi con l’Ncd e gli
incontri segreti, si fa per dire, con l’amico umbro Draghi, a questa compagine
che assomiglia sempre più a una sezione staccata della P2 in veste riveduta e
corretta, mantenere segreti pare non essere il proprio mestiere. Salvo per
quelle cosette che arrivano sui giornali e televisioni a piccoli bocconi.
Si continua a
prendere in giro gli italiani e la Ue con lo sbandierare riforme che il
sindachino vanta di aver fatto e che farà ma, che in effetti, non ha ancora
avviato. Infatti, lo stesso, spaccia per riforma quella del primo passo per lo
stravolgimento del Senato che, non è altro che l’ampliamento dei poteri ai
partiti e a sé stesso, sicuro com’è di governare per molti anni.
Dovrebbe far
riflettere un articolo interessante pubblicato oggi su “Repubblica” a firma di
Alberto Custodero, e delle considerazioni che l’intervista a Danesin, membro del consiglio supremo
della gran loggia d’Italia, esplicita. C’è attenzione sul governo italiano ma
soprattutto a quello europeo di Bruxelles. Fra le altre cose, si ricorda che la
prima loggia massonica italiana nacque, guarda caso, proprio a Firenze, nel
1731 e che questi signori sono alla ricerca di deputati e senatori “profani”. I
nuovi, insomma, sono sotto i loro riflettori e le loro attenzioni per una
eventuale affiliazione.
In casa Bossi,
intanto, scoppia la bufera fra il vecchio leader e il segretario Salvini. Il
problema sono sempre i soldi. Infatti, da un documento pubblicato ieri, al
senatur la Lega, dopo l’ictus occorso al loro capo, si accord’ un contributo
annuo per le sue spese mediche e il suo “cerchio magico”, di ben 900mila euro
annui. Cifra che, nell’accordo uscito ieri, viene ridimensionata a 450mila.
Ecco come anche nella Lega vengono spesi i soldi dei contribuenti.
Segretamente, come una cassa privata, usando i finanziamenti pubblici per
questioni private e chiedendo i contributi aggiuntivi ai propri iscritti
attraverso il tesseramento. La Lega…, una banda come un’altra, escludendo
l’unica formazione politica: il M5S!
Il governo,
attraverso Padoan, continua a decantare i meriti del suo operato dicendo che le
riforme non daranno che primi segni di positività che fra un paio d’anni.
Prendiamo per buone le sue previsioni. Soltanto che la domanda da porsi è: di
quali riforme parla il ministro? Naturalmente di quelle che verranno, o che
hanno nella testa e che non dicono in virtù di quella segretezza che ormai
connota questo nuovo corso infame dell’Italia odierna. A meno che non si
riferisca al pastrocchio del primo passetto per l’abolizione del Senato. Quella
sì, è vero, darà i suoi frutti fra un paio d’anni, quando tutto il potere sarà
nelle mani dei partiti, e del sindachino in particolare.
Noi ci auguriamo
che questa cosiddetta riforma, così com’è, non passi mai e se proprio dovesse
essere approvata nei vari passaggi, che sia il popolo italiano a bocciarla con
il referendum.
Buona fortuna
Italia, ne abbiamo molto bisogno!
Il
premier e la trasparenza: blitz a sorpresa, incontri segreti, patti ignoti e
ignobili, il suo governo sembra una setta toscana, mentre il debito sale a
2.168 miliardi e dieci città importanti vanno in deflazione - La Francia chiede
di allentare la morsa Ue, anche la Merkel ko!
Sull’art. 18, mentre ad Alfano dice che è un discorso
ideologico, lui pensa al completo superamento dello Statuto dei lavoratori
perché una legge obsoleta. Già, questa è vecchia, le leggi ad personam, il
falso in bilancio e compagnia bella, no, quelle sono valide e attuali -
Nell’incontro segreto con Draghi, Renzi si è detto d’accordo, “dalla a alla z”,
sulla cessione di sovranità per le riforme che lui teme di non poter garantire
Ogni giorno di
più, a mano a mano che i mesi passano, abbiamo la sensazione, supportata da
nomi e nomine, che questo governo si sia trasformato in una nuova setta privata
con marchio di qualità toscana. Setta in quanto Renzi adesso adotta il sistema
della sorpresa, degli incontri segreti, dei patti non scritti, anche questi
segreti, fra lui, Napolitano, l’indagato Verdini, il pregiudicato e, ora anche
Draghi. Mah, è una nuova svolta, una svolta che cozza contro il principio di
trasparenza tanto declamata dal premier, quanto ignorata.
Dopo il blitz di
Milano ai cantieri dell’Expo, il premier si è visto in privato e, almeno nelle
intenzioni, questo incontro doveva rimanere segreto, con Draghi. Lo stesso che
un paio di giorni orsono ha chiesto ufficialmente agli stati membri, di cedere
ancora più sovranità per consentire alla Ue di fare le riforme necessarie ai
vari paesi. Naturalmente, il nostro sindachino si è detto subito d’accordo su
tutto. Insomma, qualche volta alza i toni nelle assise europee, per dare falsi
segnali di forza e di indipendenza a beneficio delle forze interne, poi, quando
il gioco si fa duro ecco che lui fa il cagnolino e il signorsì. Un faccia tosta
cangiante a seconda delle proprie convenienze, non c’è che dire.
Fra le tante
proposte venute fuori in questi giorni, c’è stata la richiesta di Alfano che
punta il dito sul solito, annoso e penoso problema: l’eliminazione del
“famigerato” art. 18 della legge 300. Cosa escogita il nostro premier? Prima
afferma che questo problema accende un dibattito ideologico non importante,
poi, con un guizzo, supera il discorso e dice che presto si dovrà riscrivere
tutto lo Statuto dei lavoratori perché è una legge vecchia.
In uno stato
dove il lavoro non c’è più che senso ha modificare una legge che regola il
lavoro? E poi, se quella di Alfano è un riaprire un dibattito ideologico,
perché riscrivere la legge? Non è un esercizio da idioti?
E perché,
invece, non si mette mano all’eliminazione delle leggi ad personam, dei lodi,
del ripristino immediato del falso in bilancio? Queste sì leggi urgenti e che
finalmente ridarebbero dignità e uguaglianza dei soggetti di fronte alla legge?
Facile intuire che non può, che certamente queste cose non le vuole il
pregiudicato. Che facciano parte dei patti segreti del Nazareno? Certamente sì!
O siamo stolti?
Soltanto che in
mezzo a queste piccole grandi questioni, nel frattempo, i nostri debiti crescono,
e crescono a un ritmo mai registratosi in passato. Siamo a 2.168miliardi di
euro, + 100 miliardi circa! E con questo ritmo, e con gli interessi che
crescono ogni giorno di più, noi pensiamo davvero di rimanere in Europa? In
questa Europa? E con questi vincoli studiati da un branco di lupi affamatori
dei popoli?
Su questo
fronte, infine, da rimarcare come la Germania e la Francia siano anche loro in
acque tumultuose e con i rispettivi Pil negativi. A tale proposito la Francia
ha chiesto ufficialmente alla Ue di allentare le regole per lo sforamento dei
limiti imposti che non consentono più in nessun paese europeo di risolvere i
problemi interni. Anche la Merkel dovrà rivedere il suo metodo, quello del
pugno di ferro, in quanto la crisi che è arrivata sembra essere strutturale e
non passeggera con un Pil a -0,2. Anche i tedeschi, insomma, si sono fermati.
Più in generale, aggiungiamo noi, si è fermata questa Europa che ha prodotto
soltanto miseria e povertà.
Buona fortuna
Italia dai mille segreti!
Beppe
Grillo in versione Mao: “Con questi golpisti, Napolitano, Renzi e il
pregiudicato, non ci parliamo più. O loro o la democrazia, faremo il porta a
porta per convincere gli italiani” - Brunetta: “Siamo pronti a dare una mano al
Pd”. E’ da vent’anni che si coprono!
Dopo la prima approvazione della cosiddetta “riforma” del Senato e le
mancate risposte del Pd circa l’Italicum, il leader del M5S sceglie la lunga
marcia maoista e l’azione di persuasione capillare fra i cittadini per cambiare
uno stato che, a suo dire, ha perso la democrazia - Il capogruppo Brunetta ha
offerto l’alleanza di Fi per dare una mano al Pd e ritornare al potere tutti
insieme appassionatamente
Dopo
l’approvazione in prima lettura della cosiddetta riforma del senato, che in
realtà è soltanto un nuovo modo per dare più potere ai partiti e meno
partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, Grillo alza i toni e
con un suo blog esplicito, indica la futura strada maestra che il Movimento 5
Stelle intraprenderà in futuro. Nessuna collaborazione, nessun incontro,
scontro politico senza frontiere con “i golpisti che vogliono ridurre al
silenzio la democrazia”. “O loro o la democrazia” che il movimento di Grillo
rivendica a sé quale unica forma politica non nominata e con valori di
democrazia che oggi è difficile scorgere in altri gruppi asserviti e accomunati
da un’unica preoccupazione, la perdita del potere e delle poltrone.
Nello stesso
blog Beppe Grillo fa i nomi espliciti di coloro che ritiene essere i
protagonisti di questo scempio della democrazia italiana, additando Napolitano,
Renzi e il pregiudicato, che insieme hanno imposto al paese la loro visione
della democrazia. Infatti, mentre l’Europa chiede che in Italia si facciano
riforme per il rilancio dell’economia, dell’occupazione e della conseguente
ripresa economica, loro hanno prima imposto una delle “loro” riforme per
rafforzare il loro potere futuro. Ma gli italiani hanno altro a cui pensare, si
dice. Men che mai sono interessati a queste riforme. Ed è proprio questo il
problema. Non ci si rende conto che queste riforme che il trio vuole portare in
porto, sono quelle che stabiliranno in futuro una dittatura morbida ma duratura
dei partiti e dei loro accoliti. E’ per questo che noi pensiamo che gli
italiani devono svegliarsi in tempo per rintuzzare questa deriva delle regole
democratiche a piacimento dei segretari di partito e dei personaggi che
brulicano attorno agli stessi.
Intanto, tanto
per rafforzare e affermare le volontà di ognuno dei sinistri protagonisti,
Brunetta, capogruppo alla Camera del partito del pregiudicato e dell’indagato
Verdini, dice che Fi è pronta ad allearsi per dare una mano al Pd di Renzi. Una
mano? Ricordiamo che questi due partiti sono sempre stati alleati fra loro.
Infatti, hanno fatto finta di guerreggiare per 20 anni prendendo in giro gli
italiani. Facendo grandi litigate di giorno e rubando assieme di notte.
Mettendo su vere e proprie associazioni a delinquere per meglio spolpare la
nazione. Ogni tanto uno scandalo che veniva immediatamente addomesticato e
dimenticato.
Dopo, come un
fulmine a ciel sereno, è arrivato il M5S che nel 2013 ha preso il 25,5%. La
prima forza politica italiana. Un risultato che nessuno si aspettava, una
rivoluzione dei piani dei due finti nemici che li ha precipitati nel panico. Ma
ci ha pensato Napolitano a risolvere la situazione. Siccome quei due partiti
avevano preso, come partito una percentuali più bassa della nuova formazione
politica di Grillo, lui si fa martire e dice ai parlamentari che accetterà un
secondo mandato solo se si faranno le riforme. Già, le riforme, non i
pastrocchi ignobili che il duo ha avuto il coraggio infame di far passare per
utili al paese.
Ma questo
signore, Napolitano, è lo stesso che nel 2011, con un lampo di intelligenza
pecorina inventò una nuova democrazia secondo le sue visioni e non quelle
costituzionali. Prima nominò senatore a vita un certo Monti, poi, gli affidò il
governo producendo disastri immani (Fornero) dai quali non ci risolleveremo, forse,
mai. Dopo il tramonto di Monti, uomo della Bilderberg e delle banche, ecco
spuntare un altro nome blasonato: un certo Letta, più famoso lo zio, che, con
il suo fare di democristiano becero, ha prodotto ancor più danni di Monti. Poi
arrivano le primarie del Pd, i pochi comunisti rimasti nel Pd votano per il
nuovo boy scout democristiano Renzi e tutto quel partito cambia volto. Diventa
una proprietà personale del renzino che con uno “stai sereno” manda a casa
Letta per prenderne il suo posto. E di lì cominciano i guai più grossi e più
seri che l’Italia abbia mai avuti!
Speriamo
soltanto nel M5S. Buona fortuna Italia!
Draghi:
gli stati cedano sovranità, le riforme le faccia l’Ue. E Renzi lo applaude - La
Camera difende la casta: approvata la norma che ritiene valide le
intercettazioni fatte prima dell’incriminazione, quelle dopo devono essere
autorizzate, cioè l’indagato lo sa
Ha votato contro soltanto il M5S, tutti gli altri, Pd in
testa, a favore - In Senato, battute finali per una riforma che sarà formato
dagli stessi consiglieri regionali oggi nell’occhio del ciclone dei magistrati
e da cinque senatori nominati dal Quirinale. Un pasticciaccio all’italiana -
L’Europa vuole allungare i tentacoli per strangolare meglio i paesi europei -
Verdini: “noi siamo già al governo!”
In una delle
solite riunioni fra i manovratori dell’Europa dei banchieri, dei massoni, delle
agenzie di rating e dei potentati politici più o meno occulti, Draghi ha
lanciato un ulteriore boomerang verso i paesi dell’unione chiedendo che questi
ultimi cedano sovranità per consentire a loro di fare le riforme. Già, le
riforme, naturalmente, come piacciono a loro, cioè alla Bilderberg & Co.
Naturalmente, il sindachino si è subito sbucciato le mani per applaudire questa
richiesta che da anni viene auspicata dagli stessi lupi europei.
Sul fronte
interno, da segnalare che, purtroppo, la Camera ancora una volta è scesa in
campo con tutta la sua compattezza per difendere i privilegi della casta.
Infatti, è stata approvata una norma che salverebbe tutti coloro che
incappassero nei fulmini della magistratura. Cioè, qualsiasi deputato
intercettato può essere ritenuto responsabile soltanto per le telefonate fatte
prima dell’incriminazione, non per quelle dopo. Una norma assurda. Infatti, per
quelle dopo occorre ottenere il permesso del Parlamento. Insomma, l’indagato sa
che lo stanno intercettando in modo ufficiale. Una idiozia degna soltanto di
una nazione come la nostra. Eppure, senza vergogna e senza curarsi degli
italiani stufi di scandali e della tenacia dei parlamentari che si aggrappano a
tutto pur di difendere sé stessi, la norma è passato con maggioranza bulgara, in
primis Pd e Fi, e con i soli voti contrari del M5S. Un modo come un altro per
dare un segnale, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la casta non si tocca!
In senato
proseguono le votazioni a raffica per chiudere l’approvazione della propria
riforma. Una riforma che è un’accozzaglia di 40 articoli che riduce a 100 i
propri membri e che prevede che 95 siano nominati dai consigli regionali e 5
dal capo dello Stato. Cioè, 95 persone saranno gli stessi consiglieri regionali
che in 16 regioni su 20, sono nell’occhio del ciclone della magistratura per
gli sprechi e le ruberie ai danni dei cittadini e per i quali molti consigli
sono stati sciolti. Insomma una crema delle migliori per sedere sugli scranni
del nuovo senato!
Infine, in una
intervista rilasciata da un altro indagato, Verdini, alla domanda se dopo
questi patti segreti non sia meglio entrare nel governo, ha risposto che loro,
Fi, nel governo ci sono già, e come, e che per entrarne ufficialmente
vorrebbero la presidenza del consiglio…
Dopo
le pressioni del Pd e compari, Grasso impone il voto palese su tutto
dimenticando che le riforme servono al Paese e non agli interessati. La
disciplina di partito? Una becera scusa dietro la quale si nascondono i
“soldatini” di Pd, Fi, Ncd e Udc
Le riforme viziate da un grandissimo handicap: quello che
ogni parlamentare, stando alle riforme del sindachino e del pregiudicato, sono
sotto ricatto nomina nelle future liste che i segretari compilerebbero.
Pertanto, tutti sono fagocitati con promesse e imposizioni che, in un clima
democratico e di mera scienza e coscienza, nessuno voterebbe mai - Grillo spara
a zero su Renzi, Napolitano e il condannato
Insomma,
diciamola tutta: la riforma del Senato andrà in porto perché la minaccia per
coloro che dissentissero, è quella che il capo non li metta più nelle liste
elettorali. Che Renzi, l’ex cavaliere, il Ncd e il resuscitato Casini pensano
ancora di essere loro a compilare visto che l’Italiacum, come l’ex Porcellum,
non prevede le preferenze. Cioè, tutti i senatori, sono sotto ricatto. O fanno
il gioco del capo, o nelle future elezioni saranno fuori dalle liste. Semplice
l’equazione che, sotto ogni punto di vista, quello becero, non fa una piega.
Del resto, dopo una bocciatura avvenuta nelle prime battute al Senato grazie al
voto segreto, i compari si sono precipitati da Grasso per intimargli di
applicare sia la tagliola, sia il canguro. E Grasso, soldatino del Pd, ha
ubbidito.
Qualche
parlamentare del Pd, ma non solo di questo partito, parla di decisioni che
nella direzione vengono prese a maggioranza e dopo di che si applica la
disciplina di partito. Forse, queste persone vivono un mondo a sé stante,
un’era preistorica ormai lontana. La disciplina di partito esisteva nel Pci ed
era chiamata centralità democratica. Oggi, in special modo quando si discutono
i futuri assetti della Repubblica, della coscienza dei parlamentari non frega
nulla a nessuno, anzi. Quando si ridisegna l’architettura della nuova
democrazia italiana, delle discipline dei partiti, delle stesse associazioni
che hanno depredato gli italiani, di coloro che sono i primi responsabili delle
attuali condizioni pietose in cui hanno precipitato il Paese, non interessa a
nessuno, se non a loro stessi. Che sono, non tutti per fortuna, alla ricerca
spasmodica delle garanzie per essere rimessi in lista nelle future elezioni e
stop. Loro sono ricattati dai rispettivi capi ma, senza dignità alcuna, sono
accondiscendenti e se ne fregano di quali e quanti sconquassi producono. Loro
devono salvare le loro poltrone, degli italiani non se ne sono mai occupati
seriamente.
Già, perché
queste cosiddette riforme studiate al tavolino fra il sindachino e un
pregiudicato, non fanno che aggravare la situazione della democrazia italiana
concentrando ancora di più i poteri nella classe politica che loro stessi
vorranno far eleggere proponendo agli elettori le loro liste bloccate. I loro
nomi, i loro amici e sodali, quelli che devono assicurare senza se e senza ma,
i voti. Esattamente quello che sta succedendo in questi mesi con buona pace dei
buontemponi.
In questo clima
di smobilitazione delle certezze costituzionali, va inquadrato il monito di
Beppe Grillo che ieri è arrivato a fare un paragone fra Pinochet e Napolitano,
Renzi e l’ex cavaliere. Una provocazione senza dubbio, ma che rende tangibile
il clima di intimidazione che questi personaggi stanno mettendo in atto da
tempo per sottomettere tutti i parlamentari ai loro diktat.
Naturalmente da
queste violenze, fortunatamente, sono esclusi i cosiddetti grillini che,
nonostante tutto, sono gli unici ad essere stati eletti dai cittadini e che
sono liberi nella loro azione di opposizione. L’unica opposizione in un Paese
di ricattati.
Il
governo va sotto su un emendamento della Lega votato con 154 voti - Bagarre
senza fine in aula, Grasso minaccia di far intervenire la polizia, ma poi si
scusa. Un senatore sviene e un’altra subisce una lussazione a una spalla -
Ritorna la carica dei 101?
Su un emendamento leghista battuto il governo grazie ai voti
dei franchi tiratori e ai senatori contrari a questa riforma così come è stata
confezionata da Renzi e il pregiudicato. Molte le sospensioni dei lavori per le
continue proteste - Anche in commissione giustizia il governo è andato sotto
per la seconda volta su un emendamento al decreto carceri - Cottarelli, in
polemica col premier, lascia
Il governo, su
un emendamento della Lega, che si è votato in modo segreto, e che riguarda i
poteri e i compiti del futuro Senato, è andato clamorosamente sotto. Infatti
l’emendamento è passato con 154 voti a favore. Un brutto segnale per il premier
che ha riunito nel pomeriggio la direzione per ribadire le sue ragioni e,
forse, per paura di altre imboscate, ha detto che sulle preferenze il Pd
abbandonerà la linea seguita fino a questo momento. Si vedrà strada facendo.
Per quanto attiene al ventilato ritorno dei 101 che affossarono l’elezione di
Prodi al Quirinale, il segretario del Pd ha stigmatizzato l’accaduto
rifiutandosi di credere che ci siano fronde nel suo partito.
La giornata al
Senato non è stata molto diversa dalle altre. Urla, continue interruzioni,
cartelli, lungaggini burocratiche, continui richiami all’ordine dei lavori, e
altre scappatoie regolamentari, hanno connotato l’andamento dei lavori. Durante
una delle bagarre un senatore leghista è stato colto da malore mentre una
senatrice dell’Ncd, spintonata da un commesso, è stata ricoverata in ospedale
per sospetta lussazione della spalla e per gli accertamenti del caso.
Nella stessa
giornata di ieri, in commissione giustizia il governo è andato sotto di nuovo
sul decreto carceri. Infatti, un emendamento di Fi è stato approvato in
commissione e sarà votato dall’aula così come è stato riscritto. Insomma,
cominciano a esserci delle crepe nel cammino troppo veloce e poco ponderata di
questa riforma che non piace a molti e soprattutto prevede cose assurde e
poteri infiniti. Qualcuno, fra i quali Boschi, Lotti, Renzi, Giachetti e
compagnia bella, continuano a rivendicare la bontà della norma scaturita
dall’incontro fra Renzi e il pregiudicato e a propagare il verbo che questa
riforma la vuole il popolo italiano. Balle. I cittadini si aspettano sì delle
riforme, ma che siano rispettose dei loro diritti costituzionali e che
soprattutto, come sancito dalla Corte Costituzionale, che sia ripristinato il
diritto a scegliersi i propri rappresentanti. Non i pastrocchi che aumentano
soltanto il potere dei partiti.
Durante i
“tumulti” andati in onda al Senato, per sedare gli stessi, il presidente Grasso
si è lasciato sfuggire uno strafalcione gravissimo: ha detto sostanzialmente
che se i senatori non si calmavano, avrebbe chiesto l’intervento della polizia.
Cosa gravissima, a nostro parere. Lo stesso Grasso, comunque, nel pomeriggio ha
chiesto scusa spiegando che la gaffe era dovuta ai tanti anni passati in
magistratura. Un lapsus della sua passata professione, insomma.
Infine, la bomba
Cottarelli. Dopo studi e proposte per il taglio delle spese pazze di questo
Paese, con l’arrivo di Renzi, il suo ruolo è stato ridimensionato e la sua
azione di revisione della spending review accantonata. Nel frattempo, anzi,
Cottarelli afferma che la spesa ha preso il volo per oltre un miliardo e 600
milioni di euro! Una montagna di soldi. Altro che risparmi, sperperi
ammissibili soltanto in un Paese florido, in ripresa, con un Pil decente e un
debito ridicolo. Tutte cose che non sono certo italiane. Per questi motivi,
Cottarelli, persona seria, ha dichiarato che in ottobre lascerà quel posto per
dedicarsi ad altro. Da parte del premier, per il momento, nessuna
dichiarazione. Anche perché quel posto sa già a chi affidarlo. Un altro toscano,
ormai non se ne può più…
Al Senato
bagarre per la mannaia del “canguro” adottato da Grasso - Minacce di cacciata
per Sel dalle amministrazioni locali - Grillo: “staremo fino a quando sarà
possibile, poi Aventino e agorà fra la gente” - Il premier dà dei poltronari a
chi lo avversa
Anziché mettere le carte in tavola, Renzi continua a menare
il can per l’aia dicendo che chi è contro la riforma è il nemico del Paese. Ma
riforme importanti e che cambiano la Costituzione, basate su accordi ancora
segreti fra il premier, il pregiudicato e Verdini, rinviato a giudizio per
bancarotta fraudolenta, devono essere pubblicati con la massima trasparenza e
non essere “raccontati” a giorni alterni…
Insomma, questa
cosiddetta riforma, comincia a dare i suoi frutti deleteri. Il governo la vuole
e continua a parlare di rispetto del patto del Nazareno, Ncd, Sel, Lega, M5S e
altri la vogliono ma con modifiche significative, in primis la possibilità di
preferenze, eleggibilità dei membri futuri, bilanciamento dei poteri del
partito che prende più voti, modifica delle soglie di sbarramento e altro.
Così, ieri, senza aver sortito alcun accordo sulla mediazione Chiti, si è
aperta la fiera. Una fiera dove ogni venditore urlava e proponeva la sua merce
contornandola con insulti e minacce. Scene già viste anche in altre occasioni,
a dire il vero, e per leggi di ben più poco conto rispetto all’argomento in
discussione oggi: quello dello stravolgimento della Costituzione.
Grazie alla
“regola” del canguro, voluta da Grasso, sono stati eliminati ben oltre 1200
emendamenti. Una ulteriore porcata in fatto di democrazia voluta soprattutto
dal Pd e dal suo socio di sempre Fi. Anzi, a tratti, dopo i twitt del
sindachino e della signora Boschi, suo pappagallo parlante, sono volate minacce
all’indirizzo di Sel per quanto attiene alle giunte locali. Infatti, il
sottosegretario Lotti, unendosi alla chiosa del premier e del suo ministro per
le riforme, rincarava la dose minacciando la cacciata dei rappresentanti di Sel
nelle amministrazioni locali, regionali e provinciali.
Intanto, Renzi
continua a propagandare a tutto spiano una stupidaggine e una grossa bugia: ce
lo chiedono gli italiani… Quando lo hanno chiesto? E’ stato loro proposto un
quesito ben preciso a tale scopo? Ma gli italiani non si aspettano riforme
diverse e più urgenti? Cioè quelle economiche, la riduzione delle tasse ormai
insostenibili, un piano industriale che rilanci il lavoro e la crescita? Che
razza di balle racconta sia il premier, sia la sua cricca?
Gli italiani
hanno chiesto a gran voce, questa sì, la possibilità di eleggersi i propri
rappresentanti. E la Corte Costituzionale lo ha sancito annullando il
cosiddetto “Porcellum”. E loro a tale proposito cosa si inventano? Che così si
potrebbe favorire le mafie, i delinquenti, gentaglia. Già, perché fino a oggi chi
ha fatto le liste, chi ha nominato senatori e deputati, che nomi ha messo
dentro? Avevamo raggiunto record inauditi di gentaglia: ricordiamo che nelle
stanze dei bottoni vi erano oltre un centinaio fra condannati, indagati, in
odore di ‘ndrangheta, mafia, camorra, e chi più ne ha più ne metta. E gli
scandali che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali e i media? Questo
sarebbe un Paese normale? Ma va là!
Sul fronte dei
grillini, dopo la riunione tenuta da Grillo ai suoi parlamentari, il leader del
M5S ha detto a chiare lettere (post sul suo blog) che, rimarranno in Parlamento
fino a quando sarà possibile, poi si scenderà nelle piazze, si andrà
all’Aventino, si metterà a punto un’agorà nazionale. Insomma, si informeranno i
cittadini che sono i veri soggetti che Pd e Fi stanno prendendo in giro.
E oggi, al
Senato, va in onda la seconda giornata di combattimento. Guai perdersi la
kermesse, è uno spettacolo impagabile che su Senato.it e il canale televisivo
viene offerto gratis.
Gli
italiani cominciano ad averne le tasche piene del premier e delle sue priorità.
Mentre il debito cresce e il Pil langue, lui pensa a rinforzare il suo potere e
quello del pregiudicato - Grillo a Roma sprona i suoi alla battaglia politica -
Elezioni in primavera?
Il suo metodo ha stufato non solo senatori e deputati ma
soprattutto i cittadini che in questa forsennata azione di imposizione dei suoi
diktat che non prevedono assolutamente nulla per l’occupazione, la ripresa
economica e la riduzione delle tasse. Lo “schiaffo” ricevuto dalla Ue, del
resto, è un segnale che il nostro sindachino ha imboccato una strada sbagliata
anche in quel contesto dove gli equilibri sono imperativi
Ormai, dopo un
avvio tambureggiante e a tutto campo, il premier comincia a perdere consensi e,
soprattutto, popolarità fra gli italiani per le sue incompiute. Che sono tante,
anzi tutte. Infatti, non c’è una delle riforme annunciate che non sia
semplicemente una linea guida, non c’è una sola proposta che sia diventata
legge, non c’è nulla di nulla che abbia stimolato una ripresa economica con al
traino l’occupazione. L’unica cosa fatta è stata quella di comprarsi i voti
alle europee attraverso l’elargizione di 80 euro che, pur non avendo messo in
moto nulla, sono serviti a procurarsi il 40,8% di consensi. Un successo
elettorale che il premier vuole usare con pugno di ferro per far passare le sue
priorità camuffandole come riforme epocali che l’Italia gli chiede, che
l’Europa ci impone, a seconda di come se la canta.
Intanto,
l’Istat, nel suo ultimo rapporto, ci dice che il Pil non crescerà dello 0,8%,
previsto dal governo, ma dello 0,3 e che di ripresa è meglio non parlarne
neppure. Il debito pubblico continua a salire inesorabilmente e oggi sfiora il
136% (in soli due anni è cresciuto del 16%). La lotta agli evasori, che doveva
portare nelle casse dello Stato oltre 50 miliardi, ne ha incassati soltanto 17
con buona pace dei furbi, le imprese continuano a chiudere a un ritmo
impressionante, l’estate piuttosto piovosa non porterà quei benefici stagionali
in termini di gettito alle imprese del turismo, mentre oltre 20 milioni di
italiani, in questa estate, dovranno pagare oltre 410 tipi di tasse e molti di
questi ultimi saranno costretti a dichiarate fallimento. Come l’Alitalia,
azienda che agli italiani, grazie ai “patrioti” del condannato, fu svenduta a
un gruppo di incapaci che nel giro di 5 anni l’hanno ridotta di nuovo sul
lastrico e che ora, esclusa l’Ethiad, nessuno vuole. Ma anche questa trattativa
è connotata dal “metodo renziano”, cioè, questa volta per bocca di Lupi, dal
solito diktat: prendere questa minestra oppure tutti a casa. Insomma questo
metodo ha stufato tutti.
E siccome il
nostro giovane condottiero si è accorto che qualcosa comincia a incrinarsi ecco
mettere in agenda un nuovo incontro con il pregiudicato con il quale tenterà di
allentare qualche nodo di un accordo che non conosce nessuno ma che fa comodo
sia all’ex cavaliere disarcionato e, soprattutto, al premier. Già, in Italia,
soltanto da queste parti, per cambiare un Paese, per rinnovare la mentalità
creatasi in un ventennio di finto governo e di altrettanta finta opposizione
mentre tutti rubavano e si arricchivano a spese e in nome del Popolo italiano,
nel Bel paese si tratta con i pregiudicati non con persone perbene. Ci si siede
con i grillini, prima forza politica italiana, ma per dire che ormai la bozza
della riforma del Senato c’è e che non si può cambiare in corso d’opera, si
impone ai parlamentari di sottoporsi a un forsennato tour de force per
approvare un testo scellerato che accumula poteri sia nelle mani del premier,
sia al partito di maggioranza che potrà nominare di tutto e di più a partire
dal Capo dello stato, per soddisfare la sue sete di potere e la sua
preoccupante arroganza pur non essendo stato legittimato da nessuno a governare
l’Italia.
Ricordiamo al
premier che quando un partito è all’apice del consenso, da quei numeri non si
puà che scendere. E se lui pensa di esagerare con i suoi diktat per poter
giustificare una nuova tornata elettorale in primavera, la sorpresa potrebbe
essere bruciante. Del resto non bisogna preoccuparsi tanto se ciò che gira nella
sua testolina si avverasse davvero. Viste le tante incompiute, gli indicatori
di crescita, il Pil, l’occupazione, la pressione fiscale insopportabile, lo
sfracello dei vari settori del Paese, i tanti scandali che giornalmente
scoppiano qua e là nella penisola, meglio andare al voto con il Mattarellum e
non con un pastrocchio come quello che vorrebbe Renzi e il suo amico
pregiudicato.
La battaglia
politica in questi giorni si farà sempre più aspra visto il contingentamento
imposto per l’esame dei 7800 emendamenti e i vari meccanismi per bay passare
questa impasse, cioè il “canguro”, la “tagliola” e compagnia bella. Meccanismi
che nessuno dei governi succedutisi dal ’48 al 2013 si era mai sognato di
applicare. E ciò la dice lunga sul metodo che il sindachino vorrebbe instaurare
in Italia. Quando si dispone di una maggioranza, non si parla con nessuno, si
va avanti senza confronto e soprattutto con i metodi di triste a antica
memoria.
E proprio perché
nei prossimi giorni il dibattito politico subirà una impennata al calor bianco,
il leader del M5S, Beppe Grillo, da oggi è a Roma per incontrare i suoi
parlamentari e fare il punto della situazione politica e delle mosse che i
moschettieri dovranno mettere in campo per contrastare sia la riforma del
Senato, sia quella elettorale che, a nostro parere e a parere di molti giuristi
e costituzionalisti, è una cretinata peggiore dell’ex “Porcellum”.
Arrestato
Galan - Inammissibile assist di Napolitano a Renzi - Fede, registrato, accusa
Dell’Utri e il pregiudicato - Il premier ricatta i parlamentari e paventa le
elezioni - L’unica vera riforma urgente, richiesta dal Paese, è quella del
lavoro per la ripresa economica!
Con 395 voti favorevoli, Galan è stato posto agli arresti.
Napolitano dice che non ci sono derive autoritarie nell’azione politica di
Renzi ma intanto firma una miriade di decreti non urgenti infischiandosene
della Costituzione. Le registrazioni del trainer dell’ex direttore del Tg4
acquisite dalla Procura di Monza. Il sindachino, nervoso, minaccia le elezioni
se le sue riforme non saranno approvate in fretta. Il lavoro? Una chimera”!
Così, dopo due
rinvii e la richiesta, da parte di Fi, di un terzo, la Camera ha votato per
l’arresto di Galan con 395 voti a favore e la Guardia di Finanza lo ha
arrestato e messo a disposizione dei giudici. Galan ha tentato di procrastinare
il suo arresto sperando di poter mettere in atto alleanze per garantirsi la
libertà ma, il voto segreto lo ha inchiodato con un verdetto indiscutibilmente
pesante. Ora dovrà rispondere del “sistema Mose” ai giudici che a breve lo
interrogheranno. Sono serviti a ben poco i suoi ricoveri nella clinica di
“amici” e l’ingessatura di una gamba. Gli stessi amici, per paura di
un’ispezione, lo hanno dimesso in fretta e furia aprendo la via del carcere
anziché del piantonamento presso la clinica privata.
Dopo
l’assoluzione del tribunale di Milano, il pregiudicato è di nuovo sotto
pressione per le registrazioni che il trainer di Emilio Fede ha consegnato alla
Procura di Monza e nelle quali lo stesso ex direttore del Tg4 accusa il
condannato e l’altro pregiudicato, Dell’Utri, di essere sempre stati in
combutta fra loro e la mafia. Nelle registrazioni anche un giro di conti
correnti esteri intestati a Dell’Utri, oltre 70, che sembrerebbero appartenere,
invece, all’ex cavaliere disarcionato.
Sul fronte
politico, da rilevare un intervento inammissibile del nostro presidente della
Repubblica che, dopo lunghi letarghi, ha dichiarato ieri che nelle riforme di
Renzi non c’è alcun che di autoritarismo. Un assist inaudito al fare renziano
che è fuori da ogni norma costituzionale. A suffragare la tesi del
fiancheggiamento di Napolitano le molte firme apposte su decreti non urgenti e
che lui stesso ha sempre criticato ad altri premier. Un presidente davvero
schizofrenico che, data l’età e l’aggravarsi dei suoi comportamenti, sarebbe
urgente sostituire con una figura meno invadente e più rispettosa dei dettati
costituzionali.
E proprio sulle
riforme renziane, dimenticandosi che le leggi le fa il Parlamento e non il
governo, il sindachino, un po’ nervoso, ha minacciato di andare a elezioni nel
caso che i parlamentari tirino per le lunghe l’approvazione, o peggio,
stravolgano quelle che sono le sue aspettative, cioè, i suoi diktat. Noi
pensiamo che se proprio questa sfida il premier la attuerà, sarà un bene per il
Paese. Infatti, se Rensi pensa di prendere alle nazionali la percentuale delle
europee, fa un errore madornale. Alle europee, infatti, i cittadini non hanno
votato per le cose fatte, dal momento che non ne è stata fatta una, ma si sono
soltanto schierati con il nuovo corso.
Alle nazionali,
sarà cosa ben diversa. Infatti, si andrà a votare con il cosiddetto Mattarellum
e con una squadra di governo che, a oggi, non ha prodotto che carte, fumo,
linee guida, niente di più.
Ribadiamo che
gli italiani non hanno legittimato Renzi al governo ma che lo stesso, con un
colpo che rasenta una deriva autoritaria, ha cacciato Letta e si è
autoproclamato premier, grazie a un Pd che non ha più alcuna identità se non
quella democristiana.
Che gli italiani
vogliono urgentemente una sola riforma, quella sul lavoro che favorisca una
ripresa economica e l’occupazione. Delle cosiddette riforme colorate di urgenza
per dare più potere a sé stesso, non frega niente a chi ogni giorno non sa come
fare la spesa, come mantenere moglie e figli.
E intanto,
l’Italia va sempre più alla deriva…
Grazie
alla modifica della legge anticorruzione, il condannato se la cava - Da oggi i
parlamentari impegnati nelle votazioni per la riforma del Senato - Ultimatum
del M5S sulle loro proposte, condivise da molte forze trasversali - La Lega
propone
lo sciopero fiscale
L’assoluzione del pregiudicato grazie alla legge spacchettata
ad hoc per favorire l’ospite di Arcore e avversata, proprio per questi motivi,
dai grillini ma voluta fortemente da Pd, Ncd e Fi nonostante le critiche di
Grasso, di Cantone e di moltissimi giuristi - Da oggi si vota per la riforma
del Senato fra divisioni e una mole impressionante di emendamenti, oltre 7mila,
che in un modo o nell’altro denunciano l’assoluta fragilità della proposta in
discussione
“Il fatto non
sussiste” e “Il fatto non costituisce reato”. Ecco le due frasi magiche che
hanno mandato assolto il condannato dal processo cosiddetto del “Rubygate”. E
perché i giudici di Milano, in rotta di collisione da anni, hanno pronunciato
questo tipo di sentenza? Perché il Parlamento, mesi fa, ha voluto mettere mano
alla legge anticorruzione, la Severino, sulla quale ci fu una strenua ma
inutile opposizione dei M5S. Infatti, quelle modifiche, studiate ad hoc per
alcuni personaggi (Penati, il leader di Fi, e altri), furono votate dai soliti
complici, Pd, Ncd e Fi ignorando le critiche pesanti che molti giuristi,
Grasso, Cantone e autorevoli opinionisti nazionali ed esteri, mossero alle
modifiche che, comunque, furono approvate.
Così, in barba
alle leggi, che vengono cambiate a piacimento, per convenienze politiche e
giuridiche, da una compagnia di male assortiti detentori di privilegi non
eletti da nessuno, un pregiudicato se l’è cavata con un’assoluzione. Una
sentenza positiva oltre le più rosee aspettative, ha chiusato l’avv. Coppi,
difensore del condannato. Ma questa è l’Italia. Un’Italia governata da un
branco di faccendieri che a seconda delle loro malefatte, aggiustano le leggi
in previsione dei loro processi. Una robetta appannaggio dei soliti noti.
Sul fronte
politico, da segnalare il fatto che da oggi, i parlamentari sono impegnati
nelle votazioni della riforma del Senato dove pendono oltre 7mila emendamenti.
Una riforma che fa acqua da tutte le parti ma che il Ronzino si ostina a volere
fortemente in spregio a tutte le obiezioni che ogni giorno arrivano alla sua
visione del nuovo ordinamento costituzionale.
Ancora un volta,
in prima linea il Movimento 5 Stelle che aspetta sempre le risposte del premier
sulle loro proposte per una legge elettorale condivisa soprattutto dai
cittadini e non dalle segreterie dei partiti. Una risposta che il sindachino
non ha ancora dato e che, sembra, non darà in modo celere. Insomma si aspetta
che prima si approvi la riforma del Senato e poi, si vedrà. Solo che noi
pensiamo che questa riforma non navigherà in acque tranquille. Sono tanti i
punti che stridono fra loro e sono indigesti a molti parlamentari. Vedremo come
andrà a finire strada facendo.
Infine, Salvini,
segretario della Lega, invita tutti a uno sciopero fiscale per incalzare il
premier a intervenire sull’economia e sul lavoro. Ha anche detto che la Lega si
estenderà politicamente in tutta Italia, contro il parere di un Bossi
deprimente e sempre più isolato.
Chiudiamo con un
applauso a quei parlamentari che mesi fa hanno approvato le modifiche alla
“Severino”. Complimenti, avete fatto un lavoro encomiabile per un condannato,
non per gli italiani.
Renzi
chiede ai suoi poche ferie per smaltire i troppi decreti e garantire i tempi e
i contenuti delle sue riforme - Si allarga la fronda contro la riforma del
senato e su Italicum, oltre 7mila emendamenti - Domani l’incontro con il M5S,
forse, alla presenza di Grillo
Grillo: “Si sta giocando con la democrazia di questo paese, è
una legge scellerata che consentirebbe a un partito con il 25% di nominare
tutto, proprio tutto!”, e chiede alla gente di vigilare - Si allarga la
contrarietà di molti giuristi e costituzionalisti per la mancanza delle
preferenze, ma il sindachino fa finta di nulla e accelera - Mogherini in
difficoltà, 11 paesi non la vogliono come responsabile europea degli Esteri -
Immunità sì, no? Mistero fitto
Renzi ha riunito
i suoi gruppi parlamentari ai quali ha raccontato molte storielle, aria fritta,
ha chiesto che si riducano le ferie per approvare i troppi decreti che secondo
lui sono vitali per il paese, ha detto che domani incontrerà il M5S nonostante
le critiche e gli insulti di qualche grillino, ha ridisegnato, per l’ennesima
volta l’architettura dei suoi 1000 giorni e, soprattutto, ha parlato della
bontà dell’accordo con Verdini che, proprio ieri ha ricevuto un avviso di
garanzia per la gestione della sua banca che serviva soltanto per finanziare
gli amici. Il giovane, insomma, sente il fiato sul collo per le sue molte
promesse che cominciano a fare acqua un po’ ovunque sia per la tempistica, sia
per le risorse, ma soprattutto perché di riforme non si campa e la gente è
stufa di essere presa in giro. I cittadini vogliono che si rimetta in moto
l’economia attraverso il lavoro. Punto e stup.
Le riforme
possono seguire un iter meno frettoloso e, soprattutto, più rispettoso degli
equilibri costituzionali che Renzi vorrebbe spazzare via con leggi che
consentirebbero la nascita di una figura plenipotenziaria su tutto lo scibile
politico futuro. Cresce il numero dei parlamentari che si sono detti contrari
alla riforma del senato e che, con grandi numeri trasversali, hanno presentato
oltre 7mila emendamenti.
E cresce anche
la pattuglia di giuristi e costituzionalisti che attorno a questa riforma, e a
quella elettorale, continuano a dichiarare la loro contrarietà perché ambedue
non rispettano la Costituzione, cioè, non garantiscono la libera scelta
dell’elettore (preferenze), e il giusto equilibrio dei poteri come prevede
l’architettura costituzionale.
Insomma, per il
premier, queste riforme sono urgentissime perché occorre dare all’Europa la
certezza che l’Italia è ligia agli accordi della Ue e che consentirebbe al
sindachino di presentarsi al semestre italiano con una facciata riverniciata di
fresco. Solo che per l’Europa, non sono queste riforme ad avere peso, ma quelle
che interessano gli amici degli amici. Cioè i potentati economici. Il resto, a
loro, non interessa e non hanno alcun peso. A proposito di Ue, sulla
candidatura Mogherini, fortemente voluta da Renzi, le cose si mettono male.
Infatti, 11 paesi hanno già espresso parere negativo sul nostro candidato alla
guida degli Esteri europeo. Vedremo quali saranno le armi che il sindachino
impugnerà per imporre comunque la sua candidata alla guida di quel dicastero
europeo.
Grillo, che in
giornata ha lanciato l’ennesimo allarme per una legge elettorale che
consentirebbe a un partito con un 25% di consensi di essere il padrone assoluto
della nazione e che perciò mette in guardia contro una deriva autoritaria del
sindachino, forse parteciperà in prima persona all’incontro con la delegazione
del Pd e i suoi moschettieri di Camera e Senato. Vedremo quello che scaturirà
da questo ennesimo tentativo del M5S di far ragionare il premier sui punti
cruciali che per Grillo sono il quorum al 51%, l’eleggibilità dei senatori,, le preferenze, l’immunità, i collegi, le soglie
di sbarramento.
Il
premier continua a ignorare l’incontro con il M5S e Grillo gli dà del bradipo -
Fi divisa su preferenze e altro - Lupi su Alitalia: “accordo valido anche senza
la Cgil”, i debiti li pagheranno i soliti, i guadagni agli emiri - Per Pd e Fi,
le preferenze favoriscono le cosche!
Brunetta: “le questioni poste da Fitto meritano un
approfondimento”, cresce la fronda dei “no” alla riforma del Senato che prevede
troppi poteri al partito di maggioranza e annulla i piccoli con uno
sbilanciamento dei poteri di controllo a favore del premier. Anche
sull’Italicum, la bufera continua fra coloro che vogliono le preferenze e
quelli che vogliono continuare con i nominati infischiandosene della sentenza
della Corte costituzionale
Dopo giorni di
silenzio attorno alla richiesta di incontro del M5S, e dopo che Beppe Grillo ha
dato del bradipo al premier, forse l’incontro ci sarà in settimana. Un incontro
che dovrebbe servire a chiarire le rispettive posizioni fra il segretario del
Pd e il M5S sulla riforma elettorale e su altri temi legati sia al Senato, sia
al Titolo V della Costituzione. Le due delegazioni si erano lasciate con
l’intento di rivedersi per puntualizzare meglio i punti emersi da quel primo
incontro ma, a oggi, Renzi, con pretestuose lungaggini, ha evitato di
riconvocare quel tavolo per gli approfondimenti del caso. Dopo l’ultimatum di
Grillo, sembra che in settimana questo incontro ci sarà. Vedremo come e quando
le due delegazioni torneranno a vedersi.
Intanto, il
governo ha chiuso la trattativa con Ethiad che prevede moltissimi esuberi, e la
cassa integrazione per quattro anni dei dipendenti che rimarranno a spasso.
L’accordo, a detta di Lupi, è valido in quanto la maggioranza dei sindacati
l’hanno approvata, salvo la Cgil. Si sono dati tre giorni di riflessione, dopo
questo tempo l’accordo sarà considerato valido a tutti gli effetti. Insomma, è
andata esattamente come l’ultima crisi. La parte buona viene venduta a chi ne
trarrà utili, la parte in perdita viene socializzata. Cioè, sarà a carico degli
italiani. Come sempre.
Sul versante
delle discussioni che qua e là vanno in onda sui vari media, spicca quello
sulle preferenze. Una cosetta non da poco visto che la cosiddetta riforma
approvata dal pregiudicato non le prevede e che il premier si dice d’accordo
con lui. In effetti, Renzi, a giorni alterni, si dice d’accordo ma aperto a
discuterne. Alfano lo pressa in tal senso, il M5S anche, le soglie di
sbarramento non piacciono ai piccoli partiti che in questo modo sparirebbero
dalla scena, all’interno del Pd e di Fi i cosiddetti malpancisti crescono e la
questione si ingarbuglia. Il premier si dice convinto che la riforma passerà
con una grande maggioranza dimenticandosi che questo aborto scaturito da menti
ottenebrate cozza contro la sentenza della Corte costituzionale proprio perché
non prevede la libera scelta, da parte dei cittadini, dei propri
rappresentanti. Qua e là, nei vari programmi televisivi, esponenti politici si
alternano per giustificare e dirsi d’accordo con questa ennesima legge
anticostituzionale dicendosi convinti della sua bontà e ostentando l
convinzione che sono i cittadini che glielo chiedono. I cittadini che chiedono
questa legge stupida e fotocopia del “prcellum”? I cittadini chiedono una legge
elettorale in linea con la costituzione italiana e con la sentenza della
Consulta, e cioè, che si torni a scegliere i propri rappresentanti. Punto e
stop. Coloro i quali contrabbandano la volontà dei cittadini con i loro fini
politici non fanno altro che accentuare la forbice che si è creata in decenni
fra il popolo e la politica. E questa forbice non si può ipotizzare di
ignorarla soltanto grazie al 40 e passa per cento di voti. Ai cittadini
rimangono negli occhi e nelle orecchie i grandissimi scandali di cui ogni
giorno sono piene le cronache e il malaffare politico che ormai trasuda in
tutte le istituzioni. Il marcio non si cancella con il 40,8% ma con riforme
serie e la cancellazione di tutte le leggi ad personam, gli indulti, il falso
in bilancio, le prescrizioni lunghe, quelle corte, i vari provvedimenti che
scontano le pene inflitte dai tribunali, soprattutto per i reati contro
l’amministrazione. Tutte cosette da fare con una sola riga di una nuova legge!
I cittadini sono
stufi e la loro rabbia cresce ogni giorno di più. Vogliono più giustizia
giusta, vogliono che la certezza della pena non sia “interpretabile” ma ferrea.
Gli italiani si aspettano lavoro, dignità, crescita. Di questo dovrebbero
occuparsi tutti.
Ue:
Renzi apre il semestre italiano con un discorso rivolto a sordi. Infatti, alla
fine si dice d’accordo per il rispetto di tutte le decisioni che hanno ridotto
l’Europa alla povertà diffusa e annulla una conferenza stampa programmata per
impersonare Telemaco da Vespa
Si continua a fare la voce grossa, si fa per dire, citando le
culture di Grecia e Italia a una platea di rappresentanti dei poteri forti che
hanno fatto dei soldi l’unica loro cultura, l’unico interesse di un’Europa di
banchieri - Pittella, Pse, minaccia un voto contrario per Juncker se non ci
saranno aperture sulla flessibilità, ma il sindachino si dissocia - Eletto
Schultz, in attesa Juncker. Questo è il cambiamento? E’ soltanto continuità!
Dopo un discorso
pronunciato a braccio e che toccando soprattutto la cultura di Italia e Grecia,
nulla ha chiesto con la veemenza che, in questa assise ci si sarebbe aspettato,
il presidente del consiglio ha chiuso ribadendo di accettare lo status quo per
quanto attiene a una maggiore flessibilità. Infatti, su tale tema si sono
subito espressi Belgio, Germania e Islanda, dicendo che questo asse non
concederà nulla sul ferreo rispetto dei bilanci. Un endorsement per la
candidatura di Junchker è arrivata dal presidente uscente, Barroso, che si è
detto certo della correttezza del collega candidato, cioè dell’alleato della
Merkel. Via libera, invece, per Shultz che è stato eletto alla presidenza del
parlamento europeo. Una fotocopia della scorsa legislatura, insomma. Una
riedizione delle larghe alleanze per garantire continuità alle ignominie fin
qui messe in atto a scapito della crescita e della ripresa economica che ha
reso tutti i 27 paesi più poveri con l’eccezione della Germania che, oggi nega
ad altri quello di cui lei ha usufruito a mani basse alcuni anni fa e, che
grazie a quelle concessioni, oggi gode di una espansione a spese dell’Europa
tutta.
Pittella, Pse,
ha provato a mettere in discussione la loro adesione all’elezione di Juncker se
questo ultimo non avesse garantito un cambiamento di rotta. E’ stato
immediatamente isolato sia dai tedeschi, sia dal nostro premier che hanno preso
le distanze immediate dalla minaccia.
Nel pomeriggio
era prevista una conferenza stampa congiunta già programmata. Ma il nostro
presidente del consiglio, dopo essersi detto d’accordo, l’ha fatta annullare
per improrogabili impegni in Italia. Dove è tornato in fretta e furia per
partecipare a Porta a porta con l’amico Vespa.
Insomma,
l’insediamento, dopo 11 anni, del semestre europeo a guida italiana, non è
stato altro che uno scambio di cortesie e di assicurazioni che tutto sarà
lasciato come prima. Che tutti i trattati e i diktat saranno osservati, che la
richiesta di flessibilità è già prevista dai trattati, e che ai vari timoni di
questa Europa dei poveri, saranno piazzati gli stessi che assicureranno la
continuità nella povertà. Un grandissimo successo del nostro sindachino. Non
c’è che dire!
Del resto, da
una rapida occhiata dei titoli dei maggiori quotidiani nazionali ed europei, se
ne deduce che quello che ha raccontato Renzie è aria fritta, parole dette con
l’unico scopo di avere un consenso mediatico in casa propria. Ben misero
pannicello.
Gli unici a
essere e rimanere scettici, il gruppo di Farage che, pur dando un voto positivo
al discorso del sindachino, ha dichiarato che non ci sarà alcuna collaborazione
e che anzi ha messo in guardai contro le politiche europee future che, se non
cambieranno, potrebbero portare definitivamente fuori l’Inghilterra
dall’Europa.
Intanto,
stamane, alle 8.30, il pregiudicato si è incontrato con il premier a palazzo
Chigi. Temi in discussione, le riforme, soprattutto quella elettorale. Noi
pensiamo che si discuterà anche di Senato e di riforma della Giustizia, tema
particolarmente a cuore dell’ex cavaliere disarcionato. Renzie aspetta le
considerazioni a una lettera inviata al M5S per poi fissare un incontro e definire,
se possibile, eventuali convergenze con la seconda formazione politica
italiana.
Ue:
Renzi e Del Rio parlano di successi inesistenti. Hanno ottenuto soltanto di
poter utilizzare la flessibilità già in vigore! Ancora una volta si dicono
frottole agli italiani. L’incontro è stato un fallimento! - Alle 17 Cdm caldo -
In settimana, incontri a raffica con M5S e Fi
Stabiliti una serie infinita di impegni in vista del semestre italiano, si è parlato del sogno degli Stati uniti d’Europa, dell’immigrazione e, soprattutto, del solito 3% da non superare per nessun motivo - Sul fronte interno, il pregiudicato apre al problema gay e Feltri e la Pascale si iscrivono all’Arcigay - Da oggi, nella commissione Affari costituzionali, si votano gli emendamenti - Chiesta la riduzione anche per la
Camera dei deputati
Insomma,
politicamente, un fallimento ulteriore nonostante la grande enfasi che il
premier cerca di mettere nel raccontare i futuri e troppi appuntamenti in vista
del semestre a guida italiana. Del resto, ogni volta che Renzie si è incontrato
con i padroni europei, se ne è sempre tornato a casa senza nulla e con
raccomandazioni che rasentavano la minaccia di messa in stato di mora, di paese
“attenzionato”.
Ma la strana
coppia, ormai specializzata in menzogne, non pare voler demordere. E fanno
anche bene, vista la scarsa attenzione che gli italiani hanno attorno ai
“successi” renziani di cui ogni giorno sono piene le cronache politiche. Non si
sono ancora accorti che di successi veri e propri siamo a zero, uno zero
assoluto. Di tutte le riforme annunciate, infatti, nessuno ricorda che non ne è
stata realizzata neanche una, al momento. Soltanto linee guida, come si affanna
a dire Del Rio. Anche per la riforma del Senato, sono soltanto linee guida.
A proposito di
tale riforma, da oggi, nella commissione Affari costituzionali si votano i
tanti emendamenti e alle 17 è previsto un Cdm caldo. Caldissimo, visto che
molti parlamentari ora vogliono che ci sia una sforbiciata anche per la Camera
dei deputati e non solo per il Senato. Un’altra grana che, a mano a mano che
passano i giorni, trova sempre più adepti.
Il mistero della
immunità prevista negli emendamenti della Finocchiaro e Calderoli? Svelato! E’
stato il sindachino a volerla!
Il condannato,
intanto, con una mossa a sorpresa apre al problema dei gay dicendo che è un
problema che ora non è più tabù per Fi. Pronta la “risposta” di appoggio da
parte di Feltri e Pascale che hanno prontamente aderito all’Arcigay.
Infine, Renzi ha
annunciato che in settimana avrà incontri a raffica con il M5S e Fi sul tema
riforme i cui tempi sembrano ormai una battuta di cattivo gusto. Infatti, lo
stritolatore delle lungaggini, l’uomo che voleva rivoluzionare in fretta
l’Italia, il finto rottamatore, quello dei 100 giorni di fuoco, oggi che chiede
“soltanto” mille. Che dire se non che abbiamo a che fare con un personaggio
bugiardo e finto? Una marionetta.
Il
M5S isola Fi. Il pregiudicato agli ex: “torniamo insieme” - Lunedì il Cdm
esaminerà la riforma della giustizia, previsto il reintegro del falso di
bilancio e l’allungamento della prescrizione. L’Amm oggi prepara le sue linee
guida - L’immunità? Orfana!
Pd e M5S studiano per trovare un’intesa sia sulla legge
elettorale, sia per le altre riforme mentre il cavaliere disarcionato, messo
nell’angolo, auspica un ritorno all’ovile delle destre. Nel documento di
Orlando si snellirebbero i processi, quelli di poco conto sarebbero archiviati,
le intercettazioni sarebbero rimodulate, le pene per i boss e il 41bis
inasprite, modificherebbe le nomine per la Cassazione, contenziosi assistiti da
un “arbitro”
L’incontro fra
le due delegazioni di M5S e Pd ha scompaginato l’ex cavaliere che ora si sente
messo in un angolo, almeno sulla riforma elettorale. Si è aperto, infatti, uno
spiraglio per fare in modo che i cittadini possano tornare ad esercitare il
diritto di scegliersi i loro parlamentari che innesta la reazione del capo di
Fi. Infatti, sentendo il fiato sul collo e il rischio di essere messo
nell’angolo, il pregiudicato suona le trombe per una ritirata strategica:
invita le destre a riunirsi sotto un’unica forza, la sua, parlando di elezioni
non troppo lontane. Un messaggio in stile mafioso lanciato al premier contro il
nuovo scenario che si potrebbe consolidare, quello dell’intesa fra Pd e M5S
lasciandolo con il cerino in mano.
Da premettere
che fra pochi giorni il tribunale di Milano emetterà la sentenza sul caso Ruby
e che se l’imputato dovesse essere condannato di nuovo andrebbe dritto agli
arresti domiciliari e non potrebbe fare più politica a nessun livello. Insomma,
sul condannato scenderebbe l’oblio assoluto con relativo sfascio della sua
formazione politica. Forse anche per questa eventualità il sindachino ritiene
che il colloquio con i pentastellati sia da considerare utile e da proseguire.
Il caso
dell’immunità per i futuri senatori non si è risolto, è rimasto un mistero.
Nessuno l’ha chiesta, nessuno la voleva ma è finita negli emendamenti preparati
da Finocchiaro e Calderoli per opera dello spirito santo. Nessuna paternità.
Qualcuno comincia a sfilarsi e a prendere le distanze, a cominciare da Boschi e
Renzi, dicendo che non è un punto importante e che se impedisse il cammino
spedito di quella riforma, lo cancelleranno. Mah, misteri all’italiana. In ogni
decreto, ogni volta, sono stati inseriti articoli e commi che nessuno vuole ma
che poi passano con un semplice escamotage: il voto di fiducia.
Dunque, la bozza
di riforma della giustizia lunedì approderà al Cdm per una prima discussione.
L’Amm oggi riunisce i magistrati per analizzare il testo e preparare le proprie
considerazioni e le loro linee guida da presentare al governo. All’interno
della riforma ci sarebbe il ritorno del falso in bilancio, la rimodulazione per
le intercettazioni, l’inasprimento per i reati di mafia (41bis), il ritorno
alla prescrizione lunga, l’archiviazione per i contenziosi lievi per
alleggerire i tribunali, il ricorso a un arbitrato per tutti i processi civili
di lieve entità che sarebbero gestiti attraverso un arbitrato bonario affinché
non si arrivi al processo. All’interno del documento si evita di parlare di
cancellazione delle leggi ad personam, della cancellazione dei molti benefici
di legge per quanto attiene agli sconti, leggasi indulti, condoni riduzioni
assurde e, in sintesi, certezza della pena.
A nostro parere,
mancano molte serissime cose. Dimenticano sempre quali sono le aspettative
della gente: chi sbaglia deve pagare, senza alcun beneficio, la pena che viene
inflitta. Quattro anni? Devono essere tali. Dieci anni? Devono essere dieci!
Che diamine, è così semplice!
Vedremo nei
prossimi giorni quali saranno le considerazioni sia dei magistrati, sia degli
stessi parlamentari che si accingono a migliorare tale documento. Nel
frattempo, proseguono le osservazioni, sulla legge elettorale, fra M5S e Pd.
Il
Pd vuole l’immunità anche per i futuri senatori, Finocchiaro: io non la volevo,
l’ha chiesta l’esecutivo - Mercoledì l’incontro con il M5S - Effetto calamita:
con il sindachino molti partitini e singoli che non vogliono perdere “il carro”
- Unica opposizione quella dei pentastellati
Nel panorama politico si sfaldano alcune formazioni in attesa
di ”garanzie” sulle poltrone e pronti a passare col “nemico” - Il premier:
se l’immunità è un problema, la cancelliamo - Calderoli, uno dei firmatari, io
sono per toglierla anche ai deputati - Un’arma in più in mano ai cinque stelle
che peserà non poco nell’incontro di dopodomani, unitamente al problema
preferenze - L’Italicum, ricordiamo, è anticostituzionale!
Sul tema, il
sindachino ora dice che la questione immunità si può anche cancellare se questa
può rallentare il cammino della riforma. Insomma, un guazzabuglio cui, come
sempre, sembra che non abbia alcuna paternità. Noi, questo ennesimo “colpo di
penna”, lo consideriamo ignobile e contro le aspettative della gente che vede
nei politici una banda di farabutti inciuciati. Una richiesta di responsabilità
che parte dal basso e da tanti anni che il Pd si appresta a riprendersi proprio
per mettere al riparo i propri ladri e quelli dei partiti associati che oggi
scalpitano per confluire nella grande ammucchiata purché ci siano garanzie per
le loro poltrone.
Sul versante
dell’incontro con il M5S, l’ordine impartito da Renzi è quello che va bene
discutere, sentire, raccogliere le loro proposte, ma non si ricomincia daccapo.
Cioè, in politichese, la cosa è fatta e l’incontro è soltanto formale. Eppure,
Beppe Grillo da suo blog ha chiarito i motivi dell’incontro: discutere di tutto
il pacchetto riforme, dalla legge elettorale al Senato, dalla modifica del
titolo V alla fiscalità generale, all’occupazione ecc. Ma il premier fa finta
di nulla. Per lui le riforme sono quelle che ha delineato e volute. Punto e
basta. Insomma, l’incontro ci sarà ma non cambierà di una virgola il percorso
da lui tracciato.
E allora? Cosa
ci vanno a fare i pentastellati all’incontro? Beh, la cosa non è così
peregrina. Il M5S, da tempo, ha una sua proposta elettorale approvata da
migliaia e migliaia di cittadini, che prevede, per esempio, le preferenze.
Attorno ai temi dell’occupazione, alla riforma del Senato, alla fiscalità, alla
giustizia, alle leggi Costituzionali, e tante altre ancora, hanno una loro
visione che esporranno al segretario del Pd e sui cui punti Renzi non potrà
glissare. Insomma, le risposte che il presidente del Consiglio darà al M5S
potrebbero rivelarsi un boomerang in caso di risposte negative e non
approfondite.
Staremo a vedere
come il premier ne uscirà da questo incontro che di ora in ora diventa sempre
più una trappola per lui e il suo governo.
Intanto, dopo la
spaccatura di Sel, sono in tanti a essere attratti dalla calamita del potere
per paura di rimanere isolati e non contare nulla. Oltre al Sel, ci sarebbero
transfughi pronti a passare con il finto nemico da tempo e che oggi hanno
capito che questo Pd non è altro che una nuova Dc con il quale si possono fare
affari insieme senza più contrapposizioni ideologiche, tanto le differenze non
esistono più. Lo hanno collaudato nel tempo passato, nel ventennio che ha visto
i due soci far finta di darsele di giorno e rubare insieme di notte. Molti
scalpitano per avere garanzie per le proprie poltrone. Dopodiché il salto della
quaglia sarà fatto senza se e senza ma. Alla faccia del rispetto del voto degli
italiani. La volontà di questi ultimi è calpestata ancora una volta. Ricordiamo
che un referendum popolare si è già espressa per il problema immunità. E ha
detto no!
Grillo
spiazza il condannato e lancia una sfida a Renzi: “Sulle riforme, vediamoci,
noi abbiamo una proposta di legge elettorale condivisa dai cittadini…” - Il
premier accelera su tutto, ora vuole riformare la giustizia basandosi sul patto
del Nazareno che, dopo le elezioni europee, è carta straccia
Nel mezzo degli scandali che vedono coinvolti ancora i falsi nemici (Pd e Pd-l),
il sindachino fa la voce grossa e invita tutti coloro che sanno, o che hanno
sbagliato. a presentarsi ai magistrati e raccontare
tutto. Una cosa simile accadde con Craxi che, quando in Parlamento invitò chi
non avesse mai ricevuto finanziamenti illeciti ad alzarsi, nessuno lo fece. A
oggi, nessun politico ha varcato le soglie dei Palazzi di giustizia per
raccontare le sue malefatte. Tutti ladri? Povero Ronzino…
Con una mossa
politica a sorpresa, il leader del Movimento 5 Stelle ha lanciato una sfida a
Renzi: sedersi a un tavolo per parlare di riforme a partire dalla legge
elettorale. Già, visto che il Pd nelle recenti elezioni europee ha ottenuto un
risultato bulgaro, bene, ora appare legittimato a interloquire anche con
l’unica opposizione vera di questo povero e affamato Paese. Non più un asse con
il condannato che si reggeva fino a prima del 25 maggio, ma alla luce degli
eventi nuovi che la volontà degli elettori ha manifestato. Del resto, ancora
oggi, nessuno sa esattamente cosa contemplino gli accordi presi con il
pregiudicato, quali siano esattamente e su quali capisaldi si reggano. Si dice
che non esista un documento ufficiale, che non c’è nulla di scritto, che i temi
trattati siano sempre stati enunciati senza se e senza tagli. Noi non lo
crediamo assolutamente. Alcune settimane fa girava voce che Verdini avrebbe una
copia di quel documento e che in una occasione Brunetta ne abbia chiesto conto
senza successo. Poi ci sono state le elezioni e di quel documento, che sia
reale o no, non interessa più sapere i contenuti. Sono svaniti come il partito
che il condannato rappresenta. Il 16%, un risultato deludente per le anime in
declino di Fi, una
forza che non può dettare condizioni a nessuno.
In questo
contesto, secondo noi, la mossa politica di Grillo è la chiave di lettura per
un definitivo ridimensionamento di Fi anche dal tavolo dove si decidono alcune
riforme utili per l’Italia che alcuni vorrebbero in ripresa, altri ne lodano la
timida crescita dei livelli occupazionali, altri ancora cantano, come la Madia,
la romanza che riformerebbe la pubblica amministrazione per assumere circa
10mila giovani e snellirebbe la burocrazia che oggi è fossilizzata e deleteria.
Mah, speriamo che il ministro Madia abbia ragione e che, soprattutto, ci
riesca. Noi ne dubitiamo. Troppa carne al fuoco e troppo fuoco sugli amici di
oggi e di un tempo.
Nel mezzo degli
scandali che ogni giorno mettono in luce gli intrecci fra maggioranza e finta
opposizione ventennale, forse per un malcelato odio verso coloro che stanno
facendo emergere sistemi di ruberie inauditi, cioè i magistrati, ecco che il
premier, quasi per fermarli, o per punirli, tira fuori dal cilindro anche una
riforma della giustizia volutamente ferma da decenni. Oggi, anche per questa
ulteriore riforma, Renzie detta le date, le scadenze, i termini ultimi per
approvarla… Insomma il solito suo sistema, enunciazione, date di inizio, data
della fine dell’iter e approvazione. Una robettina che serve soltanto a mettere
fumo negli occhi. Già, perché di tutte quelle enunciate, ancora nessuna ha
visto il rispetto di quei tempi, tranne una: quella degli 80 euro per comprarsi
i voti. Naturalmente a scapito degli automobilisti che, con l’aumento del
bollo, hanno coperto quel buco. Insomma, ha preso i soldi da una parte, fra i
quali gli stessi beneficiari, e li ha dati ad altri. Un giochino da bambini ma
che gli italiani fanno fatica a capire.
Dal canto suo
Grillo, diremmo con una mossa gattopardesca, ha imbrigliato il sindachino
lanciandogli il guanto delle riforme. Mossa politica legittima oggi, per
“vedere le carte” di un premier che, ormai è prassi, annuncia cose che sogna di
notte e racconta di giorno alla sua platea di toscani espellendo dalle loro
cariche coloro i quali sono critici, Vedi il caso di Mineo, Chiti e compagnia
bella. La cosa che lascia più perplessi è che quella platea piuttosto numerosa,
gli crede, si fida, oggi lo idolatra. Domani, chissà!
Se Grillo saprà
giocare le sue carte e far valere il peso di quel 25,5% nazionale, si
scompagineranno tutti i piani che eventualmente girano nella testa del capo del
Governo, mettendo a nudo le tante e troppe cose che avrebbe potuto fare con un
decreto legge di pochissime righe.
Per esempio,
rimettendo e inasprendo il falso in bilancio, cancellando tutte le leggi ad
personam, non mettendo il lista, all’atto della compilazione delle liste
elettorali, chiunque risultasse indagato o condannato, anche in primo grado,
inasprendo le pene, anziché ridurle, per i reati di collusione e concussione
fra mafie varie e politici.
Questi sì,
sarebbero stati segnali forti, urgenti, che la gente comune avrebbe apprezzato.
Ma lui non
poteva farlo. Perché anche lui ha una condanna in primo grado per danno
erariale. Cioè, ha dato illegittimamente soldi dei cittadini a qualche amico.
E’ triste constatare come nella compilazione delle liste, al momento della
scelta dei candidati, di gente onesta se ne trovi poca dalle parti del Pd e
della combriccola Ncd, Fi e Co. Eppure, basterebbe candidare cittadini comuni,
che presentino la propria fedina penale e il proprio stato patrimoniale prima
di essere candidati…
Proprio come
avviene nel Movimento 5 Stelle!
Mose/tangenti:
a Venezia arrestato il sindaco Pd e altri 35 fra imprenditori e politici di
vario livello fra i quali spicca la richiesta di arresto per Galan - Confermato
lo sciopero Rai da Cgil e Uil, la Cisl si sfila mentre il garante s’infuria -
Domenica prossima si vota per i ballottaggi
Arrestati Orsoni, sindaco, l’assessore regionale Chisso
(Pdl), il consigliere del Pd Marchese, gli imprenditori Morbiolo
e Meneguzzo, nonché il generale in pensione Emilio
Spaziante. Per
l’arresto di Galan sarà necessario avanzare la richiesta al Senato. I fatti
risalgono al periodo in cui era presidente di Regione proprio il senatore Galan
che, visto il terremoto “appalti truccati”, ha dovuto rientrare in fretta a
Venezia saltando la trasmissione a La7 - Lo scandalo peserà sui ballottaggi?
Forse sì
Continua senza
sosta e senza vergogna, l’allegra gestione della cosa pubblica che è nel dna
dei politici nostrani di ogni forma e colore. Ultima, dopo la decapitazione
della Carige e dei capi bastone dell’Expo di Milano, quella di Venezia. Le
indagini sul Mose sono durate tre anni e oggi la GdF ha eseguito ben 35 arresti
con oltre 100 indagati a vario titolo. I nomi sono eccellenti, come sempre
nessuno si tira indietro quando si tratta di percepire mazzette o truccare
appalti per trarne benefici in denaro o in voti. Infatti, fra gli arrestati c’è
il sindaco Pd di Venezia, un assessore regionale del Pdl, Chisso, un
consigliere della Regione Veneto del Pd, Marchese, vari imprenditori e altri
politici minori. Tra i nomi eccellenti, oltre a quello del sindaco, spicca
quello dell’ex governatore della regione, oggi senatore dell’ex Pdl, Galan per
il quale occorrerà aspettare l’autorizzazione all’arresto da parte del Senato.
Il senatore,
stamane avrebbe dovuto prendere parte a una nota trasmissione de La7 ma,
avvertito dalla moglie che lo cercavano a Venezia per notificargli il mandato
di arresto, è tornato immediatamente sui suoi passi. Fra gli arrestati, anche
un ex generale, Spaziante, che, sembra aver coperto le malefatte dell’allegra
combriccola.
I fatti
contestati a tutti sono quelli ormai arcinoti a tutti gli italiani: appalti
truccati per la costruzione del Mose, il sistema di limitazione per l’alta
marea di Venezia, con relative tangenti ai politici di ogni posizione e grado.
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza e sono durate ben tre
anni andando indietro nel tempo, cioè, all’epoca in cui Galan era presidente
della Regione Veneto. Assieme ai nomi eccellenti vi sono oltre un centinaio di
persone indagate di cui ancora non si conoscono i nomi.
E’ facile
immaginare che questo nuovo scandalo potrebbe avere ripercussioni politiche per
quanto attiene ai ballottaggi in programma domenica prossima in quei comuni
dove ci si contende l’elezione del sindaco e perciò delle maggioranze. Staremo
a vedere quanto questa bufera potrà influire sulle scelte degli elettori di
quelle città che vanno, appunto, al ballottaggio.
Intanto il
governo Renzi deve affrontare la “grana” Rai. Dopo la richiesta di 150 milioni
quale sacrificio chiesto all’azienda, infatti, i lavoratori hanno deciso di
scioperare in segno di aperta contrapposizione alla richiesta renziana. Dal
canto suo, il presidente del Consiglio ha dichiarato che in Rai possono anche
scioperare ma che la decisione governativa non cambierà. Sul fronte sindacale,
infine, da rimarcare il come la triade era partita compatta e si è
immediatamente sfaldata per lo sfilamento della solita Cisl che si dice pronta
a “discutere”, mentre Cgil e Uil hanno confermato l’astensione dal lavoro fra
le ire del garante che ritiene questo sciopero illegale.5S: imprevista battuta
d’arresto temporanea - Vince l’accordo fra il pregiudicato e il condannato
Renzi (in primo grado). Infatti, i voti di Fi dati al Partito democristiano e
gli 80 euro renziani hanno stoppato i pentastellati.
Comuni
e Regioni
Concluse le elezioni europee con un inaspettato successo del
Pd e un calo di circa 4 punti per il M5S, la composizione del nuovo Parlamento
europeo appare del tutto nuova e agguerrita contro la vecchia nomenclatura che
ha governato in questi ultimi decenni, cioè quella dei banchieri, delle
multinazionali, dei potentati industriali, della Trilateral, della Bilderberg,
del Fmi che, insieme, hanno impoverito tutti i Paesi membri - Arresto per Clini
Le europee, in
Italia, le ha vinte il Pd. Infatti, dopo le promesse renziane gli italiani
hanno si sono, ancora una volta, tappato il naso e hanno riversato i voti sul
nuovo Partito democristiano. Che ha goduto anche dei voti di Fi, di Scelta
civica, che è scomparsa, e dell’effetto 80 euro che pensano di ottenere a
partire da questo mese infausto per l’Italia. L’Ncd ce l’ha fatta per un pelo.
Anzi, forse no. Già, perché noi pensiamo che quel 0,1 determinante per la
soglia di sbarramento, a una più attenta conta delle schede elettorali,
potrebbe rivelarsi errata. Caduta senza sconti per Fi che le paure del
condannato nei confronti dei grillini hanno spinto molti a votare per il finto
nemico di sempre. Grazie ai finanziamenti pubblici che tutti i partiti hanno
preso, escluso il Movimento 5 Stelle, la macchina elettorale del Pd si è
rivelata ben oliata a tal punto da organizzare pullmann di raccolta dei propri
anziani per portarli nei rispettivi seggi. Insomma, una raccolta capillare dei
voti senza tralasciare nulla.
Grazie a questi
voti presi dai finti avversari e allo spappolamento di quello che fu il partito
di Monti, il Pd ha superato il 40% dei consensi, unica volta nella storia
repubblicana. Ora al Ronzino non rimane che dare seguito alle sue promesse
elettorali e noi crediamo che, come tutti gli altri partiti che dal dopoguerra
si sono avvicendati per spolpare il Paese, anche questa volta la delusione sarà
bruciante.
Da oggi in poi,
insomma, comincia il declino del Pd e dei suoi accoliti. Da quelle percentuali
non possono che scendere!
La sorpresa
negativa è stata quella del M5S di Beppe Grillo che tutti davano oltre il
risultato delle politiche dell’anno scorso e che, invece, ha subito una battuta
d’arresto con il calo dei propri consensi. Infatti, il Movimento 5 Stelle si è
fermato al 21,2% lasciando l’amaro in bocca ai tanti cittadini che speravano in
un successo di Beppe Grillo che riscattasse la dignità persa in questo ventennio
di inciuci e finte opposizioni. Il leader del Movimento ha ammesso la sconfitta
ma ha anche ricordato che, comunque, questa formazione rimane il secondo
interprete della politica italiana. Noi siamo d’accordo con le considerazioni
di Grillo anche se ci permettiamo un suggerimento. Promuovere una analisi degli
errori del cosiddetto staff e rinnovarlo. Infatti, i segretari di partito che
perdono un’elezione di solito si dimettono o vengono cacciati unitamente al
loro staff. Ora, nel M5S non c’è un segretario di partito ma uno staff. Ebbene,
quello staff di nominati, a nostro modesto avviso, dovrebbe essere azzerato e
sostituito con linfa nuova eletta liberamente dalla rete. Insomma, se si è
perso invece di avanzare, qualche falla nella comunicazione, nell’organizzazione
delle manifestazioni, nella campagna elettorale complessiva, ci deve pur essere
stata. E allora, per evitare che accadano cose di questo tipo in futuro,
occorre porre rimedio al più presto.
Comunque, queste
elezioni qualcosa di nuovo la determinerà indubbiamente. E’ cambiato lo
scenario politico in molti Stati membri e ciò sconvolgerà non poco il futuro
assetto dell’Europarlamento e delle sue politiche future. Infatti, in Francia,
Inghilterra, Grecia e altri Stati importanti, hanno vinto di euroscettici e ciò
scombussolerà i piani dei grandi potentati economici (Fmi, Bilderberg,
Trilateral, Logge massoniche e altri), per quanto attiene alle politiche
economiche fin qui adottate e che hanno reso tutti più poveri e distrutto il
tessuto industriale in molti Paesi. Staremo a vedere.
Sul fronte degli
arresti, anche oggi uno eccellente. E’ stato posto agli arresti domiciliari
l’ex ministro Clini voluto da Monti. L’accusa è quella di aver distratto dai
fondi destinati alla bonifica di alcune zone dell’Irak, circa 40milioni di
euro. Soldi che la GdF ha scoperto essere su alcuni conti esteri intestati
all’ex ministro Clini.
Ancora
arresti: decapitata Carige - Il pregiudicato: se vince Grillo si va al voto -
Chiesta condanna a 3 anni e 2 mesi di carcere per Piersilvio Berlusconi -
Napolitano e la corruzione, ridicolo - Domani a Roma Grillo chiude la campagna
elettorale e dice: “Sarà un trionfo!”
Il mondo della finanza è ancora nell’occhio del ciclone. Ancora una volta la GdF ligure ha emesso ordini di arresto in carcere per 7 persone fra le quali il presidente della Carige Berneschi - Nella bufera anche Confalonieri e Piersilvio Berlusconi per frode fiscale - Il presidente, dopo aver firmato la legge che riduce le pene per i politici collusi con la mafia, ai ragazzi della nave della Legalità, dice di volerla combattere - Grillo, l’unica speranza
Sono scattati
questa mattina gli arresti di 7 persone implicate in affari loschi ai danni
della Carige per irregolarità delle solite scatole cinesi che hanno permesso
alla banda di stornare all’estero circa 22 milioni di euro. Nella bufera anche
Unipol, Sai e Fondiaria. Arresto eccellente quello dell’ex presidente del Cda
della banca e vicepresidente dell’Abi, Giovanni Berneschi che capeggiava il
gruppo di amici e parenti. Una vera associazione per delinquere. L’altro nome
eccellente è quello dell’ex amministrato di Carige Vita Nuova, Fernando
Menconi. Ad alcuni di loro, vista l’età avanzata, sono stati concessi gli
arresti domiciliari. Per il momento le indagini sono in corso e dalle
perquisizioni effettuate dagli inquirenti sono emerse irregolarità e
distrazioni di ingenti somme di denaro con destinazione nei paesi canaglia.
Un altro
processo, riguardante Mediaset, ha visto imputati sia Confalonieri, sia il
figlio dell’ex cavaliere Piersilvio. Per quest’ultimo il Pm ha chiesto ben 3
anni e 2 mesi di reclusione. Insomma, nella famiglia del pregiudicato il clima
è sempre più pesante. Vedremo come andrà a finire questa ulteriore storia di
frode fiscale e altri reati che sono stati contestati ai due leader di
Mediaset.
Passando dalle
disavventure finanziarie a quelle politiche, che rilevare una ulteriore farsa
con un attore, questa volta, davvero illustre: il nostro presidente della
Repubblica. Infatti, in un incontro con i giovani della nave della Legalità, ha
affermato che la lotta alla corruzione, e perciò alla mafia, sarà al centro
della politica italiana. Il nostro presidente però, si è dimenticato, o ha
evitato di raccontare loro che, proprio pochi giorni orsono, dopo una battaglia
esemplare condotta in Parlamento dal M5S per inasprire le pene per i politici
che si lasciano colludere dalle organizzazioni mafiose, il governo Renzi, ha
abbassato ulteriormente le pene. E lui, Napolitano, ha firmato quella legge.
Mah, misteri della politica? No, assolutamente! Scelte ad hoc e che servono al
potere. Insomma, una ennesima ignobile farsa in nome della legalità che
moltissimi non vogliono.
In questo
coacervo di notizie non proprio entusiasmanti, c’è quella che Beppe Grillo,
ancora una volta, chiuderà la campagna elettorale per le europee, di nuovo a
Roma, nella stessa piazza dove ormai nessuno si azzarda più a fare comizi per
non fare magre figure: Piazza San Giovanni.
Un appuntamento
importante per tutti i cittadini di buona volontà e che nutrono ancora la
speranza che questo Paese può cambiare, può essere governato meglio, ci sono le
intelligenze e le forze per potersi cimentare con successo. Infatti, mentre il
Ronzino pochi giorni orsono dipingeva questa prova come vincolante per il suo
governo, quando ha capito che il suo papà putativo, il pregiudicato, ormai è in
caduta libera, ha cambiato il tiro dicendo che le elezioni europee non possono
avere ripercussioni sul governo.
Quello che,
invece, non dice Grillo. Infatti, lui ha sempre dichiarato che se vince le
elezioni europee chiederà le dimissioni di Napolitano, non prima di avergli
chiesto di formare un nuovo governo a guida pentastellata. Noi ce lo auguriamo
di cuore, ormai le persone perbene ne hanno piene le scatole di questi
infingardi buoni soltanto a ubbidire ai diktat tedeschi e ai potentati
economici, che sono i veri governanti dei popoli, che hanno creduto nell’Unione
europea come Comunità di popoli non di banchieri e strozzini.
Grillo,
invitando tutti a Roma ha affermato che “Sarà un trionfo” concludendo con un
“Vinciamo noi!” stratosferico. Gli altri? Tremano! Anche perché in Europa
alcuni stati stanno già votando e gli exit pool danno i partiti euroscettici in
vantaggio…
Grillo,
dopo 20 anni, va da Vespa e sfonda il video con ascolti alle stelle - Arrestato
il governatore campano - Il Ronzino trema - L’ex cavaliere a La7 non sa fare di
meglio che parlare dell’incidente stradale di Grillo e lo accusa di aver
lavorato in nero – Morfeo
rivuole le riforme
Il leader del M5S spopola nel salotto vespiano e oltre agli ascolti record conquista la fiducia e i voti di moltissimi italiani - Il premier: “mentre loro litigano, io governo” - Il condannato accusa Grillo di aver ricevuto compensi in nero e rispolvera il vecchio incidente nel quale tre persone persero la vita - Napolitano, che ogni tanto si sveglia dai suoi letarghi, torna a parlare di riforme - Arrestato Paolo Romano, presidente della regione Campania
Rotto il tabù
della non partecipazione in tv, Beppe Grillo ieri ospite di Vespa, l’ha fatta
da padrone e gli ascolti sono schizzati alle stelle, come quelle che lo stesso
leader del M5S rappresenta. Vespa ha tentato di mettere in difficoltà l’ex
comico ma già dalle prime battute ha dovuto arrendersi a un personaggio
impetuoso, che ha puntualizzato argomentando tutti i punti salienti della prima
forza politica italiana. I meriti dei parlamentari che, ormai, non sono più
tanto ingenui e inesperti e che hanno saputo fare un grande lavoro di
trasparenza sui tanti decreti, leggi e leggine, che non sono riusciti a
metterli nell’angolo, anzi…
Il leader del
M5S ha parlato dei sette punti relativi al suo programma per l’Europa e ha
riaffermato che in caso di successo chiederà a Napolitano che, comunque dovrà
farsi da parte, la guida del Paese. Per coloro che hanno sfasciato l’Italia e
per i ladri ha proclamato processi in rete per valutare gli eventuali
responsabili di appropriazioni indebite ai quali sarà chiesto di rifondere lo
Stato delle somme rubate. Sul fronte dei tagli ha ricordato che i parlamentari
del M5S non hanno preso i rimborsi elettorali, si sono tagliati gli stipendi e
le diarie e che quei soldi sono confluiti in un fondo per l’aiuto alle medie e
piccole imprese. Tutte “cosette” che gli altri non hanno fatto. Insomma ha dato
speranza e spronato tutti ad avere fiducia in persone pulite da mandare in
Europa per ritrattare tutti i trattati che sono stati firmati senza informare i
cittadini italiani. Una nuova speranza di riscatto per tutti gli italiani che
sono stati ridotti in povertà da coloro che li hanno traditi per decenni.
A proposito di
persone che non sanno fare altro che abusare del loro potere, segnaliamo
soltanto di striscio l’arresto dell’ennesimo presidente di una regione
martoriata come quella campana. Stamane, infatti, la GdF ha posto agli arresti
domiciliari Paolo Romani, ex Pdl, oggi Ncd. Il solito Quagliariello si è subito
affrettato a dire che loro sono garantisti e che pertanto ritengono che una
persona fino al terzo grado di giudizio sia innocente. Una teoria applicabile
alla stragrande maggioranza dei cittadini ma non ai politici, secondo noi.
Anche Alfano ha stigmatizzato l’arresto dicendo che a quattro giorni
dall’elezione…, bla, bla.
Su La7, invece,
l’ex cavaliere non ha saputo fare altro che parlare di Grillo ricordando il suo
incidente di tanti anni fa e accusandolo di aver preso compensi in nero. Insomma,
il condannato è alla frutta e non sa più che pesci prendere per risalire una
china che a noi pare irreversibile e speriamo definitiva. Un clown bastonato
che ormai è costretto a prendersela anche con i fantasmi. A proposito del libro
di Freedman e dell’eventuale complotto di cui si parla, ha rinnovato la
richiesta di una commissione d’inchiesta.
Il premier,
aspro contro il Movimento 5 Stelle come non mai, accusa il colpo e non riesce
più a contenere la paura del sorpasso. Ora, al contrario di ieri, si affanna a
dire che queste sono elezioni europee che non possono avere ripercussioni sul
governo e che mentre i due litigano (Grillo e il condannato) lui governa la
speranza. La speranza? E in chi dovrebbero sperare gli italiani se non in un
governo che anziché raccontare storielle dovrebbe cambiare l’80% dello Stato?
Il Ronzino vive nel mondo delle favole e racconta menzogne ormai palesi ai
molti.
Chiudiamo con
l’ennesima esternazione di Napolitano che, dopo i suoi sonni più o meno lunghi,
oggi ritorna a chiedere le riforme, le sue, quelle che sembravano dietro
l’angolo dopo il siluramento di Letta e che, invece, il suo sindachino ha finto
di volere per poi abbandonare immediatamente quella strada intrisa di imboscate
e di accordi con gentaglia che lo ha usato e poi gettato via. Soltanto che lui
non se ne è accorto. Lui deve soddisfare il proprio io…
Genovese
in carcere, sì della Camera - Le Tv ospitano condannati nei vari gradi di
giudizio, ex condannati e pregiudicati senza ritegno, pare che le persone
perbene non facciano ascolti - M5S, dopo gli ultimi scandali, schizza al 30% -
Delusione del sindachino per i dati negativi Istat
Bagarre alla Camera, per l’arresto di Genovese, fra grillini e piddini, mentre Ncd e Fi votano contro e, con poco meno di 400 voti il deputato Pd finisce in galera - In Rai passa la norma che stabilisce il massimo degli stipendi a 240mila euro - Ronzino in affanno per il primato alle europee che, ormai, sembra impresa molto ardua e non pare più così scontato. Lo incalza Grillo - Ue: Junker e Schult ora si dicono d’accordo per un cambio di marcia
Genovese, pd, da
ieri è in carcere grazia ai grillini e al Pd che non ha potuto non votare a
favore vista la continua bufera nella quale è precipitata da tempo (ultima,
quella dellì’Expo). Mentre il sindachino, è rimasto tramortito per i dati Istat
e quelli della fiducia nel Paese. Si aspettata dati più in sintonia con le sue
palle e il suo fare (danni). Pil a -0,1 e spead a +50 punti non spaventano
l’enfant prodige che si dice fiducioso della ripresa fantasma e che, per il
momento, non prevede alcuna manovra del governo, leggasi nuove tasse. Rimane la
doccia fredda per i dati che il governo, invece, si aspettava più in sintonia
con quanto viene sbandierato a destra e a manca: una ripresa che in effetti non
c’è e non si vede. La vedono soltanto gli stolti. A maggior ragione dopo
l’ulteriore precarizzazione del lavoro, una legge che ieri è stata approvata in
via definitiva. Dovevano mettere mano alla cancellazione della riforma Fornero
e, invece, l’hanno precarizzata ulteriormente.
Sul fronte delle
Tv, continua, anzi ormai è divenuta routine, la moda di invitare politici
pregiudicati, condannati nei vari gradi di giudizio, condannati che hanno già
scontato la pena ma non per questo godono di rispetto politico, e via cantando.
Sembra che di persone perbene non se ne abbia bisogno. Quelli non fanno
ascolto. Proprio ieri, alcune tv hanno ospitato, ancora, il pregiudicato ex
cavaliere che, come sempre, se l’è presa con tutti per il presunto complotto a
suo carico venuto fuori dopo la pubblicazione dell’ex ministro americano nel
quale si ipotizza un complotto fra americani ed europei, per disarcionare il
condannato con l’aiuto di Napolitano. Che ha smentito. E a proposito di
televisioni, in Rai è stata approvata la direttiva che stabilisce stipendi non
superiori a 240mila euro, poverini…
Sul fronte della
campagna elettorale, dopo l’ulteriore scandalo del “compagno G” (Greganti) e le
ammissioni di alcuni grossi imprenditori coinvolti negli appalti per l’Expo, la
caduta di consensi a favore del Pd sembra inarrestabile ormai. Nonostante
l’elargizione di quelle poche decine di euro che dovevano servire a catturare
voti il Pd sembra essere inesorabilmente in caduta libera. Se ne avvantaggia il
Movimento 5 Stelle che noi stimiamo oggi attorno al 30%.
Da parte loro,
ieri, in un faccia a faccia con i candidati alla presidenza dell’Europa,
Juncker e Shultz si sono detti, ambedue convinti che occorra un cambiamento e
una più incisiva azione che rilanci il lavoro e non soltanto le speculazioni
bancarie. Naturalmente le sfumature sono state diversissime. Il primo ha difeso
l’operato fin qui messo in campo dicendosi d’accordo per un cambiamento senza
però dettagliare nulla, il secondo è stato più credibile e ha citato alcuni
punti cardine sui quali intervenire per dare respiro all’occupazione e al
rilancio del lavoro. In tono minore l’intervento delle altre due candidate, una
dei verdi e l’altra del tsipras.
Insomma, a
livello europeo si cerca di abbindolare gli elettori con le solite promesse che
non manterranno mai e fanno i conti senza il solito oste. Che questa volta è il
Movimento di Grillo in Italia e tantissimi altri partiti euroscettici sparsi
qua e là in tutta l’Europa dei banchieri e dei potentati economici. Questi
saranno la vera sorpresa che cambieranno, finalmente, le cose in Europa.
Expo:
un affare per le mafie. Ronzino con Cantone ci mette una pezza. Tangenti a
gogò, prime ammissioni di qualche costruttore - Annunciato un servizio civile
“per la Patria” con l’impiego di 100mila giovani - Il pregiudicato promette
soldi a tutti (pensioni,
casalinghe ecc.)
Il sindachino istituisce una ennesima struttura del garante. Già, quello che voleva distruggere questi sprechi oggi annuncia che ne sarà creata un’altra mentre il suo sodale condannato continua ad elencare la fiera dei sogni per gli allocchi (cani, gatti, casalinghe, pensioni minime prima a 800 e poi a 1000 euro, e via cantando) - A Lampedusa, intanto, l’Europa consente ancora che si muoia - Grillo alle stelle! - Si vota anche in quattro regioni
E’ arrivato a Milano
il nostro presidente del Consiglio, assieme a Cantone, magistrato
anticorruzione, per “chiudere la stalla” quando i buoi sono scappati. Insomma,
per metterci una pezza. Lo stesso presidente che con un ennesimo messaggio ha
annunciato un testo unico, da discutere entro il 13 giugno, che dovrebbe
istituire un’ennesima autority, quella che dovrebbe coordinare l’entrata di
100mila giovani per “la leva universale per la difesa della Patria”. Mah, una
“cagata pazzesca” alla Fantozzi visto che per le forze armate spendiamo
miliardi. Mettiamo anche questa insieme ai fantomatici 80 euro, fra le promesse
elettorali per non perdere quei consensi che inevitabilmente, con gli scandali
di questi giorni, il Partito democristiano sta perdendo in quantità consistenti.
Sull’Expo,
intanto, arrivano le prime ammissioni sul giro di affari sporchi da parte di
alcuni costruttori fra i quali Maltauro, Cattozzo e molti altri. Insomma,
occorre rivedere al ribasso, un forte ribasso, le stime che davano la cordata
Pd a oltre il 33%. Noi crediamo che non arriveranno neanche a sfiorare il 30!
E in questo
caso, auspichiamo che il Movimento 5 Stelle ne possa trarre beneficio fino a
superare il pur consistente 29% del valore odierno.
Sul fonte dei
pregiudicati e condannati da rilevare le ennesime sparate dell’ex cavaliere che
anziché stare in galera, da giorni elenca un ennesimo libro dei sogni per gli
stolti. Dai cani e i gatti, oggi annuncia che porterà le pensioni minime prima
a 800 e poi a 1000 euro mensili e che darà un sussidio anche alle casalinghe.
Beati coloro i quali credono a questo furfante che, ripetiamo, rimane
un’anomalia tutta italiana, unica al mondo, quella di avere un pregiudicato al
quale viene concesso di abbindolare quegli italiani, e sono tanti, che vivono
su altri pianeti nella loro imbecillità assoluta.
A Lampedusa,
come sempre, si continua a morire. Durante la traversata dei soliti disperati,
un barcone con oltre 400 persone si è rovesciato e ci sono oltre 14 corpi
ripescati e un centinaio di dispersi. “L’Europa salva le banche e lascia morire
i migranti”, è stato il commento del sindachino cui ha fatto subito eco la
dichiarazione dei responsabili Ue che promettono più attenzione. Un’ennesima
presa in giro per l’Italia che da anni è invasa da decine di migliaia di
persone in cerca di lavoro e di dignità. Lasciati soli da sempre. Così come
prevediamo sarà anche in futuro. Non abbiamo la forza morale, civile, l’onestà
intellettuale e, soprattutto, politici con gli attributi, per farci rispettare.
Del resto, vent’anni di comparaggio e le figuracce fatte con il condannato, non
potevano che prefigurare l’Italia come una nazione di persone ridicole.
Non ci resta che
affidarci a Grillo e ai suoi onesti cittadini, gente con la fedina penale
pulita, per un cambiamento radicale delle regole e dei trattati europei di ogni
tipo ai quali un nugolo di pseudo eurodeputati ex, hanno aderito da ebeti in
nome e per nostro conto. L’Europa, così com’è, è una cosa ignobile, lontana
dalla gente comune, che ha creato milioni di disoccupati, che favorisce
soltanto i potentati economici e le banche. Insomma, che non serve più. Anzi,
che non è mai servita ai cittadini europei!
Tangentopoli:
ridicoli rispetto alla nuova associazione a delinquere (Fi, Ncd, Pd e compari
minori) che da 20 anni ha ridotto l’Italia in povertà senza alcuna dignità -
Grillo vola oltre il 29%. Il Movimento degli onesti si prepara a governare sia
il Paese, sia l’Europa - Expo sotto tiro
Ormai di scandali non se ne può più e nonostante le lentezze ignobili della magistratura, oltre alle leggi fatte ad hoc dai politici, viene fuori un quadro di spartizione dei poteri e delle tangenti che offende tutti. Questa classe politica deve essere processata per alto tradimento e messa in galera confiscando il maltolto sia a loro stessi, sia a parenti, amici, prestanomi, e latitanti vari - Il condannato dovrebbe essere agli arresti e zittito. Questa sarebbe giustizia…
Ridicoli quelli
che, negli Anni 90, Mani pulite mandò chi a casa, chi in galera. Intere classi
politiche (Dc, Psi, qualche Pci, ecc.), rispetto alla nuova alleanza creata
subito dopo fra Forza Italia, Udc, gli ex Ds, poi Pd e Lega. Questi banditi non
rubano più per il partito ma per loro stessi. Anche le somme sottratte alla
comunità fanno riflettere sulla spregiudicatezza e l’alto grado di disonestà.
Infatti, un Lusi qualsiasi, in un colpo solo, ha rubato quello che rubò Craxi
durante il suo governo (50 miliardi di lire). Un Lusi qualsiasi ne ha sottratti
qual cosina in più. L’Expo è un esempio di marciume. Eppure era noto anche agli
stolti che attorno a una torta del genere si sarebbero scatenati gli appetiti
sia dei partiti sia delle varie mafie nostrane. Era noto a tutti meno che a
quelli che dovevano sorvegliare che ciò non avvenisse. Così, la magistratura,
dopo aver dormito e indagato qua e là, alla fine ha dovuto intervenire
nuovamente scoprendo altarini già noti e con personaggi che anziché essere in
galera, gestivano appalti e facevano soldi in proprio con fantasiose Città
della salute, le ridicole vie dell’acqua e milioni di metri cubi di cemento.
Nella bufera di
Tangentopoli2 ancora nomi noti a Mani pulite: Sala, Greganti, Frigerio e
compagnia bella. Ronzino domani sarà a Milano accompagnato da un magistrato,
Cantone, per rimettere ordine alla stalla. Soltanto che i buoi (leggi soldi)
sono scappati ormai. Grazie anche a una legge anticorruzione assolutamente
annacquata e iniqua voluta dallo stesso potere politico affinché non incidesse
troppo sugli amici che fossero stati beccati con le mani nella marmellata.
E la prefettura di
Milano, che ruolo ha avuto in questo scandalo? Controllava che i contratti
fossero vinti da persone pulite? Quali sono stati gli interventi per impedire
questa nuova Tangentopoli che, ancora una volta, ci mette alla berlina rispetto
al mondo intero? Mah, misteri di questa poverissima Italia.
Sul versante
europeo, intanto, si gioca la sfida fra il sindachino e Ncd e Fi. Il vecchio e
stupido disegno per ridimensionare il Movimento 5 Stelle, è nato morto. Oggi,
emana miasmi che mozzano il fiato. Doveva servire a spazzare via Grillo e,
invece, spazzerà via l’ex cavaliere pregiudicato assieme a un ridimensionamento
vistoso delle varie cordate. Ci sarà, a nostro parere, un solo vincitore: il
Movimento 5 Stelle che, parole di Grillo, dopo la vittoria si presenterà al
Quirinale e chiederà il governo del Paese mandando in pensione Napolitano che,
volendo, potrebbe dare una mano al suo amico condannato in quel di Cesano
Boscone.
In sintesi, le
elezioni europee è un banco di prova importantissimo sia per il governicchio
renziano, sia per gli sfracelli che qua e là in Europa comporterà. Ma
soprattutto per l’Italia, dove si ridisegnerà la cartina politica del Paese con
battaglie politiche di più aspro spessore. E’ l’ora di cambiare davvero volto a
questa italietta governata da beceri ladri e ridare fiato e onore a tutti
coloro che sono stati traditi e impoveriti da anni di soprusi e di ruberie
gigantesche.
E’ ora di
rimettere in moto il comparto edilizio costruendo molte carceri per risolvere
la nuova emergenza che si creerà con gli arresti di questi bifolchi, nonché per
risolvere il problema degli affollamenti per il quale l’Europa ci multa e ci
esorta a normalizzare i nostri luoghi di detenzione.
Noi speriamo in
un cambiamento definitivo, limpido, con numeri indiscutibili, quello del
successo dei cittadini puliti del M5S. Se ne sente assoluta necessità per
ricominciare a sperare.
Grillo:
“Se vinciamo le europee, a noi il governo del Paese e Napolitano a Cesano
Boscone” - Ronzino scricchiola su tutto - Il pregiudicato attacca Shultz e i
tedeschi sull’olocausto. Junker chiede le scuse del condannato - Niente “Amici”
(par condicio), per il sindachino
Ormai sono tante le promesse astruse di Renzie e anche il Partito democristiano non gli dà più credito - In una intervista Grillo si dice pronto a formare un nuovo governo se il suo Movimento vincerà le europee e vorrebbe Napolitano, assieme al condannato, in quel di Cesano Boscone - La trasmissione “Amici” non invita l’enfant prodige per rispetto della legge sulla par condicio - Respinta la richiesta
di libertà per dell’Utri
Pian piano, ora
quella formazione, ora quel gruppo di interesse, ora gli stessi parlamentari
del Pd, si stanno rendendo conto che il presidente del Consiglio le spara
troppo grosse e, soprattutto, i suoi diktat non piacciono più. Infatti, dopo
che nei giorni scorsi il pregiudicato si è sfilato sulla questione del Senato (elettivo
per il condannato), e molti dei suoi stessi deputati hanno aderito alla
proposta Chiti, ora Renzie sembra più propenso a una riflessione sui suoi
diktat e sulle sue scadenze: ora è aperto a piccole modifiche. Non è più
ancorato nemmeno alla fatidica data del 25 maggio! Insomma, l’aria si fa
pesante e le fandonie renziane i suoi accoliti non le ricevono più a scatola
chiusa. Vogliono vederci chiaro. Soprattutto vogliono che assieme alle proposte
ci sia anche da dove si prendono i soldi. Un po’ come le sparate dell’ex
cavaliere circa gli 800 euro per le pensioni minime di cui dice di aver trovato
le coperture. Dice lui.
Il pregiudicato,
infatti, durante un suo show nella trasmissione della d’Urso, ha promesso di
portare a 800 euro tutte le pensioni dicendo che per la copertura hanno già
individuato la fonte di spesa. Oltre a favoleggiare sui club che si
occuperebbero dei cani e dei gatti delle famiglie indigenti, cioè tutta
l’Italia, la stessa che lui e i suoi amici hanno rovinato in venti anni di governo
o di finte opposizioni. Insomma, uno show, appunto. Niente di più.
A proposito del
condannato da ricordare che ieri si è lasciato andare dicendo frasi sconnesse
all’indirizzo di Shultz a proposito dell’olocauto e dei tedeschi che, secondo
l’ex cavaliere, non ammettono la storia negando che ci siano mai stati campi di
sterminio nel loro Paese. Gli ha risposto stizzato il presidente Junker che lo
ha invitato a porgere le scuse sia allo stesso Shultz sia a tutto il popolo
tedesco. L’interessato ha risposto dicendosi amico con gli ebrei e aggiungendo
la solita cantilena: è stato frainteso. I giornalisti, le agenzie, le tv, some
sempre, non hanno giornalisti in grado di capire le sue dichiarazioni. Come
sempre, appunto.
Un’altra
intervista, questa sì, interessante, è quella rilasciata da Beppe Grillo nella
quale il leader politico del Movimento 5 Stelle auspica di vincere le elezioni
europee e subito dopo chiedere a Napolitano la guida di un governo a guida
pentastellata, aggiungendo che, subito dopo anche il presidente della
Repubblica dovrebbe essere dimissionato e mandato in quel di Cesano Boscone. Se
mai, in compagnia del pregiudicato.
Ultima
annotazione: Ronzino avrebbe dovuto partecipare a una trasmissione sulle reti
del suo socio, anche lui condannato. Ma in giornata è giunto il veto della
conduttrice che, per par condicio, ha disdettato l’invito spiegando che il
diniego non deriva tanto dal fatto che Renzie sia il presidente del Consiglio
ma è pur sempre il segretario di un partito di governo. Cioè, il Partito
democristiano.
Ronzino
continua a fare promesse elettorali (senza coperture), mentre il suo socio di
Fi, ancora una volta, attacca i giudici - La Ue accelera l’approvazione di
molti atti prima che eventuali euroscettici possano sconvolgere i loro piani -
Una sede di troppo per l’Europarlamento
80 euro fino al 2015, queste le frottole che il nostro
sindachino mena a destra e a manca. Noi siamo dell’avviso che siano bufale
elettorali, contestate un po’ da tutti, eccetto i sindacati che, ancora una
volta dividono il sociale fra chi lavora e chi no. Infatti, disoccupati,
pensionati cassintegrati e compagnia bella, non vedranno un centesimo - La
Chiesa contro i burocrati e gli stipendi da nababbi: grave monito dall’omelia
durante la Via Crucis
Le europee si
avvicinano e, proporzionalmente, aumentano le balle al vento del nostro
presidente del Consiglio. Infatti, anche oggi, ne ha tirate fuori altre di
stupide dichiarazioni ad effetto: i ministeri non potranno avere che 5 auto di
servizio”, in maggio, quelli che guadagnano da 8 a 27 mila euro avranno sgravi
Irpef che si attesteranno dai 40 agli 80 euro in proporzione ai redditi. Insomma,
ancora una volta, si distinguono figli e figliastri. Per non parlare dei
dirigenti dei sindacati che, noi pensiamo, negli anni, oltre a perdere
credibilità e serietà, hanno smarrito anche la dignità loro e di quella dei
loro rappresentati, vendendosi quei pochi neuroni rimasti. Infatti, la triade
si è detta d’accordo con il provvedimento renziano auspicando che ora si pensi
anche agli altri cittadini. Già, la non tanto nuova moda di Cgil, Cisl e Uil, è
quella di viaggiare in ordine sparso e, soprattutto, dividere per imperare. E’
la solita storia. Una tristissima storia che avvilisce i cosiddetti lavoratori.
Oggi quasi scomparsi grazie al loro assist ai governi di questi ultimi venti
anni.
Vedremo se
Morfeo firmerà l’ennesimo decreto senza copertura. Noi crediamo di sì.
L’importante è non spaccare la nuova alleanza fra democristiani, Ncd e Fi del
pregiudicato. Il tutto per far fuori il M5S, i cosiddetti “populisti” che noi,
invece, stimiamo essere l’unica vera nuova alternativa al marciume crescente
dell’italietta nostrana.
Il pregiudicato,
intanto, torna ad attaccare i giudici nonostante la minaccia di quelli di
Milano che, se si fosse verificata questa ipotesi, avrebbero revocato la
concessione di scontare la pena presso un istituto per anziani. Vedremo se manterranno
questa condizione e se revocheranno l’ordinanza di affidamento ai servizi
sociali per una più comoda sistemazione presso la sua abitazione, cioè, gli
arresti domiciliari.
All’Europarlamento
ultima seduta fiume per l’approvazione di molti atti che imbriglino i nuovi
parlamentari che saranno eletti fra un mesetto, visto il clima euroscettico
diffuso in più Paesi della stessa Unione. Molti, negli anni scorsi, i tentativi
di chiudere una delle due sedi, o Bruxelles o Strasburgo, ma senza successo per
il veto della Francia. Vedremo se il nuovo parlamento europeo avrà questa forza
e la determinazione per eliminare sprechi che si quantificano in circa 200
milioni di euro annui.
Sulle nomine dei
giorni scorsi, niente da dire. I soliti nomi di amici, parenti, potentati
economici da garantire, una girandola che serve soltanto come specchio per le
allodole o per un popolo di idioti. Guadagneranno meno, forse, ma nulla
cambierà per le gravi faccende del Paese. Il manuale Cencelli, anche questa
volta, da democristiani doc, è stato rispettato. Ma tant’è, cosa ci si può
aspettare da una classe politica come questa? Un governo, il terzo, di non
eletti che legiferano in nome e per conto di un popolo di italioti stupidi e
male informati, e molte volte comprati grazie alle varie e diffusissime mafie
nostrane e internazionali? Del resto, l’ultima legge sul voto di scambio
mafioso non ha visto i parlamentari della maggioranza uniti nel
ridimensionamento delle pene contro la mafia a tal punto che nessuno potrà mai
essere incarcerato?
Consulta:
ormai i suoi ritardi sono sospetti. Un organismo di vecchi, lenti, distanti
dalle necessità di individuare immediatamente i delinquenti di Stato e che
invece dorme procurando danni ingentissimi al Paese - Il M5S dovrebbe
intervenire con proposte serie e immediate!
Dell’Utri, e le sue sentenze per mafia, riaccendono il
problema della tartaruga cosiddetta Consulta senza che nessuno muova foglia attorno
a questo gigante addormentato che, con le sue tardive e sonnolente sentenze,
consente a condannati e indagati di continuare a fare leggi per gli italiani.
Una indecenza soltanto italica: si viene condannati a 7 anni ma se ne scontano
soltanto tre, forse. Giustizia? No, una presa in giro. Abolire subito tutti gli
sconti!
Ancora una
volta, un condannato che, avendo sputo da qualche “amico” dell’imminente
decisione della Consulta di confermare le sue sentenze, ha pensato bene di
andarsene, prima, in Libano e di là spiccare il volo prima che lo
rinchiudessero. Un po’ come accade per un altro pregiudicato che, nonostante
una pesante condanna si è visto condonare ben 4 anni di galera e che ora deve
scontarne soltanto uno per 4 ore alla settimana in una struttura sociale di sua
scelta. Una barzelletta tutta italiana di cui ci si dovrebbe vergognare e che,
invece, tutti si affannano a dimenticare chiedendo la ormai putrida agibilità
politica. Di quale agibilità politica si vuole parlare? Visto che il condannato
è stato privato anche dei diritti politici e dell’allontanamento dai pubblici
uffici?
Chi perora
queste scempiaggini dovrebbe essere incriminato e arrestato anche lui per
raggiro fraudolento della buonafede pubblica. Il reato, forse, non esiste, ma
se ne sente forte la necessità che venga inserito nel Codice penale.
Ancora una
volta, dicevamo, la giustizia, la più alta fra tutte, quella Costituzionale,
arriva con l’ennesimo ignobile ritardo a stabilire se un parlamentare, un
ministro, un presidente di regione o un semplice amministratore della cosa
pubblica, sia innocente o colpevole. Con buona pace per quello che, nei sette o
più anni occorsi ai giudici, quell’uomo ha prodotto in nome e per conto del
Popolo italiano. Una indecenza che fa rabbia e lascia sgomenti. Un organismo
che è soltanto ridicolo e fuori da ogni tempo e logica. Che è fuori dalla
stessa Costituzione di cui dovrebbe rispondere, per la ormai sospetta
lungaggine. Per non parlare poi di quelle sentenze, per esempio la riduzione
delle pensioni d’oro, delle quali è lecito dubitare che non ci siano stati
interessi di Casta (magistratura) nel respingere le leggi approvate in
Parlamento. Un contrasto di interessi che rasenta la stessa legittimità delle
proprie decisioni. Che in qualche caso, è lecito pensarle di parte
Insomma se è
sacrosanto il principio dell’indipendenza della magistratura dal potere
politico, è anche vero che le leggi le fa il Parlamento. E allora basterebbe
mettere mano anche a questo vulnus di una magistratura che non sa, o non vuole,
organizzare al suo interno, autonomamente, corsie rapide per giudizi che sono
urgentissimi alfine di normalizzare i lavori parlamentari, e di ogni ente
pubblico, attraverso persone degne di svolgere quel ruolo perché “pulite”.
E’ per questi
obiettivi che invitiamo i parlamentari del M5S a farsi interpreti di questa
urgentissima esigenza e “suggerire” al terzo potere dello Stato, un adeguamento
più rispondente alle reali necessità del Paese, assicurando un pronunciamento
rapido ed esaustivo affinché nelle Camere, e nel Paese in generale, chi svolge
il ruolo del legislatore sia riconosciuto come membro “onorevole”, cioè, scevro
da ogni qualsivoglia macchia, da nessun procedimento a carico, da nessuna
sentenza. Insomma, chi risulta indagato o condannato in uno qualsiasi dei gradi
di giudizio, venga immediatamente rimosso da quel compito che deve garantire,
invece, il massimo dell’onestà di chi confeziona le norme valide per tutti.
Naturalmente, è
un consiglio che diamo a tutti gli uomini di buona volontà e, soprattutto, con
una fedina penale candida. Come quella dei parlamentari a 5 Stelle, appunto,
che invitiamo a presentare al più presto, ddl per l’abolizione di tutte le
leggi ad personam e tutti gli sconti di pena, compresa una nuova legge sul conflitto
di interessi!
Renzusconi,
accompagnato dal guardiano del Fmi e della Bce Padoan, presenta il Def e
scatena perplessità e critiche a non finire - La Consulta, con i soliti tempi
rapidissimi (9 anni!), azzera la legge 40 - Il Senato approva l’accordo con la
Francia per la Tav,
insorge il M5S
Pronte oltre 600 nomine che dovrebbero rispettare il criterio
del non più di 3 mandati. Una ragnatela di consensi che senza dubbio è il
frutto di accordi con il pregiudicato che domani saprà come scontare la pena.
Al proposito, pensiamo che l’indiscrezione che vedrebbe il condannato “al
lavoro” soltanto 6 ore alla settimana, connoterebbe questa pena come una
ridicola e non credibile condanna che ci offende, una durissima pena, da lavoro
forzato…
Dopo aver illustrato il suo Def, alla
presenza del ministro Padoan, sceriffo della Bce e del Fmi, si sono aperte le
polemiche attorno alle misure annunciate. C’è chi entra nel dettaglio perché lo
ha letto stanotte, chi lo ha sfogliato appena ma ne dà già un giudizio negativo
o viceversa. Il fatto è che quel documento prevede soldi che in effetti il
governo prevede di trovare ma che non li ha materialmente. Infatti, una buona
parte di questi euro dovrebbero tirarli fuori le banche, quelle stesse che
hanno beneficiato dell’ormai triste decreto Imu-Bankitalia sotto il mirino
della Bce e che anziché pagare il 12% di tasse, ora ne dovranno sborsare per il
26%. Le stesse banche che su questo punto si sono già dette riluttanti e
parlano di patti non mantenuti da parte del governo. Altri risparmi sono
previsti tagliando qua e là stipendi ai burocrati, ma non si capisce da quando,
dai risparmi ipotetici di Senato e Province, insomma le solite annunciazioni
renziane.
In Senato, intanto, oggi nuova scaramuccia
fra i senatori pentastellati e il resto del mondo dopo l’approvazione dell’accordo
stilato nel 2012 con la Francia e approvato oggi a maggioranza con il voto
contrario del M5S. Dopo l’approvazione, infatti, dai banchi dei grillini sono
partiti cori che intonavano “fuori la mafia dal governo” all’indirizzo della
maggioranza. I commessi sono dovuti intervenire per evitare che alcuni senatori
venissero alle mani. Nella stessa aula è stato dato parere favorevole alla
richiesta della magistratura per l’uso delle registrazioni telefoniche fra
Denis Verdini e Riccardo Fusi (grandi appalti, G8, Maddalena, mondiali di
nuoto, 150 dell’Unità d’Italia ecc.), con 144 sì, 101 no e 4 astenuti.
Ma anche la Consulta non si è persa d’animo
e ha battuto, ancora una volta un primato da Guinnes: ben 9 anni per fare fuori
un’altra di quelle leggi che non si fanno in scienza e coscienza ma soltanto
per sporchi e loschi interessi di bottega. Infatti, questo sveglio organismo
oggi ha dichiarato incostituzionale la legge 40, quella sulla fecondazione
omologa, che ha visto tantissimi italiani in cerca di figli, rivolgersi in
Paesi lontani, pur di poter avere in altri stati quello che in Italia, una
legge stupida aveva vietato. Lo abbiamo scritto più volte e lo ripetiamo:
occorre che sulle leggi di una certa importanza e che può condizionare nel bene
o nel male la vita di una società nel suo complesso, la Consulta non può e non
deve dormire. Queste leggi devono avere una via preferenziale, se mai
preventiva, per essere esaminate immediatamente ed evitare così che, dopo anni,
quella stessa legge venga cancellata dopo aver fatto danni il più delle volte
immani.
Sul tavolo di Renzusconi sono pronte 600
nomine e oggi è stato approvato un metodo che, pur non vincolante, dovrebbe
cambiare la musica in fatto di boiardi di stato. Infatti, la linea guida per le
nomine, da oggi, dovrebbe essere quella del punto fermo: massimo tre mandati.
Già come se fossero pochi, mah. Comunque, tale linea non è vincolante per il
governo. Naturalmente tremano già i vari Ad di Eni, Enel, Terna Finmeccanica e
tanti altri enti. In bilico, grazie a un codicillo della norma approvata oggi e
relativo al fatto che tutti devono essere puliti, non indagati, e che non
abbiamo patteggiato alcuna pena, Scaroni, Conti, e molti altri. Naturalmente,
le nomine negli enti sono state “trattate” con il pregiudicato che a proposito
della Rai, per esempio, si
detto contrario a toccare il suo raccomandato Gubitosi.
Ma, come sappiamo, l’accordo che il nostro
sindachino ha firmato con il condannato è segreto e chissà quali e quante altre
sorprese ci riserva questo fantomatico documento. Documento di cui Brunetta ha
più volte chiesto la trasparenza al detentore Verdini che ha sempre nicchiato
con l’accordo del suo padrone.
Renzusconi
sempre più in balia del pregiudicato: si rivedranno prima della decisione del
tribunale di Milano per gli arresti domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali
- “Le riforme le faremo anche senza Fi”, dice la Boschi, ma il dissenso aumenta
e le
europee sono vicine!
Si ripete il rito delle incompiute: tutte le riforme
annunciate dal sindachino, dormono in attesa delle elezioni imminenti, sia
europee, sia di molti comuni e regioni - Si continua a navigare senza una
rotta, lanciando anatemi e ragion di stato inesistenti, conservando quell’onda
favorevole che sembra calare ogni giorno di più in fatto di consensi, e fra le
minacce, queste vere, di Brunetta che vuole l’Italicum per Pasqua, nonostante
le critiche di Ainis e Rodotà
I dubbi e le
reticente del pregiudicato, per quanto attiene all’eliminazione del Senato, ma
non solo, aumentano di ora in ora e sembrano demolire senza se e senza ma le
dichiarazioni del ministro Boschi che ha dichiarato che anche senza Fi, le
riforme andranno avanti. Al limite, si ricorrerà al referendum confermativo.
Attorno a queste ultime frasi estemporanee del ministro per i rapporti col
Parlamento, molte le critiche piovute da destra e da manca, ma anche da
illuminati giuristi e costituzionalisti di primo piano e da ampi settori della
società civile.
Ma, a nostro
giudizio, non c’è da aver fretta. Lo stesso Renzusconi non ha alcun interesse a
spingere. Lui detta le date e le cose da fare con una scaletta da insegnate di
elementari senza rendersi ben conto che una cosa è amministrare una città e
un’altra un Paese che deve rappresentare sia all’interno di esso, sia
all’estero. Insomma, continuiamo a credere, una cosa a lui non congeniale. Lacci
e lacciuoli a lui indigesti e non congeniali alla sua forma mentis. Non a caso,
tutti i suoi annunci sono stati soltanto lanciati ma poi messi in qualche
cassetto in attesa di tempi migliori. O, meglio dire, in attesa di sciogliere i
tanti mal di pancia creati non soltanto alla doppia alleanza, ma dentro lo
stesso Pd.
A proposito,
infatti, della riforma del Senato, o meglio dire, alla sua cancellazione, oggi
il condannato ha detto che prima di giovedì 10, incontrerà nuovamente il suo
portavoce, Ronzino, per esplicitargli il suo pensiero riveduto e corretto.
Soprattutto alla luce delle dichiarazioni del ministro Boschi che hanno fatto
irritare non poco Brunetta & Co., fino a lanciare un ultimatum al
sindachino: “O la legge elettorale si approva prima di Pasqua, o noi non ci
stiamo più”. Parole grosse ma senza costrutto? Non lo sappiamo, ma quando un
nano si arrabbia, noi pensiamo che sprigioni tutta la sua repressa voglia di
prendersela con il mondo intero per la sua statura. Occhio!
Per quanto
attiene, invece, alle molte riforme che Renzusconi ha annunciate, da rimarcare,
ancora una volta, le critiche che due sere fa illustri invitati a “Beraglio
mobile” di Mentana, hanno esternato senza peli sulla lingua. Civati, Romano e,
soprattutto, Rodotà e Ainis. Molte perplessità e qualche stilettata
all’indirizzo del presidente del Consiglio e delle sue “visioni” alquanto
stupefacenti e troppo frettolose, che di fronte a un qualsiasi ostacolo
potrebbero far sfracellare il manovratore.
Ma il giovane
pare non voler accettare alcun consiglio esterno e dare seguito ai suoi sogni.
E così, anche oggi, ne ha annunciate altre. L’eliminazione, oltre che del Cnel,
di altre numerose cattedrali inutili e costose, Aci, Motorizzazione, Consorzi
di bonifica e altro. Naturalmente, noi li consideraimo soltanto ulteriori
annunci, niente di più.
A Renzusconi,
come al suo predecessore, piace galleggiare tenendo tutto il sospeso,
soprattutto la legge elettorale, che se approvata, darebbe la stura a ogni
possibile scioglimento delle Camere e un chiarimento politico, in termini di
voti, che noi riteniamo necessario e indispensabile per l’Italia. Ridare,
finalmente al Paese, dei parlamentari legittimati da un voto e un governo non
più nominato da Napolitano ma espressione delle forze politiche del Paese.
Beppe
Grillo/Ronzino: “Per le sue false dichiarazioni andrebbe applicato il 416bis!”
e conferma che, sull’euro promuoverà un referendum popolare per uscire o
rimanere nella moneta unica - Fibrillazioni in Fi in vista di giovedì, quando
il condannato sarà affidato ai sevizi sociali
I numerosi annunci e date che il sindachino continua a
sciorinare in ogni occasione cominciano a stufare molti, in special modo
Grillo, che da Napoli lo accusa di raccontare troppe balle agli italiani e che,
in relazione agli impegni europei annuncia che oltre ai nove punti del proprio
programma, si farà un referendum per scegliere democraticamente se rimanere
nell’euro o uscirne - Grave, misterioso e inutile incontro fra Napolitano e il
pregiudicato
Mentre il nostro
sindachino continua a menare il can per l’aia dicendosi soddisfatto di quello
che la sua pattuglia sta facendo e lui stesso, qua e là per le tv, sciorina gli
ancora nebbiosi e inesistenti successi, da Napoli Grillo, dove si trova per la
campagna elettorale europea del Movimento 5 Stelle, gli sferra un attacco come
sempre veemente, duro ma che coglie nel segno e dà una visione ben definita di
come il Movimento vede questa figura. Dice, infatti, Grillo, per ogni
enunciazione, per ogni dichiarazione rilasciata alla stampa di regime e
sovvenzionata dallo Stato, dovrebbe esserci un reato penale e comminato il
massimo della pena possibilmente applicando il 416bis, un articolo del codice
penale riservato ai mafiosi. Parole durissime accompagnate poi anche da una
promessa inerente la campagna elettorale, cioè, quella di promuovere un
referendum popolare per scegliere liberamente se rimanere nell’euro o uscirne.
Quest’ultima affermazione, non tanto nuova invero, è naturalmente da
aggiungersi all’eliminazione dalla Costituzione del pareggio di bilancio, alla
cancellazione del cosiddetto Fiscal compact, Mes e via cantando.
Comunque, la
squadra del Ronzino continua imperterrita a dimenarsi e vantare i suoi affondi
che qua e là riescono a fare breccia soltanto sulle menti instabili. Infatti,
lo stesso sindachino, incontrando i vari personaggi, sia europei, sia italiani,
continua a raccontar loro le storielle relative ai provvedimenti annunciati e
ancora in fase di “studio” senza mai dire da dove si attingerebbero le risorse.
Le stesse che, a un normale cittadino, sembrano essere semplici. Eliminare
senza se e senza ma, ogni ente inutile nel giro di 24 ore, tassare le rendite
parassitarie, eliminare le Regioni, Riorganizzare con effetto immediato tutta la
Sanità, centralizzare gli uffici di acquisto e di spesa, dimezzare i membri di
Parlamento e Senato, eliminare tutte le cosiddette partecipate sia dello Stato,
sia delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Ritornare, insomma, ai
Comuni e alla responsabilità degli amministratori e dei cittadini inasprendo le
pene per tutti i reati dei dipendenti pubblici di ogni grado e livello.
E mentre ogni
giorno assistiamo a uno spettacolo ignobile per le tante bugie propinate agli
italiani, si acuiscono le fibrillazioni in casa FI in vista di giovedì
prossimo, giorno in cui il tribunale di competenza dovrà decidere cosa farne
del pregiudicato. Se metterlo agli arresti domiciliari, cosa che noi
auspichiamo, oppure, affidarlo ai cosiddetti servizi sociali. Il vademecum del
condannato, in questo caso, contiene molte limitazioni, soprattutto
all’Articolo VII che vieta al delinquente di “frequentare persone pregiudicate
o tossicodipendenti ed evitarne anche gli ambienti”. Pertanto, ogni cittadino
che viene a conoscenza di un incontro di tale natura, potrà chiedere al giudice
la revoca della concessione alternativa e di conseguenza l’arresto definitivo.
Una prospettiva che ci auguriamo si verifichi.
Da
stigmatizzare, a questo proposito, l’incontro richiesto e ottenuto dal condannato
con Napolitano. Un presidente che, secondo noi, anche in questa occasione, si è
comportato non proprio correttamente a livello istituzionale. Lo avrebbe potuto
incontrare come privato cittadino, non in veste di Capo dello Stato e nella
sede di tutti gli italiani, il Quirinale. Misterioso l’incontro quanto i temi
trattati. Anche se non occorre essere Cassandra per immaginare di cosa il
pregiudicato abbia chiesto all’inquilino del Colle. Esplicito, infatti, il suo
commento relativo agli accordi con Renzusconi, fatte oggi: “Se non si
mantengono i patti, toglierò la fiducia al governo”. Di quali patti parla l’ex
senatore condannato? Non si sono mai saputi! Sono segreti fra lui e il suo
“figlio che avrebbe voluto”!
Troppe
promesse: Ronzino nella bufera per le “sue” riforme farlocche. Sul Senato,
Grasso si dice contrario. Per gli italiani, quelle intese con il condannato
sono troppo sospette, interessate e “coperte” - Per attuarle ci vogliono eletti
e non nominati! - Il M5S vola, +2,1%, vai sindachino!
Per realizzare il programma scaturito dall’incontro “segreto”
con il pregiudicato, che noi giudichiamo “interessato”, gli italiani devono
sapere che non possono approvarlo né questi parlamentari illegittimi, né il
terzo presidente del Consiglio nominato - Per attuare cambiamenti così radicali,
occorre la legittimazione del popolo e, perciò, elezioni al più presto. Le
corse di questi cialtroni attaccati alle poltrone, generano il peggioramento
delle nostre condizioni
In tutto il
bailamme del progetto Ronzino-pregiudicato, arrivano le prime crepe di una
certa entità. Grasso, infatti, si è dichiarato contrario all’eliminazione del
Senato così come lo vorrebbe la strana coppia. Questa riforma non avrebbe mai i
voti dei senatori, infatti. Ormai è evidentissimo che questo signore di
Firenze, altri non è che il tromboncino del condannato e che le sue tante cose
annunciate comincino ad incontrare scogli che a noi appaiono ogni giorno di più
insormontabili. Del resto, occorre rendersi conto che gli accordi di cui si
parla ormai da tempo, quelli con l’appiedato cavaliere, oltre ad essere
sospetti, quelli conosciuti sono soltanto una piccola parte di un piano più
complesso e che mortificherebbero la democrazia italiana.
Attorno a questa
forsennata corsa e, soprattutto, alla blindatura di tutti i suoi progetti,
però, c’è un problema di fondo. Nessuno degli ultimi tre presidenti del
Consiglio sono stati eletti. E’ un vulnus costituzionale che si è verificato
grazie alla connivenza e al placet di un presidente della Repubblica che per
primo ha fatto strappi costituzionali gravissimi nonostante la Consulta abbia
detto, in sintesi, che soprattutto il capo dello Stato abbia sbagliato
apponendo la propria firma a una legge incostituzionale. Parliamo del
cosiddetto Porcellum. E’ una fase complicata, difficile, troppo frettolosa,
avulsa da ogni contesto parlamentare che un gruppetto di persone, chi non
eletto, chi cacciato dalle istituzioni, altri con comportamenti carbonari,
altri ancora come fans acefali, cercano di spingere al massimo incuranti degli
sfracelli che gli stessi provvedimenti possono arrecare al Paese. L’importante
è “vendere” il cambiamento e trarne onori futuri. Stendiamo, a tale proposito,
anche un velo impietoso sulle parole della Serracchiani che, in illuminata da
improvvisa scempiaggine ha ricordato a Grasso che lui è stato eletto dal Pd e
che pertanto deve fare quello che decidono in segreteria, Lei, infatti, è una
delle vicepresidenti di questo scellerato Partito democristiano. Sich!
In queste
settimane abbiamo assistito alla presentazione di lunghi elenchi di cose da
fare in pochissimi mesi. Per dirla con Crozza, l’unica cosa che il Ronzino ha
centrato è la sequenza dei mesi, cioè ha dimostrato di sapere l’ordine della
sequenza dei mesi dell’anno, per i contenuti, beh, lasciamo perdere…
A questi personaggi
interessa soltanto essere in groppa sparandole grosse e arrivare alle elezioni
europee per cercare di ottenere un consenso che noi crediamo non ci sarà. Non
ci sarà perché troppe sono le nuvole che si addensano sul loro cammino, troppi
di segreti di cui non si conoscono i contorni, troppe le “fantasie” politiche
che hanno nella propria testolina.
La cosa più
grave, comunque, a nostro avviso rimane il fatto che tutti questi personaggi,
tutti, stanno “governando un Paese come il nostro senza averne titoli, né
consenso popolare. Nessuno dei parlamentari, infatti, è legittimato a fare
nulla se non quello di lasciare che il popolo si esprima al più presto con
nuove e urgenti elezioni. Naturalmente, in primis, chiediamo che il Quirinale
sia sgombrato al più presto da un presidente che, non dimentichiamolo, ha
firmato di tutto e si è reso corresponsabile di gravissimi reati contro la
Costituzione, compreso il suo conflitto di interesse contro la Procura di
Palermo e inerente la trattativa fra Stato e mafia. Quella cosetta, nei
tribunali, si chiama omertà, nei Parlamenti normali, alto tradimento.
E intanto, la
nave va. A nostro parere va, ma a fondo. E le prime falle, piuttosto gravi,
arrivano dal Senato. Infatti, è perlomeno da stupidi pensare che questi dovrebbero
votare a favore di una legge che prevede il loro assassinio. Insomma si va a
chiedere la pistola a colui che si vuole uccidere. Una cosa pazzesca che
soltanto un certo “signori miei” poteva pensare. Ammesso che nella sua
testolina ci siano neuroni sufficienti per pensare.
Ultima
annotazione. Ogni volta che Ronzino attacca il Movimento di Grillo, questi ha
un sussulto verso l’alto nella classifica dei vari istituti di sondaggio.
Infatti, dopo l’ennesimo attacco di sabato, il Movimento 5 Stelle ha guadagnato
il 2,1 dei consensi. Speriamo che il sindachino lo attacchi più frequentemente
per la felicità di Beppe Grillo e degli italiani tutti.
Grillo:
tutti appassionatamente a smentire il pasticcio dell’ambasciata inglese, ma c’è
qualcuno che crede nella storiella dell’agenda? E Letta a che titolo era anche
lui ospite, proprio in quel momento? Ma gli italiani li ritenete davvero dei
cretini? - Gli ignobili
stipendi dei boiardi
Tutti i media e i moltissimi cosiddetti politicanti, danno
una versione, sui fatti raccontati dal leader del M5S a Bersaglio mobile, con
l’evidente obiettivo di demolire i consensi della prima forza politica italiana
che ha tutti i numeri per vincere anche le europee - Le polemiche di Moretti
riaprono i problemi sui manager pubblici che, pur in presenza di una riforma
montiana dei loro guadagni, continuano a percepire somme che offendono la
morale pubblica
Dopo le
rivelazioni di Grillo, esplicitate durante la prima intervista televisiva
andata in onda su La7 (Bersaglio mobile), a Mentana, e relative a un invito a
pranzo avanzato dall’ambasciatore britannico, e nel quale, guarda caso, avrebbe
dovuto partecipare anche Letta, tutti i media e i politici italiani si sono
immediatamente, come sempre, coalizzati per “addomesticare” il gravissimo fatto
politicamente scorretto. Cioè, che i giochini sulla sostituzione di Letta con
il Ronzino, era cosa già fatta e decisa nelle segrete stanze dei bottoni,
soprattutto nelle stanze del Quirinale.
E nonostante
l’evidenza dei fatti, cioè la prova provata che il patto per il terzo governo alla
guida del quale è stato chiamato un altro non eletto da nessuno e, condannato
anche lui in primo grado, sia davanti agli occhi di tutti, i media e i nostri
politici continuano a raccontarci balle. Tutti hanno espresso solidarietà
all’ambasciatore che però non smentisce i fatti raccontati da Grillo, dice
soltanto che qualcuno dell’ambasciata ha fatto confusione fra le date e gli
orari degli invitati. Ma questa versione è ridicola, è soltanto un modo per
giustificare, a posteriori, una manovra non andata a buon fine. Per smarcarsi,
insomma.
Soltanto che,
nell’affermare tutto ciò, l’ambasciata inglese non ha fatto che, oltre ad
avvalorare le parole di Grillo, rendere ancor più veritiere le parole del
leader del M5S. E in tutta questa vicenda, l’ennesima offensiva: lo stringersi
a coorte dei partiti che le stanno mettendo insieme tutte pur di non far
crescere i consensi dei pentastellati nelle prossime elezioni europee. Con
grande spregio per le intelligenze degli italiani e degli europei che
continuano a giudicare degli imbecilli, dei cretini.
Sul versante
governativo, da sottolineare l’affaire dei boiardi di Stato che, in vista delle
350 nomine che a breve dovranno essere rinnovate, e dopo la polemica sui loro
stipendi accesa da Moretti (Ferrovie), si è nuovamente infiammata. Infatti,
questo signore, ex sindacato Cgil, assurto ai massimi livelli delle Fs
italiane, uno dei tanti protetti dal sistema, ha dichiarato che, delle
limitazioni al suo stipendio neanche se ne deve parlare. Che a lui 50.000 euro
mensili non li deve toccare nessuno, che se fosse così, lui se ne va. Gli ha
risposto il ministro Lupi, dicendogli che può anche andarsene.
Insomma, questi
miracolati dalla politica, non hanno alcun ritegno, nessuna dignità, né
moralità. Dei problemi del Paese se ne infischiano, delle difficoltà degli
altri loro non vogliono sentir parlare. Loro vogliono conservare i loro
stipendi e i loro “premi di risultato”! Già anche quando dopo la loro finissima
opera offerta qua e là presiedendo società che perdono milioni di euro, alla
fine del mandato e con le aziende decotte e rovinate grazie alla loro
“professionalità” deleteria, vanno via con una barcata di altri milioni di euro
di liquidazione. In una frase, anche loro pensano che gli italiani siano tutti
imbecilli!
Ma le elezioni
europee si avvicinano e, nonostante stiano cercando tutti di ostacolare il
terzo incomodo politico italiano, il M5S, noi crediamo che questa forza
politica raccoglierà tanti di quei consensi da tramortire, per la seconda
volta, i compari che prima erano due, Pd e Pdl, e adesso sono in tre, con
l’Ncd, ma tutti accomunati dalla paura di Grillo e di come il suo Movimento
vuole cambiare il rapporto con l’Europa. Il cammino dei pentastellati è
travolgente e in Europa altri partiti e movimenti antieuropeisti sono sorti e
maturati in questi anni.
In Europa, insomma, Grillo non sarà da solo…
Ronzino:
a Bruxelles Barroso e Van Rompuy se la ridono, come fu per il pregiudicato fra
Sarkozy e Merkel - I tagli di Cottarelli non piacciono al premier - A Milano
altro scandalo per gli appalti dell’Expo con molti arresti - A Torino, contro
Chiamparino, il M5S candida Davide Bono
Durante il suo discorso al Parlamento europeo i due si
scambiano risatine ma il giovane va avanti imperterrito a elencare progetti e
idee improbabili che stiano all’interno dei patti siglati e che saranno le
linee guida del semestre italiano, mentre a Milano scoppia un ulteriore
scandalo per consulenze milionarie - Il Movimento 5 Stelle, alla Regione
Piemonte, contro Chiamparino, schiera il consigliere Bono
Mentre il nostro
premier parlava al consesso europeo, si è ripetuta la scenetta che mise in
ridicolo sia il pregiudicato, sia gli italiani tutti. Infatti, questa volta
sono cambiati soltanto gli interpreti di quei sorrisi. Sono Barroso e Van
Rumpuy. Ma il nostro Ronzino non si è lasciato intimorire e ha continuato a
sciorinare il suo elenco di cose che si prefigge di fare nel semestre di
presidenza italiana di quell’Europa delle banche e dei grandi industriali non
solo europei. Le menzogne di Renzi? Quelle di garantire ai pescecani il rispetto
di tutti i trattati che i nostri governanti, negli anni, hanno firmato in nome
e per nostro conto senza che ci fosse stato chiesto un parere, se mai con un
referendum. Naturalmente in questo “rispetto” ci sarebbe anche il fiscal
compact, quella cosetta da circa 50 miliardi all’anno che qualche demente ha
firmato recentemente.
Viene da ridere
se non fosse che c’è da piangere forte per l’inettitudine dei nostri cosiddetti
politici che, dopo aver ridotto la nostra nazione alla povertà e alla derisione
da parte di moltissimi Paesi esteri, dopo aver abbassato la nostra onorabilità,
la nostra dignità, oggi litigano per trovare ora un milione, ora un miliardo,
ora poche centinaia di migliaia di euro.
Come sta
succedendo con la lista della spesa presentata dal kapò Cottarelli, ex Fmi ed
ex Bce, messo a controllarci come si fa con i monelli e con gli spendaccioni.
Bene, quella lista al Ronzino non piace e a tale proposito ha tenuto a
dichiarare che i tagli li fa la politica e non il tecnico controllore. Così,
percossi e attoniti, gli italiani aspettano di sapere dove il nostro giovane
taglierà per trovare i dieci miliardi di cui parla, parla, parla, senza mai
dire quale sarà esattamente la copertura. Una storiella che si ripete da
sempre. Si fanno leggi, decreti e decretini senza la copertuta finanziaria,
come semplici slogan, spot pubblicitari in vista di qualche elezione. E alle
porte ci sono quelle europee…, appunto. Staremo a vedere.
E mentre il
premier parlava a quelli d’Europa, se mai di come vuole aggredire la corruzione,
esplodeva un ulteriore scandalo legato all’Expo milanese. Oggi, infatti, sono
stati arrestati una decina di persone, fra le quali l’ex vicesindaco di Rimini,
De Sio, e Rognoni, uomo di fiducia di Maroni, per le solite consulenze facili e
milionarie. Una ennesima figura di m…
Anche a Torino,
dove il fulminato Cota, leghista, ha fiducia dell’ultimo giudizio in relazione
allo scioglimento del Consiglio regionale, continuano le polemiche e le
dichiarazioni ora a favore di Bresso, ora di un cavallo di razza zoppa,
Chiamparino. Una persona non rottamata dal suo suo nuovo protettore segretario
del Partito democristiano e tenace fiancheggiatore della Tav. Per farli cessare
di esistere, il M5S schiererà il giovane consigliere regionale, Davide Bono,
alla presidenza della Regione Piemonte. Uno dei pochi che, durante i consigli
regionali accusò Cota degli sprechi e degli abusi (mutande verdi, viaggi
camuffati da incontri istituzionali e via cantando), ricevendone spintoni e
qualche schiaffo. I fatti, poi, gli hanno dato ragione!
Il
Pd si accorge che gli F35 sono inaffidabili e inutili. Quando i grillini si
opposero, loro votarono a favore (Monti, Letta) - Il pregiudicato disarcionato
- Ronzino, sui tagli dice che spetta alla politica individuare come e dove
risparmiare - Nulla contro la corruzione e chi ruba
Si continua a parlare di ridimensionamento della spesa
pubblica senza intaccare i moltissimi enti inutili, veri e propri serbatoi di
consensi. Camusso avverte che reprimere ancora di più l’occupazione è
pericoloso. Se arriveranno nelle tasche dei lavoratori e pensionati soldi in
più, forse, si rimetteranno in moto i consumi che hanno raggiunto livelli
preoccupanti - Intanto, Genovese, Pd, ruba 6 milioni e, forse, la Camera darà
l’autorizzazione all’arresto
Quando fu
portato un attacco, da parte del Movimento 5 Stelle, all’acquisto degli F35,
tutti si strinsero a coorte attorno ai favorevoli a quella spesa. Ora che siamo
alla frutta e non sanno dove prendere soldi, anche il Pd si accorge che, in
fondo, questi aerei sono inaffidabili, dispendiosi, costosi da mantenere, non
redditizi dal punto di vista dell’incremento occupazionale che deriverebbe per
il montaggio delle ali in
Italia (Cameri). Insomma, un dissanguamento delle nostre casse
che si poteva evitare sul nascere. Già, perché comunque, nel frattempo abbiamo
speso tantissimi euro grazie all’inettitudine dei nostri cosiddetti governanti,
gentaglia prezzolata e chiacchierata a più non posso non soltanto in Italia ma
anche fuori dei confini.
Ronzino,
intervenendo oggi alla Camera ha detto che i tagli ipotizzati dal guardiano
Cottarelli (ex Fmi, ex Bce, ecc.), saranno studiati e definiti dalla politica.
Il finissimo politico improvvisatosi premier grazie a un nugolo di faccendieri
che hanno trovato il lui il loro trombone acefalo, ha concluso questa comparsata
affermando che non si può immaginare che il fiscalista di una famiglia decida
se tagliare la palestra o la scuola, oppure se risparmiare nella quarta
settimana del mese. Deve essere la politica a farlo. Siamo a posto!
Sul versante che
interessa il pregiudicato, invece, oltre alla conferma da parte della Consulta
dell’inibizione dai pubblici uffici per due anni, oggi è rimasto disarcionato.
Infatti, si è autosospeso dal titolo di cavaliere. Beh, tanto, per legge,
sarebbe stato cacciato lo stesso. Naturalmente, i suoi accoliti hanno subito
gridato allo scandalo di una giustizia ingiusta con il loro leader dimenticando
che anche la Ue aveva recentemente dato lo stesso responso a prescindere dalla
sentenza della Consulta.
Il Pd, udite,
udite, oggi ha dichiarato che, per quanto attiene alla richiesta di arresto per
il deputato Genovese, inoltrata dai giudici e arrivata in commissione per le
autorizzazioni a procedere, loro, il Partito democristiano, voteranno a favore!
Ma come? Alcuni li salvano e altri li condannano? Loro che sono garantisti a
fasi alterne, a seconda dell’umidità dell’aria, della nebbia, della neve? Gli
stessi che hanno salvato la Cancellieri, e altri compari, oggi anticipano la
loro sentenza di colpevolezza nei confronti del loro amico Genovese? Un nome
che è tutto un programma!
Ronzino
dalla Merkel: “rispetteremo tutti gli accordi” (anche il fiscal compact),
mentre Cottarelli indica tagli per 5 miliardi. L’Europa è un tranello per molti
e un affare per pochi. Ha ragione Grillo: una volta vinta l’elezione di maggio,
deve cambiare tutto!
Tornato dal tour europeo con il solito pugno di mosche, il
nostro cosiddetto premier deve rifare i conti e trovare i soldi per le riforme
annunciate ma senza copertura. Si comincia a pensare di dimezzare gli impegni
per gli F35 ma è soltanto una goccia in un mare di debiti e di sprechi dove
nessuno ha l’onestà di usare la mano pesante per i troppi interessi lobbistici
- Il taglio di 100 auto blu? Un esempio stupido, soltanto uno spot, uno dei
tanti! Ridicolo…
In Italia, ormai,
è diventato uno sport nazionale quello di spararle grosse, così grosse da
rimanere ammutoliti. Cominciò il pregiudicato con il milione di posti di lavoro
e il suo contratto con gli italioti. Oggi, abbiamo un sindachino assurto con
tradimenti vari alla massima carica di governo che, in casa racconta palle,
all’estero anche, sapendo di mentire. Almeno lo speriamo perché, altrimenti,
dovremmo pensare che questo personaggio, ha assoluto di bisogno di un Tso
urgentissimo. Infatti, durante il suo giro turistico in Europa, di propositi
piuttosto evanescenti ne ha illustrati a iosa. Con Holland ha intavolato una
ipotetica intesa per rilanciare l’occupazione in Europa. Un’occupazione che gli
stessi partner hanno depresso con premeditazione e per arricchire sempre più i
loro idoli che si chiamano grandi potentati economici e industriali, mentre con
la Merkel lo scolaretto ha tenuto subito a rassicurare la Germania che l’Italia
rispetterà tutti gli accordi firmati da una classe politica becera, scellerata
e acefala. Politici da processare al più presto.
Il nostro
supervisore ex Fmi ed ex Bce, Cottarelli, controllore per conto dei potenti dei
nostri conti pubblici, il nostro insegnante, insomma, che risponde agli
appetiti di terzi e non degli italiani, oggi ha presentato un suo modo di
risparmiare circa 5 miliardi di euro tagliando 85mila posti pubblici, una
riduzione delle forze di polizia, un taglio alla Difesa, bloccare tutti i
turnover della Pa, e via cantando. Per individuare questi tagli e contribuire
allo sfracello ulteriore del tessuto sociale italiano, sarebbe bastato un
semplice padre di famiglia, una mamma che deve far quadrare i conti famigliari,
un qualsiasi ragioniere di una sperduta campagna del profondo sud o nord, che
non devono avere una visione generale del Paese ma soltanto della loro casa.
Certamente, non un titolato come il signor Cottarelli. Ma poi, chi è costui?
Chi lo ha nominato? Non abbiamo già un ministro delle Finanze? E’ un eletto dal
popolo? Che c…o ci fa nelle stanze dei bottoni? Chi gli ha dato le deleghe?
Se si riescono a
trovare 5 miliardi tagliando i posti di lavoro, come pensano queste aquile di
crearne di nuovi? Se si riescono a trovare 5 miliardi con 85mila posti di
lavoro in meno e altrettanti disoccupati in giro, facendo una proporzione
rapidissima, per il fiscal compact dell’anno prossimo, come pensano di fare,
tagliando ancora un milione di posti di lavoro? Abbiamo dei geni e non ci
eravamo accorti…, oppure è ora di prenderli a calci nel sedere?
In Europa la
fibrillazione aumenta di giorno in giorno ed è proporzionale ai giorni che
mancano alle elezioni europee. Infatti, la grandissima paura dei potenti è
soltanto una: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. E’ questa la formazione
politica che può scompaginare i loro piani di sfruttamento dei cittadini
europei a favore delle lobby, è questa la spina nel fianco che richiede la
massima coesione per non farla contare sui tavoli europei.
Infatti, questo
Movimento ha già espresso da tempo, e a chiare lettere che, se dovesse vincere
questa competizione elettorale, in Europa cambierà tutto. Proprio tutto. Si
prevede, infatti, di rivedere e ritrattare tutti gli accordi fin qui firmati
dai vari Stati, la validità della moneta unica, il rapporto di sovranità
nazionale che, così com’è è un insulto alla libertà tanto decantata in Europa,
e all’autodeterminazione che gli stessi trattati hanno calpestato e annullato.
Insomma, una Comunità europea e non un’Unione di banchieri e lobbisti che hanno
ridotto i cittadini europei in veri e propri sudditi senza voce, né dignità.
Per questi, e
tanti altri motivi, noi siamo con il M5S e con Grillo. Affinché queste nuove
forze, pur inesperte, ma oneste, possano ridare sorriso e dignità a tutti i
cittadini a cui questa classe politica ghiottona e affamata li hanno
precipitati. Auguri grillini!
Passa
l’Italicum grazie ai due compari condannati e al pugno duro con i loro deputati
- Molti quelli che dicono di voler fare la guerra al Senato: mentono? - Le
responsabilità della Consulta che dovrebbe dare un parere preventivo sulle
leggi e non a posteriori
e con ritardi biblici
Dopo l’approvazione alla Camera, Ronzino sciorina le prossime
mosse che contemplano una riduzione dell’Irpef dalle buste paga di chi guadagna
fino a 1500 euro mensili, il 10% in meno per le imprese in relazione all’Irap,
la vendita di 100 auto blu e delle case pubbliche, una cedolare secca che si
abbassa al 10% e, scadenzate di mese in mese, le riforme della Pa, risparmi
dalle Forze dell’ordine, la riforma della giustizia e tanto ancora
Così, una legge
che sostituisce il triste Porcellum e che è molto peggiore di quella, ha
passato il vaglio di una Camera “controllata” dai due boss. Renzusconi e il
pregiudicato se la ridono e il primo si lancia immediatamente a inveire contro
i suoi stessi amici di partito, quella formazione democristiana alla quale
ascrivere questo primo successo. Infatti, alle elucubrazioni del sindachino,
sparate a destra e a manca, ha dovuto rispondergli Bersani che lo ha
rassicurato e invitato a ringraziare tutto il partito. Nessuno ha guffato
contro il Ronzino. Se mai sono state posizioni trasversali, soprattutto donne,
che per un momento hanno dato seri grattacapo all’enfant prodige. Comunque,
dicevamo, oggi i due compari e un altro indagato, Verdini, se la ridono. Gli
italiani, ancora una volta, sono stati ignorati, le loro volontà disprezzate,
la Consulta aggirata.
Sull’onda di
questo mezzo successo, quello di una legge ignobile, peggiore di quella che la
Consulta ha bocciato, noi pensiamo che la Corte dovrebbe cambiare
urgentissimamente le sue regole. Cioè, su leggi fondamentali per la democrazia
del Paese, va varata una via preferenziale e immediata che preventivamente dia
un parere di costituzionalità ai provvedimenti in modo che non si debba
intervenire a posteriori, e dopo anni, per la verifica di costituzionalità
delle leggi suddette.
Insomma, la
Consulta va riformata di corsa, da domani! O questi signori si mettono a
lavorare alacremente e danno pareri celeri su alcune leggi fondamentali, oppure
vanno cacciati. In fondo anche loro, come tutti, non sono intangibili. Devono
fare di più e devono farlo in fretta. I guasti prodotti dal loro sopire per ben
8 anni, prima che si esprimessero sul Porcellum, ha determinato squassi nella
società italiana che noi riteniamo incalcolabili. Il Porcellum ha creato la
mentalità, appunto in otto lunghissimi anni, che in Italia si può governare con
condannati al governo, con pregiudicati nelle stanze dei bottoni, con leggi che
sono state confezionate ad hoc per la loro sopravvivenza al potere. Tanto,
prima che la Consulta si svegli, c’è tempo, tanto tempo…, tantissimo!
Anche questa
legge, l’Italicum, voluta da Ronzino e il pregiudicato e messa a punto con
l’aiuto di Verdini (altro elemento che, a nostro parere, non dovrebbe essere
parlamentare), conserva in sé tutti i difetti della prima con sprezzo sia di
chi vuole tornare alle preferenze, sia della Corte medesima che, per il
momento, ne riceve uno schiaffo.
Così,
sull’entusiasmo di questo primo responso della Camera, e in attesa della
votazione del Senato, il giovane si spinge forse troppo oltre. Infatti, ha
parlato immediatamente di una sua vittoria personale contro chi voleva
affossarlo e metterlo fuori gioco, ha detto che ora si affronteranno, ancora una
volta mese per mese, molte riforme. A cominciare dai risparmi che si possono
ottenere tagliando 100 auto blu, vendendo il patrimonio immobiliare pubblico,
abbassando la cedolare secca per far emergere gli affitti in nero, tagliando
l’Irpef di chi guadagna fino a € 1500 mensili in modo da ritrovarsi in busta
paga circa 80 euro in più, tagliando l’Irap alle imprese, mettendo mano a una
riorganizzazione della Pa e agli stipendi dei manager pubblici, alla riforma
della giustizia. Già quella voluta dal pregiudicato. Forse perché spera
attraverso questo rimescolamento di carte, di trarne dei vantaggi personali.
Per esempio la cancellazione della sua condanna, o la non menzione, o una
qualsiasi “invenzione” che la riabiliti.
Vedremo presto
se questi intenti potranno essere portati a compimento. Già dalle prime battute
al Senato. Dove, a detta di molte deputate e senatrici, saranno ripresentati
molti emendamenti, soprattutto, quelli sulla parità di genere. Già, delle
preferenze, ormai, nessuno se ne ricorda più.
Intanto,
Cottarelli, ex Fmi, tutore della Bce e della Merkel, autorizzato a controllarci
senza che nessuno abbia avuto uno scatto di orgoglio, ha detto che si potranno
risparmiare, nell’anno in corso, altri 3 miliardi di euro. Insomma, stanno
venendo fuori tanti di quei soldi che si stenta a crederci. Forse sono dei
sognatori oppure altri glieli avevano nascosti sia a Monti, sia a Letta. Ma non
al Ronzino.
Rinviato
a lunedì l’Italicum, 100 parlamentari donne
vogliono che ci sia parità nelle
liste - Ora Renzusconi dice che ci sono buchi nei conti di Letta, Saccomanni lo
smentisce. Soldi solo alle famiglie, e il Pd si spacca - Grillo, forse è una
provocazione, parla di macroregioni
I problemi di questo governicchio aumentano giorno per
giorno, ora qualcuno vuole far credere che, nell’eventualità di una nuova
manovra, la colpa sarebbe di Letta - La Confindustria vuole che i 10 miliardi
devono essere sgravi per le aziende, Ronzino li vuole in busta paga per
lavoratori e pensionati. Naturalmente, il Partito democristiano non sa che fare
e si divide - Grillo spariglia le carte: macroregioni. E trova subito la Lega
d’accordo
Sacrosanta la
battaglia che un nugolo di parlamentari donne, trasversali ai partiti, stanno
conducendo affinché l’Italicum preveda la parità di genere nelle liste. Una
presa di posizione oltre che legittima, finalmente seria, almeno così a noi
pare. C’è un neo, però, anche in questa pur giusta battaglia: queste donne non
mettono in discussione le preferenze, l’incostituzionalità di questa ennesima
legge che noi riteniamo una copia riveduta e corretta del Porcellum, ma
vogliono la garanzia dai segretari che loro siano elette. In ultima analisi,
garantirsi la poltrona. Questa è la pura verità. Insomma, la loro battaglia
sarebbe più incisiva che soltanto si rendessero conto che anche questa legge è
a rischio cancellazione da parte della Consulta. E proprio su questo punto, pur
condividendo la loro battaglia, noi invitiamo queste signore a rispettare in
primis i dettati costituzionali e l’interpretazione della sentenza della Corte.
Sul versante del governo, da registrare la volontà di Renzino di ridistribuire
un po’ di reddito nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati. Infatti, la sua
proposta è quella di dare 10 miliardi di sgravi Irpef nelle buste paga per
stimolare gli acquista e rimetter in moto il comparto produttivo. La
Confindustria, invece, vorrebbe che quei soldi fossero dati alle aziende.
Il Partito
democristiano, naturalmente, su questo dilemma si è diviso e, per il momento,
non sa che pesci prendere. E in questo ennesimo bailamme spunta una frase
sibillina che, forse, nasconde la volontà di mettere a punto una nuova
stangata, una manovrina fuori programma. Infatti, il premier ha affermato che i
conti dello Stato presentati da Letta sono falsati. Insomma, nascondono buchi
vistosi. Naturalmente, Saccomanni si è subito ribellato dicendo che il giovane
dice balle, che i conti sono a posto e che le considerazioni di Renzusconi sono
false e tendenziose. Inutili e dannose.
Grillo, da parte
sua, ieri nel suo post ha annunciato di essere favorevole al rivoluzionamento
della Carta costituzionale parlando di macroregioni. Insomma, il leader del
Movimento 5 Stelle ipotizza delle grandi aree che facciano da sé, tanti
staterelli, ognuno per sé, con propri parlamenti. Non più un’Italia unita. La
lega si dice subito d’accordo, naturalmente. Noi, onestamente, non riteniamo
sia questa la soluzione per un’Italia allo sfascio. L’obiettivo è quello di
riformare lo Stato in tutte le sue parti cacciando via, e processando, tutti
coloro i quali ci hanno portato fin qui, ritrattando con l’Europa tutti i
trattati, favorendo un referendum popolare, senza quorum, che dica con
chiarezza se rimanere nel vortice deleterio dell’euro o no, ricostruire una
coscienza nuova, aggredire la corruzione e le mafie, e tante, tante altre
cosette che prevedano punizioni più severe per chi sbaglia.
Vedremo da
domani cosa succederà alla Camera su questo provvedimento che, ripetiamo, per
noi è da scartare per incostituzionalità palese.
Al
governo molti indagati. Ma, non ce n’erano di “puliti” fra i 60milioni di
italiani? - L’Italicum, anticostituzionale, alla Camera - Si dimette Gentile.
Il M5S, Lega e Sel presenteranno sfiducia per tutti i ministri e sottosegretari
indagati o in
conflitto di interessi
Pur sapendo, Renzusconi ha nominato qualche delinquente.
Dunque, non è una svista dei premier, ma una precisa volontà. In Parlamento il
difficilissimo cammino della legge elettorale che viene contestata da alcuni
partiti e che escluderebbe il Senato dalla stessa con il placet del
pregiudicato. Processo Tav: una condanna pesante per Grillo: 4 mesi e €100 di
multa. Mentre nel governo e nel Parlamento ci sono indagati e condannati
Il Ronzino,
comincia a essere già in declino: da centrodestra e da Fi, ma anche dallo
stesso Partito democristiano, bordate a fiumi minano l’immagine del ragazzo
condottiero, il rottamatore che non ha rottamato un bel nulla, lo show man che
pensa di essere in una delle trasmissioni televisive alle quali partecipò
alcuni anni orsono. Gli emendamenti presentati da alcuni esponenti del Partito
democristiano, infatti, sono stati ritirati dopo l’accordo che il premier ha
raggiunto con il condannato che, pur con grande disappunto, ha abbozzato. Su
questa legge messa su fra un sindaco e un pregiudicato noi abbiamo più volte
espresso duri giudizi. Restiamo di questo avviso. Infatti, con l’eccezione di
questa ultima trovata, quella che varrebbe soltanto per la Camera, per noi
rimane una legge anticostituzionale che non ottempera alla sentenza della
Consulta dove sono espliciti i richiami affinché il premio di maggioranza sia
rivisto al ribasso e, soprattutto, si dia il diritto agli elettori di
scegliersi i propri parlamentari. Insomma, nessuna lista preparata dai
segretari di partito. Renzi fa il finto tonto, i giornali nicchiano e
nascondono la verità sull’argomento, le televisioni anche, i vari talk show e i
loro ospiti sembrano arrivare da Marte e parlano di stupidaggini stratosferiche
senza mai sfiorare il problema. E quando, incidentalmente, lo fanno, si
sbracciano a glorificare una legge attraverso la quale poter essere rimessi in
lista dal loro capo. E’ un’indecenza la quale dovrebbe essere all’attenzione
del capo dello Stato che, invece, si tiene alla larga in silenzio. Ma anche la
Consulta non scherza in fatto di latitanza. Pur essendo a conoscenza di cosa si
stia discutendo alla Camera, nessun ammonimento preventivo, nessun “consiglio”,
nessuna raccomandazione.
Sul versante
della composizione del governo, dopo le dimissioni di Gentile i guai non
sembrano essere finiti. Infatti, Lega, M5S, Sel e alcuni altri deputati e
senatori, stanno studiando un fronte comune per presentare mozioni di sfiducia
per quei ministri e sottosegretari che hanno pendenze con la giustizia o che
hanno palesi e gravi conflitti di interessi.
Continua,
all’interno del M5S la diatriba sulle espulsioni o le dimissioni in qualche
caso volontarie, di alcuni senatori ai quali sembrerebbe accodarsi uno sparuto
numero di deputati. Persone sfiduciate da Grillo e Casaleggio e che hanno
l’intenzione di creare un gruppo a sé stante. Nel peggiore dei casi dovranno
aderire al gruppo misto.
Quello che ci
lascia perplessi è che questi signori, anziché dimettersi e tornare a casa, si
dimettono dal gruppo del M5S. Cioè, non danno un seguito credibile alle loro
giustificazioni. Infatti, se un parlamentare prende atto che il suo partito o
movimento che sia, lo ha sfiduciato con un atto ufficiale, lo stesso non può
assolutamente rappresentare quella forza che lo ha cacciato. E’ ridicolo. La
dignità di ognuno detterebbe alla propria coscienza di rinnegare i principi e
la filosofia, nonché la linea politica di quel movimento per la quale sono
divenuti senatori o deputati. Insomma, a noi viene il dubbio che le
giustificazioni che ognuno di loro argomenta malamente, non siano veritiere.
Sono parlamentari che oggi, esprimono dubbi, perplessità, contrarietà politica,
propensione a tradire il mandato ricevuto da quasi 9milioni di elettori, per
conservare la poltroncina famosa e, soprattutto, alla luce di questa stupida e
furbesca scelta, preservarsi tutto lo stipendio.
Perché i soldi
fanno comodo a tutti, in special modo a coloro che, prima di essere catapultati
dalla strada al Parlamento, non se la passavano troppo bene. Naturalmente,
parliamo di alcuni di loro.
Le espulsioni
rimangono un fatto gravissimo, ovunque ciò si determinino. Nessuno parla delle
espulsioni che in silenzio avvengono negli altri schieramenti, Si parla molto,
invece, di quanto accade in casa del M5S perché questa è la formazione che fa
paura alla vecchia e stantìa politica. Il Movimento di Beppe Grillo, dovrebbe
ritrovare la propria unità attorno ai programmi e ai temi cari a tutti gli
aderenti, promuovendo un convegno che dia un minimo di organizzazione a livello
regionale e provinciale affinché nessuno possa più speculare sulle notizie
frammentarie come i fantomatici comunicati dei meetup sparsi qua e là in tutta
la penisola e non sempre limpidi. Occorre eliminare ogni ulteriore mossa che
dia il fianco e motivo di inficiare una forza politica arrivata prima alle
elezioni dell’anno scorso. Un assetto migliore che dia all’esterno sia
l’immagine di una ricomposizione delle diatribe, sia un migliore biglietto da
visita che riconquisti coloro i quali, nel frattempo, hanno raffreddato i loro
entusiasmi.
Da encomiare,
infine, Beppe Grillo che, pur di aiutare i No Tav ed essere in prima linea in
loro difesa, si è visto appioppare 4 mesi e €100 di multa per un sigillo
“staccato dal vento” che proibiva l’ingresso a chi l’aveva costruito perché
sotto sequestro della Magistratura. Noi riteniamo questa condanna un insulto
all’intelligenza umana. Ecco, questi parlamentari dovrebbero avere i coglioni
di Grillo prima di mettere in dubbio la linea politica del M5S!
Renzie,
dopo equilibrismi, nomina 35 sottosegretari e 9 viceministri - Varato nuovo Dm
salva Roma con i soliti sconti per il Vaticano - Boldrini sospende per 25
sedute una ventina di Grillini mentre a Dambrosio ne infligge soltanto 15 -
Bankitalia: la Ue contesta il decreto
Dopo la minaccia di Marino di fermare la capitale da domenica, il fiorentino ha avuto uno scambio di vedute piuttosto acceso con il sindaco di Roma e alla fine tutto sembra essere rientrato nella norma. La Ue mette sotto accusa il decreto Imu-Bankitalia perché intravvede nello stesso “aiuto di Stato” alle banche. Esattamente quello che denunciarono rumorosamente i grillini e oggetto della ghigliottina
da parte di Boldrini
Dopo le minacce
lanciate dal sindaco di Roma al governo che ieri ha ritirato il decreto salva
Roma affossato dalla Camera e già bocciato da Napolitano, Renzie si è risentito
per i toni forti usati dal primo cittadino della capitale che, dopo una
riunione piuttosto accesa, ha salutato con favore l’intesa raggiunta col capo
del governo. In giornata, infatti, il Cdm ha varato il nuovo decreto che
prevede l’innalzamento della tassa sulla casa escludendo terreni e quelle
proprietà ecclesiali previste dai Patti Lateranensi. Insomma, il solito regalo
alla chiesa da parte dei democratici cristiani e a scapito dei cittadini
italiani.
Lo stesso
consiglio dei ministri ha varato le nomine di ben 35 sottosegretari e 9
viceministri che andranno a completare la squadra di governo. Naturalmente, le
nomine hanno avuto un iter non proprio idilliaco in quanto occorreva
accontentare tutte le componenti che, come nel passato, giocano al rialzo senza
badare a spese. Quelle le pagano sempre i cittadini. Molti coloro i quali, si
dentro il Pd, sia negli altri gruppi che compongono la maggioranza, sono
rimasti a bocca asciutta e molto delusi. Alcuni, furiosi. Ma anche questa
partira è stata chiusa e il giovane si è detto soddisfatto del lavoro fatto.
Dall’Unione
europea, però, arriva una grana imprevista per lui che non ne ha alcuna
responsabilità. Lui non c’era al governo. Lui, però, era segretario del partito
che esprimeva il governo. Infatti, la Ue contesta il decreto convertito in
legge chiamato Imu-Bankitalia. Già proprio quello che ha visto la signora
Boldrini porre in atto, per la prima volta nella storia della Repubblica, la
ghigliottina. Una robetta antidemocratica che è vergognoso soltanto il pensare
che negli lunghi anni addietro, nessuno ha mai cancellato quale norma
anticostituzionale. Comunque, in sintesi, la Ue contesta al governo italiano
quel decreto perché nella rivalutazione del capitale di Bankitalia si individuerebbe
un palese aiuto di Stato a favore delle banche.
Proprio quello
che i rappresentanti del M5S avevano contestato a gran voce e a forti toni e
che aveva suscitato una bagarre non proprio edificante in Parlamento, finita
con spintoni e schiaffi a una deputata grillina e, infine, la mannaia da parte
della presidente che, in quella occasione, riteniamo non abbia brillato in
fatto di democrazia e del rispetto delle libertà costituzionali che deve
garantire a tutti i parlamentari.
Per non parlare
delle sanzioni che proprio oggi sono state rese note e relative a
quell’episodio. Sospensioni che, visti i risvolti europei che quel decreto ha
avuto, appaiono soltanto ridicoli. Coloro che hanno approvato quel decreto
dovrebbero oggi porre delle scuse ai deputati del Movimento 5 Stelle ed
elogiarli per la loro lungimiranza.
“Buffone!”, l’aggettivo più usato dai
dimostranti che hanno accolto a Treviso Renzusconi nella sua prima uscita
ufficiale - Bufera nel M5S per l’espulsione di quattro senatori dissidenti, che
assicurano: “ce ne sono altri pronti a lasciare” - 350 nomine pronte sul
tavolo di Renzie
Sempre più impervio il cammino del premier che vede crescere i suoi problemi sia a Treviso, sia per alcuni ministri che non appaiono compatibili con il ruolo che gli ha assegnato il giovane che, comunque, con le nomine che in tanti enti sono alle porte, potrà allargare il suo consenso attraverso la scelta di suoi fedelissimi in posti chiave che producono i soliti consensi - Grillo e Casaleggio, dopo le espulsioni,
nell’occhio del ciclone
Durante la sua
visita in quel di Treviso, il fiorentino ha trovato molte persone ad attenderlo
per gridargli a pieni polmoni “buffone” e altri insulti, soprattutto per i suoi
tradimenti nei confronti di Letta, ma anche per il suo scarsissimo senso
dell’onore e della parola data che lui medesimo ha tradito con una disinvoltura
becera e con l’aiuto della sua combriccola che si chiama direzione del Partito
democristiano.
Sul fronte
governativo, non accennano a placarsi le polemiche attorno ad alcuni ministri
che appaiono, oltre che inadeguati, in palesi conflitti di interessi e, per
alcuni versi, posti in ruoli non rispondenti alla professionalità che gli
stessi richiederebbero. Non ultimo, anche quello de ministro Madia che, fra
pochi mesi diventerà mamma e mal si dovrebbe conciliare quel ruolo con quello
istituzionale. Almeno, in termini di impegno ministeriale.
E mentre per il
giovane i problemi sono appena iniziati, e sono tanti, ecco una provvidenza che
dovrebbe aiutarlo ad allargare la sua ragnatela di consensi in modo gratuito e
per grazia divina. Infatti, sul suo tavolo sono giacenti ben 350 nomine di
altrettanti cosiddetti boiardi di stato. Una manna che gli consente di piazzare
i suoi amici dietro il paravento del forte rinnovamento necessario e che dia un
segno di cambiamento. Tutte frottole dei soliti stereotipi da politicanti per
nascondere i piani di rafforzamento della propria onnipotenza e del piazzamento
in posti di potere e di incetta di consensi in grado di soddisfare la propria
sete di potere che, nel caso di Renzusconi, è unica.
Intanto, nel
M5S, dopo le votazione on line che ha dato la stura per espellere i quattro
senatori dissidenti, molti sono i meetup che dissentono da questa decisione che
viene messa in discussione soprattutto per la mancanza di controllo. Infatti,
chi detiene il server, cioè la Casaleggio & associati, non consente a
nessuno di verificare se non ci siano state manipolazioni sia per questo ultimo
sondaggio, sia per tutti
i precedenti consulti. Questa notte, inoltre, alcuni hacker hanno
nuovamente violato il sito di Casaleggio proprio per dimostrare, ancora una
volta, come questi metodi di consultazioni non siano e non possono essere
affidabili. Se possiamo fare un invito al duo che “governano” il Movimento,
consigliamo di fare un chiarimento allargato a tutti gli attivisti d’Italia,
affinché queste epurazioni possano essere evitate e nel contempo, non creare,
involontariamente, “fieno” pronto a essere mietuto da altri. Per esempio una
terza stampella a Renzie, oltre a quella naturale del Ncd, e a quella variabile
del pregiudicato.
Renzusconi
al Senato: 169-139, quattro voti in meno di Letta - Il compare Verdini si
complimenta - Oggi, replica alla Camera
Un discorso pieno di promesse e di tempi di attuazione che
soltanto una grande coalizione alla tedesca potrebbe in qualche modo garantire.
Rinnovato il suo giudizio sull’Italicum con il quale si vuole neutralizzare il
Movimento 5 Stelle. Infatti, se nessun partito dovesse ricorrere alle primarie,
non avremmo di nuovo dei nominati? E’ una legge per il Pd, Ncd e Fi, o una
riforma elettorale che deve riguardare il Paese, e non le fazioni oggi in
campo?
Dopo un lungo
discorso nel quale sono prevalse le enunciazioni e le promesse che nel giro di
pochi mesi dovrebbero portare il Paese a modificare profondamente il sistema
governo-istituzioni, dopo non aver battuto ciglio sui neo ministri Poletti e
Guidi che, a nostro parere, hanno evidenti e gravi conflitti di interesse, e
non sono i soli, fra uno sbadiglio e l’altro il giovane ottiene la fiducia. Una
fiducia che però è già un campanello d’allarme. Infatti, i voti favorevoli sono
stati 169, quattro meno di quelli che ottenne il suo predecessore, mentre
quelli contrari sono stati 139. Insomma, da subito dopo il voto di fiducia della
Camera, in onda oggi, Renzusconi ha promesso che, nel giro di 3 mesi metterà
mano a tutte le riforme che il pregiudicato gli ha dettate e blindate.
Oggi, intanto,
ha dichiarato che ci saranno da subito lo sblocco per il pagamento dei debiti
della Pa, il taglio del cuneo fiscale pari a 10miliardi, il ritorno del bonus
per l’università e, fra l’altro, la riforma della giustizia. Cosette, insomma.
Noi continuiamo
a nutrire forti e pesanti dubbi sulle capacità di questo giovanotto che,
abituato a governare Firenze con una opposizione inesistente, pensa di
trasferire lo stesso metodo nella fossa dei leoni. E questa forza,
naturalmente, non gliela infonde il Partito di riferimento, cioè la Democrazia
cristiana, ma l’amico pregiudicato che lui ha voluto in qualche modo
rilegittimare. Non a caso, dopo il discorso, il primo a complimentarsi con lui,
è stato l’indagato Verdini.
Oggi, inoltre,
si è aggiunto un mal di pancia previsto ma non con tale virulenza. C’è
agitazione, infatti, attorno alla lista dei 46 sottosegretari. Si rinnoverà un
rito già tristemente famoso visto ogni volta che si forma un nuovo governo.
Questa volta c’è in ballo non tanto la loro professionalità o specificità, ma
il loro peso politico unitamente all’età che, come sappiamo, Renzusconi vorrebbe
soprattutto giovani.
Aspettiamo gli
esiti della Camera dove Renzie può contare, grazie a una legge scellerata ma
fuori legge, in una larghissima maggioranza.
Renzusconi
è in sella ma il cavallo comincia a imbizzarrirsi. Infatti, il pregiudicato
parla di elezioni - Il rito della campanella dimostra la stizza di Letta e
l’imbarazzo del giovane - Governo giovane, ma con lievi cambiamenti rispetto ai
ministeri chiave - Siamo per le elezioni subito!
Nonostante le belle speranze, la squadra appare del tutto
inadeguata e, da subito, chiacchierata. Il protettore di Renzie, il condannato,
si sfila e comincia a parlare di elezioni - Barroso dice che gli antieuropeisti
fanno paura
Dopo il
giuramento il governo è operativo. Già, il sindachino è saltato in groppa ma il
cavallo comincia a dare segni di nervosismo. A cominciare dal rito della campanella
durante il quale Letta e Renzie non si sono guardati per nulla e che, dopo
alcuni secondi, sia Mauro, sia Letta, si sono subito dileguati. Un brutto
segno, un segno di guerra sopito ma vivo sotto la cenere. Infatti, oltre a non
sembrare un rinnovamento, nel senso del nuovo assoluto, questo è senza dubbio
un governo fotocopia con ministeri chiave occupati comunque dalla vecchia
guardia. Come i Lupi, Alfano, Lorenzin, ecc, con la sola esclusione di
Quagliariello. Da notare che uno dei ministeri di peso, quello della Sanità, un
dicastero che “governa” oltre 100 miliardi l’anno, dove si realizzano i sogni
degli amici degli amici, dove girano fiumi di denaro, un settore che
recentemente ha visto tagliare la testa a un ministro che, pur essendo titolare
di un altro ministero, in Campania si occupava di bar e di nomine nell’ambito
della Sanità pubblica, è rimasto alla signora Lorenzin, con buona pace di
coloro che speravano in un cambiamento radicale.
Un ministro
certamente nuovo agli allocchi, è Padoan. Questo signore è stato imposto dai
poteri forti sia italiani, sia europei. Infatti, se si pensa alle quasi tre ore
che Renzie ha impiegato per risolvere questa posizione, è legittimo pensare che
le telefonate verso l’Europa, e precisamente con Barroso e Draghi, non siano
state per nulla serene. Insomma, dopo tanti proclami, ecco un personaggio a cui
non si poteva dire di no. Un ulteriore controllore voluto dall’Europa, oltre a
Cottarelli, affinché gli scolaretti italiani non sbaglino i conti. Quelli che
stanno a cuore alla Merkel, a Barroso, a Lagarde, a Holland e compagnia bella.
Per dirla in
breve, questo signore fiorentino, se fosse stato “pesato” prima, molto tempo
prima, non avrebbe mai fatto neanche l’impiegato comunale di uno sperduto e
piccolo paesello dell’Aspromonte. Invece, grazie ai tanti stolti e ai finti Pd
che lo hanno votato nelle primarie, si è ritrovato prima segretario della Dc,
poi, sempre per battaglie fra democristiani, presidente del Consiglio. Una
parabola ascendente che fa riflettere molti sulla congruità della persona e
sull’intelligenza di coloro i quali lo hanno elevato a questi ruoli.
Che dire. Noi
siamo convinti che, viste le prime avvisaglie del suo più forte alleato, il
condannato, non andrà molto lontano. Noi siamo con Beppe Grillo che da tempo,
dopo la sentenza della Consulta, chiede di andare al voto. E che voto sia!
Dopo
2 ore e 40’, nasce il governo Renzie, Napolitano si augura che duri ma non
mette la mano sul fuoco
Otto donne e altrettanti uomini. Padoan, garantisce i poteri
forti, Bonino e Mauro silurati, perde la vicepresidenza Alfano, confermati Lupi
e Lorenzin - Saremo ancora sudditi dell’Europa - Domani il giuramento
Dopo lunga
gestazione nello studio di Napolitano, Renzie esce e presenta la sua squadra.
Naturalmente, il ministro dell’Economia non lo ha scelto lui ma la troika che
senza dubbio gli ha chiesto di garantire i diktat sia della Merkel, sia dei
poteri forti che da sempre impone i propri desiderata ai Paesi europei,
compreso il nostro.
Nella squadra
manca il nome di Gratteri che qualcuno aveva indicato come l’eventuale ministro
della giustizia. Lo hanno impallinato dietro “suggerimento” del pregiudicato.
Infatti, mentre Renzie pensava a un ministro magistrato, altri hanno imposto un
“garantista”. Garantista nel senso che per loro, fino al terzo grado di
giudizio di abbandonare le cariche manco se ne parla.
Bonino su tutte
le furie per la mancata comunicazione che lei non sarebbe più stata ministro
degli Esteri. Ma non è il solo nome cancellato dalla nuova lista. Anche Mauro è
stato messo da parte. Al suo posto ci va una donna, Roberta Pinotti. Poi, per
altri versi, è un Letta bis.
Napolitano,
forse alla sua ultima presentazione, ha voluto rimarcare che mentre il
presidente incaricato svolgeva freneticamente il suo lavoro e telefonava a
dritta e a manca, lui svolgeva le sue solite incombenze istituzionali. A
rimarcare, forse, una malcelata irritazione per alcuni nomi che lui aveva
caldeggiato e che Renzie, invece, ha scartato. Ha aggiunto, infine, che si
augura che il governo duri ma che non mette la mano sul fuoco.
E di castagne
sul fuoco Renzusconi ne ha tante da sbucciare. Sono quelle che da oltre venti
anni si sono accumulate grazie alla politica di destra e sinistra e che ha
visto crescere, sotto i governi a guida pregiudicato, il nostro debito pubblico
per 557miliardi di euro e una disoccupazione unica in Europa.
Staremo a
vedere. Domani il giuramento dal capo dello Stato.
Renzusconi
incontra l’ex senatore che gli dice: “vai avanti tu che a me viene da ridere”
pensando all’utile idiota che lo ha resuscitato - Beppe Grillo, che non lo
avrebbe mai incontrato, dopo le consultazioni in rete, vede il giovane e lo
zittisce
Un match, quello andato in onda oggi, fra il leader del M5S e
il nominato dal re Giorgio per formare un governo. “Non abbiamo tempo da
perdere con te. E’ finita, caro”. Grillo attacca il giovane sulle alleanze che
ha stretto con il pregiudicato e non concede la parola al presidente incaricato
che alla fine, comunque, stringe la mano all’ex comico
Che Grillo non volesse avere nulla a che fare con Renzie lo si sapeva da tempo. Lo aveva ripetuto in tutte le salse. Poi, ieri, dal pomeriggio alle ore 22, ha deciso di interpellare la rete sul quesito: incontrare o no il presidente incaricato? E la rete, per pochissimi voti di scarto, ha optato per il sì. Lui, ligio al risultato del sondaggio, oggi si è presentato a Palazzo Chigi accompagnato dai due capigruppo di Camera e Senato. E’ stato un faccia a faccia a volte duro, a volte con scambi di cortesie. Un approccio che, naturalmente, non ha prodotto alcun risultato se non quello di aver dato la possibilità a Grillo di ribadire che con questa accozzaglia, il M5S non vuole avere alcun contatto, tanto meno ricercare accordi.
"Io non ti faccio parlare, non sono democratico con
voi. Non abbiamo tempo da perdere per te. È finita caro" è il saluto di
Grillo. "Buona giornata, è stato un piacere vederti", e Renzie gli
stringe la mano. Dura dieci minuti il summit tra il premier incaricato e il
leader del Movimento 5 stelle.
Un batti e ribatti che si è trasformato da subito in un comizio a favore di
Beppe Grillo e del suo Movimento che da sempre ha ribadito: con questi partiti
nessun accordo, devono andare a casa tutti e ai politici gli faremo il polito
metro!
"Sono venuto a dimostrarti la nostra totale
indignazione per quello che rappresenti: noi siamo coerenti tu non sei
credibile. Tu sei una persona buona, però rappresenti un potere marcio. Noi
faremo degli errori, ma siamo coerenti. Noi non prendiamo soldi e i nostri
parlamentari hanno creato un fondo per aiutare le Pmi" ha infierito
Grillo. Renzie ha balbettato: "Non è il trailer del tuo show, non so se
sei in difficoltà sulla prevendita e se mai ti do una mano. Questo non è Sanremo. Esci da questo blog".
"Sei qui perché il tuo popolo sul tuo blog ti ha
detto che dovevi venire quando tu avevi detto il contrario", ha affermato
Renzie. Grillo ha risposto: "Se era per me non sarei mai venuto. Abbiamo
votato e siamo qui perché abbiamo un principio di democrazia. Ma non avevo una
scaletta di punti perché non mi interessa colloquiare democraticamente con un
sistema che voglio eliminare".
Il segretario del Pd aveva accolto Grillo chiarendo: "Noi non vi chiediamo alcun accordo, non siamo a chiedervi il voto di fiducia". A questa affermazione, la replica di Grillo è stata sferzante e ironica: "Mi stai spiazzando per questa gentilezza, non mi chiedi nulla? Allora, perché siamo venuti?".
E’ finito in questo modo un confronto che, crediamo, tutti e due sapevano che non avrebbe prodotto un bel nulla.
Uscendo dalla sala dei Cavalieri dove era assiepata la stampa, Grillo ha arringato anche i giornalisti. "Metà programma di Renzie è un copia-incolla di quello del Movimento 5 Stelle. Non è un problema di programma ma di chi vanta questo programma: non avendo credibilità. Non hanno capito dove stiamo andando".
Grillo, infatti, rivendica il ruolo di opposizione del
M5S: "Hanno scoperto una cosa che non pensavano esistesse, l'opposizione.
Chi si aspettava di più dal M5S, ha
sbagliato a votarci".
Un ruolo
importantissimo, dimenticato dal Pd per vent’anni nei quali sono stati soci del
pregiudicato dimenticandosi che in questo modo davano la stura per la rinascita
della Democrazia cristiana. Una politica tanto imbecille che oggi li vede al
lumicino e assolutamente soccombenti rispetto ai democristiani che da tempo si
sono piazzati qua e là sia nel governo, sia nei vari consigli
d’amministrazione.
Ronzino
riceve l’incarico dal re e annuncia una riforma al mese mentre in Calabria
cominciano a venire fuori i brogli e l’incetta di voti a suo favore - Entro
sabato il governo, che continuano a chiamare di centrosinistra e invece e a
guida Dc, con il placet della troika europea
Ed ecco in sella un novello condannato in primo grado, non
eletto da nessuno, che dovrebbe miracolare il Paese e appianare le divergenze
fra le tante anime agitate che siedono in Parlamento, anche loro nominati da 5
segretari di partito, senza averne alcuna legittimazione - Renzusconi formerà
il governo con l’aiuto “costruttivo” del pregiudicato e con altri soggetti di
destra con buona pace degli imbecilli del cosiddetto Pd
Il re Giorgio ha chiamato al Colle Ronzino e gli ha conferito l’incarico per la formazione del governo. E’ cominciata da subito, per l’ex sindaco di Firenze, la ricerca affannosa per la formazione sia della squadra di governo, sia per la stesura di un programma che dovrebbe avere l’ambizione di essere un progetto valido fino al termine della legislatura. Durata che ci permettiamo di dubitare, visti i nodi politici presenti e passati e le varie sfumature di grigio, che sono evidenti e alla ribalta ogni giorno.
Renzusconi ha annunciato che entro febbraio vuole che si approvi l’Italicum, a marzo si affronti il problema lavoro, ad aprile le riforme istituzionali. Un sogno! Infatti, da anni, altri hanno promesso queste cosette e non le hanno fatte per interessi incrociati. Noi crediamo che anche il novello capo troverà sulla sua strada buche e imboscate di vario genere che non gli consentiranno di portare a compimento il suo disegno. Un programma che, senza prendersi in giro, lo può realizzare soltanto un governo che abbia ottenuto un fortissimo consenso popolare e non un’ulteriore accozzaglia di interessi incrociati e disomogeneo come quella che si è realizzata a partire da Monti, e poi, Letta, e oggi il fenomeno fiorentino.
Un fenomeno che, senza alcuna legittimazione del voto, come gli altri due premier, ma con la forza del milione e 600mila voti ottenuti alle primarie, crede di poter risolvere qualche problema italiano. Noi non lo crediamo. Infatti, se è vero che la troika ha caldeggiato il Ronzino, che Blair ha dato il suo placet e via dicendo, è anche vero che questo governo nasce già suddito dei voleri di quella stessa combriccola che governa l’Europa rispondendo in primis ai bisogni delle grandi gole, cioè dei poteri forti.
Da considerare, inoltre, che appena il giovane ha ricevuto l’incarico da altre parti del Paese cominciano ad affiorare scandali per quanto attiene alla compravendita di voti. In Calabria, a Diamante. Cuperlo ha denunciato questi brogli, a Salerno con De Luca, e in tante altre sezioni del Pd. Oggi vengono fuori atteggiamenti e comportamenti non proprio esemplari. Ricordiamo che però, la direzione del Pd, nonostante di questi presunti brogli se ne fosse parlato in abbondanza durante le primarie, alla fine dei congressi aveva dichiarato che tutto si era svolto nella massima trasparenza e che i congressi, escluso qualche rarissima eccezione, erano da considerare validi e corretti. Sich!
Intanto il giovane è alle prese con la formazione del governo e, soprattutto, con gli appetiti soliti dei compari. Lui si dice fiducioso e assicura che entro sabato presenterà la squadra degli aggiustatori. Noi crediamo che anche questo “bravo” ragazzo non riuscirà a concludere granché, aggravando ancora una volta la situazione soltanto per soddisfare la sua sete di ambizione smisurata. Una ambizione che il re ha voluto assecondare infischiandosene dei veri bisogni degli italiani.
Loro, i compari, si dicono contrari al voto e il re li ha assecondati. Loro, quelli non eletti, impongono le formazioni più disarticolate pur di non andare al voto e mantenere i loro stipendi. Così, in Italia, per la terza volta, avremo un governo di nominati, alcuni direttamente dalla troika, che per soddisfare le manie di grandezza di Renzusconi, affosseranno ancora un pochino, gli italiani. Mah…, giudicate voi! Noi siamo con Grillo, elezioni subito!
Re
Giorgio chiama i suoi compari per la comparsata di rito - M5S e Lega si negano.
Beppe Grillo e i parlamentari pentastellati manifestano il loro disappunto in
piazza, con la gente - La troika europea, naturalmente, appoggia Renzusconi -
Nomina non immediata
Un pregiudicato condannato a 7 anni di reclusione e bandito dai pubblici uffici per 3 anni, per il fatto di aver fondato un partito, rientra nei giochi grazie a un presidente della Repubblica che gli concede di presentarsi al suo cospetto. Una vergogna e un’offesa per tutti gli italiani, un vero e proprio insulto - Più passano i giorni e più le questioni si ingarbugliano per il sindaco. Ncd e Sc, all’assalto per le poltrone,
alzano i loro prezzi
Oggi Napolitano ha ricevuto i partiti per le consultazioni di rito. Ha cominciato dai partitini, frutto di liste appositamente costituite per appoggiare ora il Pdl, ora, il Pd qua e là nel Paese. Gli stessi che il sindaco, con la sua legge elettorale, impallinerà per sempre e ai quali chiede il voto per farla passare. Insomma, l’assassino che chiede la pistola a colui il quale vuole uccidere. Comunque, rito o non rito, per la prima volta nella storia della Repubblica, due formazioni politiche, il Movimento 5 Stelle e la Lega, in polemica con il Quirinale, non si sono presentati. Beppe Grillo ha spiegato che questa farsa era da evitare, che il suo Movimento non si sarebbe fatto prendere per i fondelli da un presidente che ha già ottenuto gli accordi necessari per garantire e spianare la strada a un altro fenomeno, il terzo, che si vede catapultato alla presidenza del Consiglio senza avere né arte, né parte.
Insomma, senza essersi sottoposto al giudizio degli elettori, e senza un programma già definito in ogni sua parte, ivi compresa la lista dei ministri. E’ stata una cosetta fra amici più che a livello istituzionale. I leghisti, dal canto loro, hanno declinato l’invito perché avrebbero voluto parlare con il capo dello Stato di ripresa economica, di lavoro, di aiuti alle imprese e via cantando, e non essere coinvolti, ancora una volta, in una rito di insediamento di un ennesimo signore miracolato da re Giorgio. Un presidente che anche in questa occasione ha mancato, a nostro avviso, ai dettami costituzionali. Noi crediamo che sarebbe stata buona norma prendere atto delle dimissioni di Letta e dare l’incarico a qualcuno che, seguendo i dettami costituzionali, doveva esplorare se in Parlamento c’erano forza sufficienti per creare un nuovo governo. In caso contrario, avrebbe dovuto indire, senza se e senza ma, nuove elezioni.
Ma re Giorgio è un europeista “convinto” e mai avrebbe fatto una cosa senza il consenso dei suoi amici dei poteri sovrannazionali. Del resto lo stesso enfant prodige ha senza dubbio chiesto e ottenuto il placet della troika per silurare Letta e proporsi come nuovo autista.
Cos’, mentre la direzione del Pd mandava letta a casa e osannava il sindaco, quello che rimane del Pd è allo sbando e già cominciano a susseguirsi notizie e rigurgiti relative a una probabile rivolta non soltanto di qualche dirigente come Civati, ma di iscritti che qua e là nel Paese non hanno gradito la svolta. Cioè, non hanno gradito che la nuova Dc li abbia asfaltati. Beh, se questi sono i dirigenti, cosa si poteva aspettarsi da cotanti geni!
Concludendo, i partiti oggi sono saliti al Colle e hanno dichiarato la loro disponibilità ad appoggiare un governo guidato da non si sa chi, con un inesistente programma, con una compagine di governo tutta da scrivere. Una cosetta strabiliante, non trovate?
Renzi
fa fuori Letta che oggi si dimette - E’ il terzo governo di re Giorgio - Le
colpe della Magistratura che, se per i reati dei politici avesse una via
preferenziale celere, forse, avrebbe evitato che si avesse un altro condannato
in primo grado, e non eletto, alla guida del Paese
Un affare a tre, fra il capo dello Stato, Letta e Renzi, si è
concluso, renzusconi guiderà Palazzo Chigi con il terzo placet del re - Si
ripeterà anche per il nuovo premier quanto è già accaduto per il pregiudicato?
- Perché non mettere in piedi una pool che esamini in fretta tutti i gradi di
giudizio degli eventuali condannati in modo da sbarrare la strada ai possibili
delinquenti?
Dopo mesi di schermaglie, a volte amichevoli, altre virulente, ecco compiuto il disegno di un signore che, dopo aver vinto un congresso che tutto il Partito democristiano ritiene essersi svolto regolarmente, ma che noi riteniamo truccato in molti casi con la compravendita delle tessere e dei voti, ieri, con un vero e proprio colpo di mano studiato ad hoc per silurare l’altro democristiano, si vede aperta la strada, con il beneplacito di Napolitano, verso Palazzo Chigi.
Così, l’Italia avrà alla sua guida un altro condannato in primo grado per danno erariale, cioè un altro personaggio in attesa dei due altri processi a suo carico. E se anche questi due processi si dovessero concludere con la sua condanna definitiva, avremmo di nuovo un capo del governo che sarebbe cacciato dalle stanze dei bottoni. Naturalmente, i grandi tromboni della democrazia, tranne Beppe Grillo e alcuni altri, ora non suonano più quelle note stonate che a tratti ricordavano come non fosse possibile tollerare oltre la nomina dei governi, oltre a quella dei parlamentari. Ricordiamo, infatti, che oltre a un Parlamento di nominati, questa è la terza volta che re Giorgio nomina anche il governo.
La Magistratura, a nostro modo di vedere, ha delle grandissime colpe. A cominciare dalla Consulta che, per stabilire se una norma è anticostituzionale impiega otto anni, per stabilire se in Piemonte le elezioni fossero state truccate ne impiega quatto, e via cantando. Per i probabili reati politici, questa istituzione deve immediatamente creare un pool che nel giro di poche settimane possa concludere i tre gradi di giudizio per costoro e restituire l’onorabilità o meno a coloro i quali siano indagati e processati nei vari gradi di giudizio fino alla sentenza definitiva. E’ il solo mezzo che garantirebbe una giustizia vera e compiuta con la quale assicurare l’integrità morale e penale di chiunque svolga ruoli politici in ogni ordine e grado della rappresentanza pubblica del Paese.
E i cittadini? Gli italiani, avvitati e sconvolti dalla povertà in cui i politici li hanno precipitati, non hanno più né la voglia, né la forza di una qualsiasi reazione. Nonostante i tre governi nominati da re Giorgio, non hanno la forza di chiedere che questo teatrino finisca e si vada alle elezioni di corsa. Senza se e senza giustificazioni di sorta. E’ la Costituzione che prevede questo ricorso al voto. Infatti, i governi nascono in Parlamento e se in questa assise non è possibile crearne uno, il capo dello Stato scioglie il Parlamento e indice nuove elezioni. Questo recita la Costituzione. Quella che Napolitano sta violando da tempo!
Ma
che Italia è questa? La nuova Dc decide la staffetta tra Letta e il renzino e
tutti affossano l’mpeachment di Napolitano, il re - Gravissimo che tutti i
compari stiano in silenzio e si dicono d’accordo: su cosa? L’Italia è allo
sbando e loro pensano alle poltrone! - Elezioni subito!
Per l’ennesima volta il re Giorgio stringe accordi privati per conto degli italiani, tradendo la Costituzione, e favorendo l’ascesa della novella Democrazia cristiana – Gli unici a dissentire rumorosamente sono i grillini che ora raccoglieranno le firme per riproporre la messa in stato d’accusa di questo ex comunista oggi
inquilino del Quirinale
Dopo l’archiviazione della richiesta di impeachment del nostro capo dello Stato, a cura della commissione, il Movimento 5 Stelle raccoglierà le firme per riproporre l’argomento prossimamente. Naturalmente, noi prendiamo atto che attorno al presidente della Repubblica si sono stretti a coorte tutti quelli della Casta, cioè, coloro che considerano il potere come “Cosa loro”, un termine molto simile a “Cosa nostra”. E così, nonostante le rivelazioni ultime scritte in un libro di Alan Friedman, dal quale si evince il come il nostro presidente re Giorgio, si comporti da monarca in una repubblica democratica, la richiesta di messa sotto accusa del Movimento di Grillo, pur suffragata da molti argomenti documentati, passa in silenzio, anzi, viene letteralmente annullata con un voto dell’apposita commissione. Naturalmente.
Ieri, lo stesso capitano della squadra di governo, Napolitano, ha incontrato Letta e Renzi per una ennesima consultazione fra amici. I due Dc, forse, andranno allo scontro per stabilire se è ora che il primo vada a casa e subentri, ripetiamo, subentri, il fiorentino alla guida del Paese. Una cosetta fra amici, dicevamo, perché in altri contesti, il capo dello Stato avrebbe sondato i partiti per capire se poteva essere formato un nuovo governo e, in caso di impossibilità, mandare tutti a casa e indire nuove elezioni.
Invece no. Si deve far di tutto per garantire che la nuova Dc possa riprendere in mano le redini del governo grazie a lui, il vecchio comunista migliorista, re Giorgio.
Noi, comunque, crediamo che questa ennesima scelta scellerata di Napolitano, sarà la tomba per il fiorentino, un po’ come quello che accadde per D’Alema. Anzi ce lo auguriamo Per il bene del Paese. Un’Italia che è allo stremo e che è costretta ad assistere a queste sceneggiate di bassissima lega dove ormai, bande di affaristi, lobbysti, cinici e lugubri personaggi, si contendono la leadership per resistere e insistere al comando della barca che però sta affondando da tempo.
Naturalmente, ad appoggiare questo ennesimo “colpo di stato morbido” sono stati subito riattivati i vecchi tromboni, a cominciare dall’ex direttore di Repubblica, Scalfari, che questa sera sarà in onda su una delle televisioni del potere, La7. Insomma, tutti, appassionatamente, attorno a un novo corso, quello della Dc!
Letta
vedrà il suo capo Napolitano, Renzi: bene - C’era un piano del Quirinale, per
mandare a casa il pregiudicato, fin dall’estate 2011 - L’ira di Fi e la
riproposizione dell’impeacement del M5S - Mandare a casa tutti, a partire dal
capo dello
Stato
- Elezioni subito!!!
Non passa giorno che non si scopra un ennesimo scandalo. Oggi
tocca, come ormai da un po’, di nuovo a Napolitano. Un ulteriore suo ruolo
anticostituzionale messo a segno con la nomina del suo amico Monti - Il M5S
aggiusta il tiro e trova sponde più numerose per la messa in stato di accusa
dell’inquilino del Quirinale - Ma, siamo stanchi di soprusi e questi scandali,
o no? - E’ ora che gli italiani votino per un Parlamento di eletti!
Per i giornalisti, i continui e sempre più gravi scandali che, ogni ora, scuotono il mondo politico ed economico di questa povera Italia, sono linfa e manna vitale per la loro sopravvivenza. Compresi i finanziamenti che il potere politico non ha mai pensato di cancellare. Ma che il popolo italiano sia stufo e che si accinga a prendere iniziative più incisive per far cessare questo sfracello, forse, non ci si accorge, ma il rischio c’è ed è immenso.
Un libro scritto da un economista internazionale noto, Alan Friedman, oggi svela alcuni retroscena della cacciata del caimano con attore protagonista, ancora una volta, il nostro amato Napolitano. La notizia non è stata smentita da nessuno degli interessati e interpellati. Naturalmente, anche Monti non ha smentito e ha aggiunto che in questa prassi, seguita dal suo amico presidente della Repubblica, non ci vede nulla di strano. Insomma, re Giorgio non avrebbe fatto nulla contro l’applicazione della Costituzione. Noi la pensiamo in modo diverso. Avvalora, questo atteggiamento, la tesi dell’impeachment con la quale il M5S chiede la messa in stato di accusa del capo dello Stato. Ma non solo il Movimento di Beppe Grillo. Infatti, di fronte a questo ulteriore abuso di potere di Napolitano, anche Brunetta e Romani, capigruppo di Camera e Senato di Fi, si dicono esterrefatti, contrariati, offesi. Minzolini, miracolato del condannato, addirittura, si spinge oltre chiedendo che anche il partito del pregiudicato si schieri per valutare se appoggiare la richiesta grillina.
Insomma, non c’è giornata che non si colori di qualche grosso scandalo politico, sociale, privato, pubblico, mafioso ecc., che non faccia trasparire il come questa nazione è stata ridotta da una classe politica abietta e becera che, attraverso leggi, decreti, regolamenti, burocrazia inamovibile e corrotta, non abbiano fatto altro che garantirsi il loro perpetuarsi alla guida di un Paese che hanno ridotto allo stremo e zimbello mondiale.
E non c’è Renzino che tenga, o i falsi profeti che ora si avvicendano qua e là a spiegare come venire fuori da questa falsa crisi creata ad hoc dai poteri forti e transnazionali. Sono tutti responsabili. Sono tutti da processare per alto tradimento e imprigionarli per un lungo periodo di tempo, se mai all’ergastolo.
Già, lo stesso che Speranza (Pd, partito della democrazia cristiana), e altri suoi amici, oggi dichiarano di voler abolire per i condannati a vita della mafia, compreso la soppressione del 41bis. Noi riteniamo, invece, che occorra inasprire le pene e che vadano cancellate tutte le norme relative agli sconti di pena. Tutte queste leggi, in fondo, sono state studiate ed approvate proprio per parare sé stessi dai fulmini della magistratura. Esempio? Uno viene condannato a cinque anni, perciò, deve aver commesso reati gravissimi, meno quattro (sconto di pena), ne deve scontare uno, dove? Lo sceglie lui. Ma siamo impazziti?
Ci deve essere la certezza del diritto ma anche della pena. Il resto è soltanto fantasia e imbroglio per difendere coloro i quali assicurano loro i voti.
Cosa dire, dopo aver appreso anche oggi, una nuova ciliegina? Siamo stanchi di tutti questi scandali e giochi politici messi in atto per assicurarsi la loro permanenza nella stanza dei bottoni? Noi crediamo che ora basti. Si vada immediatamente alle elezioni e si eleggano, finalmente, parlamentari eletti e non nominati, sperando che questa volta gli italiani mandino a casa coloro i quali li hanno precipitati un una povertà infinita e soprattutto senza sbocchi.
Grasso
costituisce il Senato parte civile nel processo napoletano contro il
pregiudicato - Renzi alla riunione del Pd illustra il suo futuro Senato con 150
fra sindaci e presidenti di Regione senza stipendio. Alle critiche della
minoranza aggiorna la seduta fra due settimane
Critiche furibonde, all’indirizzo del presidente del Senato
per la sua decisione, da parte di Fi che riparla di persecuzione - Il sindaco,
in direzione democristiana, sprona ancora il nipote e alle critiche di Cuperlo
aggiorna il confronto. Fra due settimane si decide cosa farne di questo governo
- La Confindustria chiede a Letta un cambio di passo deciso, in caso contrario,
si rivolgerà al capo dello Stato
Nonostante il voto contrario in consiglio di presidenza, dove si discuteva se costituirsi parte lesa nell’ulteriore processo al condannato per la compravendita di senatori, che si celebra a Napoli, Il presidente del Senato, cui spetta l’ultima parola, ha deciso, invece, che il Senato della Repubblica, sia parte civile lesa in tale processo. Ora la parola passa all’approvazione dei senatori. La cui approvazione, però, non dovrebbe avere problemi. Naturalmente, Brunetta, capogruppo dei forzisti, ha subito alzato la voce dicendo che la persecuzione contro il suo capo non è mai finita, che questa ulteriore provocazione, comunque, non riuscirà a demolire l’accordo che il segretario del Pd-Dc si è fatto dettare dal capo di Fi, e altre, tantissime, amenità.
Oggi pomeriggio c’è stata, inoltre, la riunione della direzione del Pd-Dc nella quale, in un primo momento, sembrava andare tutto per il meglio. Poi, dopo l’intervento di Cuperlo, gli animi si sono accesi e c’è stata un’accesa contestazione dei vecchi quasi rottamati contro i diktat del segretario. Tanto che in serata, Renzino ha dovuto fissare una nuova riunione, a quindici giorni, per definire meglio il ruolo e le prerogative di questo governo a guida Letta. Naturalmente, il sindaco spera in una approvazione della proposta di legge elettorale dettata dal pregiudicato e presentarsi a quella riunione più forte di oggi. Vedremo.
Sul fronte degli scandali, nulla di nuovo. Abbiamo più volte asserito che in Italia, non c’è un settore sano. Bene, dopo lo scandalo di Mastrapasqua, oggi anche l’agenzia Spaziale italiana è caduta sotto il fuoco incrociato di Gdf e carabinieri che hanno consegnato avvisi di garanzia a molti manager fra i quali il presidente Saggese. Nelle varie società collegate indagati anche due nomi illustri, i fratelli Sette. L’indagine è appena partita e su questo fronte, per il momento, le notizie sono frammentarie e scarse. Rimane il fatto che si continua a nominare persone davvero ignobili senza alcun ritegno e, soprattutto, non si accenna a cambiare passo. In sfregio ai cittadini e agli elettori. Gli stessi che prima o poi saranno richiamati a votare e che in quella occasione si spera che si ricordino di questi sfracelli e, soprattutto, del loro stato di indigenza nella quale questi signori li hanno precipitati.
Anche da Confindustria, arriva un segnale forte che dice
al nipote che la loro pazienza è finita. Infatti, dopo i ripetuti inviti di
Squinzi al governo, affinché varasse provvedimenti atti al rilancio
dell’industria italiana con sgravi e agevolazioni fiscali, nulla è accaduto. Il
presidente della Confindustria ha detto che se Letta non si presenterà con
proposte in tal senso nella riunione prossima dell’associazione, si rivolgerà direttamente
al capo dello Stato.Letta
torna dalla gita a Dubai con ben… 500milioni di investimenti - La Camera, fra
tensioni (Lega), dà la fiducia al dl svuota carceri e i pentastellati, dopo il
voto, illustrano i loro odg - L’Italia penultima in tutto, peggio di noi solo
Haiti!
Il nipote torna con una promessa di investimento di 500milioni e contrabbanda il suo tour per un successo - Alla Camera un paio di manette sul banco della Cancellieri - I grillini continuano a presentare i loro odg costringendo i deputati a una notturna - Nella classifica mondiale, l’Italia dietro tutti, anche ai Paesi da terzo mondo.
Tutto da rifare!
Letta, un premier dimezzato dal segretario del cosiddetto Pd, oggi Dc, torna dal Dubai con in tasca una promessa di investimento, da parte araba, di mezzo miliardo di euro e la contrabbanda come un successo insperato. Molti economisti e osservatori, dopo le dichiarazioni del presidente del Consiglio., storcono il naso e girano la testa guardando altrove. Oggi, è cominciata l’altra sceneggiata governativa che, in serata, ha visto approvato il suo dl svuota carceri, con la fiducia. Anche in questa occasione c’è stato parecchio spettacolo, sempre gratuito, con attori, questa volta, i leghisti che oltre a vociare e inveire contro questo provvedimento, hanno deposto sul banco del ministro Cancellieri, un paio di manette in segno di protesta contro il decreto legge.
Il M5S ha motivato la sua indignazione per un provvedimento, anche questo, presentato all’ultimo momento e sul quale appunto, è stata posta la fiducia dal governo in spregio, ancora una volta, ai diritti delle minoranze. Infatti, i loro odg li stanno illustrando in questo momento, dopo il voto di fiducia già votato. Si prevede che si andrà avanti per una buona parte della notte.
E mentre in Italia, da decenni, si sprofonda, da domani, finalmente, gli imprenditori potranno compensare i loro crediti con la fiscalità dovuta allo Stato. Una buona notizia che si spera possa ridare fiato alle aziende che ormai sono allo stremo delle loro forze e delle possibilità di riprendersi. Ma, come ogni volta si verifica, per una notizia quasi buona, quasi perché non si conoscono ancora i dispositivi di questa dichiarazione saccomaniana, di cui ricordiamo le 37 variazioni della mini Imu, ecco una notizia non brutta, non cattiva, soltanto deleteria per l’immagine italiana nel mondo. Infatti, in una classifica stilata da un ente internazionale che analizza gli stati mondiali sia dal punto di vista socioeconomico, sia politico, sia della credibilità internazionale, l’Italia viene classificata al penultimo posto, prima di Haiti.
Probabilmente, per colpa dei grillini che, come è noto, sono al potere da moltissimi…, mesi. Quasi dieci, che con le loro proteste, i loro emendamenti, le loro prese di posizione nei confronti dei corrotti e delle coperture offerte da parte dei due compari a tutte le mafie in tutte le sue sfaccettature, hanno fatto perdere tempo prezioso ai democristiani di turno, per riguadagnare qualche posizione in questa classifica che ci disegna come uno dei peggiori stati del mondo rispetto al contesto internazionale. Però, almeno la Banca d’Italia, l’hanno salvata. L’hanno appena regalata ai loro amici banchieri, loro soci in affari.
E’
l’Europa che ce lo chiede… Ci chiede, infatti, il commissario Malmstrom, di
cancellare le norme ad personam, di fare una legge ferrea sulla corruzione dei
settori pubblico e privato, di inasprire le pene, combattere con serietà la
mafia, rivedere le prescrizioni di comodo, rifare la legge sul falso in
bilancio, e altro… Loro, le faranno???
Il commissario per gli affari interni d’Europa, ha stilato e
reso noto un report che, per quanto attiene all’Italia disegna un Paese da
rifare sotto tantissimi punti di vista. A cominciare dalle tante leggi di
berlusconiana memoria, alle prescrizioni, istituzioni non più governate da
condannati, da una lotta durissima contro le tante mafie, alla lotta dura
contro la corruzione, lo scambio di voti, e tante altre amenità di italica
prerogativa
Il nostro Paese è stato analizzato, dal punto di vista della legalità, dal commissario europeo per i problemi interni all’Unione stilando un report che, per quanto attiene al nostro Paese, è a dir poco sconsolante. Nel documento, infatti, si “consiglia” di mettere mano urgentemente all’eliminazione di tutte le leggi ad personam (lodo Alfano, Cirielli, Schifani e via cantando), una certezza del diritto non viziata da infinite scappatoie che i potenti non disdegnano mai di percorrere per vedersi ridotte o annullate le pene, una nuova e più incisiva legge sulla corruzione (quella attuale fa sorridere), combattere con leggi nuove questa piaga (60 miliardi l’anno, metà di tutta la corruzione dei 27 Stati aderenti), affinché si possa ristabilire un respiro che possa trainare l’economia, quella sana, su strade più in discesa, più sane e, pertanto, con prospettive di una ripresa della fiducia da parte di eventuali investitori.
Il rapporto, che interessa la totalità degli stati europei, mette a fuoco soprattutto le nefandezze italiane. C’è un Movimento, quello di Beppe Grillo, che da anni denuncia come nelle massime istituzioni del Paese, ci siano persone indagate, condannate in primo o secondo grado, e alcuni con condanne definitive. Si batte per un Parlamento pulito. Noi siamo d’accordo con Grillo. Chi è coinvolto in questi fulmini giudiziari, per ragioni di opportunità, deve essere allontanato dalle stanze del potere. Qualsiasi potere, piccolo o grande che sia. Ripetiamo, per ragioni di opportunità politica, deve togliersi di mezzo. Molte volte abbiamo assistito a manfrine e sottigliezze giuridiche impugnate ad hoc per “resistere” salvo poi essere condannato definitivamente. Ma anche in questo caso, le persone che si riesce ad assicurare alle patrie galere, sono pochissime, gli sfigati. Infatti, loro, il potere, si allungano e si accorciano alla bisogna le prescrizioni, si fanno approvare leggi e leggine a proprio piacimento e pochissimi processi riescono a vedere la fine in modo rapido. E’ quello che è accaduto al pregiudicato. Avevano scommesso tutti che quel processo non sarebbe mai andato a conclusioni. Sarebbe stato prescritto. Mancavano pochissimi mesi. Poi, la doccia fredda. La Consulta si è messa di buzzo buono, ha lavorato sodo, è arrivata a definire un verdetto di condanna. Ed è venuto giù il finimondo.
Sulla stessa falsariga potremmo citare i Dell’Utri, Cuffaro, e altri che per anni ci hanno “governato” in accordo con le mafie.
Per il condannato, però, è arrivato il delfino democristiano, sindaco di Firenze, segretario dei novelli diccì. Lui ha pensato bene di rimettere in sella il pregiudicato e farsi dettare i suoi desideri per quanto attiene sia alla legge elettorale che farebbe fuori il M5S, sia alle altre “riforme” alle porte, fra cui quella della giustizia, molto cara a lui e compagni.
Noi non crediamo che questi signori siano in grado o, meglio, vogliano mettere mano seriamente alle leggi “consigliate” dalla Malmstrom. Non ne hanno né l’altezza morale, né l’interesse, né intendono cambiare le regole del gioco che metterebbe fuori gioco i loro amici e, di conseguenza, loro medesimi. Questi signori, nominati da sei segretari di partito, non ne hanno nemmeno i titoli e l’autorità. Dovrebbero andare a casa in fretta e lasciare che con un voto democratico e una legge ragionata e non esclusiva di altri, si componesse un nuovo Parlamento di persone perbene, che si assumano la responsabilità di legiferare con più attenzione alle cosette di cui al report europeo e, soprattutto, alle aspettative del popolo italiano.
Letta
a Dubai ricerca soci per Alitalia e attacca Grillo salendo in cattedra e
dettando le sue regole per la democrazia - Mastrapasqua si dimette dopo il
decreto sulla esclusività dell’incarico varato dal Cdm. In corsa Treu e,
rieccolo, Bonanno (Cisl), altro sindacalista…
Il presidente del Consiglio “suggerisce” a Grillo le sue
regole democratiche mentre non si placano le ire contro la Boldrini e il Pd che
ha tradito, ancora una volta, i cittadini a favore delle banche amiche – il
dimissionario presidente dell’Inps sarà sostituito da un ex ministro, Treu, o
da un sindacalista della Cisl, Bonanni. Un altro fiancheggiatore di ogni
governo di centro, destra e la fu sinistra
La bagarre per il regalo dei 7,5 miliardi di euro, regalati agli amici banchieri di Intesa, Unicredit, e compagnia bella, non accenna ad affievolirsi. Ciò che è accaduto alla Camera, oltre alle giuste rimostranze del Movimento 5 Stelle, è un ulteriore schiaffo agli italiani. Provate a immaginare cosa si sarebbe potuto realizzare con quella montagna di soldi. Dal lavoro al cuneo fiscale, dalla stabilizzazione di migliaia di precari agli incentivi per incrementare i consumi, dal rilancio di alcune aziende alle quali le banche non finanziano più i progetti agli interventi per il riassestamento del territorio, e via cantando. Loro, Pd e compari, con un colpo di mano, fra un manrovescio e qualche spintone, accompagnati da un sopruso antidemocratico da parte del presidente della Camera, Boldrini (Sel), con 236 voti a favore, 27 in più dei voti contro, quei soldi li hanno regalati alle banche. Potevano, ultimo esempio, abbattere il debito pubblico. Invece, no. Gli amici banchieri erano ben più importanti dei 60milioni di italiani!
Per quanto accaduto al Parlamento, invece, oggi da Dubai, dove Letta è giunto per catturare qualche allocco che metta petrodollari nella nostra Alitalia, che altri amici hanno spolpato a dovere, è tornato sulla piaga sparando lezioni di democrazia all’indirizzo del M5S, segnatamente a Beppe Grillo. Tralasciamo le frasi della lectio magistralis del nipote. La sintesi è che le minoranze devono avere rispetto delle maggioranze. Giusto! Ma, anche quando le maggioranze si fanno dei regali fra di loro con i soldi degli italiani? Mah! Chissà quali università hanno frequentato questi signori che oggi, sotto mentite spoglie, si spacciano per piddini… Forse quella della banda bassotti.
Per quanto attiene all’ennesima bufera di un boiardo doc, Mastrapasqua, presidente dell’Inps e con altri 26 incarichi vari, dopo il varo di un decreto del Cdm di ieri, ha deciso di dimettersi “spontaneamente”. Giannini, altro ministro piuttosto chiacchierato ma ancora al suo posto, ha accettato le dimissioni ringraziando l’ex presidente per il lavoro svolto.
Di che cavolo parla Giannini? Degli imbrogli fatti da Mastrapasqua e dei quali si congratula e lo ringrazia! Inaudito. Per quel posto si dice che i papabili siano l’ex ministro Treu, e, rieccolo, il responsabile dello sfascio sindacale italiano, Bonanno, un altro sindacalista. Sich!
Che l’Italia non abbia gente che li sappia rappresentare per la loro integrità morale, il peso politico adeguato, la preparazione altissima a ricoprire ruoli di primo piano in seno al Governo, ce ne siamo accorti da un bel pezzo, da un ventennio, almeno. Ma che avessero preso, con l’ultima piena del Po, anche dei boccaloni cerebrolesi, è davvero ridicolo! Ma loro, i democristiani, possono fare questo e altro intanto che gli italiani dormono. Devono soltanto augurarsi che all’improvviso non si sveglino e sentano irresistibile una certa voglia che pervase i cuori dei cugini francesi nel 1789!
Passa
il dl Imu-Bankitalia, una truffa ai danni dei cittadini, e si infiamma la
bagarre con spintoni e schiaffi a una deputata del M5S da parte di Dambruoso
(Sc) - Decisiva la scelta di Boldrini che ha ubbidito ai poteri forti -
Impeachment per Napolitano - Grillo a Roma con i suoi “eroi”
Per la prima volta, un presidente della Camera applica la
cosiddetta “ghigliottina” e fa approvare il dl - Complimenti a Vendola e Co.,
spieghino il loro comportamento a chi li vota - Grillo a Roma per caricare i
suoi guerrieri - Ormai è “guerra” contro una riforma elettorale che è creata ad
hoc per mettere fuori gioco 9milioni di italiani, anch’essa incostituzionale -
Napolitano: arrivata la richiesta di accusa per attentato alla Costituzione
Dopo la decisione della presidente della Camera, la rappresentante di Sel, Boldrini, di adottare un provvedimento (unica volta nella storia d’Italia), chiamato “ghigliottina”, l’imbroglio Imu-Bankitalia, passa alla Camera per pochi voti di scarto e viene convertito in legge. Subito dopo l’annuncio della sua decisione, i deputati del M5S si sono diretti verso i banchi del governo, deserti, per occuparli in segno di protesta e sventolando manifesti e bandiere. Ne è nata una grandissima confusione durante la quale sono volati insulti, spintoni, e una deputata pentastellata, Lupo, è stata colpita da un manrovescio di un suo collega di Scelta civica, Dambruoso che ha negato, fino all’evidenza del filmato, il suo gravissimo e indegno atto di violenza privata.
Da oggi, insomma, abbiamo una presidente, Boldrini, che si è macchiata di una gravissima prevaricazione nei confronti dei rappresentanti di milioni di cittadini, applicando una possibilità che mai nessuno, nessuno in assoluto dal dopoguerra a oggi, aveva mai osato imporre, la “ghigliottina”. Un meccanismo che sospende la democrazia per far votare in fretta, senza più permettere il libero e democratico confronto fra le parti. Una decisione che nessuno dimenticherà mai. Una meschina e ignobile decisione presa per favorire Pd e Fi senza nessun pudore, né onore. Una macchia della quale Sel e il suo capo Vendola, porteranno per sempre indelebile vergogna e che, pensiamo, pagheranno cara al prossimo giro elettorale. Un partitino che, dopo questo ignobile atto, scomparirà. Noi faremo di tutto perché ciò accada. Da oggi sarà nel nostro mirino politico e informativo.
Naturalmente, la sommossa grillina, che noi condividiamo, non accenna a placarsi. E’ troppo grave quello che i compari hanno combinato ai danni di milioni di italiani. Né le loro false dichiarazioni, rilasciate qua e là ai mezzi d’informazione amica “se non si approva, domani gli italiani pagheranno l’Imu”, hanno trovato beoti che se le sono bevute. Infatti, il M5S aveva chiesto che i due provvedimenti fossero scorporati in modo da votare subito per l’Imu e ragionare sull’altro, quello del regalo agli amici banchieri di Pd e Fi. Ma, siccome il loro obiettivo grosso era quello di regalare 7,5 miliardi ai loro amici banchieri, si sono opposti trincerandosi dietro la barzelletta dell’urgenza Imu. Una presa per i fondelli, una ulteriore presa in giro che ormai non convince più nessuno, neanche il più becero degli italiani. Ma loro, che sono contaminati, forse, dall’imbecillità, hanno tirato dritto, facendo deragliare e sfracellare anche uno dei loro piccoli alleati distratti, quelli di Sel, ormai da considerare estinto dopo questo gravissimo e stupido atto che di politico ha soltanto l’idiozia.
Proprio per tenere alta la guardia e non far scemare la protesta dei 106 deputati grillini, domani piomba a Roma Beppe Grillo che caricherà a più non posso i “propri guerrieri”. Così li ha definiti. Il clima è accesissimo, quello che i compari hanno ottenuto ieri è di una gravità immensa e, soprattutto il modo con il quale è stato votato, è oltraggioso e inaudito, unico nella storia!
Nel bailamme infuocato è cascato anche il Colle sul quale da oggi, ufficialmente, pende una richiesta di incriminazione per attentato alla Costituzione, presentata dal Movimento 5 Stelle. Lo avevano promesso, l’impeachment. Eccolo servito. Insomma, le tre istituzioni più alte dello Stato sono nella bufera. Vengono fuori la Boldrini al servizio di Pd e Fi, Grasso che nasconde segreti per l’affaire trattativa Stato-mafia, il presidente Napolitano che accese il conflitto di attribuzione per mettere a tacere il tutto e chiedere la distruzione di tutte le conversazioni fra l’allora suo stretto collaboratore e l’ex presidente del Senato Mancino. Insomma, un’Italia da rifare in tutto, mentre la gente sta sempre peggio. Pd e Fi, comunque, non sembrano preoccupati. Loro pensano soprattutto a neutralizzare la prima forza politica del Paese (25,5%) che, grazie a una legge studiata dal pregiudicato e contrabbandata per una idea comune dal sindaco fiorentino, garantirebbero ai due soci la permanenza al potere per diversi anni. Vedremo come le cose si evolveranno nelle prossime ore.,
Imu-Bankitalia,
ostruzionismo M5S e un duro intervento di Sorial che dà del boia a Napolitano -
Renzi chiama il condannato per limare la loro legge elettorale che comunque è incostituzionale - L’Electrolux ricatta i
lavoratori: 800 euro mensili e tre anni di “pace”
Sulla bagarre andata in scena oggi alla Camera, per la
conversione in legge del decreto cosiddetto Imu-Bankitalia, la ferma
opposizione dei grillini ha fatto naufragare l’approvazione e chiedono di
scorporare lo stesso in due distinti provvedimenti. Ieri, Franceschini, ha
negato questa possibilità - L’Electrolux detta le condizioni per restare
Serracchiani chiede l’intervento di Letta
Al Parlamento, dovrebbero istituire al più presto una biglietteria. Già, si dovrebbe far pagare un biglietto d’ingresso, e anche salato, per assistere a spettacoli unici, mai noiosi, sempre vivi, qualche volta troppo, ma illuminanti di come questi signori abbiano scambiato il loro ruolo per un gioco sulla pelle e a spese dei cittadini. Per come in tutte le loro azioni agiscano non già come rappresentanti degli italiani ma di sé stessi, del proprio ego, continuando a considerare le massime istituzioni quali palazzi loro per svolgere i fatti e gli affari loro.
E’ di antica indegna tradizione presentare decreti disomogenei e che nulla hanno a che vedere con la contingenza del momento. Recentemente, il decreto salva Roma, dopo l’approvazione, per le troppe idiozie e affari personali che, attraverso emendamenti i più disparati e inammissibili di questo mondo, avevano visto alzarsi il tono da parte del Colle inducendo il governicchio di Letta, a ritirarlo in fretta, oggi, alla Camera, si discuteva del cosiddetto decreto Imu-Bankitalia. Una conversione in legge che si annunciava difficile vista l’assoluta opposizione del M5S e, soprattutto l’imbroglio evidente di questo decreto. Infatti, il problema della seconda rata Imu, nulla ha a che vedere con la faccenda della Banca d’Italia che, attraverso questa operazione porterebbe nelle tasche dei banchieri oltre 7 miliardi di danaro pubblico. Attorno al problema, c’è stato un episodio di grave intolleranza di parte del deputato Sorial da quale è giusto dissociarsi per le parole, non per i fatti citati dallo stesso.
Ieri, quando qualcuno si è permesso di ipotizzare lo scorporo di questo decreto, il ministro per i rapporti con il Parlamento, il fenomeno Franceschini, aveva detto che non era possibile. Assolutamente impossibile! L’illustrissimo signor ministro è fra coloro che vogliono assolutamente mantenere questo modo di fare, riguardo ai decreti che poi vengono confezionati ad hoc in modo che, non disgiungendo nulla, possano essere approvate leggi del tutto disomogenee dall’obiettivo del decreto stesso. Insomma, mischiare le carte per abbattere la democrazia parlamentare, presentare cose che non c’entrano con altre che invece sono urgenti. Questo è il trucco che ormai si usa sistematicamente nei “loro” palazzi. Così, una legge che doveva essere approvata per definire le questioni attorno ai casini fatti dal governo e relativi all’Imu, forse, la dovranno ripresentare,questa volta da sola, mentre l’altra, quella dei regali ai banchieri, avrebbe, in questo caso, un iter a parte e distinto. Ieri, ricordiamo, l’esimio e illustrissimo ministrucolo, aveva escluso assolutamente questa eventualità. Bisogna approvare il decreto così com’è!
Insomma, questo governo di democristiani sono davvero incredibili. Rispetto ai dc di una volta, questi sembrano omini acefali catapultati nelle stanze dei bottoni senza arte né parte. Eppure, molti giornali, televisioni, agenzie, settimanali, continuano a chiamarlo governo a guida Pd, cioè di sinistra. Uno stranissimo governo. Un governo di democristiani e basta..Questa è la verità. Come fanno a raccontarci ancora la storiella che questo è un governo di centrosinistra? Ncd come lo si considera? Secondo noi è una formazione di democristiani doc, anzi, qualcuno è addirittura più in là, è della Compagnia delle Opere (Cl). E allora, se Letta, Renzi, Franceschini, Saccomanni, Giannini, e compari sono democristiani, dove sono i Pd che contano? Già, dimenticavamo, questi non ci sono più da un pezzo, da almeno venti anni! Loro a forza di inciuciare si sono autoestinti.
Nulla di nuovo sulla proposta elettorale che pare sia frutto del pregiudicato e non del fiorentino. Ci sono state molte telefonate fra i due per alzare la soglia al 37%, poi il ritiro degli emendamenti da parte del pd e non da parte di Fi, il tutto condito dal solito ritornello del sindaco: o questo progetto o tutti a casa. Sembra di sentire il caimano di qualche mesetto fa. Mah, misteri delle commistioni e delle contaminazioni. Anche se molti commentatori e Costituzionalisti, continuano ad affermare che questa proposta è comunque incostituzionale perché non accoglie, o fa finta di non averlo capito, il principio della scelta dei propri rappresentanti da parte dei cittadini, un premio di maggioranza limitato e che non sia quello che anche questa legge becera prevede.
Un’azienda molto nota, l’Electolux, ha annunciato una delle non più rare condizioni capestro per i suoi lavoratori. Diminuzione dello stipendio attorno agli 800 euro mensili, blocco per tre anni di ogni richiesta e degli scatti di anzianità, obbligo di lavorare per almeno 23 domenica all’anno, e altre amenità antisindacali. Altrimenti, è già pronto uno stabilimento in Polonia. Ormai ogni garanzia del mondo produttivo, per padroni senza scrupoli e senza assilli di onorabilità, sembra debba non essere ridiscussa, ma abolita. Tutti hanno definito questa proposta una vera e propria porcata e il presidente di quella regione, Serracchiani, stizzita e irritata da questa ulteriore fuga dal suo territorio, ha invocato l’interessamento di Letta. In rivolta i sindacati.
Si
dimette De Girolamo e Alfano alza la voce con Renzusconi: vuole le preferenze -
Verdini smentisce Brunetta circa la crisi imminente - Mastrapasqua nella bufera
per frode fiscale e i tanti stipendi in oltre 40 società pubbliche e private -
Vendola attacca il fiorentino
Si dimette un altro ministro chiacchieratissimo di questo
sgangherato governicchio mentre si accende la polemica contro la proposta
elettorale che, ora, pare essere del pregiudicato e non di Renzi - Brunetta
parla per sé e non come capogruppo di Fi, Verdini, infatti, lo smentisce
clamorosamente circa una eventuale crisi di governo se non si accettano i
diktat del condannato - Il capo del Pd, in dissenso con Vendola, diserta il
congresso di Sel a Riccione
Così, un altro ministro, nella bufera per le cosette beneventane relative all’Asl e altre nomine, fra le quali alcune ministeriali, elargite agli amici ed ex fidanzati, si è dimessa dal suo dicastero. L’ennesimo. Infatti, di questo scassatissimo cosiddetto governo, molti sono stati coloro i quali hanno dovuto “lasciare”. A nostro parere i guai per Letta non sono finiti. Infatti, nel suo strano governicchio ha una strana accozzaglia che ancora non è stata risolta. In molti dicasteri i sottosegretari appartengono a Fi che, invece, è all’opposizione. Il comune cittadino, e noi, ci chiediamo: ma Letta vuole continuare a tutti i costi a emulare Simenon e le sue tre scimmiette? Non vedo, non parlo, non sento? E’ certamente in malafede. Non si può tollerare la sua codardia rispetto a questo miscuglio fra minoranze e maggioranze, fra coloro che vengono tenuti all’interno dei ministeri per non crearsi problemi, per non farsi disturbare dal suo obiettivo, quello di resistere nonostante le storture e le contaminazioni che la politica subisce in una situazione anomala e intollerabile dal punto di vista politico.
Insomma, pur di non andare a casa, tiene nel suo seno una banda di oppositori che nei vari ministeri esercitano pur un ruolo: quello di guastatori. Ma per non fare un dispetto al condannato, e soprattutto a suo zio, ne tollera la permanenza. Un coacervo politico ignobile, uno schiaffo alla limpidezza della propria azione, un atto di prevaricazione contro tutte le aspettative del mondo politico e degli italiani in genere.
Per mesi ha tenuto duro contro qualsiasi rimpasto di governo e il cambio dei “suoi” ministri chiacchierati o asettici. Ora, forse, visto il personaggio, dovrà mettere mano alla compagine e mandare a casa i vari Zanonato, Cancellieri, Giannini, Saccomanni, ecc. senza se e senza ma. Noi siamo sicuri che gli mancherà il coraggio e che anche in questa occasione dimostrerà di avere le palle d’acciaio. Appunto, non muovendo un bel nulla.
Dopo le dichiarazioni del pregiudicato, che si attribuisce il vanto delle riforme siglate dal giovane fiorentino, si accentuano i distinguo di molti personaggi dei partitini a rischio per via degli sbarramenti e della mancanza delle preferenze della proposta sulla nuova legge elettorale. Oltre al 25,5% dei cittadini italiani rappresentati da Beppe Grillo, infatti, torna all’attacco Alfano, Vendola, Sc, Fratelli d’Italia, e altri, che si dicono sempre più contrari a queste “intese” renzusconiane. E nel mezzo di questi “disturbi” arriva anche una dichiarazione di Brunetta che paventa una crisi di governo se non si fanno le cose dettate dal suo padrone condannato. Peraltro, queste scellerate dichiarazioni sono subito state smentite da Verdini, cucciolo del signore di Arcore.
Un altro segnale di tempesta arriva dal congresso di Sel, in svolgimento a Riccione, dove il giovane ha mandato un tale Bonaccini il cui intervento, confezionato in sintonia con Renzi, è stato fischiato e interrotto più volte dalla base dei congressisti. E’ dovuto intervenire più volte Vendola per sedare gli animi e lasciar finire il suo intervento al messaggero renziano. Nella stessa assise, comunque, Vendola ha tenuto a precisare che l’eventuale alleanza con questo Pd non è affatto scontata. Si vedrà strada facendo.
Già, come noi staremo a vedere quanto accadrà nei prossimi giorni a questa accozzaglia che di governo non ne ha i connotati neanche lontanamente. Ma soprattutto seguiremo con interesse quello che maturerà all’interno del M5S, l’unica grande forza che questa proposta scellerata vuole tentare di zittire e, possibilmente, eliminare. Ce la faranno? No, non crediamo che ciò si possa verificare. Il virus è ormai diventata un’epidemia politica, di quelle sane e dure a morire!
Intanto, uno dei boiardi più protetti d’Italia, con tanti stipendi presi qua e là da imprese e società pubbliche e privare, nonché presidente dell’Inps, è caduto nella rete della GdF per frode fiscale e false fatturazioni per oltre 85 milioni di euro. Anche lui una brava persona raccomandata e protetta da destra e sinistra, in groppa a fiumi di soldi che gli fruttano ogni anno circa 1milione e 200mila euro di emolumenti. Mentre l’Italia muore…, di fame.
Letta
regala Bankitalia agli amici di Intesa e Unicredit nonostante l’opposizione
dura del M5S e appoggia le preferenze contro Renzi e Verdini. Ha annunciato
anche che metterà mano al conflitto di interessi - De Luca (renziano), decade
da sindaco di Salerno ma fa opposizione
Sempre più critico il cammino della legge elettorale voluta
da Renzusconi, molti i dissenzienti - Grillo denuncia il silenzio del Colle e
ripete: “Se non vinciamo, ce ne andiamo”. Il M5S è al 23%, sarà dura eliminarlo
con una legge!
Nonostante l’opposizione ferma e plateale del Movimento 5 Stelle, Letta e i suoi accoliti, oggi, sono riusciti a svendere anche la Banca d’Italia. Infatti, nell’aula, insieme al decreto per l’Imu, ormai è prassi, c’era anche la svendita di Bankitalia ai soliti amici di destra e di sinistra, cioè Intesa e Unicredit che hanno vinto la gara drogata. Se questa non è l’Europa dei banchieri, lo spieghino loro agli italiani e, in generale, agli europei. Non è stata, come si suol dire, una passeggiata. Ci sono stati momenti di tensione durante i quali i parlamentari a 5 stelle hanno esposto cartelli contro questa ennesima “immondizia politica”, toni accesissimi e qualche espulsione. Ma loro, i compari, hanno votato compatti per regalare ai loro “padroni” un altro pezzo della nostra ex sovranità. Con tanti saluti e molti brindisi, alla faccia degli italioti.
Sul fronte, invece, della legge elettorale blindata da Renzusconi, anche Verdini, plenipotenziario del pregiudicato, oggi ha riaffermato che di preferenze non se ne parla. Questa è la loro democrazia, che piaccia o no agli elettori. Nonostante Letta, abbia affermato che per come lui la vede, nella legge dovrebbe essere prevista, invece, questa possibilità. Ma non è il solo. Infatti, anche Sc, Sel, Ncd, Fratelli d’Italia e altre formazioni minori, si sono schierati, anche loro, per introdurre le preferenze. Ma senza il placet del condannato, ha detto Renzi, questa legge non si tocca! Insomma, l’Italia, ancora, è ostaggio di un delinquente, una persona che, invece di essere in galera, tiene per le palle tutti. E loro fanno finta di starci ai suoi diktat. Fanno finta in quanto loro stessi sono contentissimi che il cosiddetto cavaliere tenga duro su questo punto. Insomma, per dirla con un vecchio detto burlesco: “va avanti tu che a me vien da ridere”. E fin quando costoro potranno ridere delle loro malefatte?
Fino a quando una forza politica come quella di Beppe Grillo non otterrà una percentuale che gli consenta di governare. Dopo saranno c...i acidi. Non ci sarà pietà per nessuno.
Infatti, a tale proposito, ieri Grillo ha ricordato alla stampa estera che questa proposta di legge serve innanzitutto a far fuori il suo Movimento e che è assordante il silenzio dal Colle, sul quale pende la richiesta di messa sotto accuda, che sarà presentata a breve, contro il presidente Napolitano. Ha aggiunto che, se nelle prossime elezioni il suo Movimento non prendesse la maggioranza dei voti, mollerà. Lascerà al suo destino l’Italia. La prova d’assaggio saranno le prossime elezioni europee, dove spera di ottenere un risultato eclatante e che, in sintonia con altre formazioni europee, cercherà di scardinare questa Europa in mano alle banche e ai poteri forti.
Intanto, anche in questo caso il potere giudiziario surroga quello politico, i giudici del napoletano hanno dichiarato decaduto il sindaco di Salerno De Luca, renziano. Lo stesso che nella sua città sembra abbia comprato i voti di tutte le sezioni del Pd per portarli a Renzi. Uno smacco per il novello segretario del Pd? Manco per niente. In un’Italia conciata così come oggi la conosciamo, simili notizie non suscitano più alcuna reazione, proprio nessuna.
Come la notizia data da Letta e relativa a una probabile rivisitazione della legge sul conflitto di interesse. Ma va là? La legge c’è già! E’ del 1957 e nessuno la conosceva e la conosce. Men che mai il degno nipote del braccio destro del condannato.
Proposta
Renzi: sorgono dubbi sia politici, sia per il rischio che anche questa sia
illegittima - Al Senato, grazie a Zanda (capogruppo Pd), passa la legge truffa
che impedirebbe l’abbattimento delle costruzioni abusive - Il M5S restituisce
altri 2 milioni (in totale oltre 4) che, con i 42 di “rimborsi elettorali”
rifiutati, fanno 46 (90miliardi di lire!). La rete sta votando per scegliere
quale legge elettorale è meglio per il Paese
Rischio di costituzionalità e primi sintomi di indigestione da parte della Lega, ma non soltanto leghista, per la proposta Renzusconi - Il Senato, dopo bagarre nel Pd, approva una norma che, se passasse anche alla Camera, condonerebbe tutte gli abusi edilizi del Paese in barba a tutti coloro che invocano, ormai inutilmente, serietà ferrea contro chi delinque e deturpa i nostri paesaggi in barba alle sentenze
della magistratura
Il problema della proposta Renzusconi, relativa alla nuova legge elettorale, comincia a produrre molte perplessità e, soprattutto molte prese di distanza. La Lega ha fatto sapere che non la voterà, Sel pure, Ncd e Sc vogliono le preferenze. Insomma, un coacervo di dinieghi trasversali che sta facendo franare l’impianto anche dal punto di vista logico. Infatti, una formazione che, ad esempio, in coalizione con cinque partiti minoritari, raggiungesse il 20%, e per caso fosse la prima forza del Paese, si vedrebbe frodata del risultato per via delle percentuali di sbarramento. Infatti, in questo caso, siccome ognuno avrebbe il 4% o poco più, e nessuno supererebbe la soglia, quella coalizione non conterebbe nulla.
Comunque, a tale proposito, seguiremo gli sviluppi nei prossimi giorni.
Invece vogliamo informare i nostri lettori su una ennesima cosetta che fa davvero la differenza fra la malafede e il buonsenso. Fatto davvero emblematico ma per noi che conosciamo bene le vecchie volpi, una cosetta dejà vu. Oggi al Senato si discuteva una proposta di legge relativa agli abusi edilizi di Napoli, ma non soltanto di questa città. Bene, i senatori del Pd, in rivolta fra loro, hanno espresso la volontà di non votare compatti quella norma. Allora, il capogruppo, un certo signor Zanda, un fenomeno della vecchia guardia del Pd, li ha riuniti e dopo accesa discussione, li ha fatti votare compatti. Questa norma, se dovesse essere approvata anche alla Camera, impedirà di fatto, alla magistratura, e a tutti gli enti pubblici, di emanare decreti di abbattimento per tutte le opere edilizie abusive sparse in grandi numeri in tutto il Paese. Oltretutto, con questa norma in vigore, tutti i tribunali si vedrebbero annullati i relativi atti già avviati, nonché quelli futuri per il rispetto delle leggi e delle norme vigenti. Insomma, una robetta alla Pd, quella del giovane e dei non più giovani.
Una buona notizia in fatto di democrazia, per fortuna che Grillo c’è, viene invece dal Movimento Cinque Stesse che, da stamane, in rete, sta facendo votare, in piena libertà di coscienza, gli iscritti al Movimento, circa il quesito: proporzionale o maggioritario? Questa consultazione servirà poi a preparare una bozza da presentare quale proposta alternativa al Renzusconi e che sarà votata dai parlamentari pentastellati.
Lo stesso M5S oggi ha restituito altri 2 milioni di euro che sommati a quelli restituiti pochi mesi fa, fanno 4 milioni per le Pmi. Ma il conto economico del M5S non è soltanto determinato da queste cifre che vengono restituite ormai con cadenze più o meno regolari. Occorre sottolineare che il Movimento di Beppe Grillo, unica forza politica italiana in fatto di coerenza, ha rifiutato ben 42 milioni di “rimborsi elettorali” che sommati ai 4 e rotti confluiti in un fondo per aiutare le piccole e medie imprese, fanno ben 46 milioni di euro. Poco più di 90 miliardi di una volta!
La
direzione del Pd approva a maggioranza le proposte Renzi sulla legge elettorale
che non prevede le preferenze ma liste corte e bloccate scritte, comunque,
dalle segreterie - E’ un proposta che offende la dignità dei cittadini e a
rischio di nuova incostituzionalità
Rischio scissioni sia nel Pd sia nella Fi, che qualcuno ha denominato Forza infamia, che a tale proposta opporranno il voto contrario nelle due Camere - Beppe Grillo considera questo accordo il “pregiudicatellum” mentre da più parti si stigmatizza la mancanza della possibilità, da parte degli elettori, delle preferenze - In fibrillazione i piccoli partitelli che con questa norma (soglia al 5%) potrebbero scomparire
se non si alleano
E’ andata come prevedibile, la direzione del Pd per l’approvazione delle intese raggiunte con il pregiudicato. Renzi, sventolando i 3 milioni di voti ottenuti alle primarie, ha imposto a maggioranza il suo disegno di napoleonica memoria dimenticandosi che quel successo è viziato da brogli e compravendita di tessere operati qua e là in tutta Italia. Un’onta vergognosa di cui nessuno ha più parlato. L’unica alternativa proposta oggi e pattuita nell’incontro con il condannato, è il doppio turno. Se un partito non raggiungerà il 35%, infatti, dovrà sottoporsi al ballottaggio con l’altra forza politica di maggior peso percentuale. Ma delle preferenze, niet! Ogni segretario compilerà la propria lista di amici e parenti e tutto resterà come prima con una parvenza di legalità ridicola e, soprattutto, ignorando la sentenza della Consulta a tale proposito.
Ci saranno le cosiddette liste corte. Cioè, più piccoli collegi con tante listine e con i nomi prestampati dei “loro” candidati, di quelli, cioè, scelti dalle segreterie.
Beppe Grillo ha subito battezzato questo nuovo inciucio come il nuovo “pregiudicatellum”, in omaggio al pregiudicato, appunto, dicendosi contrarissimo. Ma anche la Lega, il Ncd, Fratelli d’Italia e altri, si sono detti d’accordo in parte. Anche loro vogliono che torni la possibilità per gli elettori di esprimere le preferenze. Ma non solo. Sono contrari alla soglia di sbarramento che ritengono essere un rischio per i partitini che non raggiungono tale risultato. Insomma, la considerano una costrizione ad allearsi per non scomparire. E in questo contesto, a non contare più nulla politicamente.
E’ presto per dare giudizi approfonditi e seri. A noi pare, al momento, un trucco, una buttade, un modo per stanare i commenti e le critiche di tutti i partecipanti alla torta infinita che ormai ha lasciato sul vassoio soltanto le briciole,
Da ricordare che assieme a queste proposte c’è anche l’abolizione del Senato e la modifica di alcune prerogative regionali che non convincono nessuno. Vedremo nelle prossime ore come si evolveranno le situazioni e le prese di posizione dei vari partiti e movimenti che, comunque, dai primi commenti, in primis quelli di una parte del Pd, si dicono perplessi da queste proposte e che nei prossimi giorni potranno dire la loro più compiutamente.
Ed
ecco riconsegnato il Paese al centrodestra! - In “sintonia” su tutto con il
pregiudicato - E i cittadini? Dormono nonostante lo sfracello!
L’accordo fra il giovane, democristiano, e il condannato,
resuscita, garantisce e ricompatta sia la Dc, sia Alfano, sia Fi che, insieme,
possono contare su una sicura vittoria in una elezione non più tanto lontana
Oggi è una grande giornata per coloro i quali, lentamente ma inesorabilmente, hanno agito e perpetrato l’obiettivo di ricompattare la vecchia Balena bianca facendo fuori in solo due orette i vecchi tromboni del pur chiacchierato Pci, oggi Pd. Una partito che ha saputo traghettare al potere gli esponenti della Democrazia cristiana. Un grande successo a capito del Paese – Rimane il premio di maggioranza abnorme che la Consulta ha bocciato ma tanto, per la sua messa in mora, ci vorranno ancora un decennio prima che un’altra sentenza la dichiari, anche questa, fuori legge
Così, l’inciucio che cominciò due anni orsono a casa del condannato a Macherio, fra Renzi e l’ex senatore oggi decaduto e pregiudicato, ieri si è concretizzato in poco più di due ore, mettendo a punto una nuova legge elettorale che, in una parola semplice e chiara, anche per i meno dotati, vuole dire soltanto una cosetta: riconsegnare l’Italia a un governo di centrodestra a guida democristiana.
Il patto prevede, infatti, che alla coalizione che prende oltre il 35% di consensi venga garantito il 55% dei parlamentari alla Camera. Si elimina il Senato! La farsa, invece, prevede che, tramite una modifica costituzionale, dovrebbe accogliere nel suo seno i sindaci e i presidenti di queste Regioni, quasi tutte delegittimate da scandali indicibili e che ormai da molte parti si vorrebbero cancellare anch’esse. Altra chicca, con buona pace dei partiti minori che, se non raggiungono il 5% scomparirebbero, mentre per quelli in coalizione la soglia di sbarramento è dell’8%.
Escluso Beppe Grillo, che ribadisce la sua contrarietà all’accordo con un pregiudicato e che conferma la sua scelta per il voto subito con il proporzionale puro, quello, appunto, definito dalla Consulta, tutti gli altri, pian piano, si dicono d’accordo pur se con qualche sfumatura. Insomma, tutti sono d’accordo nell’accaparrarsi i posti di potere attraverso la testa d’ariete di Renzi. Una grandissima testa non si sa di cosa.
Pertanto, dopo la grande fibrillazione per questa scontata e scellerata alleanza con Fi e il centrodestra, le questioni relative ai ministri chiacchierati e correi dei poteri forti, sembra passata in secondo piano. Forse, questo incontro con l’ex senatore, è stato voluto ad hoc.
Timidissimi rigurgiti da parte dei cosiddetti ex comunisti che si vedono la loro storia cancellata in un battibaleno, le loro prerogative politiche e per le quali molti dei loro padri e dei loro nonni, hanno dato la vita, annullate. Tutte sciocchezze del passato. Un passato sempre ripudiato dai loro detrattori, fra i quali, appunto, il giovane.
Molti gli stolti che, speravano in un cambiamento a sinistra quando hanno dato la preferenza alla primarie del Pd, a Renzi. Troppo cretini l’8 dicembre, ancor più fessi oggi. Si mettano l’anima in pace. Sono complici e stupidi!
E con queste alleanze, fra corrotti, condannati, pregiudicati e le non più larghe, ma larghissime intese, se non succederà una rivolta a breve, ci aspetta un futuro costellato di ancora più aspri sacrifici e di pene infinite. Anche perché, con un popolo come il nostro, è facile per tutti mettere in atto golpe morbidi e striscianti. Nessuno se ne avvede. Soltanto quelli del Movimento 5 Stelle!
De
Girolamo parla, parla, parla, a una Camera deserta - Il giovane incontrerà il
pregiudicato contro il parere della minoranza Pd - Continuano a venire fuori le
spese pazze dei consiglieri regionali - Il Ncd avverte Renzi: prima facciamo un
accordo fra noi, poi con gli altri
Il ministro dell’Agricoltura non ha chiarito un ben nulla, rimane la sfiducia del M5S e di altri che la voteranno - Il segretario Pd sentirà il condannato sulla legge elettorale, la vecchia guardia è contraria, mentre dal Ncd avvertono Letta: la riforma deve essere prima discussa e messa a punto dalla maggioranza e, successivamente, presentata agli altri partiti, altrimenti... Insomma, una cosetta fra loro, i soliti,
non una legge per l’Italia
Stamattina la signora De Girolamo, ministro dell’Agricoltura eccetera, ha affrontato una platea affollatissima di qualche decina di deputati, per raccontare la sua versione dei fatti scaturiti dalle registrazioni effettuate di nascosto da un ex dirigente delle Asl napoletane ora nemico del ministro. Ha parlato molto ma non ha detto nulla. Questo il nostro giudizio. Ha raccontato bugie soprattutto quando ha detto che lei, quale rappresentante della comunità di riferimento che l’ha eletta, si è interessata, come fan tutti, di agevolare alcuni suoi concittadini che avevano bisogno di cure, e di altro. Chiariamo: lei non è stata eletta da nessuno, è stata messa nella lista dal pregiudicato. Lei non è autorizzata ad agire in nome e per conto dello Stato italiano in nessuna parte e in nessuna istituzione se non quella del Parlamento. Per le questioni di cui ha parlato c’è il presidente della Regione e l’assessore alla salute! Punto e stop.
Pertanto, per noi, la signora deve lasciare il suo dicastero al più presto possibile. Sperando, fra l’altro, che la magistratura la inquisisca per i reati eventualmente commessi.
Sul versante delle diatribe interne alla maggioranza, ma soprattutto del Pd, il giovane, dopo aver detto a Letta che ora, dopo le motivazioni della sentenza della Cassazione, non c’è più alibi che tenga e che occorre andare immediatamente a confezionare una legge elettorale fra quelle da lui prospettate, incontrerà il pregiudicato contro il volere della sua minoranza e contro il diktat di Ncd. Il quale, per bocca di Alfano, Quagliariello, e altri, la legge deve scaturire innanzitutto da una accordo fra loro da sottoporre, in seguito, agli altri partiti. Per quanto attiene al job act, invece, per il momento il fenomeno del Pd, si accontenta di partecipare a un giochino con la Bignardi su La7, dove attraverso un’altissima scuola di sci, fa slalom con alta acrobazia.
Continua la caccia alle spese pazze da parte della magistratura. Vengono fuori ogni giorno, cosette davvero ignobili. Ci chiediamo e lo chiediamo soprattutto ai giudici affinché in qualche loro illuminata sentenza ne tengano conto: ma loro, i giudici, e tutti coloro che lavorano e hanno uno stipendio, le calze se le pagano, i pranzi se li pagano, l’autostrada se la pagano, i figli se li mantengono dal loro stipendio, la moglie anche ( a meno che non cavalchi anche lei la politica, caso non sporadico in Italia, dove non è mai stata pensata a una legge che lo vieti), ecc. Insomma: tu vieni pagato per quello che fai, per tutte le spese, quelle sono a tuo carico.
Perché il legislatore, la magistratura, i partiti, non hanno mai messo mano a questa babilonia? Perché sono i primi a usufruirne, ad abusare e a non sollevare mai un dubbio di legittimità. Noi siamo per l’abolizione di tutti gli emolumenti extra a qualsiasi titolo elargiti, sia ai politici, sia a chiunque altro.
E Letta cosa pensa in queste ore convulse? Forse al fatto che le navi contenenti armi chimiche siriane, si stanno dirigendo verso Gioia Tauro e che il ministro Bonino ha tenuto nascosta questa decisione ai sindaci, o forse, alla questione dei nostri marò che ci ha visti pupazzetti in mano all’India per colpa di certe commesse belliche dell’Agusta Westland e Finmeccanica? Mah, lui, dopo le critiche feroci di Renzi, che lo accusato di non far nulla e di aver prodotto danni enormi per quel poco che ha fatto (Imu), si è zittito aspettando di sferrare un colpo per fare la pari con il suo competitor. Forse. Ma se così fosse, sarebbe già un segnale che un presidente del Consiglio noi ce lo abbiamo! Peccato: le sue povere palle, non erano di acciaio!
Letta
torna dal Messico e deve affrontare subito il pressing di Renzi sia sulla
riforma elettorale, sia sul versante di una compagine governativa inadeguata -
Casaleggio e Grillo si dicono d’accordo con la decisione della Consulta,
maggioritario puro. Deciderà la rete
Chi non ha testa, deve correre: e Letta ha un mare di
problemi, a cominciare dal rimpasto, dal quale però il giovane si smarca.
Troppi i ministri inetti o molto “chiacchierati”. Cancellieri, Zanonato,
Giannini, Saccomanni, Alfano (caso Shalabayeva/Ligresti), e ora anche De
Girolamo (affaire Als campana). Per quest’ultima è pronta una mozione di
sfiducia da parte del M5S. Insomma, una situazione insostenibile che
suggerirebbe elezioni al più presto
Tornato a Roma dopo una visita ufficiale in Messico, dove è in corso uno scontro fra il governo e le frange armate che difendono i cartelli della droga, il nostro presidente del Consiglio deve immediatamente immergersi nei problemi del suo traballante governicchio. Infatti, le fibrillazioni sono sempre più acute e le recenti ultimissime rivelazioni di stampa necessitano, oltre che di chiarimenti, di un taglio definitivo di taluni nomi dalla rosa della compagine guidata da Letta. Ci riferiamo ai ministri Cancellieri, Zanonato, Giannini, Saccomanni, ai quali, si aggiungono Alfano e De Girolamo. Alfano, oltre al caso Shalabayeva, tempo fa aveva, anche lui, telefonato a Ligresti per chiedergli un appartamento in quel di Roma. Forse anche lui anelava un affare alla Scaiola, trovarsi proprietario a sua insaputa. Mah, non lo sappiamo, forse lo voleva soltanto affittare. Naturalmente a prezzo di favore, stracciatissimo se mai. E poi c’è l’”affaire Asl” della Campania, nella quale, da registrazioni effettuate da un ex dirigente ora agli arresti, sembrerebbe che la signora Nunzia De Girolamo,fosse colei che decideva su tutto, soprattutto sugli affari, comprese le spartizioni nelle quali, naturalmente, una parte consistente, era riservata a lei o a suoi famigliari.
Che le registrazioni fossero abusive e illegittime, non v’è dubbio. Però, dal punto di vista dei contenuti e delle conversazioni intercorse, che differenza pensate ci sia realmente fra una intercettazione legale, cioè autorizzata da un magistrato, e una privata? Se i contenuti prefigurano dei reati, occorre soltanto far controllare che queste registrazioni non siano state manipolate. Infatti, se queste sono integre, secondo il nostro modesto parere, hanno la stessa validità, nelle aule di tribunale, di quelle, diciamo, legittime. In sintesi: se quello che dalle registrazioni si appura essere vero, allora non bisogna tanto cavillare sulle autorizzazioni o meno. Se mai, appunto, occorre verificare che quei reati siano stati realmente commessi. Punto e basta. Senza considerare, inoltre, che il costo è davvero nullo, mentre quelle ufficiali costano moltissimi soldi, tanti!
E su questa ultima vicenda, nella presa di distanza silenziosa di tutti, il M5S presenterà una mozione di sfiducia individuale nei confronti della signora De Girolamo che, con tutta probabilità, sarà discussa venerdì prossimo al Parlamento.
Sul versante dell’eventuale rimpasto che qualcuno vuole (noi siamo per le elezioni immediate con il Mattarellum), Letta nicchia, Renzi scalpita ma ci tiene a dire che è un problema del premier. Insomma, lui non vuole sporcarsi le mani né, tanto meno, parteciparvi o indicare qualche nome in sostituzione dei silurati. Vuole tenersi le mani libere mentre preme sull’acceleratore per una legge elettorale scelta e “aggiustata” fra quelle che lui ha indicato, non scartando l’ipotesi di incontrare il condannato.
Già, e fra quelle proposte dal giovane, a Grillo e Casaleggio non ne va bene neanche una. Nel senso che il duo ha optato, in caso di elezioni a breve, per quella scaturita dal dispositivo della sentenza della Consulta. Punto e stop. Comunque, da parte del M5S non ci saranno proposte o accordi. Sarà la rete a esprimersi in merito. Come ha già fatto per il reato di clandestinità sul quale gli attivisti del Movimento hanno votato in netto contrasto con le prime indicazioni date sull’argomento sia da Grillo, sia da Casaleggio. E come ribadito oggi, durante una sua visita lampo al Parlamento, Casaleggio ha affermato che il voto espresso in rete è il massimo della democrazia partecipata e che si andrà avanti con questo metodo.
E intanto le elezioni europee si avvicinano a spron battuto. E il nostro Paese, anziché prepararsi a una tenzone elettorale che sia all’insegna della discontinuità con il passato, sia interno, ma soprattutto all’esterno, cioè nei confronti di questa Europa dei banchieri, è attanagliato da una crisi becera e falsa che nessuno vuole risolvere ma che tutti cavalcano senza porre rimedi radicali. Insomma, per uscire da questa crisi, creata ad hoc dai potentati economici, occorre che si abbandonino i vecchissimi meccanismi delle alleanze e delle lobby e che si metta mano urgentemente cambiando le leggi relative, si ridiscuta tutto l’impianto di questa Europa promuovendo un referendum sulla moneta unica, si pongano nuove basi in relazione all’evasione fiscale, alla condisca immediata dei beni di ogni mafia, alla corruzione, alle pensioni d’oro, all’eliminazione immediata delle Province e, soprattutto, delle Regioni, ai finanziamenti pubblici per i partiti e dei giornali, periodici, radio e televisioni di regime, vendere due reti Rai, tassare le rendite finanziarie, confiscare soldi, beni e arrestare chiunque esporti illecitamente capitali all’estero. Avvertire gli stati che custodiscono capitali italiani che se non rendono noti i nomi dei possessori di tali patrimoni, dall’Italia saranno ritenuti stati complici dei reati ascritti agli stessi responsabili di evasione fiscale. Qualcuno obietterà che per fare queste cose occorre tempo, accordo sugli obiettivi, uomini capaci, ecc. Non è vero! Diffidate di chi vi racconta simili idiozie! Sono complici! Quattro massaie di buon senso, ricordiamo, sanno fare cose che questi ignobili cosiddetti politici non sognano nemmeno…
Letta
vede Renzi e dice, bene; Alfano, matrimoni gay? ce ne andiamo; Saccomanni
sempre più ridicolo, la Tasi è ormai un’amara barzelletta; mazzette a L’Aquila;
De Girolamo nel ciclone per un bar d’ospedale; il Tar azzera la Regione
Piemonte,
il pregiudicato vuole
l’election day
Lo scriviamo ormai da anni: in Italia non c’è un settore sano
né nella Pubblica amministrazione, né nel privato. C’è corruzione dappertutto e
nessuno dei governi succedutisi nei decenni passati ha mai voluto metterci mano
perché in molti casi erano conniventi, se non attori, delle ruberie e del
malaffare con la copertura di una stampa asservita, come ha dichiarato in
giornata Beppe Grillo - Sbocchi? Elezioni il più presto possibile!
Dopo l’incontro andato in onda a palazzo Chigi fra Renzi e Letta, quest’ultimo ha dichiarato che tutto è andato bene, senza aggiungere altro ma dicendo che questi cinque mesi sono stati un terremoto e che adesso si cambierà passo. Tutto quel rumore per un intento, fumoso, non tratteggiato da un bel nulla. Soltanto da una di quelle frasi di cui Letta, pian piano, è diventato un artista. Un artista del nulla e del rinvio.
E mentre Saccomanni avverte i dirigenti del suo dicastero che non tollererà oltre un pasticcio come quello consumatosi nei giorni scorsi attorno alla Tasi, guadagnandosi ancora un paio di punti di ridicolo, Alfano, nell’occhio del ciclone per le dichiarazioni dell’ex capo di gabiletto del suo ministero e relativo al caso Shalabayeva, avverte il presidente del Consiglio che sul matrimonio gay non se ne deve parlare. Altrimenti, il governo va a casa. Il solito ritornello di berlusconiana memoria che poi si è rivelato non essere attendibile, come il personaggio autore della minaccia.
Ma in questo caso, la politica sporca deve essere entrata con il piede pesante. Infatti, noi pensiamo che non a caso, proprio in questo momento di grande confusione politica nella quale si è inserito il giovane con le sue idee di Paese e al cui interno c’è anche la soluzione per le coppie gay, guarda caso, c’è una dichiarazione che mette nelle grane Alfano. Insomma un piccolo segnale mafioso a non andare oltre su quelle sue uscite perché lui è sotto scacco, è inguaiato fino al collo con quella faccenda kazaka.
E intanto a L’Aquila, sono scattate le manette per alcuni dirigenti comunali e imprenditori, compreso l’ex vicesindaco Pd, per le solite mazzette prese in occasione della ricostruzione. Una ignominia che ormai è perpetrata un po’ ovunque senza ritegno alcuno, in tutti i settori sia privati, sia pubblici. Ma c’è chi prende soldi o appartamenti a sua insaputa, e chi impone negli ospedali del napoletano suo zio per la gestione di un bar all’interno di uno degli ospedali cittadini. Ne è rimasta coinvolta il ministro dell’Agricoltura, la signora De Girolamo.
Che dire poi del caso Piemonte? Cota, ha governato senza aver vinto le elezioni ma grazie a imbrogli di una delle liste collegate. Lo ha stabilito il Tar dopo quattro anni di ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato, alla Consulta. Alla fine, insomma, il Tar ha dato ragione ai numeri. Aveva vinto la rappresentante del Pd, Bresso. Pertanto, a meno di colpi di scena, in quella regione si voterà, con tutta probabilità, in occasione delle europee.
Infine, il pregiudicato ha riunito il suo stato maggiore e in serata ha annunciato che vuole l’election day. Cioè, andare al voto per le politiche unitamente al voto per il Consiglio europeo. Ha aggiunto che, avendo presentato una richiesta di deroga al suo stato di condannato, se questa sarà accolta, lui sarà il capolista in tutto il Paese. Mah, è un Paese bellissimo il nostro. Un condannato che anziché essere in galera, annuncia che vuole le elezioni, che le vuole in un certo momento, che sarà capolista dappertutto, che continua a muoversi liberamente attorniato da scorte che non si capisce da chi sono pagate, che nomina qua e là il suo staff. E gli altri, i nostri politicanti da due soldi, un presidente della Repubblica, e una magistratura addormentata, stanno a guardare…
E così, anche oggi, Beppe Grillo ha affermato che se l’Italia è conciata così com’è, una grande colpa l’hanno i giornalisti della carta stampata, delle agenzie, delle radio e delle televisioni che, anziché fare inchieste e servizi adeguati e veri, leggono o pubblicano veline. Del resto un organo di informazione che prende finanziamenti dallo Stato, che informazione libera può propagare?
Un
governo ridicolo. Saccomanni (soldi agli insegnanti): “sono soltanto un
esecutore”? - La comm. Affari costituzionali boccia il decreto Enti locali nel
quale oltre all’Imu, erano confluiti anche il salva Roma e i molti regali per
interessi politici, il Senato lo approva lo stesso - Renzi vuole accelerare
l’iter di una riforma che nascerebbe da un Parlamento comunque illegittimo… -
Ha ragione Grillo, si voti con il Mattarellum e i parlamentari eletti
legittimamente varino una nuova legge elettorale!
Saccomanni, l’uomo della Luna, è a sua insaputa, ministro di questa povera Repubblica - Legge elettorale: il giovane pressa qua e là per raggiungere un accordo con parlamentari che, a nostro parere, non hanno alcuna autorità di fare un bel nulla né sotto questo profilo, né in nessun altro. Sono tutti illegittimi e pertanto devono soltanto decidere una data per il voto con il Mattarellum. Saranno i parlamentari regolarmente eletti e rappresentanti legittimi dei cittadini,
a farne un’altra. Grillo docet!
Una ulteriore gag di uno dei ministri di questo “sfortunato” e sciancato governicchio. Sul problema soldi degli insegnanti, infatti, Saccomanni, un ministro che non vorremmo neanche come fattorino, ha detto “che il ministro Carrozza sapeva, e che lui è un esecutore”. Inutile perdere tempo prezioso per stigmatizzarne la figura e la sua confusa azione di governo. Ne ha accumulate così tante che la gente ne ha piene le cosiddette tasche.
La commissione Affari costituzionali, invece, che doveva dare un parere di costituzionalità al decreto Enti locali, nel quale oltre alle nuove modifiche dell’Imu, erano confluite le famose elargizioni pro politici ma anche il salva Roma, lo ha bocciato. Il Senato, solerte come mai, con 156 voti a favore lo ha resto, come per incanto, costituzionale. Già, basta un voto e tutto può diventare rosso, verde, profumato, puzzolente, legittimo, assurdo e via cantando. Questi sono i regolamenti sui quali basano il loro lavoro i nostri “rappresentanti”. Mettiamoci una pietra sopra. Questi signori, prima vanno a casa, meglio è per tutti.
Poi, c’è il giovane fenomeno toscano che si prodiga con grandi bracciate per raggiungere una riva che gli assicuri un successo: quello della nuova legge elettorale. Una legge, quella che lui chiede di discutere con tutti, che però non ha alcuna legittimità di essere né studiata, né tantomeno accettata e votata da questi abusivi che si aggirano sia alla Camera, sia al Senato. Infatti, se si parte dal presupposto che la sentenza della Consulta, dopo 8 lunghissimi anni, scopre che il sistema con cui si è votato negli anni scorsi è illegittimo, non si capisce che razza di legittimità possano esercitare nel voler modificare o aggiustare il Mattarellum a loro modo e piacere. A ben guardare e valutare questa sentenza, questi signori non sarebbero autorizzati a mettere mano su nulla, men che mai su una legge fondamentale che regolamenta la nostra democrazia.
Noi ci troviamo in sintonia con Beppe Grillo il quale, da tempo, oltre ad aver dichiarato l’illegittimità di tutti gli eletti del passato e attuali, sottolinea la necessità di tornare immediatamente al voto con l’attuale Mattarellum in modo che siano i legittimi rappresentanti eletti liberamente e con preferenze a vararne una che rispecchi le volontà e la democrazia che reclamano da anni i cittadini italiani. Insomma, se uno è un delinquente, un eletto illegittimamente, un poco di buono, vogliamo affidargli anche il compito di legiferare? E’ vero che vent’anni di vari beceri governi hanno annebbiato le menti degli italiani, ma a tutto ci deve essere un basta! Non è più possibile porgere la pistola a chi vuole ucciderti. E loro, i politici che si sono avvicendati dal ’48 a oggi, hanno ucciso il nostro Paese, non lo dimentichiamo nelle prossime elezioni!
Il
“giovane” finge di non conoscere Fassina che si dimette da vice dell’economia e
pone un altro problema a Letta - Bersani, colto da aneurisma cerebrale, operato
d’urgenza a Parma. Bene il decorso, la prognosi rimane riservata - Grillo gli
scrive: “non fare scherzi!”
Dopo la battuta infelice espressa a Firenze nei confronti di
Fassina, il viceministro si è dimesso con effetto immediato e irrevocabile
creando un nuovo “buco” nella compagine di questo inutile governicchio. A
Bersani molte attestazioni di affetto da tutti i leaders politici per una
pronta e immediata guarigione - Le tasse sulla casa di nuovo nella bufera: è un
rebus sia per l’entità, sia per le scadenze. Come al solito!
Dopo la becera gaffe di Renzi nei confronti di Fassina, proferita in una conferenza stampa fatta in quel di Firenze, il viceministro dell’economia non l’ha presa bene, giustamente aggiungiamo noi, e si è dimesso da un governo traballante e senza bussola. Così, a Letta si è aggiunto un nuovo problema per il suo governo che fra sottosegretari di Fi che non si sono dimessi pur essendo all’opposizione, e qualche mal di pancia al loro interno, si aggiunge un nuovo problema sia di governo, sia politico.
Da registrare che, a proposito di governo, Saccomanni continua a dirsi ottimista per l’anno in corso, prefigurando un calo delle tasse in generale, mentre lui stesso non sa come venirne fuori dalla ormai tristemente nota Tasi. Infatti, attorno a questa nuova tassa sulla casa, si dice che sarà aumentata l’aliquota e spostati in là i pagamenti. Insomma la solita sceneggiata, il solito sistema delle scimmie di Simenon.
L’ex segretario del Pd, Bersani, che ieri era stato colto da malore, dopo un primo esame da parte dei medici di Piacenza, è stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Parma dove, in serata, è stato sottoposto a intervento chirurgico per un aneurisma cerebrale. L’intervento è durato molte ore e dopo aver trascorso una notte tranquilla, stamane ha potuto parlare con la moglie e con i figli. Si è anche informato circa la partita di ieri fra Roma e Juventus della quale, prima dell’intervento, aveva chiesto che gli si registrasse la partita. E’ autonomo, non intubato e si prevede un decorso di alcune settimane. Molte le attestazioni di stima dal mondo politico. Fra le più significative, il messaggio di Grillo che alla fine conclude con “non fare schezi!”.
Renzi
vuole accelerare l’iter della legge elettorale e scrive ai segretari dei
partiti - Grillo respinge l’offerta/tranello, gli altri sono possibilisti ma Fi
vuole le elezioni a maggio (con quelle europee) - Il “giovane” potrebbe
rimanere stritolato dalle sue stesse impellenze
Alfano dice che il testo dovrebbe nascere all’interno della
coalizione attuale ed essere poi allargata a Fi e agli altri attori politici.
Il segretario del Pd, dopo aver lanciato la sfida al leader del M5S, ha
ottenuto soltanto un ineludibile “vaffa” con il conseguente invito ai propri
parlamentari a non esprimere alcun giudizio in merito per non pregiudicare,
forse, le elezioni europee dove sperano di ripetere il successo delle nazionali
e cambiare i giochi della Ue
L’agitarsi di Matteo Renzi, attorno alle accelerazioni sulla legge elettorale, sullo stop definitivo al finanziamento dei partiti, sulle nuove norme per il lavoro, ecc., potrebbe rivelarsi un boomerang che avrebbe il risultato di veder tramontare, come una passeggera meteora cadente, la sua figura di leader del Pd. Questo è il rischio che corre il sindaco di Firenze che, pur volendo mantenere le promesse delle primarie, si rende conto che, se Letta e Alfano giocassero le loro carte in modo cinico, potrebbero lasciare il “giovane” con il cerino in mano.
Ma è assai probabile che, più che cercare di capire le intenzioni dei capi degli altri partiti, Renzi tenta di accalappiare e riportare in casa Pd, gli elettori del M5S. Infatti, la proposta fatta direttamente a Beppe Grillo ieri, tesa a ricercare un accordo attorno ai punti da lui esplicitati nei giorni scorsi, non ha trovato alcuna sponda. Anzi, il leader del Movimento ha invitato i suoi parlamentari a ignorare e non raccogliere alcuna polemica attorno ai temi lanciati da Renzi. Del resto, a pensarci bene, per questo Movimento non ci sarebbero le opportunità politiche di immergersi in un accordo eventuale con il segretario del Pd. Primo, perché Grillo non fa accordi con nessuno, secondo perché il disegno, non tanto nascosto, del “giovane”, è quello di scompaginare il M5S e riportare voti al Pd, terzo, le elezioni europee sono vicine e, visti i propostiti politici del Movimento per quanto attiene al modo di essere in Europa, dal punto di vista dei consensi e della diversa visuale attorno ai temi di politica europea da parte del Pd, non avrebbe alcun senso arrivarci con un M5S diviso.
E’ Renzi che non capisce molto, o pensa di poter togliere le castagne dal fuoco del suo promesso movimentismo con l’aiuto di chi è contro i partiti e invoca da anni il fatidico “tutti a casa!”?
Fra i programmi del Pd e quello del M5S, infatti, c’è un abisso! Un baratro che il sindaco cerca di superare mettendo sul piatto, a modo suo, alcune delle proposte in parziale sintonia con il mondo “grillino” ma che nascondono un unico obiettivo. Non un accordo di governo, non un inciucio sottobanco per dispiacere sia Letta, sia Alfano. Ma l’assicurazione dei voti del Movimento alle Camere, attorno alle sue proposte che, se non fossero approvate in fretta, vedrebbero la sua figura appannarsi e relegata fra i più. Stritolato dallo stesso suo agitarsi.
I
discorsi di fine anno: fra quello di Morfeo e l’altro di Grillo, preferiamo
quello del leader del Movimento 5 Stelle. Non ha letto le letterine di Natale
ma ha bocciato la classe politica e tracciato un nuovo orizzonte per l’Italia
e, soprattutto, un nuovo modo di
essere in Europa
Un discorso retorico e condito da una repulsione nei
confronti di Grillo e dei parlamentari pentastellati con fumosi accenni al suo
ruolo e alla sua legittimità. Gli ha fatto da contraltare quello di Grillo, un
discorso, invece, politico e di grande spessore in quanto, oltre a individuare
i mali del nostro Paese, ha messo delle vere e proprie ipoteche per la nostra
permanenza all’interno della moneta unica e dei tanti trattati firmati senza un
consenso popolare
Nella “corsa” per il discorso di Capodanno, a noi pare aver vinto Grillo. Infatti, fra le sue parole e quelle di Napolitano, c’è una profondissima differenza. Il primo, partendo dagli sfracelli in cui i politici hanno sprofondato il Paese ne individua gli aggiustamenti non solo interni ma, soprattutto, esterni, cioè la Ue. Il secondo, se l’è cavata, o pensa di averlo fatto, citando alcune anomalie dei politici e restando fermo nelle sue convinzioni, cioè quelle che occorre fare di più ignorando in malafede sia gli interessi lobbistici dei politicanti, sia i vincoli che questa Europa dei banchieri ci impone. L’uno individuando i mali da estirpare, l’altro leggendo letterine prese ad hoc per intenerire, in una serata festaiola, i cuori e le menti assopite degli italiani.
Un presidente della Repubblica, che con voce tremolante, roca, battuto dalla sua veneranda età, cercava di difendere le sue scelte scellerate a partire dal governo Monti e finito per consegnare il governo a un nugolo di democristiani che non sanno fare altro che difendere i loro interessi e quelli dei poteri forti. Due governi che ci hanno dato il colpo di grazia. Il primo, quello montiano, che ha fatto approvare da Pd e Pdl leggi vergognose, la più becera delle quali quella sulle pensioni e sugli esodati. Per non parlare dell’impegno, firmato da Monti, che a partire dal 2015 ci vedrà impegnati a rastrellare dai cittadini italiani, ben 50 miliardi l’anno per 20 anni! Una cosa talmente assurda che fa sorgere forti dubbi sull’integrità fisica e intellettiva dello stesso ex presidente del Consiglio. Il secondo, Letta, che pur di barcamenarsi per garantire gli stessi poteri forti, prepara prima un decreto di stabilità nel quale i lobbisti ci infilano dentro di tutto, poi, a fiducia accordata, è costretto al ritiro vista la tirata di orecchi di Morfeo. Ma lui non desiste. Attraverso il milleproroghe, aggiustando un po’ il tiro, comunque riesce ad accontentare i suoi amici sparsi qua e là sia in Italia, sia in Europa. Insomma, una presa per i fondelli ulteriore. Soldi a pioggia qua e là in rivoli che non risolveranno un bel niente, mentre concede aumenti dei pedaggi all’amico Benetton che non serviranno per rendere le autostrade più sicure ma per avere maggiori liquidità da investire in speculazioni borsistiche o altro. Aumentata anche l’energia elettrica. Un dato che, invece di rimettere in moto i consumi di energia nelle industrie, appioppa loro un altro colpo per tarpale loro le ali. Insomma, non c’è che dire: questi sono davvero dei fenomeni da baraccone. Niente a che vedere con dei mediocri politici!
E allora? Allora noi speriamo che si avverino le aspettative di Grillo. Dopo 6 lunghissimi anni, la Consulta ci ha finalmente detto che la legge voluta dal condannato e dal Centrodestra di allora, è anticostituzionale. Bene. Grillo chiede che a presto si torni al voto con la legge precedente, il cosiddetto “mattarellum”, proprio perché tutti i parlamentari sono illegittimi. Naturalmente, anche Napolitano che è stato eletto da chi non ne aveva titolo.
Per quanto attiene ai rapporti con l’Europa, noi siamo d’accordo con le parole dell’ex comico. Infatti, auspichiamo una grande vittoria del Movimento 5 Stelle affinché si possano ridiscutere tutti i trattati europei e la moneta unica sia sottoposta al giudizio degli italiani con un referendum popolare. Occorre riconquistare la nostra libertà, la nostra sovranità, il nostro futuro su basi nuove. Dentro o fuori da questa Europa di lupi!
Varato
il “milleproroghe” al cui interno ci sono soldi per Roma ma anche interventi
per abbassare il cuneo fiscale, soldi alle imprese, al lavoro e la norma che
permette di annullare gli affitti d’oro - Napolitano contro
Boldrini e Grasso: “Vigilare e, se occorre, cambiare i regolamenti” - Già, i
due presidenti di Camera e Senato, non si erano accorti della natura
privatistica degli emendamenti dei loro colleghi…!
Dopo la presa di posizione, alquanto strana, di Napolitano,
riveduto in toto il nuovo decreto che prevede l’uso degli aiuti europei (6
miliardi) che altrimenti sarebbero stati persi - Un po’ di ossigeno alle
aziende, un sostegno all’occupazione, insomma, capitan Findus ha spalmato su
ogni cosa le poche risorse disponibili - Il gas rimane sui livelli attuali
nonostante un vistoso calo dei prezzi, mentre l’energia e le spese postali
aumenteranno
Dopo il casino partorito da una classe politica becera, ignorante, affaristica e inetta, con il decreto del 24 dicembre, e lo stop di Morfeo Napolitano che, per questa volta, ha detto no, oggi Capitan Findus ha chiuso un ennesimo provvedimento, il milleproroghe, usando sia le poche risorse italiane, sia i circa 6 miliardi della Ue che altrimenti sarebbero stati persi.
I beneficiari non sono le fondazioni personali di qualche deputato, o associazioni più o meno lecite sparse qua e là nel Paese del bengodi, ma le aziende, piccole e grandi, il cuneo fiscale che viene ridotto se pur ancora lontano da un vero e proprio colpo di spugna, alcune centinaia di milioni di euro vengono messi a disposizione delle aziende che assumono, altri a sostegno dei lavoratori anziani rimasti disoccupati.
Insomma, hanno fatto quel che potevano? Certamente no. Infatti, da questi provvedimenti non si capisce come la nostra economia possa finalmente lasciare il porto e cominciare una navigazione più tranquilla e con mete sicure. E’ troppo poco. Non si sono toccati i veri sprechi, gli enti inutili, le fondazioni, un riassetto del comparto pubblico, una vera e propria rivoluzione per quanto attiene al turismo, l’unico vero patrimonio tangibile di questo Paese, il cui sviluppo armonico e ficcante potrebbe da solo risanare la nostra sgangherata economia per un lunghissimo lasso di tempo.
Del resto, da un governo illegittimo, abusivo, con Camera e Senato delegittimate, un presidente della Repubblica, anch’egli abusivo e per di più, a breve sotto processo (impeachment da parte di Grillo), non si poteva aspettarsi un granché. Occorreva bivaccare e aspettare. Resistere quanto più a lungo è possibile guardando al semestre di presidenza europea, se mai, aspettando l’Expo (anche a questo evento sono stati riservati soldi).
Nessuno, escluso Grillo, vuole ammettere che con un governo così conciato, che riceve il consenso di parlamentari illegittimi, che cerca soltanto di rimanere aggrappati alle proprie poltrone senza se e senza ma, non si va da nessuna parte. Men che mai si potrà rimanere in Europa. Una invenzione bancaria deleteria e che ogni giorni di più sta dimostrando il suo volto truce. E le elezioni europee sono vicinissime… Se questa Europa è il problema non soltanto dell’Italia, ma di molti stati che vi aderirono speranzosi, beh, il problema va estirpato alla radice. Insomma, questo problema o si risolve o lo si rimuove.
Non è un segreto per nessuno che in tutti gli stati aderenti si siano infiltrati personaggi che più che rappresentare i propri cittadini, sono esponenti di banche, potentati economici internazionali, interessi d’oltreoceano. E queste personcine non fanno altro che porre o opporre i loro diktat ai vari governi affinché in tutte le loro leggi vengano salvaguardati soprattutto gli interessi che rappresentano. A loro il resto non interessa. E per questo motivo che oltre ai controlli da vicino che esercita la Ue sul nostro operato, abbiamo anche un certo Cottarelli, nominato dal Fondo Monetario Internazionale, quale supervisore del nostro governo con poteri di controllo e di veto su tutto. Ribadiamo: su tutto!
L’onore, la dignità, la sovranità? Ce l’hanno svenduta coloro i quali si sono avvicendati alla guida del Paese soprattutto grazie a milioni di italiani stolti e poco attenti che però votano. Tanto per essere gentili con il popolo italiano…
Il
decreto “salva Roma”, affossato da Napolitano dopo che i lobbisti si erano
esibiti nel chiedere ogni cosa - Letta abbozza e lo ritira - Una ennesima
figuraccia di un governicchio comatoso - Le minacce del M5S sono state
determinanti!
Dopo la fiducia striminzita di ieri (158 voti soltanto), e un
incontro con il capo dello Stato, Letta, un premier inutile e accondiscendente
prima, si vede costretto, dopo, a ritirarlo. Dentro, infatti, ci era finito di
tutto, cose ignobili e comunque a difesa degli interessi lobbistici. Nel
cosiddetto “mille proroghe” si definiranno meglio quei punti indispensabili per
renderlo più adeguato. Insomma, una marcia indietro che la dice lunga su un
governo al servizio degli affaristi e dei loro protettori parlamentari
Toh, chi si risente…, Napolitano. Sì proprio lui, il nostro capo dello Stato che dopo aver preso atto di come si sono svolte le cose in seno al Parlamento, ha chiamato il suo presidente del Consiglio e gli ha comunicato che quel decreto, diventato legge oggi, lui non lo firmerà. E’ un decreto completamente stravolto e che appesantisce il costo previsto. Insomma, nel documento ci è finito di tutto, cose astruse, benefici a tizio e a caio senza merito né titolo, una marea di benefit per i propri sponsor, per gli affaristi di turno.
Un esempio? La sanatoria per le costruzioni sull’arenile che con questo decreto sarebbero state “sanate” con l’aumento del 3% (3 per cento!) da parte di coloro che, invece, hanno commesso abusi edilizi. Un altro che puniva quei comuni che avrebbero ostacolato gli affaristi delle slot machine, E poi le norme e le contronorme relative alle Province, la cancellazione dell’incompatibilità fra le cariche (sindaco, deputato, assessore, presidenti di regione, di provincia ecc.), e ancora, un altro emendamento che sullo stesso problema stabiliva che la cancellazione del divieto dovesse essere addirittura retroattivo. Altro che porcate, queste sono nefandezze. Cose ignobili che comunque sia il Pd, sia il governo, avevano tollerato e infine approvato con un voto di fiducia. Una fiducia scellerata e complice.
Il Movimento Cinque Stelle, fin dalle prime battute, aveva combattuto con foga contro queste porcate ma, dalla maggioranza, i loro emendamenti erano sempre stati bocciati. Già, bocciati perché andavano contro i favori che il Pd deve nei confronti delle lobby che in modo virulento ed esplicito attanagliano tutto il quadro politico italiano, escluso, appunto, i cosiddetti “grillini”. Anche la Lega, il partito del porcellum, aveva minacciato ostruzionismo a oltranza seguito da Sc. La maggioranza e il governo sono stati fulminati dal capo dello Stato che, ogni tanto, fra un cognac e un po’ di lucidità, riesce a provare ancora un senso di nausea per una politica che tutti si affannano a dire di voler cambiare e che, invece, seguendo reconditi pensieri, si ostinano a lasciare così com’è. E i fatti parlano da soli!
Capitan Findus, in serata ha fatto sapere che il decreto sarà ritirato e che nel “mille proroghe”, altro minestrone che ogni anno viene servito agli italiani, si affronteranno i problemi di Roma e degli altri aspetti sollevati dal M5S e relativi agli affitti d’oro dei palazzi del potere. Mah, che dire? In questo mare di cose maleodoranti non possiamo che augurare ai cittadini, quelli che ancora si ostinano a votare questi imbecilli, un sereno Natale nella speranza che, in caso di elezioni, aprano una volta per tutte gli occhi. Ormai, è un imperativo!
I
“grillini” restituiscono altri 2.600.000euro per l’aiuto alle pmi e chiedono al
governo di istituire un fondo apposito - Letta vuole tassare il web, un
ulteriore regalo agli editori e alla Siae, quest’ultima da abolire
immediatamente - Renzie chiede la cancellazione di questa norma - Gasparri
indagato per peculato - Napolitano: “potrebbe andarsene”. Speriamo!
Come da impegni presi con gli elettori, il M5S oggi ha
restituito oltre 2milioni e 600mila euro per l’aiuto alle piccole e medie
imprese chiedendo al governo di creare un fondo dove far confluire queste somme
e definirne gli aiuti - Capitan Findus si inventa una tassa sul web a favore
dei soliti amici (editori e Siae) che però riceve l’aut aut del Renzie - Guai
giudiziari per Gasparri
Come promesso in campagna elettorale, oggi i parlamentari del M5S hanno restituito simbolicamente oltre 2milioni e 600mila euro chiedendo che il governo crei un fondo per aiutare le Pmi. Nell’altra occasione, i “grillini” avevano restituito altrettanti euro che comunque giacciono improduttivi per quanto attiene agli aiuti che gli stessi prevedono. La causa? Il governo nicchia e al momento non ha ancora messo mano alla creazione di un fondo che possa gestire e cominciare a salvare alcune delle tante imprese che versano in gravi difficoltà. Questa è l’Italia del fare… Sic!
Dal consiglio dei ministri, a sorpresa come sempre, è stato partorito, oltre alla messa in libertà di 1700 detenuti, un decreto che imporrebbe alle imprese che gestiscono il web, di aprire una partita Iva in Italia e di controllare che nessuno adoperi testi, immagini, filmati e ogni altra comunicazione visiva o stampata. Una cosetta per salvare sia la Siae, che versa da anni in gravissime difficoltà visti gli sprechi che essa produce, sia gli editori amici degli amici.
A tale decreto però, si è opposto il neo segretario Renzie che ha intimato al democristiano Letta di cassarlo immediatamente. Insomma, una guerra fra Dc.
Napolitano, tornando sul suo discorso fatto ieri, ha oggi ribadito che lui si sente legittimato da un voto a Camere unite che lo ha eletto su un progetto ben chiaro a tutte le forze politiche del Paese: mettere insieme Pd e Pdl, escludendo il M5S. Questo l’obiettivo neanche malcelato del trio: condannato, Bersani, Napolitano. Con buona pace di oltre 9milioni di elettori che hanno fatto del M5S la prima forza politica italiana. Un presidente davvero anomalo che interpreta la Costituzione come meglio crede e con piglio presidenzialista. Insomma uno che pensa che la nostra non sia una Repubblica parlamentare ma qualcosa da adeguare a seconda della sua visione. A proposito di Napolitano, in serata il caimano ha asserito che “forse ha ragione Grillo, occorre preparare le carte per l’impeachment”.
Ciliegina finale. Gasparri è stato iscritto nel registro degli indagati perché si è appropriato indebitamente di 600.000 euro del fu Pdl per farsi un’assicurazione sulla vita. La somma poi è stata restituita ma il reato è rimasto ed è per questo che sarà processato.
Letta:
abolito il finanziamento pubblico ai partiti! Falso come Giuda. Come al solito,
parte dal 2018 e non si restituisce nulla! - Grillo: cominci a restituire i 45
milioni presi a luglio e cancelli la norma per le “donazioni” delle aziende e
dei gruppi di potere!
L’ennesima presa per i fondelli nei confronti dei cittadini
italiani. Capitan Findus annuncia trionfante la solita bufala nascondendo i
punti a favore dei partiti e la data dalla quale il decreto, sempre che sia
convertito in legge, entrerà in vigore, il 2018, appunto - Il leader del M5S
furente contro questa ennesima pataccata: “Per rinunciare ai finanziamenti
basta non prenderli quei soldi, come abbiamo fatto noi!”, tuona
Ancora un vanto inesistente da parte di Letta, quello di aver eliminato i finanziamenti ai partiti. Infatti, la norma entrata in vigore oggi, oltre a dover essere convertita in legge entro 60 giorni, prevede che l’eliminazione parta dal 2018 e che le aziende o i gruppi di potere, leciti e illeciti, possano contribuire nella misura del 2 per mille e con massimali assurdi. Assurdi perché nessuno regala nulla, in special modo i gruppi industriali ed economici che in cambio si aspettano sempre una contropartita. Non si rendono conto che i giochini sono finiti. La gente non ci casca più. E’ più sveglia, più attenta, più critica. Anche grazie al M5S che dalle stanze del potere informano i cittadini sulle malefatte di questo governo illegittimo.
Il professionista del rimando e dello spostamento in là dei propri “provvedimenti” non si rende conto che è alla frutta.
Glielo ricorda con furore Beppe Grillo che, non appena la notizia si è propagata, ha intimato a Letta e i suoi sostenitori che per rifiutare i soldi pubblici basta fare come hanno fatto loro, cioè, semplicemente, non prenderli e restituirli.
Anche Napolitano oggi si dice preoccupato dalla scarsa e sempre più incisiva lontananza del popolo italiano nei confronti dei partiti. Ma non accenna a mollare la sua poltrona e lasciare che il corso della storia e della democrazia, faccia il suo corso. Il re Giorgio pensa alla brutta figura che ne trarrebbe la sua persona e la sua azione politica ormai troppo schierata a favore di un governo democristiano. Ne uscirebbe con le cosiddette ossa rotte.
Intanto, monta sempre più la protesta dei cosiddetti “Forconi” che stanno decidendo se fare una marcia su Roma o soltanto un presidio. Ma anche i cittadini sono furenti per colpa di una legge, quella che trasferisce ai comuni l’Imu e al vero e proprio casino creato dai soliti illuminati che hanno redatto le norme attuative. Una robetta da manicomio. Good night & good luck Italy…
Forconi?
Chi sono? Forse sono gli stessi che hanno appoggiato per anni i governi di
centrodestra e che oggi si ribellano perché non più protetti? - Grazie al voto
del M5S, la legge elettorale viene strappata al Senato e passa alla Camera -
Grillo ancora contro Napolitano
Il Movimento 9 dicembre e quello dei Forconi sta mettendo a
dura prova il governo e le istituzioni in generale. Nessuno se ne assume le
paternità, anche se molti li definiscono di destra. Boldrini e Grasso spostano
la discussione per la riforma elettorale alla Camera fra le ire di Casini, Sc e
altri che vedono in questa mossa la volontà di fare seriamente una nuova legge
con grave danno per coloro i quali non la vogliono - Ferrante, Pd, prepara un
emendamento per salvare il pregiudicato da un eventuale arresto e dalla galera
Cresce sempre più la protesta dei Forconi che sempre più si colora di nero, nel senso che ormai è tesi comune, li si considera gruppi di destra. Che siano di destra o meno, al momento, poco importa. Resta il fatto che questa protesta sta riscuotendo successo e adesioni da tutto il mondo del lavoro, dei disoccupati, dei commercianti, degli artigiani e altri. Alfano, oggi alla Camera, ha dichiarato che nel Paese c’è un clima di ribellismo. Che lungimiranza! Invece, dopo anni, decenni di allegra gestione, cosa ci si aspettava un ballo in maschera sulla falsariga di quelli messi in piedi dagli eletti alla Regione Lazio con la Polverini in testa!
Non l’hanno presa bene, invece, la decisione presa alla Camera grazie ai voti favorevoli del M5S, di spostare la discussione sulla nuova legge elettorale dal Senato al Parlamento. Anche gli alfaniani, infatti, si sono irritati per questa scelta e, come un ritornello, minacciano la crisi di governo. Ma non soltanto questa fazione ha sollevato gli scudi. Si sono associati subito, infatti, anche l’Udc, Sc e altri che speravano in un iter lunghissimo affinché potessero giocare un ruolo ricattatorio nei confronti del governo. Invece, i due presidenti di Camera e Senato, si sono detti d’accordo e, dopo il voto, è stato deciso che la nuova legge comincerà il suo iter dalla Camera dove i voti del Pd contano molto grazie a un premio di maggioranza ignobile.
Nel Pd, comunque, si lavora alacremente per salvare il soldato Ryan (condannato). Infatti, la parlamentare Ferrante ha pronto un emendamento da inserire in uno dei tanti ddl e che semplicemente reciterebbe che se un cittadino è settantacinquenne, nessuno può imprigionarlo, per nessun motivo. Cioè, dopo aver compiuto 75 anni, possiamo anche farci una piccola guerra, ricattare chiunque, commettere qualsiasi reato. La galera non c’è più. Un’altra cosetta ad personam questa volta non presentata dai dipendenti del pregiudicato ma dall’alleato Pd.
Anche oggi, ancora, Beppe Grillo attacca Napolitano citando le parole dell’allora parlamentare espresse contro Cossiga, le stesse identiche accuse. Però rivolte contro re Giorgio che, comunque, per il momento non raccoglie. Anche dalle frange di Fi, comunque, si fa strada la convinzione che occorra mettere sotto processo il presidente della Repubblica. Infatti, Brunetta, in alcune sue dichiarazioni, non lo esclude.
Morto
Mandela, unico al mondo a essersi imposto un solo mandato! Un esempio di
cristallina e ferma volontà di non voler diventare un professionista della
politica - Napolitano, invece, sempre più napoleonico, dice che il Parlamento è
legittimo, giustificando così il suo secondo mandato - Renzi, grazie
all’incetta di tessere, facile vincitore. Dal voto, nelle casse del Pd altri
finanziamenti, gli unici leciti
Nelson Mandela, l’unico presidente al mondo che, dopo un
mandato, ha fermamente respinto l’offerta di ripresentarsi e ha ceduto il
passo. Un esempio non imitato ancora da nessuno degli altri politicanti, in
nessuna parte del Globo – Intanto, il capo dello Stato, continua a seminare
certezze tutte sue e senza alcuna legalità Costituzionale. Più che un
presidente di una repubblica parlamentare, sembra un imperatore. Come Renzi che
dopo i discutibili congressi e le polemiche sulle tessere comprate, è il nuovo
segretario della Democrazia cristiana, cioè del Pd - Grillo, chiede di
allontanare i 150 parlamentari entrati con il premio di maggioranza e
ridistribuire i seggi in proporzione
Se ne è andata una delle persone più rispettabili del Mondo, un presidente (Sud Africa), eletto subito dopo la sua scarcerazione, durata 27 lunghissimi anni, e rimasto alla guida di quel Paese per un solo mandato. Fermo nei suoi principi, inflessibile nella sua azione morale, un faro per i suoi cittadini e per il mondo intero. Un esempio di come la politica deve, o dovrebbe, essere. Un cittadino si offre alla politica per un mandato, dice quello che vuol fare, lo fa e dopo se ne va. Insomma il contrario di tutti gli altri politicanti che ovunque nel mondo, una volta sedutisi in comode poltrone ben retribuite, se non si cacciano a calci, o si uccidono, non se ne vanno. A Mandela va il nostro ringraziamento per essere stato uno di quelle persone che si è guadagnato la stima e il rispetto di tutti, il nostro in modo particolare.
Venendo alle cosette di casa nostra, registriamo con dispiacere, anche per le cose dette su Mandela, che non la pensa in questo modo il nostro presidente della Repubblica. Che, ogni giorno di più, somiglia a un re o un imperatore. Infatti, nonostante la Consulta abbia dichiarato incostituzionale una legge con la quale da anni si eleggono parlamentari illegittimi, e questi hanno eletto Napolitano, ebbene, il capo dello Stato continua a menare il can per l’aia asserendo ogni giorno che i parlamentari sono legittimi, che il governo può andare avanti. Avanti dove? Verso il baratro! Un governo illegittimo e,rincarando la dose, inutile, dannoso, immobile, seduto, alla ricerca di tutte quelle condizioni che gli permettano di rimanere in sella il più possibile, in un grande vuoto di idee, di azione politica nei confronti di cittadini che ormai cominciano a non tollerarlo più. Se mai lo hanno mai accettato. Già, un governo di Napolitano, appunto, che da vero re del Paese, una bella sera di alcuni mesi orsono, ha riunito un gruppetto minuscolo di amici, e ha deciso assieme a loro, di far nascere uno dei governi più inutili che si sia mai visto in giro. Non gli era bastato lo sfracello che un'altra sua invenzione politica, aveva prodotto nel 2011. In quell’occasione aveva tirato fuori dal suo cilindro magico un certo Monti e, dopo averlo nominato senatore a vita, gli aveva affidato le redini del Paese, cacciando il condannato. Quello che ha prodotto quel governo lo stiamo scontando e durerà un bel pezzo. Meglio metterci una croce.
Quello che vent’anni di governi alternati ora di sinistra, ora di destra, hanno prodotto, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista politico, sia sotto il versante dell’industria e dello sviluppo del Paese, è stato, in una parola, indegno. Hanno svenduto il nostro Paese cedendo non soltanto sovranità, ma sottoponendosi a un vero e proprio ferreo controllo da parte di un comitato d’affari camuffato sotto il nome di Ue. La decadenza maggiore la abbiamo accusata dal 2002, quando, entrato a regime l’euro, il governo del pregiudicato non si curò minimamente di controllare che un euro diventasse per i soliti furbetti suoi amici, semplicemente, mille lire. Ma questa è storia recente di cui tutti ne conosciamo gli esiti nefasti. E dei cui guasti, nessuno è stato ancora imprigionato. Speriamo che i responsabili di questo tradimento vengano processati, condannati a risarcire il popolo italiano e garantito loro un futuro a strisce.
E mentre il Titanic affonda alla Scala di suonava e si cantava La Traviata, quella per i ricchi e i soliti noti. Così, il nostro presidente della Repubblica, invece di telefonare a qualche sfigato padre di famiglia per invitarlo al palco d’onore, ha chiamato S. Vittore per assicurare i detenuti che lui sta esercitando le giuste pressioni affinché i Cuffaro, i mafiosi, i corrotti, i politici condannai e finiti in galera, quelli che hanno frodato il fisco, quelli che non hanno mai pagato le tasse, i furbetti dei vari quartierini, lo stesso condannato, possano trovare una strada che li porti fuori dai fulmini della giustizia. Davvero stupefacente, non c’è che dire. Pertini, ne sono certo, avrebbe incitato gli italiani a riprendere le armi per combattere contro una nuova e più pericolosa fase di strisciante dittatura. Ma Sandro Pertini non c’è più!
C’è l’enfant prodige, però. Un certo Matteo Renzi, democristiano come Letta, Alfano, Franceschini, Bindi, Rotondi, Mastella, Lupi, Giachetti, Rutelli, Lusi, Violante, e compagnia bella, che da oggi prende la guida del Pd. Cioè della Democrazia Cristiana, perché, lo abbiamo spiegato in altri nostri articoli, oggi, dopo la caduta del berlusconismo, il Pd non ha più ragion d’essere. E proprio per questo, già si parla di scissione. Già, proprio come è avvenuto nel Pdl. Il disegno della grande rinascita della balena bianca, continua a farsi strada. Ora, anzi, la strada, con Renzi alla guida del Pd, appare molto più agevole. Avanti verso il baratro, allegramente.